Missione a Israele/Verità evangeliche: differenze tra le versioni

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Diciamo di esser convinti che, dietro al greco, questo versetto conserva un vero insegnamento di Gesù. Cosa intendeva significare? Il contesto aiuta a determinare il contenuto, fornendo un'ambientazione di significato entro cui porre la nostra interpretazione. "Ti amo" significa una cosa quando Giulietta lo dice a Romeo, un'altra quando Iago lo dice a Otello. Così succede anche per i differenti contesti qui. Se, come prsuppongono gli studiosi, una lista senza contesto di alcuni detti e storie riguardo a Gesù circolavano, come tradizione orale o come un documento (ora perduto), allora ''entrambi'' gli evangelisti crearono ''nuovi'' contesti che a loro volta influenzarono un nuovo contenuto interpretativo del detto. Pertanto, se pensiamo che Gesù di Nazareth disse veramente: "Non potete servire a Dio e a mammona", ci necessita conoscere la sua situazione quando lo disse, per capire ulteriormente cosa avesse voluto significare. Stava proclamando una verità umana generica? O si stava spostando su una polemica specifica contro un altro gruppo ebraico? L'evidenza com'è, non può aiutare a risolvere la questione. La stessa frase, posizionata differentemente, produce due significati diversi.
 
Infine, questioni di fatto sono in perenne discussione. Ciò accade specialmente nelle narrazioni della Passione, che molti studiosi sostengono siano state i primi e, poiché così importanti, più stabili blocchi di tradizione. Matteo e Marco fanno apparire Gesù davanti a due sessioni di un concilio, convenuto la notte dopo il ''seder'', e composto dal Sommo sacerdote, i sacerdoti principali, gli scribi e gli anziani ({{passo biblico2|Marco|14:53,15:1}} = {{passo biblico2|Matteo|26:57,27:1}}). In entrambe, inoltre, il Sommo sacerdote e Gesù hanno un alterco al vertice dell'udienza: "Sei tu il Cristo, il Figlio del Benedetto?" "Io lo sono!" ({{passo biblico2|Marco|14:61-62}}; cfr. {{passo biblico2|Matteo|26:63-64}}); e in entrambi, il Sommo sacerdote dichiare che la parole di Gesù sono blasfemia ({{passo biblico2|Marco|14:64}} = {{passo biblico2|Matteo|26:65}}). Luca tuttavia non riporta nessun processo notturno. Una solo conferenza viene tenuta al mattino, senza nessun dialogo tra Gesù e Sommo sacerdote, nessuna accusa di blasfemia viene pronunciata ({{passo biblico2|Luca|22:54-70}}). E in Giovanni manca addirittura tutta la scena del processo ebraico. Lì, l'azione si svolge durante una sera diversa – sempre un giovedì, ma rispetto alla festività, nella notte ''prima'' della notte del ''seder'' – e il Sommo sacerdote Caifa e suo suocero, Anna, senza nessun concilio, brevemente e separatamente interrogano Gesù prima di passarlo, senza commenti, a Pilato ({{passo biblico2|Giovanni|18:12-32}}).
 
Non abbiamo modo, solo guardando questi testi, di decidere quale sia il più affidabile o finanche il più plausibile. Per giudicare e confrontare gli evangelisti, dobbiamo esaminare altri tipi di testimonianze storiche – storie del periodo, come quelle di Flavio Giuseppe; tradizioni della legge ebraica e romana; registrazioni, ove si possano trovare, della pratiche giudiziarie di Roma nelle sue province – e usarle per ricostruire un contesto storico degli inizi del I secolo. Solo una volta che questo contesto storico generale è il più chiaro possibile, allora abbiamo uno standard di giudizio e un criterio di interpretazione con cui scandagliare il materiale evangelico.
 
Questo processo di costruirsi un contesto, una "descrizione a grandi linee" dell'ambiente immediato presa criticamente da quante più fonti possibili, è, di nuovo, fondamentale per il processo di ragionamento storico in generale, e per ricostruire il [[w:Gesù storico|Gesù storico]] in particolare. Se qualcosa che viene presentata dagli evangelisti non si adatta ad una ricostruzione responsabile del periodo proprio di Gesù, allora c'è ragione di dubitare della sua affidabilità storica. Se la storia di un evangelista è più coerente con una ricostruzione degli interessi ebraici palestinesi del I secolo meglio di un'altra, allora abbiamo ragione di preferirla invece di un'altra nella nostra ricerca del Gesù storico, egli stesso un ebreo palestinese del I secolo. Questo procedimento di ricostruzione e di valutazione critica, inoltre, ci allerta sugli anacronismi, sia nelle presentazioni degli evangelisti sia nella nostra interpretazione degli stessi. Anacronismo, il posizionamento di persone o eventi fuori dal loro proprio contesto storico, è il primo e ultimo nemico dello storico, e desidero insistere sull'argomento in seguitoho data la sua cruciale importanza. Qui voglio sottolineare che i Vangeli di per se stessi non possono risolvere la questione riguardo alla loro propria autenticità storica.
 
Finora ho enfatizzato il conflitto in tale confronto dei Vangeli Sinottici. Ma cosa dire della loro confluenza? Cosa spiega le aree sostanziali di accordo tra di loro?
 
[[File:Synoptic problem two source colored (it).png|thumb|Secondo l'[[w:ipotesi delle due fonti|ipotesi delle due fonti]], il ''[[w:Vangelo secondo Matteo|Vangelo di Matteo]]'' e il ''[[w:Vangelo secondo Luca|Vangelo di Luca]]'' furono scritti indipendentemente, ciascuno usando il ''[[w:Vangelo secondo Marco|Vangelo di Marco]]'' come base più un altro documento, detto "[[w:Fonte Q|Fonte Q]]", per il materiale comune ai due vangeli ma non presente in ''Marco''
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{{legenda|#27B382|Luca (materiale esclusivo)}}
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Sin dagli inizi della critica evangelica scientifica nel periodo moderno, gli studiosi hanno speculato che le somiglianze tra i Sinottici, specialmente la loro cronologia comune, riecheggiano una qualche relazione di dipendenza letteraria tra loro. È stata proposta e difesa virtualmente ogni possibile combinazione: che Luca usò Matteo, o viceversa; che Marco usò entrambi, ma li condensò; che il Vangelo di Matteo, originariamente in aramaico, fu tradotto in greco solo più tardi, e quindi fu il primo.
La maggioranza degli studiosi oggi accetta la (non incontestata) opinione che Marco scrisse per primo, che Matteo e Luca usarono Marco indipendentemente e che, oltra a Marco, questi successivi evangelisti ebbero accesso anche ad un'altra fonte greca su Gesùù che conteneva ulteriori suoi detti ed alcune storie su di lui. Gli studiosi chiamano quest'ultima la "[[w:Fonte Q|Fonte Q]]", dal tedesco ''Quelle'', che signofica "fonte" appunto: Gesù che insegna su Dio e mammona è un esempio di tale materiale dei detti.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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