Missione a Israele/Verità evangeliche: differenze tra le versioni

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Tuttavia, sebbene i Vangeli diano informazioni preziose, come fonti storiche per Gesù il loro status è complicato. In primo luogo, rispetto al loro soggetto, sono fonti tardive. Nato forse negli ultimi anni del regno di [[w:Erode il Grande|Erode il Grande]] (che morì nel 4 [[w:p.e.v.|p.e.v.]]; cfr. {{passo biblico2|Matteo|2:1}}, {{passo biblico2|Luca|1:5}}), Gesù morì quando [[w:Caifa|Caiàfa]] era [[w:Sommo sacerdote|Sommo sacerdote]], [[w:Ponzio Pilato|Pilato]] era il prefetto romano, e la [[w:Pesach|Pesach]] cadeva di giovedì o venerdì (tutti dati suggeriti dalle narrative della [[w:Passione di Gesù|Passione nei Vangeli]]) — vale a dire, c. 30 o 33 e.v. Ma i Vangeli sembra siano stati composti nel periodo tra la [[w:Tisha b'Av|distruzione del Tempio]] o poco dopo (70 e.v.) e la fine del primo secolo (c. 90-100 e.v.) — in altre parole, circa quaranta/settanta anni dopo il tempo di Gesù. Viste le lacune cronologiche del periodo storico antico (secoli passano, per esempio tra la vita di Alessandro Magno [m. 323 p.e.v.] e i documenti che parlano di lui) quaranta/settanta anni non è poi così male. Tuttavia, quando consideriamo la varietà mutagena e l'intensità delle forze sociali, politiche e religiose che premevano sulle tradizioni cristiane in evoluzione in quel periodo tra la morte di Gesù e le prime narrazioni su di lui, possiamo megli apprezzare quanto sia complessa la testimonianza dei Vangeli.
 
Per esempio, mentre le tradizioni che conservano alla fine si estendono indietro quella generazione o due che coprono tra il loro tempo e quello di Gesù, le storie degli evengelisti incorporano numerose importanti differenze tra il loro soggetto e se stesse. Gesù di Nazareth era una figura religiosa galilea la cui lingua vernacolare era l'[[w:lingua aramaica|aramaico]] (cugino linguistico stretto dell'[[w:lingua ebraica|ebraico]]) ed il cui insegnamento era esclusivamente orale (non abbiamo suoi scritti, né le prime fonti indicano che ne esistessero). Apparentemente limitava la sua attività ai villaggi della bassa Galilea e a Gerusalemme nel sud, forse con brevi escursioni attraverso il Giordano; andando a Gerusalemme, avrebbe attraversato la [[w:Samaria|Samaria]], che sta tra la Galilea e la Giudea. Questo è un altro modo per dire che il pubblico di Gesù, come egli stesso, era in gran parte composto da ebrei di lingua aramaica che vivevano in territorio ebraico. Ma la lingua degli evangelisti è il [[w:lingua greca antica|greco]], in forma scritta, non orale. Nessuna sa dove siano stati composti i Vangeli, né le identità dei loro autori — le attribuzioni tradizionali ("Matteo", "Marco", "Luca" e "Giovanni") si sono evolute solo nel corso del secondo secolo: i testi originali circolarono anonimamente. Gran parte degli studiosi assegna i luoghi di origine a qualche locazione geografica nelle città di lingua greca dell'[[w:Impero romano|impero romano]]. Di conseguenza, la questione delle relazioni delle loro comunità coi [[Ebrei e Gentili|Gentili]], con la cultura gentile e con il governo imperiale si profila molto più vasta per gli evangelisti di quanto non lo fosse stata per Gesù stesso.
 
In breve, mentre l'insegnamento di Gesù fu orale e il suo contesto ebraico, aramaico, rurale e palestinese, quello degli evangelisti è scritto, misto (cioè, sia ebraico che gentile), linguisticamente greco e probabilmente nella matrice della città diasporica. Gettati oltre il divario tra queste distinzioni, attraverso tempo, spazio, cultura ed etnia, stanno i filamenti umani della tradizione orale. In definitiva, molte storie e detti presentati nei Vangeli probabilmente risalgono, tramite queste varie frontiere, ai seguaci originali di Gesù. Tuttavia, la testimonianza oculare non è mai scientifica o obiettiva, prima di tutto perché il testimone è umano. In questo caso particolare, la loro convinzione che Gesù fosse risorto dai morti, o che egli fosse l'agente speciale di Dio che compiva nella storia la redenzione di Israele e del mondo, avrebbe inevitabilmente influenzato i resoconti che tali testimoni diedero poi: altri testimoni, non così convinti, avrebbero parlato differentemente, e forse lo fecero.<ref>Cfr. {{passo biblico2|Matteo|28:17}}.</ref>
 
Inoltre, queste storie furono dette e ridette – da quelli delle generazione originale durante le proprie vite; da successive e intermedie generazioni poi – prima di raggiungere la stabilità relativa della scrittura. Revisione e amplificazione inevitabilmente corre lungo questa catena di trasmissione, anche perchè i suoi anelli sono umani. Poiché non esiste modo di confrontare tradizioni orali successive con quelle precedenti, il grado di cambiamento o distorsione introdotto nella tradizione mentre si evolve, come le persone stesse che la ricevette e trasmise, si perde, silenziato dalla morte.
 
Né il conseguimento finale della forma scritta stabilizzò completamente tali tradizioni da e su Gesù, come mostra un semplice confronto di questi quattro Vangeli. I Vangeli differiscono tra di loro. A volte la questione è innegabile ma apparentemente senza importanza: per esempio, in {{passo biblico2|Marco|8:27}} Gesù chiede ai suoi discepoli: "Chi dice la gente che io sia?"; ma in {{passo biblico2|Matteo|16:13}} egli chiede: "La gente chi dice che sia il Figlio dell'uomo?" Ma esistono divergenze ben più grandi. Alla fine di questa scena, la Confessione a Cesarea di Filippo, Gesù rimprovera Pietro chiamandolo Satana in Marco e Matteo ({{passo biblico|Marco|8:33}}/{{passo biblico|Matteo|16:23}}: "Vattene via da me, Satana!"); in Luca Gesù non dice niente (cfr. {{passo biblico|Luca|9:22}}); il Vangelo di Giovanni manca di tale scena (sebbene cfr. {{passo biblico|Giovanni|6:68-69}}). Mentre il Gesù di Marco sembra apertamente ostile alle osservanze ebraiche tradizionali,<ref>Cfr. per es. {{passo biblico2|Marco|7:1-23}} e il commento di Marco al v. 19.</ref> il Gesù di Matteo, nel [[w:Discorso della Montagna|Sermone della Montagna]], le sostiene attivamente ("Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento", {{passo biblico|Matteo|5:17}}). E via dicendo.
 
Per dare un senso a tali tradizioni contrastanti, gli studiosi devono escogitare strategie interpretative. Dobbiamo armonizzare in qualche modo tali conflitti? O riconosciamo il conflitto e poi privilegiamo una tradizione rispetto all'altra? E se così, in base a cosa?
 
Tali valutazioni e scelte, nonché una riflessione autocosciente delle ragioni che ci fanno scegliere, sono tutte parti del processo di ragionamento storico.
 
 
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== I Vangeli Sinottici ==
 
 
 
== I Sinottici e Giovanni ==
 
 
 
== Anacronismo e innocenza intenzionale ==