Guida maimonidea/Interpretazione ed ermeneutica: differenze tra le versioni

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Tale impostazione, che l'interpretazione si basa su principi di deduzione e non su principi di scoperta, ci permette di superare il problema concettuale: come può la corretta interpretazione di un testo, ottenuta tramite un processo appropriato, essere considerata un'interpretazione corretta senza che la si consideri parte del testo stesso? L'immagine delle branche e delle radici è molto efficace a creare una distanza tra l'interpretazione ed il testo. Se l'interpretazione definisce le "radici" ed i principi esegetici determinano come scoprirne il significato, sarebbe difficile dire di una spiegazione o determinazione che esse costituiscono un'interpretazione del testo e allo stesso tempo continuare ad affermare che non sono il testo stesso. Se l'interpretazione chiarisce la terminologia del testo, cosa sarebbe il testo da solo, senza interpretazione?<ref name="Hart"/>
 
Ritornando all'esempio della legge, sarebbe problematico affermare che "motocicletta" è un'interpretazione accurata del termine "veicolo" e tuttavia affermare ancora che questa interpretazione non fa parte del testo. In contrasto, a riguardo della laalla proibizione aggiuntiva, ""non è permesso portare veicoli nel cortile della scuola" (proibizione sulla quale abbiamo affermato che non è un chiarimento di "parco pubblico" ma la deduzione di una nuova regola da quella esistente), c'è spazio per argomentare che è vera ma non parte del testo. L'opinione di Maimonide che l'interpretazione è da principi di deduzione, il suo fine è di mantenere la distanza tra l'interpretazione ed il testo senza minare la credibilità dell'interpretazione.<ref name="Bertal"/>
 
Maimonide credeva che non ci fosse alcun errore a riguardo di ciò che concerneva i comandamenti che provengono dalla Torah. Secondo lui, esiste un consenso totale e una mancanza di controversia per il nucleo ''de-Orayta'', e conseguentemente non si può asserire che qualcuno abbia sbagliato rispetto a tale nucleo. Quando Maimonide discute il fenomeno della controversia, di nuovo enfatizza che i principi-radice sono indisputabili; la controversia inizia nella fase quando leggi aggiuntive sono dedotte da radici consensuali. In questo modello deduttivo, due conclusioni opposte possono derivare dalle stesse premesse, senza affermare che uno dei disputanti non ne capisce i precedenti mentre l'altro li capisce, o che uno di loro ha sbagliato riguardo alla premesse stesse. Tuttavia è possibile che uno di loro sbagli nella sua deduzione, tuttavia il dibattito non è sulle premesse, ma cosa possa da loro derivare. Nel caso di una rigorosa deduzione logica, il dibattito sulla conclusione significa un'insufficienza di comprensione o mancanza di accordo sulle premesse. In contrasto, in merito alle deduzioni esegetiche che Maimonide tratta, è possibile essere in una situazione dove le premesse sono capite ma la controversia è su ciò che ne può derivare. Tale controversia nasce dal fatto che la semantica dei principi di differenziazione non è precisa naturalmente.<ref name="Bertal"/><ref name="David"/>