Cambiamento e transizione nell'Impero Romano/Capitolo I: differenze tra le versioni

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Credo tuttavia che le cause del ribaltamento della struttura ideologica della società classica e le origini della nuova spiritualità si debbano identificare nelle tensioni interne della società imperiale, nelle disarmonie strutturali latenti, anche durante l'"età d'oro" degli Antonini, nelle reazioni che questa società repressa e repressiva,<ref>In generale, cfr. Ch. G. Starr, ''Civilisation and the Caesars'', Ithaca, 1955; F.W. Walbank, ''The Awful Revolution'', pp. 40 segg. Cfr. anche, sugli sforzi e tensioni della corte imperiale, F. Millar, "Epictetus and the Imperial Court", ''JRS'', 1965, pp. 141-48. Sugli ideali conservatori dell'aristocrazia romana e le municipalità greco-orientali, cfr. F. Millar, ''A Study of Cassius Dio'', Oxford, 1964, pp. 108 segg.; ''JRS'', 1969, pp. 12 segg.</ref> stabilita da Augusto e alzatasi al suo apice evolutivo nel II secolo, risvegliò nelle coscienze più tormentate e instabili dei suoi membri; deve inoltre essere identificata nella lenta trasformazione sotterranea di certe strutture socio-economiche (per esempio: la modificazione delle relazioni tra produzioni agrarie, ed il nuovo rapporto tra città e campagna; l'emergere di nuove strutture municipali, con la relativa assunzione di numerosi uffici da parte della ''curia'' municipale; la creazione ed imposizione forzata del sistema liturgico).
 
È stato osservato che la [[w:Filologia romanza|Romanza]] rappresenta la forma letteraria peculiare del III secolo.<ref>67Si veda B.E. Perry, "The Ancient Romances. A Literary-Historical Account of their Origin", ''Sather Class. Lect.'', XXXVII, Berkeley, 1967; A. Scobie, ''Aspects of Ancient Romance and its Heritage. Essays on Apuleius, Petronius and the Greek Romances'', Haim, 1969.</ref> In essa si esemplifica la disintegrazione della forma artistica classica. La Romanza, in effetti, non venne mai inclusa nella stilistica classica tra i [[Infinità e generi|generi letterari]], e quindi mai vincolata dalle leggi che li regolavano: non è mai condizionata dalle unità aristoteliche di tempo, luogo, azione, né da una rigida selezione linguistica come quella dell'epica o lirica classiche. La Romanza, al contrario della forma "chiusa" di altri generi letterari classici – come l'epica o la tragedia – non è soggetta a norme generali: è una forma "aperta" (Lukács), che trova la propria forma in sé, parimenti la sua lingua, la sua unità e la sua struttura. In un saggio rinomato, [[w:Franz Altheim|Franz Altheim]] associa romanza e decadenza; la predominanza della prima nella vita letteraria del III secolo, dovrebbe essere l'indizio di una decadenza formale.<ref>68F. Altheim, ''Roman und Dekadenz'', Tübingen, 1961; cfr. anche il suo ''Dall'Antichità al Medioevo'' (in ital.), Firenze, 1961, pp. 16 segg.</ref> Io preferisco non parlare di decadenza, termine che ritengo ambiguo; piuttosto, preferirei sottolineare, seguendo L.[[w:Lucien Goldmann|Lucien Goldmann]], le omologie tra la struttura della Romanza classica, e il ''Weltanschauung'' basilare della società del terzo secolo. Queste omologie possono veramente chiarire il significato ed il ruolo della Romanza quale struttura dinamica significativa (sempre nel senso goldmanniano)<ref>69L. Goldmann, ''Pour une sociologie du roman'', Gallimard, 1964.</ref> per la trasformazione spirituale che segnò la disintegrazione della forma artistica classica ed il passaggio alla visione estetica ''Spätantike''. La forma "aperta" di romanza, e la destrutturazione della società urbana, nel III secolo, sono infine aspetti della stessa "realtà storica"; proprio come le "avventure" dei protagonisti nelle romanze tardo-antiche con scenari di una società ostile, "straniera" e "disgregata" traducono in un qualche modo le pressioni e reazioni delle varie classi sociali coinvolte in questa destrutturazione.<ref>70Cfr. V. Reardon, ''Courants littéraires'', p. 401.</ref> Se la Romanza, come suggerì [[w:György Lukács|Lukács]], è la storia di una ricerca "degradata" ("demoniaca", secondo il filosofo ungherese), di una ricerca di valori "autentici" in un mondo anch'esso degradato, ciò può essere ancor più valido per la difficile situazione dell'epoca in questione, per questo inizio di ''Spätantike'' in cui la ricerca di nuovi valori si incontra con la critica e l'abbandono dei valori antichi, e col tentativo ansioso di creane di nuovi, nell'ambito del sistema di una nuova spiritualità. In questo senso, la Romanza, più che un'espressione di decadenza, potrebbe essere paradossalmnete chiamata l'espressione di una rivoluzione; o, almeno, la struttura ideologica di una data società. Tuttavia in questo senso, come per la romanza moderna, anche la romanza antica accompagna e commenta l'ascensione e gli atti di nuove classi sociali e di una nuova società.<ref>71Per la Romanza come storia di una ricerca "degradata", "demoniaca" si veda G. Lukács, ''La teoria del romanzo'', Milano, 1962. Cfr. anche le osservazioni fondamentali del filosofo ungherese nel suo ''Il romanzo storico'', Torino, 1965, partic. capp. II e III: le premesse esposte in questa opera appaiono ancora valide ed applicabili all'analisi della Romanza antica.</ref>