Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Profeta ebreo: differenze tra le versioni

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Sebbene fosse politica romana schierarsi con la fazione filo-romana, di solito le classi superiori, nell'amministrazione provinciale, non possiamo concludere che Pilato funzionasse come braccio dei sommi sacerdoti e del Sinedrio. Piuttosto, o almeno fatto più importante, stava agendo in accordo con gli interessi romani e la legge romana quando chiese a Gesù se fosse il re dei Giudei. Nessuno poteva diventare re in un regno cliente romano — tanto meno la Provincia imperiale romana in cui era stato incorporato lo Stato del Tempio e che era direttamente sotto il dominio imperiale — senza la previa approvazione dell'Imperatore.<ref>Persino la nomina del sommo sacerdote e la supervisione dei suoi paramenti era una prerogativa romana (cfr. Hayes e Mandell, ''The Jewish People'', 154).</ref> Pilato era giustificato nell'interrogare Gesù poiché alcuni consideravano Gesù il loro re. Dato che Gesù non era un sacerdote, Pilato potrebbe aver ben compreso la regalità implicita nel fatto che Gesù fosse considerato messia. Il fatto che i Vangeli descrivano Pilato mentre chiedeva a Gesù se fosse il re dei Giudei, ma non se fosse l'unto, il Cristo, suggerisce che Pilato capisse la correlazione. Non si può presupporre una mancanza di comprensione: anzi, Pilato avrebbe saputo che era richiesta l'unzione per un legittimo re jahvista.<ref>Il fatto che ne sentiamo parlare principalmente in relazione alla linea davidica potrebbe riflettere l'inimicizia tra Giuda e Israele anche se, per quanto ne sappiamo, entrambe le nazioni erano jahviste. (Non è questo il luogo per discutere la posizione minimalista, con la quale sono d'accordo.) In particolare, dato il pregiudizio anti-nordico e non davidico della Storia primaria o delle tradizioni all'interno dello Stato del Tempio, Pilato potrebbe non essere stato a conoscenza di nessun'altra prospettiva.</ref>
 
La risposta di Gesù a Pilato ("Tu lo dici") mostra semplicemente che Gesù conosce la legge romana in merito a tale questione. Gesù non poteva riconoscere la propria regalità poiché ciò lo avrebbe sia accusato che condannato per tradimento contro Roma,<ref>Durante la tarda Repubblica e inizio Impero, la crocifissione veniva imposta solo per tradimento. In alcuni casi, la ribellione o la sedizione potevano essere considerate tradimento e i suoi leader crocifissi (ad esempio, [[w:Spartaco|Spartaco]]), ma non vi è alcuna indicazione che Gesù fosse ritenuto ribelle o sedizioso da Pilato. Piuttosto, egli viene portato davanti a Pilato per aver commesso un tradimento di per sé. Poiché la Giudea era una provincia imperiale, era sola prerogativa dell'imperatore nominare o almeno approvare il re della Giudea. Se Gesù avesse riconosciuto la sua regalità, allora avrebbe commesso tradimento. Il rifiuto di Gesù di riconoscere che era re dei Giudei è il motivo per cui Pilato non trovò alcuna colpa in lui.</ref> nella misura in cui si fosse arrogato la sovranità della Giudea senza il permesso o la nomina romana. Ancora più importante, la ''messianità'' di Gesù era un'idea estremamente pericolosa agli occhi dei romani. L'autodivinizzazione o deificazione popolare di un sovrano, in questo caso un qualcuno ritenuto messia, avrebbe posto tale persona al di sopra e contro il defunto autodivinizzato fondatore dell'Impero Romano, [[w:Augusto|Augusto]], come anche suo figlio [[w:Tiberio|Tiberio]].
 
Prima di Gesù, è probabile che ogni messia ebreo fosse considerato umano,<ref>E successivamente, nell'ebraismo rabbinico, l'aspettativa che Elia verrà di nuovo o che fosse asceso al cielo vivo non lo divinizza.</ref> che è ciò che spesso significa Figlio dell'Uomo.<ref>Per una discussione delle implicazioni dell'Ideologia Reale dell'Antico Testamento e AVO, e la possibilità che il re possa essere divino, cfr. John J. Collins in Collins & Collins, ''King and Messiah as Son of God'', capp. 1-4.</ref> Tuttavia, Gesù, nei Vangeli, è indicato come "il Figlio dell'Uomo"<ref>Si veda George Nickelsburg, "Son of Man", ''Anchor Bible Dictionary'' 6:137-50.</ref> e l'articolo "il" indica chiaramente un qualche tipo di divinità. Qui, pertanto, è usato in modo analogo a "Figlio di Dio".<ref>Oggi, nella dossologia, i due sono usati parallelamente.</ref> Alla fine dell'era del Secondo Tempio, era nata l'aspettativa di un messia escatologico oltre che politico-militare,<ref>In particolare a Qumran, ma forse tra certi gruppi settari nello Stato del Tempio. Il seguito che Gesù attrasse può dimostrare che alcune delle prospettive che attribuiamo a Qumran potrebbero essere state più diffuse di quanto suggeriscano gli scritti esistenti.</ref> per cui la classificazione di Gesù come ''il''' Figlio di Dio. Questa è una designazione ambigua che potrebbe denotare una divinità, come è il caso in molte delle tradizioni greco-romane che stavano diventando ben note nella Palestina ebraica; o, come nel caso di "Figlio dell'Uomo", potrebbe anche designare un essere umano nella misura in cui denoti l'essere un seguace/fedele di Dio, come molti altri hanno notato.
 
Coloro che accettano Gesù come il Messia attingono al paradigma profeticamente annunciato, in particolare quello dei quattro Cantici del Servo nel Deutero-Isaia ({{passo biblico|Isaia|42:1-4;49:1-7;50:4-11;52:13-53:12}}). Questi Cantici del Servo sono ancora interpretati dai cristiani<ref>Jensen, "Prediction-Fulfillment", 658 nota che la tardività dell'"identificazione ebraica del Servo Sofferente col Messia" non la si trova prima del quarto secolo e.v. Cfr. anche J. A. Fitzmyer, "Jesus in the Early Church through the Eyes of Luke-Acts", ''Scripture Bulletin'' 17 (1987): 32.</ref> – da tempi relativamente antichi fino ai giorni nostri – come profetizzassero la venuta di Gesù quale messia escatologico e, quindi, come il "Servo Sofferente di Yahweh" e il Figlio di Dio.<ref>Richard T. Murphy, in "Second Isaiah: The Servant of the Lord", ''Catholic Biblical Quarterly'' 9 (1947): 269, nota che fu la controversia coi cristiani che spinse i rabbini ad identificare il Servo Sofferente con Israele piuttosto che con l'atteso Messia.</ref> Di conseguenza, interpretano la sua definizione di Figlio di Dio in modo inequivocabile come un segno di divinità. In realtà la designazione è ambigua e può denotare sia il divino che l'umano, e quindi definirlo in entrambi i modi.<ref>In quanto servo sofferente, potrebbe essere Figlio dell'Uomo o di Dio. Ma, in quanto Servo Sofferente escatologico, egli può solo essere il Figlio di Dio. Per il Figlio di Dio diverso dal suo uso onorifico nei circoli ellenistici, si veda Paul J. Achtemeier, "Mark, Gospel of", ''Anchor Bible Dictionary'' 4:551.</ref> Per i cristiani, la raffigurazione di Gesù come Figlio dell'Uomo e il (solo unigenito) Figlio di Dio è congruente, ma passibile di differenziazione. Quindi, la percezione di Gesù come il re dei Giudei così come quella predetta dai profeti, si basa e ''deve'' basarsi su quella di Gesù l'ebreo umano, che ciò sia riconosciuto o meno. La qual cosa non nega il suo ''status'' divino, ma piuttosto indica i legami regali con l'individuo umano.