Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Gesù ebreo e greco: differenze tra le versioni

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{{q|'''Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele'''.|Matteo 15:24}}
Nei Vangeli, Gesù avverte i suoi seguaci di diffidare del "lievito dei sadducei" e di quello dei Farisei.<ref>Cohen, ''From The Maccabees'', 143.</ref> In realtà, il Gesù ebreo, come i profeti, diede una nuova interpretazione delle leggi che governavano la vita spirituale ebraica e un nuovo significato e scopo alla religione, ma il cristianesimo lo creò come il Messia per una nuova religione.
 
Il Gesù cristiano era una novità spirituale in un'Asia Minore, dove all'epoca stavano emergendo nuovi mercati e nuovi manufatti. In {{passo biblico2|Matteo|23:15-26}}, Gesù critica le pratiche legali farisaiche, disapprova il loro proselitismo e considera negativamente la loro distinzione tra diverse forme di giuramento e la loro enfasi sulle decime e le purificazioni. Non ci sono prove storiche a favore o contro tutto ciò, e in generale non si sa quanto degli scritti degli apostoli rappresentino la realtà storica. In {{passo biblico2|Matteo|15}}, Gesù attacca la "tradizione degli anziani" farisaica. Basandosi ulteriormente su {{passo biblico2|Matteo|16:14}}, gli ebrei che ammiravano Gesù lo consideravano un profeta probabilmente perché compiva molti miracoli, un altro fenomeno molto controverso e privo di testimonianze storiche. I nuovi discepoli cristiani riverivano Gesù come guaritore, per la sua umiltà e come insegnante. Nel ricostruire l'immagine di Gesù come pietra angolare della nuova religione cristiana, il carattere del Gesù ebreo fu frainteso e reinventato, ma alla luce della mancanza di prove storiche, l'estensione della ri-creazione del Gesù ebreo nel Gesù cristiano non può essere valutata e quantificata.
 
Seltzer dimostra che c'era già fede in Gesù prima che Paolo tentasse di convertire ebrei e pagani al cristianesimo primitivo, ma nota anche come il discepolo utilizzasse le loro preghiere e proclamazioni:
{{q|L'area principale per l'attività di Paolo come missionario cristiano era l'Asia Minore e la Grecia, dove le comunità ebraiche esistevano da tempo. Tuttavia, Paolo non fu il creatore del cristianesimo della diaspora. Anche prima che diventasse attivo tra i cristiani all'inizio degli anni 40, ebrei e gentili in città come Damasco e Antiochia avevano già iniziato ad adorare Gesù come "Signore" (''Kyrios'') e Cristo (la traduzione greca dell'ebraico ''mashiah'', unto). Pare che Paolo abbia fatto uso di preghiere e proclamazioni già formulate da questi gruppi per l'iniziazione battesimale e la Cena del Signore, riti centrali del movimento nascente. Ma Paolo trasse conclusioni drastiche e radicali dalla crocifissione e risurrezione di Gesù — conclusioni che furono un fattore importante nel favorire la diffusione del cristianesimo oltre l'orbita ebraica.<ref>Robert M. Seltzer, ''[https://books.google.co.uk/books/about/Jewish_People_Jewish_Thought.html?id=GyVlKAAACAAJ&redir_esc=y Jewish People, Jewish Thought, The Jewish Experience in History]'' (Upper Saddle River, NJ: Prentice Hall, 1980), 234.</ref>}}
 
[[w:Paolo di Tarso|Saulo di Tarso, l'apostolo Paolo]], fu significativo nel creare la dottrina secondo cui Gesù era l'atteso messia degli ebrei ma, più importante, egli creò una nuova fede attorno all'immagine di Gesù.<ref>Wolfe, ''The Origins'', 53.</ref>
 
L'eminente ricercatore [[:en:w:Hyam Maccoby|Hyam Maccoby]] dalle epistole di Paolo ha dedotto che Paolo inventò l'idea dell'Ultima Cena (in greco ''kuriakon deipno'', che significa "Cena del Signore") e aggiunse ad essa gli elementi pagani cannibalistici del ricordare Gesù spezzando il pane per simboleggiare il mangiare del suo corpo e bere vino per simboleggiare il bere del suo sangue. L'[[w:Eucaristia|Eucaristia]] (il suo significato iniziale era "benedizione", da ''eucharistô'' – ‘ringrazio, rendo grazie’) inizialmente era un'usanza ebraica in cui prima del pasto il pane veniva benedetto, spezzato e dato da mangiare, e il vino veniva bevuto come ultima benedizione alla fine della preghiera di ringraziamento dopo i pasti. Paolo affermò di aver ricevuto i dettagli dell'Ultima Cena dal Signore Gesù stesso, in una rivelazione da parte di quest'ultimo dopo la sua morte riguardo a come istituire l'Eucaristia. Poiché Paolo voleva che Gesù fosse considerato il creatore del cristianesimo, affermò che [[:en:w:Origin of the Eucharist|Gesù aveva creato l'Eucaristia]]. Paolo voleva fondare una nuova religione, pertanto incorporò un'usanza pagana popolare in cui i fedeli mangiano parte del corpo della divinità per aumentare la fede in quel dato dio. Ma Paolo non voleva essere considerato il fondatore stesso della nuova religione, così diede a Gesù il ruolo mistico onnipotente per accreditarlo di aver fondato la nuova fede. Per dare credito alla nuova religione e mostrare il suo lato magico e mistico, Paolo affermò di aver ricevuto personalmente la rivelazione dal Signore Gesù: "nell'Ultima Cena, Gesù diede istruzioni sull'istituzione dell'Eucaristia".<ref>[[:en:w:Hyam Maccoby|Hyam Maccoby]], ''The Mythmaker, Paul And The Invention Of Christianity'' (New York: Harper and Row, 1986), 110-18.</ref>
{{q|Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: "Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me". Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me".|{{passo biblico2|1Corinzi|11:23-25}}}}
Maccoby nota che la cerimonia eucaristica non era osservata nella chiesa di Gerusalemme, ma solo da quelle chiese che erano sotto l'influenza di Paolo, che era l'unica fonte per l'istituzione dell'Eucaristia. I tre Vangeli sinottici non associano Gesù all'istituzione del rito eucaristico, ma invece raffigurano Gesù mentre esegue una cerimonia che in seguito venne inserita per essere la base del rito eucaristico. In seguito, Giovanni non incluse l'Eucaristia nella sua rappresentazione dell'Ultima Cena, ma notò l'istituzione come parte della predicazione di Gesù. Tutti i Vangeli inclusero il rito eucaristico nella vita di Gesù, ma Gesù stesso non lo conosceva! Maccoby aggiunge che i primi Padri della chiesa erano così imbarazzati dall'espressione di Paolo, "la cena del Signore", che lo sostituirono con il nome "Eucaristia", che aveva associazioni ebraiche, piuttosto che pagane.<ref>''Ibid.'', 116.</ref>
 
Maccoby mostra con enfasi lo shock dell'idea eucaristica per gli ebrei:
{{q|Giovanni si mostra ben consapevole del carattere scioccante dell'idea eucaristica agli occhi degli ebrei quando ritrae la reazione offesa degli stessi discepoli, e alcuni dei quali ne furono così alienati che "non camminarono più con lui". Ciò che Giovanni sta descrivendo qui non è lo shock provato dagli ascoltatori ebrei di Gesù (poiché Gesù non espresse mai idee eucaristiche) ma il trauma subito dagli ascoltatori di Paolo quando questi immise nella pratica del cristianesimo un rito così imbevuto di paganesimo, che coinvolgeva una nozione di incorporazione della divinità in un prodotto con forti sfumature di cannibalismo.<ref>''Ibid.'', 115.</ref>}}
Il cristianesimo primitivo usò il motivo di Gesù come figlio di Dio. Una variazione pre-ellenistica e della prima età ellenistica della storia biblica di [[w:Ruben (Bibbia)|Ruben]], figlio di Giacobbe, e [[w:Bila (Bibbia)|Bila]] — in cui, secondo l'[[w:esegesi ebraica|esegesi ebraica]], Ruben sposta il letto del padre e della concubina Bila presso la tenda della propria madre in favore e nel rispetto di quest'ultima: per questo si dice metaforicamente che Ruben "si unisce" alla concubina del padre, Bila, ancella di Rachele, violando la spiritualità del padre, e per questo fatto perde la propria primogenitura ({{passo biblico2|Genesi|35:22}}) — descrive "la maledizione reciproca con cui gli angeli caduti si legarono; i giganti divoratori di uomini da loro generati; la terribile punizione dei trasgressori celesti da parte di Dio".<ref>[[w:Elias Bickerman|Elias J. Bickerman]], ''The Jews in the Greek Age'' (Cambridge: Harvard University Press, 1988), 206.</ref> Una delle prime interpretazioni cristiane nominava Ruben, il figlio di Dio, venuto alla figlia dell'Uomo. Sebbene ciò non abbia molto senso nella logica moderna, degno di nota è tuttavia il modo in cui i primi cristiani concettualizzarono il termine "Figlio di Dio" ed elevarono Gesù allo ''status'' divino.
 
 
 
 
 
 
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