Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Gesù ebreo e greco: differenze tra le versioni

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{{Vedi anche|Biografie cristologiche|Noli me tangere}}
[[File:Christ the Pantocrator by Jovan Zograf (1384).jpg|left|160px|thumb|<small>''Gesù greco'' – Ἰησοῦς</small>]]
In base al cristianesimo, Gesù (gr. Ἰησοῦς) ...è ...il fondatore e la figura centrale di tale religione che lo riconosce come il Cristo. La parola "Cristo" (gr. Χριστός - ''Christos''), traduzione dell'ebraico ''mashiakh'' (משיח) "unto", era un [[w:Uffici di Cristo|titolo o ufficio]] e non un nome proprio di Gesù.<ref>[[w:Rudolf Bultmann|Rudolf K. Bultmann]], ''Theology of the New Testament'', Baylor University Press, 2007, p. 80.</ref> Sulla base della percezione cristiana di Cristo, un'immagine coltivata nel corso di due millenni, si afferma che egli sia Dio, il Creatore del cosmo, l'unico e solo agente attraverso il quale l'umanità può entrare in paradiso. Dal punto di vista dei primi cristiani, dopo un po' che Gesù ebbe iniziato a identificarsi personalmente e a comunicare con Dio, quale creazione di quest'Ultimo e a Sua immagine, egli assunse la personificazione di Dio – un [[Ebraicità del Cristo incarnato|Dio incarnato]] – divenne Dio il Creatore e colui che avrebbe svolto l'agognato ruolo messianico, consentendo all'umanità di raggiungere il paradiso. Gli scritti degli apostoli ritraggono Gesù in una relazione astorica con Dio. Sebbene gli ebrei negassero Gesù come Messia e, con l'eccezione di Flavio Giuseppe, non lo menzionassero come parte del I secolo, i discepoli e i seguaci trovarono in Gesù una guida morale e spesso una figura messianica, mentre il Gesù ebreo potrebbe essersi considerato un insegnante (rabbino) e riformatore vissuto in un periodo di grande tensione ebraica interna e oppressione sotto il dominio romano.
Sulla base della percezione cristiana di Cristo, un'immagine coltivata nel corso di due millenni, si afferma che egli sia Dio, il Creatore del cosmo, l'unico e solo agente attraverso il quale l'umanità può entrare in paradiso. Dal punto di vista dei primi cristiani, dopo un po' che Gesù iniziò a identificarsi personalmente e a comunicare con Dio, quale creazione di quest'Ultimo e a Sua immagine, egli assunse la personificazione di Dio, divenne Dio il creatore e colui che avrebbe svolto l'agognato ruolo messianico, consentendo all'umanità di raggiungere il paradiso. Gli scritti degli apostoli ritraggono Gesù in una relazione astorica con Dio. Sebbene gli ebrei negassero Gesù come Messia e, con l'eccezione di Flavio Giuseppe, non lo menzionassero come parte del I secolo, i discepoli e i seguaci trovarono in Gesù una guida morale e spesso una figura messianica, mentre il Gesù ebreo potrebbe essersi considerato un insegnante (rabbino) e riformatore vissuto in un periodo di grande tensione ebraica interna e oppressione sotto il dominio romano.
 
Flavio Giuseppe identificò Gesù come un saggio ebreo del suo tempo. I cristiani in seguito distorsero il passaggio su Gesù in ''[[w:Antichità giudaiche|Antichità giudaiche]]'' di Giuseppe Flavio (18:63-64), scritto in greco nel 93-94 e.v., più di sessant'anni dopo la crocifissione, modificandolo come segue:
{{Citazione|Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità e attirò a sé molti giudei e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato per denunzia degli uomini notabili fra noi lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancora oggi non è venuta meno la tribù di quelli che da costui sono chiamati cristiani.|Flavio Giuseppe, ''[[w:Testimonium Flavianum|Antichità giudaiche (Testimonium Flavianum)]]'', XVIII, 63-64|Γίνεται δὲ κατὰ τοῦτον τὸν χρόνον Ἰησοῦς σοφὸς ἀνήρ, εἴγε ἄνδρα αὐτὸν λέγειν χρή: ἦν γὰρ παραδόξων ἔργων ποιητής, διδάσκαλος ἀνθρώπων τῶν ἡδονῇ τἀληθῆ δεχομένων, καὶ πολλοὺς μὲν Ἰουδαίους, πολλοὺς δὲ καὶ τοῦ Ἑλληνικοῦ ἐπηγάγετο: ὁ χριστὸς οὗτος ἦν. καὶ αὐτὸν ἐνδείξει τῶν πρώτων ἀνδρῶν παρ᾽ ἡμῖν σταυρῷ ἐπιτετιμηκότος Πιλάτου οὐκ ἐπαύσαντο οἱ τὸ πρῶτον ἀγαπήσαντες: ἐφάνη γὰρ αὐτοῖς τρίτην ἔχων ἡμέραν πάλιν ζῶν τῶν θείων προφητῶν ταῦτά τε καὶ ἄλλα μυρία περὶ αὐτοῦ θαυμάσια εἰρηκότων. εἰς ἔτι τε νῦν τῶν Χριστιανῶν ἀπὸ τοῦδε ὠνομασμένον οὐκ ἐπέλιπε τὸ φῦλον.|lingua=el}}
{{q|In questo tempo viveva Gesù, un uomo saggio, se davvero lo si dovrebbe chiamare un uomo. Poiché egli era uno che eseguì opere sorprendenti e insegnò a queste persone come accettare la verità con benevolenza. Convinse molti ebrei e molti dei Greci. Egli era il Cristo. E quando, dopo l'accusa dei maggiorenti tra di noi, Pilato lo condannò alla croce, coloro che per primi avevano imparato ad amarlo, non cessarono. Egli apparve loro risorto alla vita dopo il terzo giorno, secondo i profeti di Dio che avevano predetto queste cose e mille altre meraviglie su di lui. E la tribù dei cristiani, così chiamati dopo di lui, a tutt'oggi ancora non sono scomparsi.|[https://it.qwe.wiki/wiki/Josephus on Jesus ''Testimonium Flavianum'']}}
Secondo Flusser, fu proprio questo intervento che "garantì l'autenticità dell'affermazione di Flavio Giuseppe secondo cui Gesù era "un uomo saggio".<ref>Flusser, ''Jesus'', 30.</ref> Inoltre, la parola greca per "saggio" condivide una radice comune con il termine greco "sofista", che a quel tempo era una designazione positiva. Giuseppe identificò altri due saggi ebrei come sofisti e usò regolarmente questo termine per riferirsi a eminenti saggi ebrei.