Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Salmo 22: differenze tra le versioni

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Reden von Jesus", ''Zeitschrift für Theologie und Kirche'' 77 (1980): 129-48.</ref> Il Salmo 22 può essere suddiviso in diverse sezioni: invocazione a Dio direttamente (2-3); ricordo delle precedenti liberazioni (4-6, 10-11); la rappresentazione del comportamento contraddittorio (7-9, 13-14, 17-19); descrizione del dolore estremo (15-16, 18); e preghiere per chiedere aiuto (12, 20-22). Altre sezioni includono il riconoscimento della regalità di Dio da parte delle nazioni. Tutte queste sezioni forniscono un linguaggio per narrazioni messianiche e apocalittiche. La caratteristica [[w:semiotica|semiotica]] di questo testo aperto e ampiamente fruibile ha consentito ai testi [[w:Midrash|midrashici]] di offrire diverse figure di salvatori che occupano la posizione di re Davide. Inoltre, le sezioni di questo Salmo forniscono un copione per un'agiografia o una narrativa storica della salvezza.
 
[[File:Joseph meets Asenath (Asenath throws the Idols out of the Tower))-Bode museum- Berlin.jpg|200px220px|right|thumb|<small>Aseneth getta gli idoli dalla Torre (Brussels 1490-1500)</small>]]
Il Salmo 22 è raramente citato o menzionato nella letteratura ebraica del [[w:periodo del Secondo Tempio|periodo del Secondo Tempio]]. Poche tracce che potrebbero aver utilizzato il Salmo 22 riguardo a una figura salvifica si trovano nei testi pseudepigrafici di ''[[w:Libro di Giuseppe e Aseneth|Giuseppe e Aseneth]]'', in particolare in alcuni manoscritti, e nella ''[[w:Libro della Sapienza|Sapienza di Salomone]]''.<ref>Si veda Heike Omerzu, "Die Rezeption von Psalm 22 im Judentum zur Zeit des Zweiten Tempels", in Dieter Sänger, cur., ''Psalm 22 und die Passionsgeschichten der Evangelien'' (Neukirchen Vluyn: Neukirchener Verlag, 2007), 33-76. La data di ''Giuseppe e Aseneth'' è tuttora dibattuta: proviene probabilmente dal I secolo e.v., si veda John Collins, "Joseph and Aseneth: Jewish or Christian?" ''Journal for the Study of the Pseudepigrapha'' 14 (2005): 97-112, che conferma l'origine di questa opera nell'ebraismo egiziano, prima della rivolta sotto Traiano.</ref> Nella confessione di Aseneth (''Giuseppe e Aseneth'' 12:9-11), viene menzionato un leone, che si pensa sia simile al Salmo 22:14.<ref>Non sono d'accordo con questa premessa perché il "leone" in questo passaggio ha una connotazione egiziana ben definita.</ref> A mio parere è più significativo che Aseneth si riferisca al suo comportamento ascetico invocando la secchezza della sua bocca e un coccio, che deriva da Salmo 22:16:
{{q|Ed ecco, per sette giorni e sette notti non ho mangiato pane né bevuto acqua; e la mia bocca è secca come un tamburo e la mia lingua come un corno, e le mie labbra come un coccio, e la mia faccia si è avvizzita, e i miei occhi vengono meno a causa delle mie incessanti lacrime.|''JosAs'' 12:8}}
 
Il Salmo 22:16 è indicato come prova scritturale della sofferenza, che riappare nelle fonti cristiane ed ebraiche discusse di seguito. Questa interpretazione del Salmo 22 non si trova nei testi ebraici esistenti prima dell'era del cristianesimo.<ref>Mark G. Vitalis Hoffman, ''Psalm 22 and the Crucifixion of Jesus'' (Yale University, 1996), 320, esprime un'idea simile. Catherine Brown Tkacz, "Esther, Jesus, and Psalm 22", ''Catholic Biblical Quarterly'' 70 (2008), 709-28; 714, nota 27 si riferisce alla letteratura che asserisce che il Salmo 22 fu iniziaqlmente applicato a Ester e poi a Gesù. Si veda il mio ''[[Eli Eli Lama Sabachthani]]?'', Wikibooks 2020.</ref> L'interpretazione del Salmo 22 fu espansa nella letteratura rabbinica dopo che l'interpretazione cristiana rese il Salmo applicabile a Gesù. Un altro testo pseudepigrafico, la ''Sapienza di Salomone'', potrebbe avere alcune affinità con Salmo 22:9 e Salmo 22:20. I testi dei [[w:Manoscritti del Mar Morto|Mar Morto]] contengono anche il Salmo 22, in particolare alcuni lemmati negli ''[[:en:w:Thanksgiving Hymns|Hodayot (ebr. הוֹדָיוֹת‎)]]'', inni ringraziamento, lode o insegnamento. [[:de:w:Heike Omerzu|Heike Omerzu]] afferma che principalmente la parte di lamentazione del Salmo 22 si trova quando il Salmo funge da possibile ipotesto.<ref>Omerzu, "Die Rezeption", 58.</ref> Questo caso è significativo, poiché sia il Nuovo Testamento che la letteratura rabbinica si concentrano anche sulla sezione della lamentazione.
 
Due frammenti<ref>James Sanders, ''The Psalms Scroll of Qumran Cave 11'' [11QPsa] (DJD 4) (Oxford: Clarendon, 1965).</ref> contenenti Salmo 22:17, "Un branco di cani mi circonda, mi assedia una banda di malvagi; afferrano le mie mani e i miei piedi come un leone", sono stati scoperti tra i documenti del Mar Morto. Nel primo frammento (4Q88 = 4QPsf), la parola tradotta con "come un leone" non è conservata. Nel secondo frammento (5/6HevPs), l'ultima lettera del termine sembra essere la lettera י (''yod'') un po' allungata, quasi simile alla lettera ו (''vav''). Pertanto, la lettura di questa parola sarebbe rispettivamente כארי (''ka’ari'') o כארו (''ka’aru''). Queste due interpretazioni del termine<ref>Kristin Swenson, "Psalm 22:17 Circling around the Problem Again", ''Journal of Biblical Literature'' 123 (2004): 637-48. La traduzione greca "hanno scavato le mie mani e i miei piedi" portò all'interpretazione cristiana "hanno forato le mie mani e i miei piedi" (638); Swenson conclude che il testo consonantico "proposta dai Masoreti" sia il migliore. James R. Linville, "Psalm 22:17B: A New Guess", ''Journal of Biblical Literature'' 124 (2005): 733-44; 739, suggerisce "hanno consumato" poiché le versioni antiche presuppongono un verbo in questo passo.</ref> sono state al centro di molte controversie, perché i cristiani interpretano la parola chiave come "forato" e la applicano a Gesù sulla croce.<ref>Gregory Vall, "Psalm 22:17B: The Old Guess", ''Journal of Biblical Literature'' 116 (1997): 45-56. Michael Barré, "The Crux of Psalm 22:17c: Solved Long Last?" in Bernard F. Batto e Kathryn Roberts, curr., ''David and Zion: Biblical Studies in Honor of J.J.M. Roberts'' (Winona Lake, IN: Eisenbrauns, 2004), 287-306; 305 vede 17b e 18a come interconnessi e basati su linguaggi affini; suggerisce la lettura: "le mani vengono a mancare" e "le ossa intonano un lamento funebre", che preserverebbe la struttura chiastica del Salmo.</ref> La parola ''ka’aru'' è stata interpretata da leggersi כרו (''karu''), che ha il significato "[essi] scavarono" (ad esempio, {{passo biblico2|Genesi|26:25}}) o "trafissero". Tuttavia, questo verbo non è mai usato nel contesto di "forare" nella Bibbia ebraica. Un confronto delle versioni rivela una grande discrepanza nelle interpretazioni del termine in diversi testi ipobiblici.<ref>Si vedano le appendici in Hoffman e la tabella in Conrad R. Gren, "Piercing the Ambiguities of Psalm 22:16 and the Messiah’s Mission", ''Journal of the Evangelical Theological Society'' 48 (2005): 283-99, 292.</ref> Il lemma, "afferrano le mie mani e i miei piedi come un leone", Salmo 22:17 (numerazione cristiana: 22:16), è stato tradotto con "hanno forato/trafitto le mie mani e i miei piedi", uno dei versetti più frequenti a cui fanno riferimento i cristiani quando affermano che la crocifissione di Gesù era stata predetta.
 
Le diverse interpretazioni nei succitati testi possono aver costretto i primi creatori dei testi rabbinici a basare i loro argomenti su una convenzione di lettura, "come un leone", che poi divenne cristallizzata nel testo masoretico della Bibbia ebraica. I cristiani, a cominciare da alcuni Padri della Chiesa,<ref>Un trattato che riguarda la prima interpretazione cristiana si trova in [[w:Giustino (filosofo)|Giustino martire]], ''Dialogo con Trifone'' 103.8; 99-107.</ref> selezionarono "hanno forato/trafitto" tra le tradizioni greche e le versioni del testo biblico al fine di creare una base di testo coerente, che venne utilizzata nelle loro interpretazioni di adempimento. Questo basarsi su testi divergenti nelle tradizioni cristiane ed ebraiche, la [[w:Tanakh|Bibbia ebraica]], la ''Septuaginta'', o una miscela di entrambi, contribuì notevolmente allo scisma tra cristianesimo ed [[w:ebraismo rabbinico|ebraismo rabbinico]].
 
Il Salmo 22 è raramente citato nella letteratura [[w:Tannaim|tannaitica]], e questo evitamento può suggerire una reazione contro l'uso cristiano di questo Salmo. Alcune delle tradizioni di ''Pesiqta Rabbati'' – che successivamente discuterò a lungo – riflettono strati tannaitici, il che li renderebbe approssimativamente contemporanei ai testi del Nuovo Testamento. In particolare, un passaggio messianico in ''Pesiqta Rabbati'' 36:9<ref>In questo Capitolo cito da Rivka Ulmer, ''A Synoptic Edition Of Pesiqta Rabbati Based Upon All Extant Hebrew Manuscripts And The Editio Princeps'', vol. 1 (Atlanta: Scholars Press, 1997); vol. 2 (Atlanta: Scholars Press, 1999); vol. 3 e indice (Lanham, MD: University Press of America, 2002); rist. voll. 1-3, 2009. A mia volta ritraduco in {{it}} dall'ingl. di Rivka Ulmer. Il simbolo [] indica aggiunte del redattore o allusioni ai versetti; il simbolo {} indica varianti testuali.</ref> utilizza il termine "i rabbini insegnarono", che potrebbe riferirsi a un insegnamento tannaitico.<ref>Il problema di ''baraitot'' fittizie fu riconosciuto da [[w:Louis Jacobs|Louis Jacobs]], "Are there Fictitious Baraitot in the Babylonian Talmud?" ''HUCA'' 42 (1971): 186-96.</ref>
 
Prima dell'attestazione nel Nuovo Testamento, non ci sono prove che il Salmo 22 sia stato usato in un contesto messianico ebraico. Questo Salmo divenne il fulcro preferito dell'interpretazione dell'adempimento cristiano riguardo al Messia cristiano morente, mentre nell'ebraismo si cominciò a considerare singoli lemmi del Salmo come aventi un potenziale salvifico, culminando nel descrivere l'afflizione di un Messia ebreo.
 
Poiché la Bibbia ebraica attribuisce il Salmo 22 al re Davide, questo Salmo è applicabile alla figura messianica che secondo la tradizione ebraica è un discendente del re Davide. Le interpretazioni ebraiche del Salmo identificano l'individuo nel Salmo con una figura regale, interpretata in alternativa da re Davide, re Ezechia o la regina Ester. Nel cristianesimo, la figura del salvatore nel Salmo 22 è Gesù. Questo uso mostra una correlazione di tale Salmo con le preghiere di altri personaggi, che sono regali o messianici o entrambi. Il pronome personale "Io" che si riferisce a Davide nel Salmo è quindi inteso come pronunciato da un'altra figura.
 
Inoltre, il Salmo 22 è stato trasformato dai Padri della Chiesa da un testo che indica l'afflizione di un individuo in un testo di Salmo messianico. I primi Padri della Chiesa erano contemporanei alla letteratura tannaitica.<ref>Judith M. Lieu, "Justin Martyr and the Transformation of Psalm 22", in Charlotte Hempel e Judith M. Lieu, curr., ''Biblical Traditions in Transmission, Supplement Journal for the Study of Judaism'' (Leiden: Brill, 2006), 195-211.</ref> Giustino martire (c. 100-165 e.v.) ''Apol.'' 35<ref>Phillip Schaff, ''Ante-Nicene Fathers'', vol. 1 (Peabody, MA: Hendrickson, 1994), 174-75.</ref> scrive:
{{q|E ancora, in altre parole, tramite un altro profeta, Egli dice: "Hanno trafitto le mie mani ei miei piedi [Sal. 22:17], sul mio vestito gettano la sorte". [Sal. 22:19]. E infatti Davide, il re e profeta, che pronunciò queste cose, non ne soffrì; ma Gesù Cristo stese le mani, essendo crocifisso dai Giudei che parlavano contro di Lui e negavano che Egli fosse il Cristo. E mentre il profeta parlava, Lo tormentarono, Lo misero sul seggio del giudizio e dissero: Giudicaci. E l'espressione: "Mi hanno trafitto le mani ei piedi", [Sal. 22:17] fu usato in riferimento ai chiodi della croce che furono fissati nelle Sue mani e nei Suoi piedi. E dopo che fu crocifisso tirarono a sorte la Sua veste [Sal. 22:19], e quelli che Lo crocifissero se la divisero tra loro.}}
 
[[:en:w:Judith Lieu|Judith Lieu]] sostiene in modo convincente che Giustino fu probabilmente il primo a sostenere che l'intero Salmo si riferisse a Gesù (''Dialogo'' 99).<ref>Lieu, "Justin Martyr", 197.</ref> Lo scopo dell'interpretazione di Giustino era quello di dimostrare che Gesù chiese di essere salvato dalla morte e che divenne un essere umano nella sua sofferenza, nonché quello di identificare gli avversari di Gesù. Il Gesù di Giustino fu consapevole della sofferenza che avrebbe dovuto subire; Giustino inoltre identificò gli avversari di Gesù come ebrei, immettendo così altre ''personae'' nel dramma in evoluzione del Salmo 22, da una prospettiva polemica cristiana.<ref>Naomi Koltun-Fromm ha ricercato questo sviluppo in "Psalm 22’s Christological Interpretive Tradition in Light of Anti-Jewish Polemic", ''Journal of Early Christian Studies'' 6 (1998): 37-57, 55.</ref> In Giustino abbiamo probabilmente la prima interpretazione cristologica rintracciabile del Salmo 22, applicata a Gesù nel Nuovo Testamento.<ref>Lieu, "Justin Martyr", 209.</ref>
 
== Immagini di animali nel Salmo 22 ==
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== Salmo 22 (LXX Ψ 21)<ref>Va notato che la numerazione dei Salmi è leggermente deviante nella ''[[w:Septuaginta|Septuaginta]]''; ad esempio, le soprascritte (usualm. in corsivo) non fanno parte della numerazione nella ''LXX''.</ref> e la crocifissione di Gesù ==
{{Vedi anche|Eli Eli Lama Sabachthani}}
 
 
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{{clear}}
== Note ==
{{Vedi anche|Biografie cristologiche|Ebraicità del Cristo incarnato|EliSerie Eli Lama Sabachthanicristologica}}
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