Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Gesù a casa: differenze tra le versioni

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Khirbet Qana si trova su una collina alta cento metri, sul lato nord della [[:en:w:Beit Netofa Valley|Valle di Beth Natufa]], otto chilometri a sud-sud-ovest di Zippori e in vista dell'odierna [[w:Nof HaGalil|Nazareth Illit]]. Tale sito non deve essere confuso con l'odierna [[:en:w:Kafr Kanna|Kafr Kanna]] vicino a Nazareth e sulla strada Zippori-Tiberiade, che venne associata a Gesù solo nel Medioevo. È sempre importante ricordare, come sottolineato sopra, che le distanze in Palestina tra le varie sfere culturali, economiche e sociali sono relativamente brevi, e mentre Gesù può essere associato per la maggior parte alla vita rurale, la vita urbana era solo a breve distanza, anche se non può essere insignificante che nessuna fonte evangelica gli faccia visitare una città galileiana.
 
Cana persisteva attraverso diverse fasi di occupazione senza grandi cambiamenti. Essendo un villaggio collinare, la sua pianta era impostata su considerazioni di accesso e topografia e l'insediamento del primo secolo sembra aver avuto poco in termini di pianificazione formale. La strada di accesso principale proveniva da est, ma i collegamenti stradali con altre città sono incerti. Cana non aveva mura quando Gesù la viitò, e tale era il caso nella maggior parte dei villaggi galilei che Gesù avrebbe visitato, come Cafarnao e Corazin. Termini come ''agorà'' e ''foro'' sono inappropriati per villaggi tipo Cana. Poteva però esserci stata un'area commerciale nel nord-est.
 
Il nucleo della città era una collina abbastanza stipata di case, strade e vicoli organizzati in una qualche forma di regolarità. C'erano lì un certo numero di grandi cisterne pubbliche. Cana aveva diverse aree industriali. Gran parte dell'industria era legata all'agricoltura, sebbene potesse esserci stata un'attività di soffiatura del vetro. È possibile che ci fosse una differenziazione di quartieri e di alloggi. Alcune delle case erano a schiera senza cortile, mentre altre erano del tipo a cortile descritto sopra. Alcune avevano due piani. I muri erano costruiti in calcinacci di muratura grezza con poche pietre lavorate. Cana aveva almeno un ''mikveh'' pubblico e un certo numero di tombe apparentemente ebraiche sono state scoperte intorno al sito, ma tutte si trovavano a 200-400 metri di distanza per motivi di purezza rituale. Un edificio pubblico la cui cronologia non è ancora chiara e forse esisteva già nel I secolo e.v. avrebbe potuto essere una sinagoga o una casa di studio. Gli altri villaggi non erano granché diversi.
 
=== Utensili ===
Oltre ai mobili di base che si trovano nelle case o nei cortili ebraici e descritti sopra, vi si sarebbero trovati anche attrezzi, vasi, utensili e attrezzature di vario tipo per vari scopi.<ref>Schwartz, "Material Realities", 439-41; Weiss, "Jewish Galilee", 45-48.</ref> Mentre poche case avevano cucine, come menzionato sopra, sembra che ci fosse alacre attività nel cucinare e preparare vivande e quindi molti degli utensili nella casa ebraica erano legati a tali compiti basilari. La casalinga ebrea aveva una cucina ben fornita e in questo non era diversa dai suoi vicini non ebrei e spesso compravano gli stessi utensili dagli stessi fornitori.<ref>Gran parte, ma non tutto, del lavoro di cucina veniva considerato "lavoro per donne". Una discussione approfondita del lavoro secondo i sessi è impossibile a causa della mancaza di spazio in questo studio specifico. Sulle donne in cucina si veda Judith Hauptman, "From the Kitchen to the Dining Room: Women and Ritual Activities in Tractate Pesahim", in ''A Feminist
Commentary on the Babylonian Talmud: Introduction and Studies'', curr. Tal Ilan, Tamara Or, Dorothea M. Salzer, Christina Steuer e Irina Wandrey (Tübingen: Mohr Siebeck, 2007), 109-26. Cfr. anche Tal Ilan, ''Mine and Yours are Hers: Retrieving Women’s History from Rabbinic Literature, Arbeiten zur Geschichte des Antiken Judentums und des Urchristentums'' 41 (Leiden: Brill, 1997), 227-33 per ulteriori esempi di "lavoro per donne" (crescere bambini, preparare cibo, filare e cucire, acconciature, funerali, gestione di locande).</ref> Come vedremo in seguito, i cambiamenti che si verificarono nelle riunioni domestiche, almeno in Galilea, potrebbero riflettere un cambiamento sociale e politico.
 
Alcuni aspetti erano, tuttavia, unici per la cucina ebraica. Vasellami in pietra erano popolari tra gli ebrei perché non erano suscettibili alla purezza rituale e alcuni vasi, come il ''meyham'' a collo largo e bulboso, usato per riscaldare l'acqua, potevano essere impilati su altri ''meyham'' o su pentole a fondo tondo per mantenerne il contenuto caldo durante lo Shabbat.<ref>Si veda, tuttavia, Weiss, "Jewish Galilee", 47-48 per altre teorie. Berlin non nega che ciò dovrebbe essere considerato un indicatore etnico, ma lo vede anche come una faccenda di orgoglio locale usare merci ebraiche locali in contrapposizione a utensili non-ebrei importati. Cfr. Andrea M. Berlin, "Romanization and Anti-Romanization in Pre-Revolt Galilee", in ''The First Jewish Revolt: Archaeology, History, and Ideology'', curr. Andrea M. Berlin & J. Andrew Overman (Londra: Routledge, 2002), 57-73. Questa prefernza si accordava inoltre con le preferenze degli ebrei di Giudea e Gerusalemme.</ref>
 
Erano disponibili anche vari tipi di stufe. Il più comune era il ''kirah'', un singolo compartimento cavo che permetteva all'aria di circolare attraverso i fori superiori su cui potevano essere posizionate pentole o padelle. Potevano essere portatili o permanenti e talvolta alcuni venivano uniti insieme. I migliori erano fatti di metallo o pietra e potevano essere considerati uno ''status symbol''.
 
Il recipiente da cucina più comune era la pentola panciuta, disponibile in varie dimensioni, consentendo un facile impilamento. Un uso prolungato li rendeva anneriti dal fuoco. C'erano anche vari tipi di casseruole per stufare e cuocere a vapore. Anche vari tipi di padelle erano comuni. Il cibo veniva servito in ciotole e vassoi di diverse dimensioni e forme, alcuni bassi altri profondi, ed erano fatti di metallo, vetro, argilla o legno.
 
I liquidi, e soprattutto il vino, venivano conservati in barattoli sigillati, in una cantina, se disponibile. Un foro di sfiato consentiva di versare quantità minime, ma quantità maggiori potevano essere state versate attraverso un imbuto. Il vino veniva versato in un [[w:decanter|decanter]] e poi in brocche di argilla. Non era stato bevuto liscio e doveva essere diluito con acqua. Il vino veniva bevuto in una coppa che nella società ebraica era spesso personale e rifletteva la posizione sociale. I ricchi bevevano dal vetro trasparente incolore e i poveri dal vetro colorato.
 
Non abbiamo modo di sapere quali utensili o strumenti Gesù usasse in Galilea, ma ciò che egli usò nel primo secolo rifletteva cambiamenti nello stile di vita in Galilea e questi cambiamenti andavano oltre la ceramica e riflettevano cambiamenti nell'atmosfera politica.<ref>Questo si basa soprattutto su Berlin, "Romanization" e "The Pottery as Evidence for Life at Gamla", in Berlin, ''Gamla I'', 133-56.</ref> Pertanto, dal secondo secolo p.e.v. e per tutto il I secolo p.e.v., le persone in Galilea, ebrei e non ebrei, apparecchiavano le loro tavole con piatti e scodelle bordati di rosso importati e illuminavano le loro case con lampade importate. Questi potrebbero essere definiti come articoli di lusso. C'era molto uso di recipienti da cucina a bocca stretta e casseruole a bocca larga, popolari nella cucina greca, e ciò implicava che la cucina greca era diventata un luogo comune in Galilea sia per gli ebrei che per i non ebrei. Inoltre, in quel periodo si rinvengono anche alcuni dipinti murali interni e decorazioni in stucco in siti ebraici come [[:en:w:Yodfat|Yodfat]] e [[:en:w:Gamla|Gamla]].
 
È improbabile che tutto questo abbia fatto molta impressione su Gesù, poiché alla fine del I secolo p.e.v. e nel I secolo e.v., mentre i non ebrei continuavano a importare queste merci, gli ebrei si fermarono. Gli ebrei della Galilea apparecchiavano i loro tavoli esclusivamente con piattini scuri, piccoli e non decorati di fabbricazione locale e vasi di gesso bianco, e illuminavano le loro case con lampade locali costruite a ruota. Perché la richiesta di oggetti specifici cessò in Galilea? Adele Berlin la considera una dichiarazione di antiromanizzazione da un lato e un'espressione di identità ebraica dall'altro. Gli ebrei locali fecero una dichiarazione politica di solidarietà e affiliazione con uno stile di vita ebraico tradizionale e disadorno, oltre a dimostrare un'opposizione unificata alla presenza romana. Tale "stile di vita ebraico" sembra inoltre essere in linea con la fedeltà alla ''[[w:Halakhah|halakhah]]'' e alla purezza rituale. Gesù e i suoi seguaci interpretavano in questo modo i loro prodotti galileiani (come anche il loro semplice vasellame giudeo)? Esprimevano sentimenti anti-romani e patriottismo ebraico ad ogni pasto? Ovviamente ciò non può essere dimostrato, ma le opinioni di Berlin aggiungono un'interpretazione affascinante alle attività mondane della vita (ebraica).
 
== Modalità di produzione ==
=== Agricoltura ===
L'agricoltura era la principale sfera di produzione nella Palestina romana e influiva sulla vita di tutti, sia come consumatori che come produttori.<ref>Schwartz, "Material Realities", 441-43.</ref> Il consumo non era solo una questione di sopravvivenza, ma influiva sulla vita ebraica, sia durante i pasti nei giorni feriali che durante i pasti del Sabbath o delle [[w:Festività ebraiche|festività]]. Un intero ordine della Mishnah, ''[[w:Zeraim|Zeraim]]'', riguarda l'agricoltura, la coltivazione e il consumo di prodotti, e sebbene la Mishnah sia successiva a Gesù, è probabile che non ci siano stati molti cambiamenti riguardo ai principali aspetti della legge agricola o dei modi di produzione e consumo durante i periodi del Secondo Tempio e della Mishnah. La ''longue durée'' regna sovrana anche qui.
 
In ogni caso, però, [[w:Flavio Giuseppe|Flavio Giuseppe]] può darci una buona indicazione della vita agricola durante il I secolo e.v. La migliore affermazione generale sulla vita e l'agricoltura ebraica si trova in ''[[w:Contro Apione|Contro Apione]]'' 1.60: "Ora non viviamo in un paese con una costa, né ci piace il commercio o il mescolamento con altri che ne deriva. Piuttosto le nostre città sono state costruite nell'entroterra, lontano dal mare, e poiché viviamo su un buon terreno, lo lavoriamo a fondo".<ref>3Cfr. John M. G. Barclay, ''Against Apion'', trad. {{en}} e commentario, Volume 10, ''Flavius Josephus, Translation and Commentary'', cur. Steve Mason (Leiden: E. J. Brill, 2006).</ref>
 
Nella sua descrizione della terra di Israele in ''[[w:Guerra giudaica (Flavio Giuseppe)|Guerra]]'' 3.35-58, Flavio Giuseppe fornisce informazioni sullo stato dell'agricoltura in varie regioni della Palestina. Il suolo della Galilea era ricco e fertile e pieno di molti tipi di alberi (3.41-43). La Peraea era meno fertile della Galilea e in gran parte era deserto, ma c'erano fertili tratti che permettevano la coltivazione dell'olivo, della vite e delle palme da dattero (3.45-47). La Giudea e la Samaria erano fruttuose con un'abbondanza di alberi, ma avevano anche un'erba eccellente per il pascolo (3.48-50).
 
Josephus fornisce anche descrizioni più locali. Così, per quanto riguarda la Valle di Gennesar lungo la costa nord-occidentale del [[w:Lago di Tiberiade|Mar di Galilea]] (noto anche come "Lago di Genesaret") Flavio Giuseppe (''Guerra'' 3.516-521) ci dice che era così fertile che anche varietà opposte vi crescevano tutto l'anno, come noci che necessitavano di un clima freddo, fichi e olive che necessitavano di un clima più temperato e palme che necessitavano di aria calda. Lì sono state trovate anche altre colture come l'uva. Gesù avrebbe trascorso molto tempo in questa zona e dintorni e avrebbe anche conosciuto la fertile pianura di Gerico (''Guerra'' 4.459-475), il granaio della Giudea.<ref>Joshua Schwartz, "On Priests and Jericho in the Second Temple Period", ''Jewish Quarterly Review'' 79 (1988): 23-48.</ref>
 
Oltre ai raccolti menzionati sopra da Flavio Giuseppe, è importante menzionare anche i cereali coltivati in Palestina. Il grano era la coltura più importante e anche l'orzo era popolare, soprattutto nelle regioni meridionali. Anche il farro veniva coltivato e il pane di varie forme era l'alimento base universale. C'erano anche più di venti tipi di legumi, come lenticchie, fagiolini e semi coltivati in Palestina, popolari tra i poveri sotto forma di [[w:porridge|porridge]] o come sostituto del grano. L'uva menzionata sopra era un'importante coltura da reddito, ma il consumo di vino non era solitamente eccessivo nella società ebraica, sebbene il vino dovesse essere una parte del pasto festivo o religioso. Oltre ai fichi, pressati o meno, e ai datteri, spesso sotto forma di torte, si potevano trovare anche carrube, pere, mele, pesche, noci e melograni. Molte persone gestivano anche piccoli orti per uso privato.<ref>Schwartz, "Material Realities", 442; Safrai, ''Roman Palestine'', 104-62.</ref>
 
=== Pascolo: animali e alimentazione ===
I raccolti di cui sopra fornivano una dieta di base, e anche ricca per alcuni. Oltre ai succitati prodotti agricoli, c'erano modalità di produzione aggiuntive per il fattore. C'era una buona quantità di pecore al pascolo in Palestina, la maggior parte in Giudea e una piccola quantità in Galilea, e in seguito i ''dicta'' rabbinici probabilmente proibirono l'allevamento di pecore in Galilea, permettendogli di continuare in Giudea e nelle aree desertiche adiacenti. Le pecore non solo fornivano una notevole quantità di lana, ma erano anche una fonte di carne. Un'aia poteva inoltre avere una o due mucche che fornivano latte o formaggio e potevano esserci anche dei pollai. Entrambi gli animali ovviamente servivano anche come fonte di carne, così come le colombe che venivano allevate nei ''columbaria'' sotterranei.<ref>Safrai, ''Roman Palestine'', 165-82.</ref>
 
Un'altra componente importante dell'antica dieta in Palestina era il pesce. Allora, come oggi, il pesce faceva spesso parte del pasto del Sabbath e veniva mangiato più spesso della carne. Il pesce veniva pescato sia lungo il Mar Mediterraneo che nel Mar di Galilea. Nel primo caso, i pescatori erano spesso non ebrei, nel secondo erano per lo più ebrei e provvedevano ai bisogni della popolazione ebraica. Sebbene la capitale di questa industria fosse Tiberiade, la pesca era estremamente popolare lungo tutto il bacino del Mar di Galilea, come apprendiamo da numerose fonti del Nuovo Testamento.<ref>''Ibid.'', 163-65.</ref>
 
Sebbene sia ovviamente impossibile sapere cosa costituisse la dieta di base di Gesù e dei suoi seguaci, non c'è motivo di presumere che fosse diversa dalla norma sopra descritta. Suggerirei certamente un'alimentazione sulla falsariga di pane, pesce, fresco o salato, olio d'oliva, vino (annacquato) e forse l'occasionale frutta o verdura aggiuntiva.<ref>Cfr. ''[[Un fico secco]]'', Wikibooks 2019.</ref>
 
=== Lavoro nei campi ===
Il lavoro agricolo non era facile.<ref>Schwartz, "Material Realities", 443-45. Lo studio classico sulla coltivazione e sulle tecniche agricole è sempre quello di Yehuda Feliks, ''Agriculture in Eretz-Israel in the Periods of the Bible, Mishnah and Talmud'', ediz. riv. (Gerusalemme: Reuven Maas, 1990) {{he}}.</ref> Si passava molto tempo ad arare. Le prime due arature in estate e in autunno dopo la prima pioggia, rispettivamente, preparavano il terreno ad assorbire acqua, aria e semi. La terza aratura era profonda e subito prima della semina, solitamente di grano invernale e l'aratura finale copriva i semi, dopo che il terreno era stato ulteriormente preparato per la semina mediante fertilizzazione. Il vomere in metallo a forma di imbuto, con una punta acuminata, tagliava solchi nel terreno. Era collegato a una cordiera in legno affilata, che era attaccata al ginocchio. Il ginocchio era collegato a un lungo palo attaccato al giogo e un altro palo posto sul collo di un bue o di una mucca. La zappatura e il diserbo mantenevano la superficie coltivata priva di erbacce.
 
 
 
=== Pesca ===
{{Immagine grande|Brooklyn Museum - Christ Appears on the Shore of Lake Tiberias (Apparition du Christ sur les bords du lac de Tibériade) - James Tissot.jpg|750px|''"Apparition du Christ sur les bords du lac de Tibériade"'', [[w:guazzo|guazzo]] & grafite su carta di [[w:James Tissot|James Tissot]], 1886-94}}
 
 
 
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