Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Storie di Gesù: differenze tra le versioni

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Alcuni ebrei del II secolo e.v., ai margini dell'influenza rabbinica, potrebbero aver accettato la veridicità delle storie di Gesù in qualche modo generale. Di questi, alcuni o molti potrebbero essere diventati convertiti ecclesiastici.
 
Tra coloro che sono particolarmente aperti alle implicazioni binitarie delle storie di Gesù potrebbero esserci state persone familiari con le tradizioni sulle figure del salvatore umano del passato come Adamo, Enoch, noto anche come l'[[w:Metatron|angelo Metatron]] (anche identificato, a volte, con Dio), e [[w:Melchisedec|Melchisedec]], che era stato trasportato nel reame celeste dove ricoprivano ruoli importanti, esercitando un grande potere insieme a Dio. Una grande quantità di letteratura pseudepigrafica su questi individui circolò negli ambienti ebraici palestinesi dal II secolo p.e.v. ed è parzialmente conservata in alcuni testi di Qumran e negli apocrifi. Citazioni e allusioni a queste tradizioni nella letteratura rabbinica e del Nuovo Testamento attestano la loro ampia diffusione.<ref>James H. Charlesworth, "Messianology in the Biblical Pseudepigrapha", in ''Qumran-Messianism'', curr. James H. Charlesworth, Hermann Lichtenberger e Gerbern S. Oegma (Tübingen: Mohr Siebeck, 1998), 29-36; Gerbern S. Oegma, "Messianic Expectations
in the Qumran Writings", in Charlesworth ''et al.'', ''Qumran-Messianism'', 81-82; Gary Anderson, "The Exaltation of Adam and the Fall of Satan", in Gary Anderson, Michael Stone e Johannes Tromp, curr., ''Literature on Adam and Eve:
Collected Essays'' (Leiden: Brill, 2000), 85-87, 96-108; F. L. Horton, ''The Melchizedek Tradition: A Critical Examination of the Sources to the Fifth Century A.D. and in the Epistle to the Hebrews'' (Londra: Cambridge University Press, 1976), 74-79; P. S. Alexander, "From the Son of Adam to Second God: Transformations of the Biblical Enoch", in ''Biblical Figures Outside the Bible'', curr. Michael E. Stone & Theodor A. Bergren (Harrisburg, PA: Trinity Press International, 1998), 87-122; Birger A. Pearson, "Mechizedek in Early Judaism, Christianity, and Gnosticism", in M. E. Stone ''et al.'', ''Biblical Figures Outside the Bible'', 176-202; Igor R. Tantlevskij, ''Melchizedek Redivivus in Qumran?'' (Krakow-Mogilany: Enigma Press, 2004), 9-15, 22-26.</ref> L'impulso binitario generato da questi testi era comune nell'ebraismo e non portava necessariamente alla considerazione del cristianesimo come sua espressione legittima.<ref>Sul binitarianismo ebraico, cfr. Boyarin, ''Border Lines'',120-25, 134-45. Le analisi di Boyarin sono importanti in quanto ci permettono di vedere quanto fosse minimo il divario tra binitarianismo ebraico e alcune credenze paleocristiane. Proprio come alcuni rabbini lo esaminarono mediante abile esegesi e retorica acuta, così fecero anche gli scrittori evangelici.</ref> Alcuni di questi ebrei, tuttavia, potevano aver accettato le storie di Gesù e ammesso la sua unicità, forse persino la sua messianicità, ma data la loro certezza ''a priori'' nella risurrezione individuale non avrebbero sentito il bisogno di unirsi alle comunità resurrezioniste. Il loro era un cristianesimo basato su un Gesù che era sia Dio che Dio tornato ad insegnare e fornire nuove istruzioni per il suo popolo.
 
La loro non era necessariamente una fede interessata alla sua morte e risurrezione. Potrebbero aver pensato che le comunità resurrezioniste non offrissero loro nulla che non possedessero già o individualmente o come membri del popolo ebraico.<ref>Ad esempio, in 4 Esdra, una composizione del I secolo e.v., Dio si riferisce al Messia come a suo figlio (anche se non è chiaro in che senso), che morirà. La sua morte sarebbe stata seguita da un periodo di giudizio della durata di sette anni, durante i quali tutti sarebbero risorti, giusti e ingiusti, in modo che potessero essere giudicati e assegnati al loro destino ultimo ({{passo biblico2|4Esdra|7:28-43}}).</ref> Gruppi di tali ebrei potevano essersi uniti insieme, sviluppato le proprie interpretazioni della vita e della morte di Gesù e creato comunità come gli [[w:Ebioniti|Ebioniti]] e gli [[w:Elcasaiti|Elcasaiti]] che sarebbero poi stati considerati eretici dai cristiani nei secoli successivi.<ref>Si veda, Jean Daniélau, ''The Theology of Jewish Christianity'', vol. 1 (Londra: Darton, Longman & Todd/ Henry Regnery, 1964), 55-85.</ref>
 
Alcuni, tuttavia, ascoltando le storie, potrebbero aver accettato l'idea del divino Gesù come inteso dagli scrittori del Vangelo e dai loro seguaci, insieme alla veridicità delle storie senza precedenti della sua morte e risurrezione nella loro epoca, ma prima del loro tempo — come interpretato da Paolo. Questi sarebbero diventati convertiti del tipo che piaceva a Paolo, convertiti per convinzione interiore.<ref>Samson H. Levey ha sostenuto che Simeon ben Zoma, un saggio attivo nella prima metà del secondo secolo, divenne un ebreo cristiano sulla base di speculazioni metafisiche. Sebbene le opinioni di Levey conquistarono pochi aderenti quando furono pubblicate quasi quarant'anni fa, dovrebbero essere rivalutate alla luce delle mutate comprensioni sulle dinamiche delle relazioni tra ebrei, ebrei-cristiani e gentili-cristiani nei primi secoli della chiesa (cfr. per es., Boyarin, ''Border Lines'', 143). Si veda S. H. Levey, "The Best Kept Secret of the Rabbinic Tradition", in ''The Text and I: Writings of Samson H. Levey'', cur. Stanley F. Chyet, ''South Florida Studies in the History of Judaism 166'' (1972; rist. Atlanta, GA: Scholars Press, 1998), 38-45.</ref> Sarebbero stati quelli che capivano che Paolo stava insegnando – anche se egli non l'avrebbe espresso come facevano loro – che un particolare tipo di fede permetteva di condividere la morte del Dio-Messia risorto.<ref>Si veda l'ampia discussione su cosa ci fosse di nuovo in Paolo rispetto alle comuni nozioni teologiche ebraiche ''a priori'', in E. P. Sanders, "Convenantal Nomism Revisited", ''Jewish Studies Quarterly'' 16 (2009): 23-55, ma su questo punto specifico cfr. pp. 52-55.</ref>
 
La maggior parte, tuttavia, come il rabbino [[w:Eliezer ben Hurcanus|Eliezer ben Hyrkanus]], potrebbe aver considerato alcune delle storie interessanti e di cui valeva la pena parlare con i loro amici, anche se sentivano che erano espressioni di ''minut''. All'inizio del terzo secolo, con la diffusione dinamica del cristianesimo e un crescente senso di ortodossia nei circoli rabbinici palestinesi, ''minut'' iniziò a spostare il suo significato dai discutibili pensieri di un dato ebreo a una combinazione di pensieri e azioni quali il mangiare carne non [[w:Casherut|kosher]] (b. Avoda Zarah 26b).<ref>Boyarin, ''Border Lines'', 54-63.</ref>
 
La maggior parte degli ebrei non divennne cristiana perché non accettarono la validità della narrativa cristiana che testimoniava i miracoli salvifici nella loro epoca.<ref>Alexander Gutman, "The Significance of Miracles for Talmudic Judaism", ''HUCA'' 20 (1947): 401-02. Gutman sospetta che la crescente deprecazione dei miracoli postbiblici nelle fonti rabbiniche possa essere avvenuta a causa delle asserzioni ebraico-cristiane circa i miracoli associati a Gesù (pp. 404-05). Cfr. anche, Karel van Der Toorn, ''Scribal Culture and the Making of the Hebrew Bible'' (Cambridge: Harvard University Press, 2007), 233-64.</ref> Per loro, il mondo ellenistico era una nuova era, significativamente diversa da quella della Bibbia ebraica e delle sue narrazioni. Alcuni, tuttavia, potrebbero aver creduto di vivere ancora nella meravigliosa epoca biblica e non capire perché eventi unici non dovessero verificarsi nella loro vita. Costoro potrebbero essere stati più aperti al messaggio cristiano.
 
Fu contro di loro che fu diretto un detto conservato nel Talmud. Alla domanda: "Perché Ester è paragonata alla stella del mattino?" viene data la seguente risposta: "Per insegnarti che proprio come la stella del mattino è la fine di ogni notte, (la storia di) Ester è la fine di tutti i miracoli" (b. Yoma 29a). Questo insegnamento sosteneva che l'era dei grandi miracoli fosse finita ai giorni di Ester durante il periodo del vasto dominio persiano.<ref>Tra i gruppi identificabili che credevano di vivere in una qualche continuazione dell'"era Tanakh" si possono annoverare i qumraniti (circa 100 p.e.v.-100 e.v.), gli ebrei enochici (circa 200 p.e.v.-500 e.v?) ed i nazareni (200-400 e.v.). Per una sintesi delle testimonianze relative all'ultimo gruppo nominato, cfr. Ray A. Pritz, ''Nazarene Jewish Christianity: From the End of the New Testament Period Until Its Disappearance in the Fourth Century'' (Jerusalem: Magnes Press, 1988), 108-11.</ref>
 
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