Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Storie di Gesù: differenze tra le versioni

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Dalle scritture, gli ebrei sapevano che quando era desiderio di Dio che Lo vedessero, le persone potevano vederLo.<ref>Sull'argomento, si vedano: James Kugel, ''The God of Old: Inside the Lost World of the Bible'' (New York: The Free Press, 2003), 5-36; Esther J. Hamori, ''When Gods Were Men: The Embodied God in Biblical and Near Eastern Literature'' (Berlino: Walter de Gruyter, 2008), 1-128.</ref> Di conseguenza, non avrebbero avuto problemi ad affrontare le implicazioni binitarie delle storie di Gesù se avessero pensato in categorie teologiche. Il binitarismo non sarebbe stato problematico perché sapevano dalla Bibbia che Dio andava e veniva a Suo piacimento e poteva assumere forma umana e massa a Suo piacimento. Ma, anche se Dio fosse diventato Gesù e avesse fatto queste cose, ciò era molto prima del loro tempo. Il cristianesimo poteva essere apparso loro attraente, ma non convincente.<ref>Il binitarismo emerse come un serio problema teologico nei circoli rabbinici quando i saggi capirono che lo gnosticismo ebraico, la letteratura enochica e la prima metafisica ebraico-cristiana sollevavano la questione di molteplici autorità in cielo. Questo argomento, tuttavia, va oltre lo scopo di questo mio studio.</ref>
 
Ma perché, allora, "Cristo e lui crocifisso" fu un ostacolo?
# L'idea della risurrezione individuale non era nuova. I brani biblici a sostegno dell'idea sono stati discussi sopra. La fede nella sua realtà e la sua ampia efficacia si riscontra nelle storie dei martiri in 2 Maccabei. Nel I secolo e.v. molte persone che si consideravano pie e fedeli credevano che sarebbero risuscitate. Questi punti di vista sono ampiamente difesi in 4 Maccabei datati al I secolo, una composizione contemporanea ai Vangeli.<ref>Daniel R. Schwartz ipotizza che 2 Maccabei debba essere letto come presentasse i seguenti temi in ordine: peccato + punizione divina + martirio + trionfo. Il peccato viene riflesso dall''ellenizzazione (Cap. 4) e la punizione divina (4:16-17) negli attacchi a Gerusalemme e i decreti contro la pratica religiosa ebraica (5:1-6:1). Le storie di martirio dei Capp. 6-7 sembra preparino la scena per i successi e trionfi militari in Capp. 8-15. Si veda la sua concisa presentazione in "Foils or Heroes? On Martyrdom in First and Second Maccabees", ''AJS Perspectives'' (Primavera 2009): 10-11. A questi aggiungerei che il tema di fede nella risurrezione accompagna le storie di mertirio.</ref> Di conseguenza, è valida la ripetuta affermazione di Paolo in Atti che egli insegna la risurrezione come credenza comune ({{passo biblico2|Atti|23:6;24:15;26:8,23}}).<ref>Secondo l'autore degli Atti, Paolo adattò il suo messaggio partendo da nozioni contrastanti e vaghe sulla risurrezione a ciascun particolare uditorio ebraico in modo da farli entrare nel movimento. Si veda, Davies, ''Paul'', 299-306. Per le idee in evoluzione sulla risurrezione dal quinto al primo secolo p.e.v., si vedano i testi raccolti in George W. E. Nickelsburg, ''Resurrection, Immortality and Eternal Life in Intertestamental Judaism'', Harvard Theological Studies 26 (Cambridge: Harvard University Press, 1972) e la sintesi di Nickelsburg a pp. 174-76.</ref> Ciò che sarebbe stato difficile per gli ebrei erano gli insegnamenti di Paolo su chi avrebbe meritato la risurrezione.
# Leggere Paolo attraverso gli occhi dei vangeli postpaolini creò ulteriori difficoltà. Non c'erano precedenti nel Tanakh per la morte e la risurrezione di Dio, l'affermazione epocale dei cristiani e nucleo creativo e generativo delle credenze cristiane. Né c'era un precedente sviluppato sulla morte e risurrezione del Messia.<ref>4 Esdra, una composizione della prima metà del II secolo e.v. si riferisce a un figlio messianico di Dio che apparirà e morirà dopo 400 anni ({{passo biblico2|4Esdra|7:26-29}}). Ciò attesta la nozione nei circoli ebraici; ma a parte la breve menzione, nel testo non sono fornite altre informazioni. Si veda Nickelsburg, ''Resurrection'', 172. Ci deve essere stato dell'altro in questa tradizione, ma gli studiosi contemporanei non sanno cosa fosse.</ref> L'analogia più vicina ai testi ebraici era quella fornita dalle loro descrizioni della volontaria assenza di Dio dagli affari israeliti e il Suo ritiro dall'assisterli, quando "Egli nascose la sua faccia". Non c'era quindi nessuna storia paragonabile la cui autorità potesse supportare la succitata affermazione.
 
Alcuni ebrei del II secolo e.v., ai margini dell'influenza rabbinica, potrebbero aver accettato la veridicità delle storie di Gesù in qualche modo generale. Di questi, alcuni o molti potrebbero essere diventati convertiti ecclesiastici.
 
Tra coloro che sono particolarmente aperti alle implicazioni binitarie delle storie di Gesù potrebbero esserci state persone familiari con le tradizioni sulle figure del salvatore umano del passato come Adamo, Enoch, noto anche come l'angelo Metatron (anche identificato, a volte, con Dio), e Melchisedec, che era stato trasportato nel reame celeste dove ricoprivano ruoli importanti, esercitando un grande potere insieme a Dio. Una grande quantità di letteratura pseudepigrafica su questi individui circolò negli ambienti ebraici palestinesi dal II secolo p.e.v. ed è parzialmente conservata in alcuni testi di Qumran e negli apocrifi. Citazioni e allusioni a queste tradizioni nella letteratura rabbinica e del Nuovo Testamento attestano la loro ampia diffusione.<ref>James H. Charlesworth, "Messianology in the Biblical Pseudepigrapha", in ''Qumran-Messianism'', curr. James H. Charlesworth, Hermann Lichtenberger e Gerbern S. Oegma (Tübingen: Mohr Siebeck, 1998), 29-36; Gerbern S. Oegma, "Messianic Expectations
in the Qumran Writings", in Charlesworth ''et al.'', ''Qumran-Messianism'', 81-82; Gary Anderson, "The Exaltation of Adam and the Fall of Satan", in Gary Anderson, Michael Stone e Johannes Tromp, curr., ''Literature on Adam and Eve:
Collected Essays'' (Leiden: Brill, 2000), 85-87, 96-108; F. L. Horton, ''The Melchizedek Tradition: A Critical Examination of the Sources to the Fifth Century A.D. and in the Epistle to the Hebrews'' (Londra: Cambridge University Press, 1976), 74-79; P. S. Alexander, "From the Son of Adam to Second God: Transformations of the Biblical Enoch", in ''Biblical Figures Outside the Bible'', curr. Michael E. Stone & Theodor A. Bergren (Harrisburg, PA: Trinity Press International, 1998), 87-122; Birger A. Pearson, "Mechizedek in Early Judaism, Christianity, and Gnosticism", in M. E. Stone ''et al.'', ''Biblical Figures Outside the Bible'', 176-202; Igor R. Tantlevskij, ''Melchizedek Redivivus in Qumran?'' (Krakow-Mogilany: Enigma Press, 2004), 9-15, 22-26.</ref> L'impulso binitario generato da questi testi era comune nell'ebraismo e non portava necessariamente alla considerazione del cristianesimo come sua espressione legittima.<ref>Sul binitarianismo ebraico, cfr. Boyarin, ''Border Lines'',120-25, 134-45. Le analisi di Boyarin sono importanti in quanto ci permettono di vedere quanto fosse minimo il divario tra binitarianismo ebraico e alcune credenze paleocristiane. Proprio come alcuni rabbini lo esaminarono mediante abile esegesi e retorica acuta, così fecero anche gli scrittori evangelici.</ref> Alcuni di questi ebrei, tuttavia, potevano aver accettato le storie di Gesù e ammesso la sua unicità, forse persino la sua messianicità, ma data la loro certezza ''a priori'' nella risurrezione individuale non avrebbero sentito il bisogno di unirsi alle comunità resurrezioniste. Il loro era un cristianesimo basato su un Gesù che era sia Dio che Dio tornato ad insegnare e fornire nuove istruzioni per il suo popolo.
 
 
 
== Note ==