Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Storie di Gesù: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
Riga 17:
 
La gamma delle storie di Gesù potrebbe aver portato molti ebrei ad associarsi e unirsi a gruppi cristiani. Per la maggior parte, diventare cristiano era un processo lento, meglio descritto come conversione ecclesiastica. Tale conversione era il risultato finale di un esteso processo di socializzazione influenzato e stimolato da molti fattori oltre alla conoscenza delle storie di Gesù: un fattore personale-psicologico, uno familiare, o politico, sociologico e/o intellettuale.<ref>Albert I. Gordon, ''The Nature of Conversion'' (Boston: Beacon Press, 1967), 2-3.</ref>
 
Paolo stesso distingue tra storie che non ha raccontato ai corinzi – quelle che descrive come tipi di "testimonianza (in greco, ''marturion'') di Dio" – e tipi di "Cristo e lui crocifisso". Poiché il Cristo crocifisso e risorto era stato l'inizio di tutto ciò che Paolo riteneva importante, egli li preferì nella sua opera ({{passo biblico2|1Corinzi|2:1-4}}).<ref>Alcuni manoscritti di 1 Corinzi riportano "mistero" (greco ''mysterion'') invece di "testimonianza". Si vedano i relativi commentari critici.</ref> La sua escatologia sta all'inizio della sua teologia e non avrebbe voluto altrimenti.<ref>William B. Davies, ''Paul and Rabbinic Judaism'', III ediz. (Londra: SPCK, 1970) 285-88; E. P. Sanders, ''Paul and Palestinian Judaism: A Comparison of Patterns of Religion'' (Londra: SCM Press, 1977), 442-47.</ref> Per lui, questa era la credenza primordiale, essenziale, il primo assioma.
 
Nella ''[[w:Prima lettera ai Corinzi|Prima lettera ai Corinzi]]'' Paolo scrive:
{{q|Poiché, infatti, nel disegno sapiente di Dio il mondo, con tutta la sua sapienza, non ha conosciuto Dio, è piaciuto a Dio di salvare i credenti con la stoltezza della predicazione. E mentre i Giudei chiedono i miracoli e i Greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia Giudei che Greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio.|{{passo biblico2|1Corinzi|1:21-24}}
Paolo parla dell'unto crocifisso e risorto. Si riferisce a Gesù come all'unto, ''christos'', cioè messia, ma non come Dio, ''theos''. La sua retorica tenta di tracciare una linea sottile e di non oltrepassare quella che molti ebrei del suo tempo avrebbero potuto considerare la gamma dell'assolutamente intollerabile. A volte fallisce.
 
Il suo commento sugli ebrei supporta la seguente interpretazione: gli ebrei volevano segni o prove che Gesù fosse divino o inviato divinamente, e c'erano missionari che fornivano loro un messaggio basato su tali storie. Ciò che gli ebrei non percepirono – la pietra d'inciampo – era che la fede in Gesù poteva salvarli, la fede in Gesù che morì, risuscitò dai morti, apparve e conversò con le persone, e poi ascese al cielo. Per quanto riguarda la maggior parte degli ebrei, secondo l'esperienza di Paolo, le storie di morte e risurrezione non fornivano segni e prove convincenti. In altre parole, solo un tipo di storia che trasmetteva solo una parte della narrativa cristiana era un ostacolo, non tutte le storie che trasmettevano altri messaggi.
 
Non riuscendo a costruire conventicole o congregazioni tra ebrei usando le storie che considerava essenziali perché erano quelle a cui aveva reagito, Paolo lasciò i suoi compagni ebrei ad altri ({{passo biblico2|Atti|11:19}}) e portò i suoi insegnamenti ai gentili ({{passo biblico2|Atti|18:1-11}}). Un indicatore del misero fallimento di Paolo tra gli ebrei è che a volte essi reagirono violentemente ai suoi insegnamenti. In {{passo biblico2|2Corinzi|11:24-25}}, Paolo scrive: "Dai Giudei ho ricevuto cinque volte quaranta sferzate meno una. Tre volte sono stato battuto con le verghe, una volta sono stato lapidato" La prima punizione che elenca, trentanove sferzate – cfr. {{passo biblico2|Deuteronomio|25:3}} – suggerisce che la punizionefosse stata inflitta dai tribunali ebraici locali che lo hanno giudicavano colpevole di qualche reato contro un altro ebreo o contro una comunità. Il contesto della dichiarazione in {{passo biblico2|2Corinzi|11}} indica che le liti potrebbero essere state dovute all'insistenza di Paolo nell'insegnare quel Gesù che egli desiderava proclamare tramite le storie che preferiva ({{passo biblico2|2Corinzi|11:1-5}}).
 
 
 
Line 24 ⟶ 35:
<div style="height: 200px; overflow: auto; padding: 3px; border:1px solid #AAAAAA; reflist4" ><references/></div>
 
{{Avanzamento|25%|78 agosto 2020}}
[[Categoria:Riflessioni su Yeshua l'Ebreo|Storie di Gesù]]