Ebraicità del Cristo incarnato/Sofia: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
testo
testo
 
Riga 61:
Qui, Filone sottolinea le difficoltà intrinseche che gli umani incontrano quando si procede in questo viaggio verso Dio senza l'aiuto di ''Sofia'', ma sottolinea anche la relativa facilità del processo – descrivendo come la strada diventa dritta, piana e facile, almeno per alcuni – quando è coinvolta. Per chiarire ulteriormente questo punto, descrive anche come, quando le persone hanno un insaziabile desiderio di ''Sofia'', si dice che siano richiamateverso l'alto (''Plant.'' 22), in effetti persino dotate di ali per innalzarle, il che consente loro di affrettarsi verso il loro Dio increato (''Plant.'' 23; cfr. anche le mie discussioni sull'ascesa dell'umanità verso Dio nel Capitolo III di questo studio). ''Sofia'' svolge quindi un ruolo strumentale nella mascolinizzazione di persone particolarmente inquisitorie.
 
Per altri, tuttavia, il processo di riconnessione con Dio pone delle sfide, poiché ''Sofia'' è meno accessibile o la sua assistenza è da loro meno desiderata. Ad esempio, sebbene Filone spieghi come alcune persone "continuamente bramano" ''Sofia'', desiderando di abbeverarsi alle sue "sorgenti sacre" (''Virt.'' 79), altre non assaggiano mai le sue dolci acque ", o lo fanno solo "con i bordi delle loro labbra" (''Virt.'' 188). Questo linguaggio implica che, sebbene le acque della divina ''Sofia'' si siano materializzate nel mondo affinché l'umanità ne goda, a volte persino prendendo dimora diretta nelle anime di certi umani, esse sono in realtà disponibili solo per coloro che più le desiderano, o che stanno attivamente cercando di imparare a vivere la vita virtuosa. Pertanto, sebbene la ''Sofia'' mascolinizzata si sia incarnata nel mondo, la sua accessibilità è ancora limitata. Colpisce, quindi, l'insistenza di Filone in ''Immut.'' 160 che ''Sofia'' è l'unico modo in cui "le anime supplicanti... possono trovare un modo per innalzarsi al Dio increato (σοφία, δι᾽ ἧς μόνης ἱκέτισι ψυχαῖς ἡ ἐπὶ τὸν ἀγένητον καταφυγὴ γίνεται). Da quando ''Sofia'' si è mascolinizzata, essa possiede le conoscenze necessarie per insegnare agli altri, in particolare a coloro che desiderano imparare, come emulare il suo percorso. In questo ruolo mascolinizzato, ''Sofia'' aiuta così a istruire coloro che sono più desiderosi di lasciarsi alle spalle i loro corpi effeminati e il mondo effeminato in cui risiedono per ascendere nel mondo maschile incorporeo delle ideeaidee in cui risiededimora il loro Dio.
 
Riguardo a questo punto, ho sottolineato i luoghi in cui Filone descrive esplicitamente ''Sofia'' come pedagogo, ma altrove egli più tacitamente indica questa direzione creando un legame indissolubile tra i concetti di studio, educazione e ''Sofia'' stessa. A titolo di esempio, Filone associa spesso coloro che amano imparare con le acque divine di ''Sofia'' (''Post.'' 138). Una volta che una persona ha ricevuto la migliore educazione possibile imparando a non invidiare, capisce come allontanarsi dai suoi bisogni e desideri corporei, aprendo così la strada per assorbire i flussi divini di ''Sofia'', che posizionano così la persona più vicina al divino (''Post.'' 138). Vale a dire, impegnandosi nel processo stesso di educazione, con l'assistenza di ''Sofia'' lungo il percorso, una persona impara come allontanarsi dai piaceri del mondo femminile della materialità e verso il mondo maschile delle idee (e in definitiva Dio).
 
Un esempio lampante di come Filone colleghi ''Sofia'' al processo educativo emerge dalla sua allegorizzazione di {{passo biblico2|Genesi|24}}. Qui, Rebecca attinge acqua per uno sconosciuto e i suoi cammelli, uno sconosciuto che a sua insaputa è il servitore di Isacco che successivamente sposerà. In effetti, è questo atto disinteressato e apparentemente non corrisposto di attingere acqua per questo apparente straniero che avvia il processo del fidanzamento stesso. Tuttavia, secondo l'allegorizzazione della storia fatta da Filone, invece di essere letteralmente acqua, Rebecca attinge alla divina ''Sofia''. Filone continua poi descrivendo come l'atto di Rebecca di acquisire quest'acqua colleghi ''Sofia'' alle scienze stesse dell'educazione. Proprio come l'acqua spegne la sete del servitore di Isacco e quello dei cammelli che lo accompagnano nel suo arduo e assolato percorso da Canaan alla Mesopotamia, così anche ''Sofia'' nutre le scienze dell'educazione irrigandole con le sue acque ristoratrici. Come risultato di queste azioni, ''Sofia'' è fondamentale nel promuovere un amore che è il più eccellente nell'ambito di coloro che si sono impegnati nel processo educativo, addestrandoli a non portare nulla della terra con loro mentre cercano di trascendere il reame materiale (''Fug.'' 195). Come descrive Filone:
{{q|Perché Mosè dice: "[Rebecca] scese alla sorgente, riempì l'anfora e risalì." Questa è quella sapienza divina [cioè ''Sofia''] da cui vengono irrigate tutte le scienze particolari e tutte le anime che amano la contemplazione e si riempiono d'amore per ciò che è più eccellente; e a questa fontana la sacra scrittura assegna in modo più appropriato un nome, chiamandolo "giudizio" e "santo", portando con sé nulla della terra e che è il giudizio dell'universo per il quale tutte le contrarietà sono separate l'una dall'altra.|''Fugg.'' 195}}
Attraverso l'allegorizzazione di Genesi 24 in questo modo, Filone collega ''Sofia'', le scienze e il processo mediante il quale le anime umane sono rese più simili a Dio. Come colui che promuove il processo attraverso il quale una persona si impegna nell'educazione, che alla fine produce un cambiamento in queste stesse persone, Filone evidenzia in tal modo (e loda) le qualità mascoline di ''Sofia''.
 
Un altro modo in cui Filone crea una connessione tra l'educazione e ''Sofia'' è facendo un riferimento raro ma efficace alla sua stessa vita. In ''Somn.'' 205, ad esempio, Filone confronta i suoi studi personali sull'universo con quelli dell'"amante della saggezza (cioè ''Sofia'')" che procede dalle fasi precedenti della conoscenza grammaticale a quella degli antichi poeti a quella delle fasi finali della retorica per poter fare una bella opera:
{{q|Ciononostante ammiro l'amante della saggezza (τὸν σοφίας ἐραστήν) o dopo aver studiato la stessa arte, collezionando e ben pensando in modo da intrecciare molte cose, sebbene diverse, e procedendo da fonti diverse, nella stessa rete; per aver preso i due primi elementi dalla conoscenza grammaticale impartita ai bambini, cioè leggere e scrivere, e prendendo dalla più perfetta crescita della conoscenza l'abilità che si trova tra i poeti e la comprensione della storia antica, e ricavando dall'aritmetica e dalla geometria certezza e libertà dall'inganno, nelle quali scienze c'è bisogno di proporzioni e calcoli; e prendendo in prestito da rima musicale, metro e armonie, e cromatiche e diatoniche e melodie combinate e slegate; e avendo derivato dalla retorica invenzione, linguaggio, disposizione, e memoria e azione; e dalla filosofia, qualunque cosa sia stata omessa in uno di queste branche separate, e tutte le altre cose in cui consiste la vita umana, egli ha messo insieme un lavoro mirabilmente organizzato, combinando un grande apprendimento di un tipo con un grande apprendimento di un altro tipo.|''Somn.'' 205}}
In questo stralcio, Filone descrive "l'amante della sapienza (τὸν σοφίας ἐραστήν)", una collocazione che spesso egli contrasta altrove con quella del sofista,<ref>Un ritornello frequente e ripetuto in tutte le opere di Filone è che la vera Sapienza (σοφία) è l'opposto del falso sofisma. Alcuni esempi importanti includono i seguenti: in ''Migr.'' 85, Filone sostiene che le Scritture affermano che il sofisma è sempre sottomesso dalla Sapienza; in ''Ling.'' 159, suggerisce che la sobria Sapienza si oppone al sofisma; in ''Prob.'' 4, egli contrappone la bellezza della sapienza allo sgradevole sofisma; e in ''Migr.'' 177, propone che i sofisti considerano la sapienza in modo errato (cfr. anche ''Praem.'' 8 e ''Det.'' 38).</ref> come persona che procede dai primi due elementi della conoscenza grammaticale a uno stadio avanzato dell'educazione, che gli consente di mettere insieme l'opera più mirabilmente organizzata (''Somn.'' 205). In contrasto con il sofista, quindi, che viene sedotto dalle attrattive del mondo femminile della materialità, l'amante di ''Sofia'' impegna la propria mente in sforzi educativi, procedendo dai livelli più bassi ai più alti, un processo che alla fine lo mascolinizza poiché gli insegna di rifiutare il mondo femminile dei sensi e di impegnarsi invece nel mondo maschile delle idee e dell'incorporeità.
 
Tuttavia, il punto fondamentale di associarsi o imparare da ''Sofia'' è che una persona lasci alle spalle il fascino del mondo femminile del corpo – di materialità e sensualità – e di connettersi con il mascolino di Israele. In ''Spec.'' 2.147, ad esempio, Filone descrive come coloro che amano ''Sofia'' non pratichino mai "nient'altro che un passaggio via dal corpo e dalle passioni". Vale a dire, gli "amanti di ''Sofia''"sono così preoccupati di lasciarsi alle spalle la materialità femminile che non si occupano di nient'altro. L'amore per la saggezza, tuttavia, realizza anche qualcos'altro per le persone che la perseguono. Fornisce loro un modo unico e senza precedenti di poter parlare direttamente con Dio increato e immortale. A titolo di esempio, in ''Her.'' 14, dove Filone interpreta {{passo biblico2|Esodo|14:4}}, egli suggerisce che gli amanti della sapienza non solo credono in Dio, ma sono in grado di comunicare con Dio in un modo nuovo e senza precedenti. In particolare, le loro grida "non sono fatte effettivamente con il rumore della bocca e della lingua, per mezzo del quale si dice che l'aria sia influenzata da un movimento rotatorio, e quindi è resa capace di essere percepita dall'udito, ma dall'organo tutto istruito e di altissima voce di cui nessun uomo mortale è ascoltatore, ma solo il Dio increato e immortale" (''Her.'' 14). Queste descrizioni della necessità degli umani di diventare "amanti di ''Sofia''" per avvicinarsi a Dio, suggeriscono in che misura Filone abbia mascolinizzato la figura di ''Sofia''. Nell'Alessandria del I secolo, dove i pedagoghi maschili diventavano spesso gli amanti degli studenti di sesso maschile, Filone ritrae sia ''Sofia'', come insegnante, sia il suo studente, che hanno bisogno di diventare più mascolini per conoscere meglio e alla fine comprendere il supremo Dio di Israele.
 
Altrove Filone spiega perché l'amore di ''Sofia'' consente a una persona di connettersi così chiaramente con Dio. Come descrive in ''Virt.'' 8, ''Sofia'' "fornisce dottrine razionali, morali e naturali, e meditazioni da cui derivano le virtù, che sradicano la lussuria dall'anima, generando in essa un desiderio di temperanza e frugalità, secondo la somiglianza con Dio a cui mira". Vale a dire, ''Sofia'' fa sì che la mente si concentri, studi e mediti sulle virtù. Nel processo di questa ricerca educativa, che rende una persona più razionale, le anime degli esseri umani creati vengono sradicate dalle lussurie terrene, generando in esse un desiderio di temperanza e frugalità, che invece assomiglia a Dio. In altre parole, non sono più trascinati dalle attrattive e dai piaceri femminili di questo mondo – come cibo, vino e sesso, che favorisce la ghiottoneria, l'ubriachezza e la licenziosità – ma invece desiderano il "cibo celeste, che la sapienza (σοφία) offre agli uomini contemplativi per mezzo di discorsi e opinioni" (''Opif.'' 158). Di conseguenza, ''Sofia'' insegna alle persone a lasciarsi alle spalle i desideri terreni, corporei e femminili, e invece a bramare il reameo razionale, incorporeo e maschile in cui Dio risiede.
 
L'effetto netto di questo processo educativo, quindi, è che l'anima, quando è nutrita da ''Sofia'', diventa ferma e irremovibile (cioè più mascolina, più maschile) permettendole così di produrre frutti alla perfezione e diventare più simile al perfetto Dio maschio di Filone. In ''Post.'' 122, ad esempio, Filone fa un sorprendente confronto tra coloro che perseguono una vita effeminata di piaceri e quelli che, tramite ''Sofia'', diventano invece fermi e mascolini:
{{q|Ma coloro che perseguono una vita di piaceri hanno solo una breve e fittizia necessità di opportunità: questi uomini, quindi, essendosi gonfiati in modo stravagante e divenuti enormemente obesi con il loro grasso e lussuria profusa, scoppiano a pezzi. Ma gli altri, ingrassati da quella sapienza (σοφία) che nutre le anime che amano la virtù, hanno una potenza solida e irremovibile.|''Post.'' 122}}
Alcune righe più avanti nello stesso testo, Filone sottolinea ulteriormente il ruolo strumentale di ''Sofia'' in questo processo. Proprio come "i semi e le piante che vengono messi nel terreno crescono e fioriscono attraverso l'irrigazione, e sono così resi fertili per la produzione di frutti, così anche l'anima, come appare quando viene irrigata dal sano flusso della sapienza (ὅταν νάματι ποτίμῳ σοφίας ἄρδηται), germoglia e porta i frutti alla perfezione" (''Post.'' 125). Ciò che entrambi questi estratti rivelano è che, per Filone, esiste un legame indissolubile tra l'anima umana e ''Sofia''. Quando l'anima viene annaffiata dai flussi di ''Sofia'', essa porta frutto alla perfezione: una perfezione, che per Filone sarebbe sempre inequivocabilmente correlata al maschio, al mascolino, al puro. Come figura mascolinizzata, ''Sofia'' ha quindi le conoscenze necessarie per consentire agli esseri umani effeminati, siano essi uomini o donne, di diventare più puri, più maschi, e più mascolini.
 
In questo modo, quando Filone raffigura ''Sofia'' che passa da figura femminile a una maschile, egli presenta ''Sofia'' capace di diventare il dio maschile di Israele nel mondo femminile che Dio ha creato. Lo scopo dietro le diverse rappresentazioni di Filone sul genere di ''Sofia'', quindi, è chiaro: funziona come un paradigma per gli umani creati da emulare mentre cercano di avvicinarsi al Dio vivente di Israele. Poiché il maschio e il maschile sono sempre superiori nel pensiero di Filone, quando gli esseri umani creati – come ''Sofia'' – imparano ad allontanarsi dalle attrattive corporee che si trovano nel mondo femminile della percezione sensoriale e verso il mondo maschile dell'incorporità in cui dimora Dio, allora anche loro hanno fatto progressi. Come asserisce Filone:
{{q|Infatti, il progresso non è altro che l'abbandono del genere femminile cambiando in maschile, poiché il genere femminile è materiale, corporeo e sensoriale, mentre il maschile è attivo, razionale e più affine alla mente e al pensiero.|''QE'' 1.8, Marcus, LCL}}
Sebbene raffigurato come una donna in relazione a Dio, una volta che ''Sofia'' diventa l'incarnazione del Dio supremo di Israele nel mondo femminile che Dio ha creato — a volte risiedendo esplicitamente con le anime di specifici esseri umani creati (cfr. ''Plant.'' 144),<ref>In questo testo, Filone descrive un attivo dibattito filosofico che si stava verificando ai suoi giorni: se un uomo virtuoso si sarebbe comportato in modo sciocco nel caso avesse bevuto troppo vino o se la Sapienza (cioè ''Sofia'') presente in lui avrebbe superato la follia che frequentemente assedia le persone che sono ubriache. Ciò che i commenti di Filone implicano tacitamente è che ''Sofia'' risiede effettivamente in certe persone.</ref> o all'interno del cerchio di uomini scelti (cfr. ''Gig.'' 47),<ref>In ''Gig.'' 47, per esempio, Filone chiarisce come lo spirito divino di ''Sofia'' si sia trovato ad aleggiare vicino ad alcuni uomini, come in precedenza era accaduto con Mosè, per aiutare coloro che cercavano la virtù nel loro viaggio verso il reame incorporeo.</ref> come Mosè o il re (cfr. ''Her.'' 314-15) — funziona come aiuto per gli esseri umani creati mentre cercano di tornare al loro Dio e come paradigma per gli altri da emulare.
 
{{clear}}
==Note==
{{Vedi anche|Biografie cristologiche}}
<div style="height: 200px; overflow: auto; padding: 3px; border:1px solid #AAAAAA; reflist4" ><references/></div>
 
{{Avanzamento|70100%|1 agosto 2020}}
[[Categoria:Ebraicità del Cristo incarnato|Sofia]]