Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Cabala: differenze tra le versioni

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I cieli sono visti come gusci multipli e solidi al di sopra della terra, cosicché ogni vera rivelazione del divino deve rappresentare uno squarcio in quei firmamenti. Ma una volta che si aprono, la visione di Gesù non è di ascendere attraverso i cieli, come nel caso di Enoch, ma dello spirito, come una colomba che aleggia su di lui e discende. Quell'immagine è una vivida consapevolezza che lo spirito di Dio al momento della creazione aleggiava sulla superficie delle acque primordiali ({{passo biblico2|Genesi|1:2}}), come un uccello. L'uccello fu identificato come una colomba nella tradizione rabbinica e un frammento di Qumran sostiene l'associazione.<ref>Cfr. Dale C. Allison, "The Baptism of Jesus and a New Dead Sea Scroll", ''Biblical Archaeology Review'' 18.2 (1992):58-60.</ref> Lo spirito, che un giorno sarebbe venuto in Israele, nella visione di Gesù era già su di lui, e Dio si compiacque in lui come "figlio". Il termine stesso di "figlio" appare molto frequentemente nell'Antico Testamento, per parlare della relazione speciale tra Dio e gli altri. Gli angeli possono essere chiamati "figli di Dio", Israele viene indicato come un figlio divino (il più famoso in {{passo biblico2|Osea|11:1}}), e il re davidico può essere rassicurato dalla voce divina, "Tu sei mio figlio, io oggi ti ho generato!" ({{passo biblico2|Salmi|2:7}}). Tutte queste sono espressioni, non di una relazione biologica, ma della rivelazione diretta che Dio estende a certe persone e angeli. Gesù afferma di essere della loro discendenza spirituale nell'ambito del suo abbracciare la ''kabbalah'' di Giovanni.
 
La vivida esperienza di Gesù nella sua pratica dell'immersione di Giovanni, una visione persistente che si verifica molte volte, può essere contrastata con una storia su [[w:Hillel|Hillel]], un contemporaneo più anziano di Gesù. Accettò prontamente un convertito all'ebraismo e insegnò: "Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te: questa è tutta la Torah. Il resto è commento. Va’ e studia." (cfr. [[w:Shabbat (Talmud)|Shabbat]] 31a).<ref>15. L'arguzia della risposta di Hillel alla richiesta del convertito che gli fosse insegnata la Torah mentre si trovava su un piede solo, si manifesta nella frase successiva: " Va’ e studia!" Cioè, insiste sul fatto che il riassunto non sostituisce il commento. A tal proposito, vedi {{passo biblico2|Matteo|5:17}}.</ref> Gesù adottò un punto di vista simile ({{passo biblico2|Matteo|7:12}}; {{passo biblico2|Luca|6:31}}) che è conosciuto come la [[w:etica della reciprocità|regola d'oro]]. Lo stesso Hillel era tenuto in così tanta stima da essere considerato degno di ricevere lo spirito santo. Tale stima appare tanto più esaltata, quanto stranamente malinconica, quando si tiene presente che i rabbini ritenevano che lo spirito fosse stato "ritirato" dal tempo degli ultimi profeti delle Scritture. Tali motivi sono riuniti in una storia rabbinica:<ref>[[:en:w:Tosefta|Tosefta]] [[:en:w:Sotah (Talmud)|Sotah]] 13:3. Per una discussione, si veda Chilton, ''Profiles of a Rabbi. Synoptic Opportunities in Reading about Jesus, Brown Judaic Studies'' 177 (Atlanta: Scholars Press, 1989), 77-89.</ref>
{{q|Finché vivono i morti, vale a dire Aggeo, Zaccaria e Malachia, gli ultimi profeti, lo spirito santo è cessato da Israele. Purtuttavia, anche così, fecero sentir loro ''[[:en:w:Voice of God|bat qol]]''. Un esempio: i saggi si radunarono nella casa di Guria a Gerico e udirono un ''bat qol'' che diceva: Qui c'è un uomo predestinato allo spirito santo, tranne per il fatto che la sua generazione non è giusta per tale [spirito santo]. E posarono gli occhi su Hillel il Vecchio, e quando egli morì, dissero di lui: Guai all'uomo mansueto, guai, al fedele discepolo di Esdra.}}
Con il ritiro dello spirito fino a quando i profeti rivivranno, il favore di Dio viene reso noto da un'eco angelica, un ''bat qol'' (o ''bat ḳōl'', ebr. בַּת⁠ קוֹל, lett. "figlia di una voce"). Ma il punto forte di questa storia è che, nonostante tutti i meriti di Hillel, lo spirito stesso viene negato. L'approccio di Gesù al ''merkavah'' per mezzo della ''kabbalah'' di Giovanni aveva aperto la prospettiva rivoluzionaria che le porte del cielo fossero di nuovo aperte affinché lo spirito discendesse su Israele.
 
Inizialmente, la visione speciale del ''merkavah'' da parte di Gesù era una vittoria per Giovanni. Si riferiva persino a Gesù come "l'agnello di Dio che toglie il peccato del mondo!" ({{passo biblico2|Giovanni|1:29}}; cfr. anche {{passo biblico|Giovanni|1:33,36}}). Quella frase è attribuita a Giovanni il Battista nel Vangelo di Giovanni, in un passaggio che funge da commentario al significato del battesimo di Gesù. Per i lettori di Giovanni, nel periodo successivo alla distruzione del tempio nel 70 e.v., ciò evocava un'immagine di Gesù come sostituto del sacrificio. Ma il significato precedente era più umile e radicato direttamente nel movimento di perdono battesimale proposta da Giovanni. Egli designò Gesù come uno studente o ''talmid'' che, giovane come un agnello, toglieva anche via così tanto peccato che lo spirito di Dio poteva essere sentito presente in lui. Il successo di Gesù come battista, immersore attivo di altre persone, è attestato anche nel Vangelo di Giovanni ({{passo biblico2|Giovanni|3:22,26}}). Successivamente il Vangelo tenta di correggere quella semplice affermazione, dicendo che furono i ''talmidim'' di Gesù, piuttosto che Gesù stesso, a battezzare ({{passo biblico2|Giovanni|4:1-3}}). Ma questo è un doppio anacronismo: Gesù non aveva ancora i suoi ''talmidim'' e non era ancora indipendente da Giovanni.
 
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17. See Chilton, “Rabbis,” Dictionary of New Testament Background, ed. Craig A. Evans and Stanley E. Porter; Downers Grove: InterVarsity, 2000), 1145-53; Rabbi Jesus. An Intimate Biography (New York: Doubleday, 2000); “Jesus, A Galilean Rabbi,” Who was Jesus? A Jewish-Christian Dialogue, ed. Paul Copan and Craig A. Evans (Louisville:
Westminster John Knox, 2001), 154-61; “Review Essay: Archaeology and Rabbi Jesus,” Bulletin for Biblical Research 12.2 (2002): 273-80; “Master/Rabbi,” Encyclopedia of the Historical Jesus, ed. Craig A. Evans (New York and London: Routledge, 2008), 395-99.
18. See Josephus, Antiquities 4.326. For further discussion, see Chilton, “The Transfiguration: Dominical Assurance and Apostolic Vision,” New Testament Studies 27 (1980): 115-24.
19. The story of itemized temptations is the contribution of the source called “Q”; for an account of the contents of “Q,” see Chilton, Pure Kingdom. Jesus’ Vision of God. Studying the Historical Jesus 1 (Eerdmans: Grand Rapids and London: SPCK, 1996), 107-10.
20. I have worked out this correspondence in some detail in God in Strength. Jesus’ Announcement of the Kingdom. Studien zum Neuen Testament und seiner Umwelt 1 (Freistadt: Plöchl, 1979), 123-56.
21. For a full discussion, see Chilton, God in Strength, 157-77.
22. See Marinus de Jonge, Early Christology and Jesus’ Own View of His Mission: Studying the Historical Jesus (Grand Rapids: Eerdmans, 1998), 98-106 for a cautious and skeptical assessment of this denial.
23. De Jonge, Early Christology, 101.
24. For a sophisticated argument to this effect, see Richard A. Horsley, Sociology and the Jesus Movement (New York: Crossroad, 1989), 105-45.
25. See Chilton, “Jesus ben David: reflections on the Davidssohnfrage,” Journal for the Study of the New Testament 14 (1982): 88-112.
26. For this neo-orthodox rereading of Schweitzer, see N. T. Wright, Jesus and the Victory of God (Minneapolis: Fortress, 1993).
27. For a full discussion, see Chilton, A Feast of Meanings. Eucharistic Theologies from Jesus through Johannine Circles: Supplements to Novum Testamentum 72 (Leiden: Brill, 1994), 75-92.
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