Riflessioni su Yeshua l'Ebreo/Gesù ebreo: differenze tra le versioni

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Queste esperienze d'infanzia ascoltate attentamente e con timore reverenziale fecero sì che Gesù adulto simpatizzasse con i sentimenti anti-romani della sua gente. Pertanto, la pericope della "[[w:purificazione del Tempio|purificazione del Tempio]]" non deve essere letta come anti-tempio ma piuttosto come una critica dei funzionari del Tempio che collaboravano con Roma.<ref>{{passo biblico2|Marco|11:15-19}}; {{passo biblico2|Matteo|21:21}}; {{passo biblico2|Luca|19:45-48}}.</ref> Questo episodio sembra coincidere con un'insurrezione a Gerusalemme durante il periodo di [[w:Caligola|Caligola]] (34-41), in cui sembrano essere stati coinvolti gli zeloti.<ref>Si può riscontrare un riferimento alla soppressione violenta della ribellione da parte di Pilato in {{passo biblico2|Luca|13:1}}.</ref> La famosa domanda relativa al tributo a Cesare che fa dire a Gesù: "Rendi a Cesare le cose che sono di Cesare e a Dio le cose che sono di Dio"<ref>{{passo biblico2|Marco|12:17}}; {{passo biblico2|Matteo|22:21}}; {{passo biblico2|Luca|20:25}}.</ref> implica il sostegno ebraico alla politica fiscale romana. Questa è una posizione di assimilazione ed è molto dubbio che il Gesù storico vi si sia identificato. Meglio dire che la scuola di Marco basata a Roma coniò la risposta di Gesù e garantì che Gesù e il suo movimento fossero fedeli a Roma e contrari al nazionalismo ebraico. Questo era un mandato necessario alla sopravvivenza dei cristiani gentili che vivevano a Roma durante e dopo la guerra ebraica di ispirazione zelota contro Roma.
 
Le ''ipsissima verba'' di Gesù, riportate in {{passo biblico2|Matteo|10:34}}, in particolare "Non sono venuto a portare pace, ma una spada", afferma la militanza nel movimento di Gesù menzionata nella tradizione del [[w:Getsemani|Getsemani]]: {{passo biblico2|Luca|22:35-38}} ritrae Gesù che chiede i suoi discepoli se sono armati e loro rispondono che sono doppiamente armati. Le dimensioni e l'armamento della pattuglia dell'arresto "mandata dai sommi sacerdoti, dagli scribi e dagli anziani."<ref>L'episodio di Gesù preso prigioniero si trova in {{passo biblico2|Marco|14:43-52}}; {{passo biblico2|Matteo|26:47-56}}; {{passo biblico2|Luca|22:47-53}}.</ref> possono essere citati come prova della lealtà nazionalista di Gesù. Il discepolo non identificato che trae la spada e taglia l'orecchio del servo del sommo sacerdote, viene identificato nel Vangelo di Giovanni con Pietro.<ref>{{passo biblico2|Marco|14:46}}; {{passo biblico2|Matteo|26:51}}; {{passo biblico2|Luca|22:50}}; {{passo biblico2|Giovanni|18:10}}: "Allora Simon Pietro, che aveva una spada, la trasse fuori e colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l'orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco."</ref>
 
Altri dicono che la domanda di Gesù: "Siete venuti con spade e bastoni per catturarmi, come se fossi un brigante?"<ref>{{passo biblico2|Marco|14:48}}; {{passo biblico2|Matteo|26:55}}; {{passo biblico2|Luca|22:52}}.</ref> lo separa dagli Zeloti. Ma il nazionalismo ebraico corporativo di Gesù può essere nascosto nell'immagine universale del Cristo della pace? Penso proprio di no. Tuttavia, il pregiudizio antiebraico e i sentimenti filo-romani di Marco lo ispirarono a porre la colpa/condanna di Gesù nelle mani delle autorità ebraiche. Secondo i Vangeli sinottici, Gesù non era un insurrezionista né aveva commesso un crimine che meritasse la morte secondo la legge romana.<ref>{{passo biblico2|Matteo|27:23}}; {{passo biblico2|Marco|15:14}}; {{passo biblico2|Luca|23:22}}.</ref> La narrativa successiva della chiesa accetta questo punto di vista senza gravi emendamenti e presenta ulteriormente Gesù come il "Principe della Pace". Una delle prime fonti di questa tradizione è la nota redazionale di {{passo biblico2|Matteo|26:52}}. Qui un ebreo cristiano post-70 e.v. che valutò la sfortunata [[w:prima guerra giudaica|guerra ebraica]] dichiarò a nome di Gesù: "Rimetti la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada".<ref>Anche {{passo biblico2|Luca|22:50}}. Un passo simile viene associato con la restaurazione e ricostruzione del Secondo Tempio (515 p.e.v.) in {{passo biblico2|Zaccaria|4:6}}, che viene in seguito collegato col servizio sinagogale di [[w:Chanukkah|Chanukkah]] dai Rabbini per minimizzare la militanza della vittoria dei Maccabei e imitata dalla sfortunata rivolta contro Roma.</ref>
 
Un motivo costante è il silenzio degli scritti apostolici su questioni relative alla situazione politica del tempo. Gli Zeloti del periodo sono essenzialmente trascurati; gli episodi in cui sono coinvolti, come riportato da Flavio Giuseppe e altri, non sono menzionati. Luca-Atti tace sull'identità e sugli antecedenti di Giacome, Pietro e degli altri leader del cristianesimo ebraico. La teologia di Marco pregiudica la situazione storica e dichiara che Gesù non avrebbe potuto essere coinvolto nel nazionalismo politico e in altre questioni contemporanee. Gli scrittori apostolici successivi seguono in modo sottomesso la linea marciana. La misura in cui la teologia distorce la storia viene ulteriormente dimostrata denigrando i farisei quali aspri oppositori di Gesù.<ref>21. La parola "farisei" ricorre più di cento volte nel Nuovo Testamento (29 volte in Matteo; 12 volte in Marco; 27 volte in Luca; 19 volte in Giovanni; 9 volte in Atti; e una volta in Filippesi). Vi è un ampio foraggio in questi riferimenti per descrivere il farisaismo come bigotto, presuntuoso, ipocrita, formalismo pietrificato e un degradato sistema religioso corroso dalla casistica. La tirata più amara contro i farisei si trova in {{passo biblico2|Matteo|23}}.</ref>
 
La tradizione evangelica pervenutaci sembra suggerire che la catastrofe del 70 e.v. e le sue conseguenze furono provocate dai capi ebrei che pianificarono la morte di Gesù, dalla folla ebrea che l'aveva richiesta e da quegli ebrei ostinati che si rifiutarono di seguire la via di Gesù. Inoltre, i discepoli ebrei non riconoscono Gesù,<ref>Si vedano {{passo biblico2|Marco|8:27-33}}; {{passo biblico2|Matteo|16:13-23}}; {{passo biblico2|Luca|9:18-22}}. La benedizione petrina presente in {{passo biblico2|Matteo|16:17-19}} fu aggiunta da un cristiano ebreo per controbilanciare il rimprovero fatto a Pietro (la Chiesa di Gerusalemme) da Gesù in {{passo biblico2|Marco|8:33}}: "Vattene lontano da me, Satana, perché tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini!"</ref> ed è il centurione romano alla crocifissione che riconosce Gesù come il Figlio di Dio.<ref>{{passo biblico2|Matteo|27:54}}; {{passo biblico2|Marco|15:39}}; {{passo biblico2|Luca|23:47}}.</ref>
 
 
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