Cambiamento e transizione nell'Impero Romano/Capitolo I: differenze tra le versioni

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= Cambiamento e transizione: l'inizio della Tarda Antichità =
== Introduzione ==
Nel porre domande al Passato che il Passato stesso non ha mai posto, ci si chiede se un simile atteggiamento nei confronti della storia non sia anacronistico. Credo, comunque, che il rischio di anacronismo non sia grande, a patto che vangano applicati i giusti metodi creativi. Alla fine, la fonte dell'eterna giovinezza delle scienze storiche è che ogni epoca pone nuove domande al Passato e che, per trovare le risposte a tali domande, essa applica nuovi metodi, scoperti di recente da dette scienze. Non è importante che le domande siano anacronistiche, ma è certamente importante che le risposte non lo siano. Affinché le domande non siano anacronistiche, i metodi devono essere applicati al materiale storico non in maniera meccanica, ma in maniera creativa. e questo è ciò che ho fatto col presente studio, usando come premessa che non è la coscienza dell'essere umano che determina il suo essere, ma, al contrario, è il suo essere sociale che determina la sua coscienza. Ad un certo punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in conflitto coi rapporti di produzione esistenti, cioè, con le relazioni di proprietà entro cui esse funzionato precedentemente. Da forme di sviluppo delle forze produttive queste relazioni si trasformano nelle proprie limitazioni e inizia quindi un'epoca di cambiamento sociale, di trasformazione sociale. Con il cambiamento delle fondamenta economiche, qualsiasi grande sovrastruttura viene trasformata più o meno rapidamente, ma tali trasformazioni devono sempre essere analizzate accuratamente per ciò che sono veramente, distinguendo tra loro in modo da comprendere meglio l'importanza dei cambiamenti in corso. Come lo stesso [[w:Karl Marx|Marx]] ebbe a dire, nessun ordine sociale è mai perito prima che tutte le forze produttive per le quali c'è spazio si siano sviluppate; e nuovi, più elevati rapporti di produzione non appaiono mai prima che le condizioni materiali per la loro esistenza si siano "maturate in seno alla stessa vecchia società" (Marx/Engels, ''Werke'', V. 13, pp. 7segg.).
 
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Questa credo sia la valenza della Tarda Antichità, di ''Spätantike''. La storiografia moderna ha ormai acquisito il concetto dell'autonomia e originalità di questo periodo e ne sta definendo con pazienza i contorni. Il mio sarà un piccolo contributoa questa impresa, come anche un tentativo modesto di interpretare la fine del mondo "classico", della società romano-ellenistica. Ad ogni modo, senza pretese di definizioni ambiziose, questo studio rappresenta un'indagine sulle strutture sociali ed economiche del terso secolo e sulla loro dinamica; pertanto, non una "storia ragionata" degli eventi, ma piuttosto un'analisi delle strutture e loro dinamica.
 
== L'Impero tardo-antico ==
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Da umili origini nell'ottavo secolo [[w:e.v.|p.e.v.]] quando un piccolo popolo si sistemò su alcune colline che davano sul [[w:Tevere|fiume Tevere]], i romani progressivamente conquistarono la penisola italiana, estendendo il loro dominio su tutto il bacino mediterraneo, espandendo l'impero in tutta l'Europa continentale fino all'Atlantico. Le loro conquiste permisero a romani non solo di dominare ma anche di civilizzare un grande numero di popolazioni, su cui lasciarono un'impressione duratura. Gli storici moderni possono ancora riuscire a distinguere quelle regioni che furono penetrate in profondità dalla [[w:lingua latina|lingua latina]] e dalla [[w:Diritto romano|legge romana]]
da quelle che invece rimasero intoccate. Tuttavia, molti studiosi moderni tuttora sono in disaccordo quando vien loro chiesto di identificare il "momento" del declino, della decadenza, che preannunciò il successivo collasso dellImpero Romano: il III secolo e.v. viene comunemente considerato il punto cardine del cambiamento, in cui profonde trasformazioni sociali influenzarono così tanto la società del Tardo Impero da creare tensioni irreversibili generanti una decadenza terminale. Ciononostante, il declino economico del mondo romano non fu ovvio nel IV secolo, né lo fu il degrado della forma di governo o i difetti dell'amministrazione. L'Impero comunque stava cedendo sotto il peso della sovrastruttura statale e della tassazione che era troppo pesante per il mondo antico, dove la produzione e gli standard di vita erano entrambi molto bassi.
 
In effetti, al livello di sovrastrutture, la trasformazione del mondo classico, del mondo greco-romano, appare molto più comprensibile. Per così dire, il dibattito sull'idea della decadenza si evolse dal piano sovrastrutturale all'ambito della storia della cultura. I primi a rifiutare una concezione di "decadenza" e sostituirvi la visione di un processo ininterrotto di trasformazione, che avrebbe collegato in un continuum l'età di Marco con quella di [[w:Costantino I|Costantino]], furono gli studenti della storia spirituale del mondo antico, specialmente gli storici dell'arte. [[w:Alois Riegl|Alois Riegl]] ed i teorici della cosiddetta "[[w:Scuola viennese di storia dell'arte|Scuola Viennese]]"<ref>A. Riegl, ''Spätrömische Kunstindustrie'', Vienna, 1901. Sulla cosiddetta "Scuola viennese" si vedano: G.V. Schlosser, ''La storia dell'arte nelle esperienze e nei ricordi di un cultore'', trad. ital., Bari, 1936; R. Bianchi Bandinelli, ''Archeologia e cultura'', Milano-Napoli, 1961, pp. 189segg. (sulla crisi artistica alla fine del mondo antico); pp. 234segg. (su Wickhoff e l'arte romana). per un esame del concetto di "Kunstwollen", cfr. E. Panofsky, ''La prospettiva come forma simbolica'', trad. ital., Milano, 1961, pp. 157segg.; D. Ainalov, ''Ellinisticheskie osnovy visantiiskogo iskusstva'' (trad. ingl. E.S. Sobolevitch, ''The Hellenistic Origins of Byzantine Art'', New Jersey, 1961).</ref>, già all'inizio del XX secolo, affermavano con insistenza la validità e l'autonomia delle esperienze intellettuali avvenute durante tale periodo e che segnavano nella sostanza l'inizio di una nuova concezione mondiale e, correlativamente di una nuova forma artistica; gli storici della filosofia, della religiosità e della cultura, ora si spostano nella stessa direzione e adottano una prospettiva che non è più quella assolutamente negativa e pessimista mantenuta dai loro predecessori.<ref>Sulle varie posizioni degli storici riguardo alla filosofia antica, cfr. ''The Cambridge History of Later Greek and Early Mediaeval Philosophy'', cur. A.M. Armstrong, Cambridge, 1967; W. Theiler, ''Forschungen zum Neuplatonismus (Quellen u. Stud. z. Gech. d. Philos.'', 10, Berlino, 1966; S. Sambursky, ''The Physical World of Late Antiquity'', Londra, 1971;spec. Cap. II, pp. 49-114. Sui nuovi approcci alla religiosità del III secolo, cfr. E.R. Dodds, ''Pagan and Christian in an Age of Anxiety'', Cambridge, 1965; W.H.C. Frend, ''Martyrdom and Persecution in the Early Church'', Oxford, 1995; P. Brown, ''The Making of Late Antiquity'', Cambridge, 1978; A. Momigliano (cur.), ''The Conflict between Paganism and Christianity in the Fourth Century'', Oxford, 1963.</ref> Nell'ambito di questa sfera di ricerca, il terzo secolo non è più una "epoca oscura", in cui tutto si sgretola e collassa, ma costituisce un momento importante e cruciale per la creazione di una visione di mondo nuovo e di una nuova cultura; da questo, infatti, si genera una nuova fase della storia del mondo antico e di quelle fondamenta statali che gravitano intorno all'Impero Romano: cioè ''Spätantike'', l'epoca in cui l'unità prima ''culturale'' e poi ''politica'' dell'impero universale scomparve gradualmente e fu rimpiazzata, su fondamenta "tardo-antiche", da nuove strutture economiche e sociali.<ref>S. Mazzaarino, ''La democratizzazione della cultura del Basso Impero'', pp. 35segg.; F.G. Maier, ''Die Verwandlung d. Mittelmeerwelt'', pp.9segg.; 15segg.; 398. Sulle svariate interpretazioni di ''Spätantike'', cfr. Lynn White, ''The Transformation of the Roman World'', pp. 179; 204; 248; 301; W.C. Bark, ''Origins of the Medieval World'', Stanford, 1958; C.D. Burns, ''The First Europe (400-800), Londra, 1936; A.H.M. Jones, ''The Later Roman Empire'', Oxfrod, 1964; S. Katz, ''The Decline of Rome and the Rise of Medieval Europe'', Ithaca, 1995; H.St.L.B. Moss, ''The Birth of the Middle Ages'', Londra, 1945; J. Vogt, ''Der Niedergang Roms'', Zurigo, 1975; J.M. Wallace-Hadrill, ''The Barbarian West, 400-1000 AD'', Londra, 1977<sup>4</sup>.</ref>
 
 
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