Cambiamento e transizione nell'Impero Romano/Capitolo I: differenze tra le versioni

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La metafora biologica di "crisi" in genere condiziona l'interpretazione storiografica del III secolo, da parte di storici antichi e moderni. In questo studio, ho cercato di liquidare tale metafora, in tutti i suoi sensi equivoci, approssimativi, deterministici; ho tentato, in effetti, di evitare l'uso del termine stesso, a meno di non esserne costretto per ragioni di pura intelligibilità. Quale fu veramente questa "crisi" del terzo secolo, cosa significò concretamente, quali furono le vere forze economiche e sociali e quale fu il loro reale intreccio, la loro dinamica reale — ciò costituisce il problema affrontato dal presente studio.
 
Molti storici hanno considerato tale "crisi" come fosse una grande febbre che afflisse l'organismo dell'impero, ma da cui si riprese, sebbene tramite sforzi debilitanti; altri l'hanno considerata una malattie perniciosa, che portò al collasso. In realtà, si potrebbe dire che la "crisi" del III secolo fu le lotte sociali che la sconvolsero; e che frantumò il vecchio ordine politico e sociale, così da crearne uno nuovo, quello dello ''Spätantike'', il mondo della [[w:Tarda antichità|Tarda Antichità]]. Tuttavia, bisogna sottolineare che queste lotte sociali furono simultaneamente il risultato delle contraddizioni interna alle strutture socioeconomiche del mondo romano-ellenistico "classico" – cioè nel sistema lavorativo prodotto dagli schiavi e le sue dinamiche interne – e di agenti esterni. Per tali fenomeni, uno parla giustamente di trasformazione; tuttavia, anche in questo caso uno dovrebbe definire il termine. Ci fu una trasformazione, certamente, sia nella base strutturale e sia, specialmente, nella sovrastruttura. Eppure, quand'è che la società ''non'' si trasforma, in un qualsiasi dato momento? È il senso di questa trasformazione che deve essere definito: poiché determina la fisionomia della nuova società. Come cercherò di dimostrare, la trasformazione avenne nell'ambito e nella forma di una restaurazione: vale a dire, nell'ambito e nella forma di una riaffermazione autoritaria dei privilegi della classe dirigente, che era stata minacciata dall'eruzione di contraddizioni intestine al sistema economico e sociale culminante, e generato dalla riforma augustea.
 
Questa credo sia la valenza della Tarda Antichità, di ''Spätantike''. La storiografia moderna ha ormai acquisito il concetto dell'autonomia e originalità di questo periodo e ne sta definendo con pazienza i contorni. Il mio sarà un piccolo contributoa questa impresa, come anche un tentativo modesto di interpretare la fine del mondo "classico", della società romano-ellenistica. Ad ogni modo, senza pretese di definizioni ambiziose, questo studio rappresenta un'indagine sulle strutture sociali ed economiche del terso secolo e sulla loro dinamica; pertanto, non una "storia ragionata" degli eventi, ma piuttosto un'analisi delle strutture e loro dinamica.
 
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