Boris Pasternak e gli scrittori israeliani/Parte I: differenze tra le versioni

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[[File:Peretz Bernstein.jpg|250px|right|thumb|[[:en:w:Peretz Bernstein|Peretz Bernstein]], 1951]]
'''[[:en:w:Peretz Bernstein|Peretz Bernstein]]''' (1890-1971), un politico ed editorialista israeliano, e uno dei firmatari della [[w:Dichiarazione d'indipendenza israeliana|Dichiarazione di Indipendenza]], lesse ''Živago'' nella traduzione francese e quindi poteva giudicare, per sua stessa confessione, solo il suo lato ideologico.<ref>Bernstein, "Dr. Zhivago", 253.</ref> Il suo saggio (datato 7 novembre 1958; 3 luglio 1960) fu successivamente incluso nel volume dei suoi scritti. Bernstein è così colpito "dall'intensità del personaggio russo come è espresso in questo lavoro", che lo mette sulla scala di Dostoevskij e Tolstoj, ma rimpiange il fatto che la "tragedia" di Pasternak sia la sua immeritata fama antisovietica. Un altro aspetto della sua tragedia è, per Bernstein, il suo essere non solo russo, ma anche "ebreo".<ref>''Ibid.'', 256.</ref> Il contesto di questa tragedia è il crescente antisemitismo in URSS, a seguito dell'ostilità del governo nei confronti dello Stato di Israele, particolarmente grave dopo che il comunismo non è riuscito a risolvere il "problema ebraico".<ref>''Ibid.''</ref> E qui Bernstein solleva la domanda che sembra essere più rilevante in questo contesto e per lui importante — rimpatrio degli ebrei sovietici in Israele: "Stiamo giocando con il pensiero che se agli ebrei di Russia fosse stato permesso di emigrare, la maggior parte di loro sarebbe rimpatriata in Israele. [...] Ma questo non si addice a Pasternak [che], anche dopo essere stato denunciato come un "traditore", non volle lasciare la Russia." Ciò sta accadendo perché "gli ebrei si stanno attaccando con le vere radici della loro anima alla terra della loro residenza, la terra dell'esilio, al paesaggio e alla natura, e persino al popolo [russo] che non li ama".<ref>96 Ibid. In effetti, quando finalmente gli ebrei russi riuscirono ad espatriare in massa (precedentemente il governo sovietico applicava delle quote, che poi emigravano in Israele) negli anni ’70, la maggioranza fu accolta provvisoriamente in Italia e gran parte poi emigrò negli USA, Canada e Australia — un numero esiguo in Israele.</ref>
 
Oltre a questa intuizione, apparentemente non per caso o per un qualsiasi tipo di ingenuità, Bernstein confronta il caso Pasternak con la polemica tra i sionisti in Germania "prima che qualcuno conoscesse un uomo di nome Hitler": un ebreo che scrive in tedesco ha il diritto di rivendicare il titolo d'essere uno scrittore tedesco? Infine, Bernstein menziona gli attacchi dei nazisti contro Heine.<ref>''Ibid.'', 257.</ref> L'intera mossa di Bernstein non è troppo complicata retoricamente, ma il suo scopo finale è abbastanza significativo: Supponendo che "la caratteristica collettiva del Popolo non deve essere rivelata sempre e in tutti", e che "un ebreo, propenso naturalmente all'assimilazione, non vuole essere identico al Popolo con cui vive ma essere simile a loro, per quanto è possibile", Bernstein cerca disperatamente l'elemento '''più piccolo'' che consentirebbe la differenziazione di Pasternak dal popolo russo. Non riesce a trovare tale singolo elemento, tuttavia, e conclude: "Nel caso di Pasternak, l'assimilazione spirituale e artistica ha raggiunto il massimo grado possibile".<ref>''Ibid.''</ref> In tal caso, Pasternak può sicuramente (se deve) rivendicare il titolo di essere uno scrittore russo, ma nel contesto presentato da Bernstein questo non suona molto ottimista, ma piuttosto cupamente ironico. Comunque, il punto principale non è questo, né è la questione se Bernstein abbia ragione o meno, ma la prontezza e persino il desiderio da parte del critico di trovare qualche '''piccolo''' segno di differenziazione nazionale espresso in un'opera d'arte.
 
Joshua A. Gilboa (1918-1981), storico della cultura e letteratura ebraica (yiddish ed ebraica) in Unione Sovietica, pubblicò articoli su Pasternak sul giornale ''Maariv'' prima (7 marzo 1958) e dopo gli eventi del Premio Nobel (7 novembre 1958), prima e dopo aver letto il romanzo. Ammira Pasternak come scrittore e personalità, includendolo nel contesto della letteratura ebraico-russa e confrontandolo con [[w:Isaak Ėmmanuilovič Babel'|Babel]], [[w:Il'ja Grigor'evič Ėrenburg|Ėrenburg]] e altri.<ref>Gilboa, "Asir toda, nirgash, ge’e..."</ref> Yosef Crust, prolifico traduttore e biografo, dedicò un articolo a Pasternak (''Heruth'', 7 novembre 1958). Colloca Pasternak in un contesto estremamente prestigioso e unico: la lotta dell'individuo contro la comunità, mentre nega il fatto che abbia infranto le leggi di questa comunità per salvarsi la vita. A questo proposito, secondo Crust, Pasternak condivide la compagnia di [[w:Socrate|Socrate]] e [[w:Tommaso Moro|Tommaso Moro]]. Crust paragona Pasternak al Dottor Thomas Stockmann di Ibsen (''[[w:Un nemico del popolo (opera teatrale)|Un nemico del popolo]]''), con la sua famosa affermazione che "l'uomo più forte del mondo è anche quello più solo".<ref>Crust, "Boris Pasternak – ‘oyev ha-‘am’".</ref>
 
[[File:Shlomo Gepstein.jpg|250px|right|thumb|[[:ru:w:Гепштейн, Соломон Климентьевич|Shlomo Gepstein]], 1961]]
'''[[:he:w:שלמה גפשטיין|Shlomo Gepstein]]''' (1882-1961) architetto israeliano, fu autore di riviste ebraico-russe a Mosca e Pietroburgo (''Rassvet, Evreyskaya zhizn, Evreysky narod''), uno dei redattori della rivista ''Rassvet'' in Russia e Germania (caporedattore fino al 1924, quando [[w:Vladimir Žabotinskij|Vladimir Žabotinskij]] poi assunse questa posizione) e, in seguito, uno dei curatori delle ''Opere Complete di Žabotinskij''. Nel suo articolo su ''Heruth'' (14 novembre 1958), confronta il comportamento delle autorità sovietiche con lo "stile di [[w:Joseph Goebbels|Goebbels]]", ma nega l'assunto che la causa del risentimento dei nemici di Pasternak sia il fatto che egli sia ebreo.<ref>Gepstein, "Melekh le-layla ekhad", 3.</ref> Questa è apparentemente una sorta di rabbia feroce e incontrollabile che deve sfogarsi su qualcuno. I bolscevichi sono ossessionati dallo spirito di Caino da quando hanno perso il loro Dio, da quando hanno rivelato il loro Messia come un falso messia. Questo atteggiamento ricorda i responsabili delle azioni dell'Inquisizione, gli epigoni di Maometto e quelli di Tiberio, Nerone e Caligola durante i tempi del declino degli dei romani e delle fabbriche della morte di Hitler e Stalin. L'Affare Pasternak è quindi un esempio della tragedia dei nostri tempi.<ref>''Ibid.'', 4.</ref>