Boris Pasternak e gli scrittori israeliani/Parte I: differenze tra le versioni

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[[File:Miniature Volume of Pasternak's Doctor Zhivago - Flickr - The Central Intelligence Agency.jpg|200px|left|thumb|<small>Copia dell'edizione originale de ''[[w:Il dottor Živago|Il dottor Zivago]]'' in russo, pubblicata di nascosto dalla [[w:Central Intelligence Agency|CIA]]. La copertina e la rilegatura identificano il libro in russo; il retro del libro afferma che è stato stampato in Francia</small>]]
I principali giornali israeliani riferirono regolarmente gli sviluppi dell’"Affare Pasternak"; i documenti e i proclami apparsi sulla stampa sovietica furono immediatamente tradotti e pubblicati. Nonostante ciò, non si può dire che il pubblico israeliano fosse eccessivamente occupato da questa faccenda Pasternak. Numerosi brevi avvisi/articoli, in particolare quelli che informavano il pubblico in merito all'assegnazione del Premio Nobel a Pasternak, apparvero sulle prime pagine dei giornali. Tuttavia, gli ulteriori sviluppi furono per lo più spinti ai margini e lsciati da parte, rimpiazzati, come al solito, dalla burrascosa vita politica di Israele e del Medio Oriente e dai drammatici eventi delle attività di [[w:Nikita Sergeevič Chruščëv|Krusciov]] nella Guerra Fredda, incluso il progressivo deterioramento delle relazioni tra Israele e l'URSS. Un argomento legato a questo tumulto politico deve aver avuto un impatto particolarmente forte sulla reazione a ''Živago'': l'ampia discussione politica, intellettuale e pubblica di due questioni: in primo luogo, la questione di "[[w:chi è ebreo?|chi è ebreo?]]", come dovesse essere determinato l'ebraismo di un cittadino israeliano — sia a livello giuridico che culturale.<ref>Solo una breve nota: secondo la [[w:Legge del ritorno|Legge del Ritorno]] (ebr. חֹוק הַשְׁבוּת, ''ḥok ha-shvūt'') israeliana, confermata nel 1950, il termine "ebreo" non è definito, ma è implicitamente inteso come riferentesi ad un ebreo [[w:halakhah|halakhico]], cioè figlio o figlia di madre ebrea. Nel 1970, la Legge includeva anche i discendenti di un padre o nonno ebrei, ma escludeva (a seguito del caso di [[:en:w:Oswald Rufeisen|Oswald Rufeisen]] – Fratello Daniel – nel 1962) coloro che appartenevano a un'altra religione (diversa dall'[[w:ebraismo|ebraismo]]). Si veda il corrispondente articolo su "[[w:chi è ebreo?|Wikipedia: chi è ebreo?]]" da me preparato nel 2013.</ref> In secondo luogo, e in parte collegata alla prima, c'era la questione di quale sarebbe stato il futuro del rimpatrio di ebrei dall'URSS e dai paesi della sfera socialista. Queste due domande furono unificate nella questione dello ''status'' ebraico e del rimpatrio della comunità etiopica conosciuta come Beta Israel. Due anni dopo, nel maggio 1960 — quando apparvero per la prima volta le notizie sulla morte di Pasternak e nei mesi successivi — la vita pubblica e, in larga misura, l'autocoscienza pubblica e la consapevolezza dell'[[w:Olocausto|Olocausto]] in Israele furono infiammate dalla cattura e detenzione di [[w:Adolf Eichmann|Adolf Eichmann]]. Questi eventi del 1958 e del 1960 sicuramente fornirono il contesto conflittuale riguardo all'accettazione di ''Živago''.
 
Nel 1958, i periodici israeliani iniziano ad occuparsi di ''Živago'' con la pubblicazione di articoli tradotti (o estratti e recensioni di articoli) e lettere: da parte di attivista politico e saggista italiano [[w:Nicola Chiaromonte|Nicola Chiaromonte]] (''[[:en:w:Davar|Davar]]'', 28 febbraio 1958); di [[w:Alberto Moravia|Alberto Moravia]] (''Davar'', 27 giugno 1958);<ref>Il saggio di Alberto Moravia "Entretien avec Pasternak" che riporta la sua visita a Pasternak, fu pubblicato sul giornale francese ''Preuves: cahiers mensuels du Congrès pour la liberté de la culture'', 88 (luglio 1958): 3-7.</ref> del politico e scrittore jugoslavo [[w:Vladimir Dedijer|Vladimir Dedijer]] (''Davar'', 7 novembre 1958); del giornalista americano [[w:Joseph Alsop|Joseph Alsop]] (una lettera esclusiva per ''Davar'', 14 novembre 1958); e dello scrittore e studioso americano [[w:Edmund Wilson|Edmund Wilson]] (''Davar'', 10 luglio 1959).<ref>Prima pubblicazione: "Legend and Symbol in ‘Doctor Zhivago’", ''Encounter'' (giugno 1959): 5-15.</ref> Nel giugno 1958, un giornale politico-letterario, ''[[:en:w:Molad|Molad]]'', pubblica la traduzione dell'articolo di [[:en:w:Max Hayward|Max Hayward]], il traduttore (insieme a [[:en:w:Manya Harari|Manya Harari]]) di ''Živago'' in inglese. Loda ''Živago'' come il miglior romanzo in lingua russa del XX secolo, e Pasternak prende il suo posto lungo la rispettata linea che porta da [[w:Nikolaj Vasil'evič Gogol'|Gogol]] a [[w:Anton Pavlovič Čechov|Cechov]].<ref>Hayward, "Pasternak’s ‘Dr. Zhivago’", ''Molad'' 16:119 (giugno 1958): 293-301. Pubblicato per la prima volta su ''Encounter'' (maggio 1958): 38-48.</ref> Già nell'ottobre del 1958, ''Molad'' dedica metà dell'edizione ai materiali tradotti su Pasternak e ''Živago'': un capitolo del romanzo (dalla Parte 11); articoli dei critici [[:en:w:J. M. Cohen|John Michael Cohen]]<ref>Prima pubblicazione: "The Poetry of Boris Pasternak", ''Horizon'' (luglio 1944): 23-35.</ref> e [[w:Stuart Hampshire|Stuart Hampshire]];<ref>Prima pubblicazione: "Doctor Zhivago", ''Encounter'' (novembbre 1958): 3-5.</ref> e un breve saggio di un giornalista tedesco, [[:en:w:Gerd Ruge|Gerd Ruge]], sul suo incontro con Pasternak all'inizio di quell'anno.<ref>Prima pubblicazione: "A Visit to Pasternak", ''Encounter'' (marzo 1958): 22-25.</ref> Insieme agli articoli tradotti, quel numero includeva anche l'articolo di K. Kadmai, uno scrittore del ''Molad'' e autore di numerosi articoli politico-culturali sugli affari dell'URSS: "The Revealed and Concealed in the Pasternak Affair". Secondo K. Kadmai, il romanzo è "moderato e oggettivo" e non include "falsità, diffamazioni o menzogne"<ref>K. Kadmai, "The Revealed and Concealed in the Pasternak Affair", 559.</ref> sulla rivoluzione e il ruolo dell’''[[w:intelligencija|intellighenzia]]'' in essa. L'autore vede il rifiuto finale di pubblicare ''Živago'' nell'Unione Sovietica nel contesto politico delle risposte reazionarie in Polonia e in Ungheria nel 1956.<ref>''Ibid.'', 560-561.</ref> Tuttavia, la ragione principale di ciò è la lunga paura dei bolscevichi per il potere interiore dell’''intellighenzia'': "Non è una novità che Boris Pasternak non possa ‘digerire’ la rivoluzione. La vera notizia, che avrebbe scosso l'URSS se il libro fosse uscito, e che ha suscitato stupore in tutto il mondo, mondo che ora sta leggendo il libro, è che nel corso dei suoi quarant'anni la rivoluzione non è riuscita a ‘digerire’ Pasternak!"<ref>''Ibid.'', 561-562.</ref>
 
Due lunghi articoli apparvero sul giornale ''Dava''r (31 ottobre 1958): uno (a cura dell'editore), "The Voice that Breaks through the Iron Curtain", esaminava la storia dell'"affare", mentre l'altro, firmato "A.Z." e intitolato "Boris Pasternak" — erano entrambi eccezionalmente favorevoli. Tra gli altri superlativi, "A.Z." scrive di ''Živago'': "Per la prima volta, uno scrittore sovietico – che è anche ebreo – coi suoi pensieri e le sue immagini crea la figura di un profeta che sacrifica la sua vita, elevandosi al di sopra di governo e violenza". Una delle prime e più profonde reazioni fu un articolo apparso sul giornale ''[[:en:w:LaMerhav|LaMerhav]]'' (31 ottobre 1958), scritto da A. Ben-Azay. Avendo osservato il processo di creazione del romanzo e la sua pubblicazione, e descritto con stupore la reazione delle autorità e degli scrittori russi, Ben-Azay chiede: "Qual è il suo peccato?"<ref>Ben-Azay, "Ha-martirologiya shel B. Pasternak".</ref> Ma non c'è risposta.
 
Dan Pinnes (1900-1961) fu il capo dell'organizzazione [[:en:w:HeHalutz|Ha-khalutz]] e un attivista sionista in Russia fino al 1930; giornalista, pubblicista e politico che pubblicò ampiamente in periodici russi, yiddish, ebraici e inglesi; lessicografo e autore di numerosi libri storico-biografici; una delle figure di spicco del giornale israeliano ''Davar''; e il fondatore del giornale ''Omer''. Su ''Omer'', il 31 ottobre 1958, Pinnes pubblicò un articolo intitolato "Boris Pasternak—Reality and Symbol", sottolineando il suo punto principale nel sottotitolo: "Zhivago - ‘A Wandering Jew’ denies his Jewishness".<ref>Pinnes, "Boris Pasternak – metziut ve-semel."</ref> Pinnes interpreta, quasi seriamente e abbastanza sorprendentemente, il nome Zhivago come "Juif" ("giudeo" in [[w:lingua francese|francese]]) "vago" ("vagabondo", dal [[w:lingua latina|latino]] ''"vagus"'') — un simbolo dell'[[w:Ebreo errante|Ebreo Errante]] che non conosce la sua origine. Dal momento che uno del calibro di Pinnes non poteva sbagliarsi riguardo al vero significato di questo nome in russo, la sua interpretazione doveva essere volutamente provocatoria. Da un lato accenna al tema dell'ebreo errante (Ahasuerus) della leggenda medievale, che fu punito per il suo rifiuto di aiutare Gesù sofferente. Ciò avrebbe potuto avere senso all'interno del tema ebraico nel romanzo, in particolare per quanto riguarda la poesia di Živago "Miracolo", in cui un [[Un fico secco|fico è punito]] per lo stesso peccato (si veda sotto la nostra discussione sul saggio di [https://www.jewishvirtuallibrary.org/reuveni-aharon Aharon Reuveni] per il confronto con il racconto di Gogol [[w:Veglie alla fattoria presso Dikan'ka|"La terribile vendetta"]] e il tema dell'eterna maledizione). D'altra parte, il presunto "vagabondo" nel nome Zhivago avrebbe potuto riferirsi al tema dell'Olocausto, collegando così le ideologie cristiane e naziste della "non esistenza" degli ebrei. Inoltre, il tema dell'Ebreo Errante può anche essere collegato al problema dei [[w:gulag|campi di concentramento sovietici]] — a cui gli ebrei dell'Europa orientale salvati dai campi nazisti, nonché critici yiddish come Y. Rappoport nel suo articolo su ''Heimish'' dell'ottobre 1959, erano estremamente sensibili, come scrive Katsis.<ref>Katsis, "‘Doctor Zhivago’ vstrechaetsa s idishem", 276.</ref> A questo proposito, le parole di Pinnes sulla tragedia, citate di seguito, diventano più chiare.