Ebraicità del Cristo incarnato/Conclusione 2: differenze tra le versioni
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[[File:Nuremberg chronicles f 097r 3.png|200px|left|"Philo Judeus" Filone di Alessandria, 1493]]
Nei primi secoli dell'era volgare, i membri del movimento di Gesù non erano i soli ebrei che articolavano un mezzo con cui il Dio di Israele potesse incarnarsi sulla terra. La nozione di un'anima di ispirazione divina fornisce a Filone un modo in cui il Dio di Israele poteva manifestarsi. Per lui l'anima è un'entità divina e non-creata, che valica la divisione nel mondo creato per risiedere direttamente all'interno degli esseri umani creati. Di conseguenza, la sua anima di ispirazione divina funge da mezzo per collegare i reami divino-umano; fornisce inoltre il modo in cui gli umani, almeno apparentemente, possono essere salvati.
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Lungi dall'essere un modo monolitico in cui gli antichi ebrei immaginavano che Dio potesse incarnarsi, ciò che la mia analisi rivela è che c'erano probabilmente molti modi in cui gli ebrei nei primi secoli dell'era volgare consideravano Dio in forma corporea. Esplorando una particolare sezione della storia ebraica, invece di utilizzare una lente teleologica che funziona all'indietro da un successivo risultato noto nella teologia cristiana, le descrizioni di Filone sull'anima divinamente ispirata dell'umanità possono essere rivelate per quello che sono: un modello concorrente di incarnazione divina. Se Filone credesse davvero che l'ebreo medio poteva imparare a riconnettersi con le sue origini divinamente preposte è molto meno chiaro. Dagli esempi qui riportati, questa impresa si rivelò difficile per i più illustri patriarchi; persino Mosè, ad esempio, sembra aver raggiunto solo in parte questo fine. Ciò rivela una tensione intrinseca nel pensiero di Filone: la sua teoria sulle origini divine dell'anima suggerisce che tutti gli umani potrebbero riconnettersi con Dio. Eppure i suoi esempi particolari mostrano che era quasi impossibile per una qualsiasi persona di farlo effettivamente. Nonostante questa osservazione, l'articolazione di incorporazione divina data da Filone di Alessandria rivela che il linguaggio incarnazionale che emerge tra i membri del movimento di Gesù non è così innovativo come è stato precedentemente ipotizzato.<ref>262 Dunn, Christology in the Making, esp. xii–xxxix, 213; Casey, Jewish Prophet, esp. 9, 31–32, 35–36, 143, 156, 158, though his focus is more on when belief in Jesus’s divinity first arose among Jesusfollowers; Boyarin, Borderlines, 105.</ref> La nozione di incarnazione divina, espressa in punti come Giovanni 1:14, non era l'unico modo con cui gli ebrei antichi del primo periodo romano concepivano Dio in forma corporea.
Questo capitolo ha mostrato un lato dell'equazione incarnazione
{{Immagine grande|Abraham y Melquisedec, por Juan Antonio de Frías.jpg|750px|"Incontro tra Abramo e Melchisedec", olio di [[:en:w:Juan Antonio de Frías y Escalante|Juan Antonio de Frías y Escalante]], 1668 ([[w:Museo del Prado|Museo del Prado]])}}
==Note==
{{Vedi anche|Biografie cristologiche}}
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[[Categoria:Ebraicità del Cristo incarnato|Conclusione 2]]
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