Ebraicità del Cristo incarnato/Risveglio epistemologico: differenze tra le versioni

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Il fattore unificante che associa questa speciale classe di uomini è che hanno imparato, attraverso il loro impegno con la filosofia, a riconnettersi con quella parte del Dio increato di Israele che era stato precedentemente instillato in loro. Il processo di coinvolgimento della filosofia non è facile: in effetti, il "percorso che prendono [queste anime]... implica un'ardua e lunga ascesa, che richiede abnegazione, apprendimento e disciplina", che culmina solo dopo una lunga lotta "in uno stato di indipendenza dal reame fisico."<ref>Cox, "Travelling the Royal Road", 176. Da notare come, alla maniera del Socrate di Platone, Filone presenta l'impegno del patriarca con la filosofia non solo come una ricerca intellettuale, ma anche come un "modo di vita", che coinvolge specifiche pratiche (spirituali), intese a coltivare un nuovo modo di essere. Si vedano Hadot, ''What is Ancient Philosophy?'', 22–51; Mackie, "Seeing God in Philo of Alexandria", 147–179.</ref> Eppure una volta scoperto "secondo la legge della filosofia che [potrebbero] essere felici", iniziano a desiderare la virtù, non il vizio.<ref>Cox, "Travelling the Royal Road", 176.</ref> Di conseguenza, sono in grado di raggiungere
{{q|anche in paradiso. Per essere stati possedute da un desiderio, o bramosiabrama di contemplazione, e di stare sempre tra le cose divine, ogniqualvolta che esaminano attentamente e ricercano l'intera natura visibile, procedono immediatamente all'incorporale e concettuale, senza avvalersi di nessuno dei sensi, anzi, anche scartando la parte irrazionale dell'anima, e impiegano solo ciò che è chiamato mente e ragione.|''Praem.'' 26}}
 
Attraverso il loro impegno con la filosofia, o come dice Filone, il loro "desiderio o brama di contemplazione" hanno imparato a liberare i loro corpi terreni, andando così oltre la corporalità per riconnettersi con quella parte di Dio profondamente radicata in loro (''Praem.'' 26; cfr. ''Her.'' 71). Si liberano persino della "parte irrazionale dell'anima" per raggiungere questo scopo (''Praem.'' 26). Come ha osservato Mackie: "Poiché l'ascesa noetica è un'attività contemplativa, che si verifica solo nella mente, l'ascendente deve ‘uscire’ dal proprio corpo e ‘volare via’ dai sensi ingannevoli e indebolenti (''Her.'' 71; ''Gig.'' 31)."<ref>Mackie, "The Passion of Eve", 145.</ref> Tale azione produce un effetto profondo. Essendo senza corpo, o solo mente (μόνος νοῦς), si collegano a Dio, la divinità suprema e altissima di Israele, in un modo che un'esistenza esclusivamente corporea non permetterebbe. Prima della loro morte, sperimentano un assaggio di questa unione attraverso le loro mistiche ascese ai cieli, in cui trascendono i loro limiti terreni, anche se temporaneamente, attraverso il potere delle loro menti. Alla fine della loro vita, si connettono con Dio più profondamente quando la perfezione delle loro anime raggiunge la conclusione prevista. Tuttavia, la chiave delle loro rispettive unificazioni con Dio è che Dio aveva precedentemente instillato in loro una scintilla della Sua stessa natura, o essenza.
 
Per Filone il compito degli umani è chiaro: devono essere istruiti riguardo alla loro divinità. Mentre le anime di alcuni lottano in questa direzione per anni, e altri ricevono questo dono quasi innatamente alla nascita, alla fin dei conti, tutti raggiungono una fine simile. Tuttavia, è l'impegno filosofico che in definitiva consente agli umani di ascendere ai cieli, riconnettendosi così con la divinità latente presente al loro interno.
 
Nella prossima sezione, presento esempi particolari in cui Filone rende concreta questa teoria.
 
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==Note==
{{Vedi anche|Biografie cristologiche}}