Ebraicità del Cristo incarnato/Metodologia: differenze tra le versioni

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Nella seconda tendenza accademica, anche studiosi come James Dunn e Gabriele Boccaccini suggeriscono che questo sviluppo avvenne relativamente tardi, ma all'interno dei confini della tradizione ebraica.<ref>Dunn, ''Christology in the Making'', xxiii; James Dunn, ''The Christ and the Spirit: Collected Essays of James D.G. Dunn''. 2 voll. (Grand Rapids: Eerdmans, 1998), 3–54, 212–238, 270–423; Gabriele Boccaccini, "Jesus the Messiah: Man, Angel, or God? The Jewish Roots of Early Christology", ''Annali di Scienze Religiose'' 4 (2011): 193–220, partic. 214–18; ''idem'', "How Jesus Became Uncreated", 208.</ref> Come Casey e Vermes, individuano la comprensione di Gesù come Dio nella comunità giovannea,<ref>Dunn, ''Christology in the Making'', xiii, 249–50, 258–61; Boccaccini, "Jesus the Messiah", 215–16.</ref> ma Boccaccini in particolare sottolinea che un tale sviluppo non rende improvvisamente il Vangelo di Giovanni "non ebreo"; la cristologia giovannea riflette semplicemente una variazione di altre forme di [[w:messianismo|aspettativa messianica]] ebraica ai suoi tempi.<ref>In merito a questa prospettiva, Gabriele Boccaccini scrive: "La riscoperta della diversità degli ebrei nel periodo del Secondo Tempio rende ora possibile trasferire Gesù e il suo movimento all'interno del mondo ebraico... In realtà non vi era un unico [[w:messianismo|messianismo]] normativo ebreo da cui, o contro il quale, sorse il messianismo cristiano. Nelle sue origini, il messianismo cristiano non era altro che uno dei possibili messianismi in competizione con gli altri". Cfr. Gabriele Boccaccini, "Gesù il Messia", 207.</ref>
 
Per contrasto, in una terza corrente della ricerca, Larry Hurtado, John Collins e Adela Yarbro Collins, tra gli altri, sostengono che l'idea di Gesù come divino fu uno sviluppo precoce tra i seguaci di Gesù, sviluppo profondamente radicato nel contesto ebraico dell'epoca. Hurtado, per esempio, suggerisce che la prima adorazione di Gesù segnò una "mutazione" distinta da come furono concepite altre figure divine intermedie nell'ebraismo.<ref>Hurtado, ''One God, One Lord'', 2, 12, 99–124; Hurtado, ''How on Earth'', 153–54, 178. Altrove descrive ciò come una "forma variante" piuttosto che una "mutazione", cfr. Hurtado, ''Lord Jesus Christ'', 50, n. 70.</ref> In particolare, poiché il monoteismo ebraico esigeva il solo culto dell'unico Dio di Israele, questo sviluppo nella pratica religiosa, basata sulle esperienze religiose vissute dai primi seguaci di Gesù, suggerisce che già i primi seguaci di Gesù lo concepirono come Dio.<ref>Hurtado, ''One God, One Lord'', 1–8, 11–15; 125, sebbene questo tema sia evidente in tutta l'opera; Hurtado, ''How on Earth'', 42–53.</ref> Adela Yarbro Collins e John Collins sostengono una prospettiva simile a quella di Hurtado, insistendo sul contesto ebraico dal quale sorse la credenza nella divinità di Gesù, sebbene attraverso un percorso molto diverso. Per loro, la divinità di Gesù emerse dalla comprensione di lunga data della divinità del re, o messia, come il figlio di Dio.<ref>Si veda Collins & Collins, ''King and Messiah'', x–xiv per l'impostazione di questa prospettiva.</ref> Facendo risalire le prove dall'ideologia reale nell'antico Vicino Oriente fino alla sua appropriazione nel Nuovo Testamento, sostengono che c'era una credenza di lunga data nella divinità del re, che sorse innanzitutto nell'ambiente egiziano prima di essere trasposto nel contesto ebraico. Come tale, venne preservato soprattutto attraverso la traduzione greca della Bibbia ebraica da parte dei Settanta. Citando testi come la versione LXX di {{passo biblico2|Salmi|72:17;110}} e {{passo biblico2|Isaia|7:14}}; porzioni dei [[w:Manoscritti del Mar Morto|Rotoli del Mar Morto]], come 4Q174, 4Q246 e ''11QMelchizedek'';<ref>Collins & Collins, ''King and Messiah'', 56–74.</ref> e testi come I Enoch 48:2-3, 6 e 62:7, {{passo biblico2|Proverbi|8:22-31}} e {{passo biblico2|4Esdra|13}}, John Collins e Adela Collins sostengono che il contesto per un'interpretazione di Gesù come divino "preesistente e divino" era già presente in un ambiente ebraico, e quindi tale interpretazione nacque da un contesto ebraico.<ref>Collins & Collins, ''King and Messiah'', 75–100, ma citato qui a xiv.</ref>
 
L'unica eccezione a questo approccio, che per Chester comprende il quarto filone della ricerca, è il lavoro di Richard Bauckham. Contrariamente agli altri studiosi, Bauckham sostiene che "la prima cristologia non si sviluppò" perché tutti i documenti del Nuovo Testamento e, per estensione, tutti i primi cristiani a loro associati, avevano articolato la "cristologia più alta" sin dall'inizio.<ref>Bauckham, ''God Crucified'', vii; Bauckham, ''Jesus and the God of Israel'', 19.</ref> Piuttosto, includevano Gesù "interamente e inequivocabilmente all'interno dell'identità divina".<ref>Bauckham, ''God Crucified'', vii; Bauckham, ''Jesus and the God of Israel'', 3–4, 18–21.</ref> Gesù partecipa al ruolo di Dio come creatore e sovrano, sussumendo così la sua identità in quella di Dio.<ref>Bauckham, ''Jesus and the God of Israel'', 20–30.</ref> Bauckham sostiene quindi che fin dai primi momenti dopo l'evento di Pasqua, i primi seguaci di Gesù lo concepirono sempre come Dio.
 
Di conseguenza, o presto o tardi, sia all'interno dell'ebraismo o al di fuori di esso, un focus teleologico implicito e un approccio diacronico uniscono gli sforzi di tutti questi studiosi. Poiché questi studiosi conoscono i risultati storici di vari concili ecclesiastici e primi dibattiti ecumenici, piuttosto che riconoscere che in un determinato momento della storia si sarebbero potuti verificare innumerevoli risultati alternativi, tentano di lavorare all'indietro. Pertanto, il loro lavoro cerca di tracciare una linea ininterrotta di sviluppo intellettuale da uno stadio della storia a un altro.
 
Al contrario, usando un approccio sincronico (piuttosto che diacronico), la mia metodologia mira a scoprire un'istantanea della storia ebraica. Mi concentro sull'Antichità Ebraica, e in particolare sui testi che risalgono principalmente dalla fine del I secolo p.e.v. all'inizio del II secolo e.v. Il periodo della storia a cui sono interessato si estende quindi dal tardo periodo del Secondo Tempio al primo periodo romano. Ho fatto questa scelta perché mi concentro su testi ebraici che risalgono al Vangelo di Giovanni, cioè verso la fine del I secolo e.v. o all'inizio del II secolo e.v.<ref>Per questa datazione si veda Brown, ''An Introduction to the Gospel of John'', 199–215.</ref> Di conseguenza, piuttosto che scrivere ripetutamente "fine Secondo Tempio e primo periodo romano", quando mi riferisco all'Antichità Ebraica come abbreviazione in questo studio, quella designazione include testi ebraici che vanno dal I secolo p.e.v. all'inizio del II secolo e.v. Le mie fonti principali includono: Filone, Flavio Giuseppe, ''2 Baruc'', ''4 Esdra'', il ''Libro delle parabole'' (come conservato in ''1 Enoch''), ''2 Enoch'' e, naturalmente, il Vangelo di Giovanni. Perché? Perché sto cercando ''altri testi ebraici'' oltre al Vangelo di Giovanni in quella data il più vicino possibile a quel Vangelo. Anche se considero ebrei altri testi che ora sono conservati nel Nuovo Testamento, la mia attenzione rimane concentrata sul Vangelo di Giovanni perché ci sono stati ampi dibattiti su quando la nozione di incarnazione sorse per la prima volta nel Nuovo Testamento. La maggior parte degli studiosi, tuttavia, concorda sul fatto che il Vangelo di Giovanni ne fornisce la prova più chiara.<ref>Si veda Casey, ''Jewish Prophet'', 23. Sebbene, come hanno sottolineato Adela Yarbro Collins e John Collins, anche questo assunto "è in qualche modo fuorviante... [perché se] l'annuncio del Vangelo fosse davvero inequivocabile, sarebbe difficile spiegare le estese controversie cristologiche della chiesa primitiva". Cfr. ''King and Messiah'', 175. In effetti, come discuterò in tutto lo studio, anche il Vangelo di Giovanni rappresenta un mezzo con cui il divino può incarnarsi, ma questo non è lo stesso che suggerire che la seconda persona della trinità si è incarnata nella specifica persona di Gesù. Ci sarebbe invece voluto molto tempo prima che si sviluppasse una tale ideologia.</ref>
 
La domanda principale che mi pongo durante questo studio è perché sia in questo particolare momento della storia ebraica che così tanti testi ebraici presentano un modo in cui Dio può incarnarsi o gli umani possono divinizzarsi. Non presumo che gli autori di questi testi si conoscessero necessariamente l'un l'altro. Né pretendo che dipendessero l'uno dall'altro. Ciò che osservo, tuttavia, è la grande varietà di modi in cui gli ebrei in questo periodo hanno pensato a come Dio e l'umanità potessero essere collegati attraverso l'incarnazione. Pertanto, sebbene io sostenga un numero di modi diversi che gli ebrei del I secolo avessero concepito l'incarnazione divina, dimostrerò come la descrizione del Vangelo di Giovanni su questo fenomeno sia in continuità con le altre descrizioni ebraiche e sia anche distinta da esse.
 
Concludo con due note cautelative sul perché la descrizione del Vangelo di Giovanni sull'incarnazione divina non debba essere considerata l'unico e solo modo in cui gli antichi ebrei concepivano la manifestazione corporea di Dio sulla terra. In primo luogo, da un punto di vista puramente storico, durante i primi secoli dell'era volgare non esisteva una definizione "ufficiale" di ciò che in seguito divenne noto come il concetto cristiano di "incarnazione". Quindi, impiegare il termine "incarnazione" significa imporre un'ideologia in un periodo di tempo in cui tale definizione o articolazione non esisteva ancora. Di conseguenza, se si può vedere la formula di {{passo biblico2|Giovanni|1:14}} come uno dei tanti modi in cui gli ebrei del primo secolo – compresi i primi seguaci di Gesù – stavano articolando un'ideologia dell'incarnazione divina, allora un quadro storico delle varie teologie dell'incarnazione divina operative verdo l'inizio dell'era volgare inizierà a emergere.
 
In secondo luogo, spero che questa esplorazione fornirà anche ai lettori una comprensione più chiara di come altri ebrei, al di fuori del movimento di Gesù, abbiano concepito la personificazione corporea di Dio sulla terra — anche se il concetto, a causa della sua successiva connessione con l'articolazione cristiana dell'incarnazione, ora sembra essere molto lontano da ciò che associamo all'ebraismo. Perché concentrarsi solo sulla rappresentazione dell'incarnazione divina nel Vangelo di Giovanni crea un "cristianesimo" pienamente formato in opposizione all'"ebraismo", mentre i due non divennero due distinte tradizioni religiose per un bel po' di tempo. Nel corso dei secoli, un focus così esclusivo ha portato alle acute polemiche ebraico-cristiane a cui ho accennato all'inizio di questo capitolo. Di conseguenza, illuminando quanto profondamente ebraica fosse originalmente la nozione di incarnazione divina e continui ad esserlo, questo progetto mira a migliorare alcune delle tensioni tra due tradizioni religiose che si sono da tempo allontanate l'una dall'altra, contribuendo così a promuovere scambi più caritatevoli intorno alla religione.
 
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==Note==
{{Vedi anche|Biografie cristologiche}}
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