Ebraicità del Cristo incarnato/Introduzione 1: differenze tra le versioni

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Proprio perché queste parole drastiche sono diventate così influenti sia per "ebrei" che per "cristiani", è difficile immaginare un tempo in cui non vi fossero due distinti gruppi religiosi completamente polarizzati nella loro opinione sul fatto che Dio potesse o meno incarnarsi. Di conseguenza, gli studiosi non hanno sufficientemente esplorato il modo in cui gli ebrei, al di fuori del movimento di Gesù, nei primi secoli dell'era volgare concepirono che Dio potesse incarnarsi sulla terra.<ref>Poiché il campo degli studi neotestamentari si concentra spesso su questioni testuali o ermeneutiche che hanno rilievo per successivi sviluppi del cristianesimo, mediante questo approccio metodologico gli studiosi di sovente limitani le proprie indagini a ristretti dibattiti in merito a quando questa idea sorse per la prima volta tra i seguaci di Gesù. Si veda Dunn, ''Christology in the Making'', xii, 213, sebbene tale sia l'argomento di tutto il suo libro. Per altri studiosi che dibattono a quale punto la figura umana di Gesù di Nazaret venne considerata per la prima volta divina, si vedano: Maurice Casey, ''From Jewish Prophet to Gentile God: The Origins and Development of New Testament Christology'' (Cambridge: James Clarke & Co.; Louisville: Westminster John Knox, 1991), 9, 31–32, 35–36, 143, 156, 158; Larry Hurtado, ''One God, One Lord: Early Christian Devotion and Ancient Judaism'' (Philadelphia: Fortress Press, 1988), 1–8, 11–15; 99–128; ''idem'', ''Lord Jesus Christ: Devotion to Jesus in Earliest Christianity'' (Grand Rapids: Eerdmans, 2003), 1–11; ''idem'', ''How on Earth did Jesus Become a God? Historical Questions about Earliest Devotion to Jesus'' (Grand Rapids: Eerdmans, 2005), 1–9; 42–53, 152–53, 177–78; Richard Bauckham, ''God Crucified: Monotheism and Christology in the New Testament'' (Grand Rapids: Eerdmans, 1999), vii–x; ''idem'', ''Jesus and the God of Israel: God Crucified and Other Studies on the New Testament’s Christology of Divine Identity'' (Grand Rapids: Eerdmans, 2009), ix–59; 182–85; Bart D. Ehrman, ''How Jesus Became God: The Exaltation of a Jewish Preacher from Galilee'' (New York: HarperOne, 2014); Michael Bird, cur. ''How God became Jesus: The Real Origins of Belief in Jesus’ Divine Nature—a Response to Bart Ehrman'' (Grand Rapids: Zondervan, 2014).</ref> In effetti, anche oggi, come la citazione di Wolfson ci illumina, molti studiosi tendono a imporre l'attuale scena religiosa a riflesso dell'antichità, leggendo antichi testi con uno sguardo verso una data successiva e un fine teleologico specifico.
 
Tuttavia, il problema con questo approccio è che impone una falsa relazione binaria su queste due tradizioni quando in realtà le credenze e le pratiche religiose degli ebrei durante il periodo del Secondo Tempio, e sia di coloro che in seguito si sarebbero identificati come ebrei e sia quelli che si sarebbero identificati come cristiani nel primo periodo Tardoantico, furono spesso molto più complesse. Per quegli antichi pensatori religiosi che erano i predecessori di ciò che oggi è noto come [[w:ebraismo|ebraismo]] e [[w:cristianesimo|cristianesimo]], esisteva una grande varietà di modi in cui la presenza di Dio si incarnò negli umani o in cui gli umani stessi potevano diventare divini. Per affermare il problema in modo più succinto: le ristrette domande che gli specialisti hanno sollevato sulle origini dell'ebraismo e del cristianesimo, domande spesso guidate dalla loro conoscenza dei risultati teologici successivi, hanno fortemente limitato le intuizioni potenziali che possono essere acquisite.
 
Questo studio esplora la letteratura ebraica principalmente dai primi due secoli dell'era volgare per dimostrare che l'idea che Dio potesse incarnarsi negli umani o che gli umani potessero essere concepiti come divini presenta sorprendentemente un punto di convergenza piuttosto che divergenza tra quelle che sarebbero state in seguito conosciute come le religioni dell'ebraismo e del cristianesimo. Attraverso interpretazioni ravvicinate della pertinente letteratura esistente di autori come Filone, Flavio Giuseppe , ''[[w:Apocalisse di Baruc|2 Baruch]]'', ''[[w:Apocalisse di Esdra|4 Esdra]]'', la ''[[w:Libro della Sapienza|Sapienza di Salomone]]'', il ''[[w:Libro di Enoch|Libro delle Parabole]]'' e il Vangelo di Giovanni, indago su vari modi che questa letteratura raffigura Dio che si incarna nel mondo o presenta gli esseri umani creati come divini. Quindi colloco queste interpretazioni accanto al più ampio contesto del mondo greco-romano da cui emersero questi sviluppi religiosi ebraici. La domanda che mi pongo durante questa ricerca è perché queste idee religiose si sono sviluppate in questo particolare momento della storia, tra questo particolare tipo di persone e in queste particolari circostanze storiche. In altre parole, mi chiedo perché gli ebrei, negli anni precedenti e successivi alla distruzione del Secondo Tempio, abbiano cercato questo tipo di soluzioni intellettuali su come Dio e gli umani posstessero connettersi. Inoltre, ho esaminato intenzionalmente tutta la divisione pre- e post-70 e.v. per sottolineare che, sebbene significativo, l'anno che ha segnato la distruzione del Tempio ebraico non ha disturbato le tradizioni, la società e l'ideologia ebraiche in modo così significativo come gli specialisti hanno spesso ipotizzato.<ref>Studi recenti sostengono che la distruzione del Tempio nel 70 e.v. fu meno dirompente per la struttura religiosa della società ebraica di quanto non fosse stato finora apprezzato. Si veda, ''int. al.'', Adiel Schremer, ''Brothers Estranged. Heresy, Christianity, and Jewish Identity in Late Antiquity'' (Oxford: Oxford University Press, 2010), 5. Inoltre, altri hanno sottolineato come anche dopo il 70 e.v., il panorama religioso dell'"ebraismo"con tinuasse ad essere alquanto diversificato. Si vedano: Martin Goodman, "Sadducees and Essenes After 70 CE", in ''Crossing the Boundaries: Essays in Biblical Interpretation in Honour of Michael D. Goulder'', curr. S. E. Porter, ''et al.'' (Leiden: Brill, 1994), 347–56; Annette Yoshiko Reed, "Rabbis, ‘Jewish Christians,’ and Other Late Antique Jews: Reflections on the Fate of Judaism(s) After 70 C.E.", in ''The Changing Face of Judaism, Christianity, and Other Greco-Roman Religions in Antiquity'', curr. I. H. Henderson e G. S. Oegema (Gütersloh: Gütersloher Verlagshaus, 2006), 323–46; anche Jodi Magness "Heaven on Earth: Helios and the Zodiac Cycle in Ancient Palestinian Synagogues", ''Dumbarton Oaks Papers'' 59 (2005): 1–52, la cui analisi delle antiche sinagoghe palestinesi ha rivelato immagini di tipo sacerdotale, che suggeriscono la possibilità di una presenza continuativa di un ebraismo di tipo sacerdotale, cresciuto d'importanza durante il tardo IV secolo e primo V secolo e.v. A seguito di cò, altri hanno proposto che la fuidità dell'identità ebraica in antichità fosse abbastanza capiente da includere gruppi di persone che aderivano a Gesù come Messia. Cfr. Karin Zetterholm, "Alternative Visions of Judaism and Their Impact on the Formation of Rabbinic Judaism", ''JJMJS'' 1 (2014): 127–153, partic. 147–48; Fonrobert, "The Didascalia Apostolorum", 483–509; Daniel Boyarin, ''Dying for God: Martyrdom and the Making of Christianity and Judaism'' (Stanford: Stanford University Press, 1999), 17, 23.</ref> ​​Descrivo il periodo della storia ebraica che esploro come "Antichità Ebraica", piuttosto che altre alternative come il tardo "ebraismo del Secondo Tempio" o "primo giudaisdmo",<ref>Gli studiosi hanno etichettato in molti modi il periodo storico che va dalle conquiste di Alessandro Magno nel IV secolo p.e.v. alle ultime rivolte ebraiche dell'inizio II secolo e.v. Questi modi includono: "''Spätjudentum''" [Schürer, Bousset], "Intertestamental", [Prideaux], "Middle Judaism" [Boccaccini], "Second Temple Judaism" [Stone], il "Period between the Bible and the Mishnah" [Nickelsburg] e "Early Judaism" [Collins, Harlow]. Cfr. John J. Collins, "Early Judaism in Modern Scholarship", in ''The Eerdmans Dictionary of Early Judaism'', cur. John J. Collins e Daniel C. Harlow (Grand Rapids: Eerdmans, 2009), 1–23. Poiché molte, anche se certamente non tutte, le testimonianze che utilizzo dopo la data della distruzione del Tempio, e perché anche il mio lavoro ne è profondamente indebitato e, spero, ha una grande rilevanza per i campi del cristianesimo tardoantico e del rabbinismo, ho scelto invece di utilizzare la denominazione "'''Antichità Ebraica'''".</ref> in gran parte perché molte – sebbene certamente non tutte – le fonti primarie esistenti che impiego postdatano la distruzione del Secondo Tempio nel 70 e.v. e alcune potrebbero addirittura postdatare il regno di Adriano (117-138 e.v.) e le rivolte di [[w:Simon Bar Kokheba|Bar Kokhba]] (132-135 e.v.).16 Inoltre, conservo l'uso della parola "ebreo" e derivati nel mio titolo perché leggo il Vangelo di Giovanni – come i testi ebraici contemporanei, vedi Flavio Giuseppe, ''4 Esdra'' e ''[[w:Apocalisse di Baruc|2 Baruc]]'' – come testo ebraico. Discuto l'argomento dell'ebraicità del Vangelo di Giovanni in maniera più specifica nel '''Capitolo 6'''. Sostengo che le varie forme di incarnazione divina che rivelo illustrano un punto di comunanza tra quelle che solo successivamente verranno conosciute come le religioni dell'ebraismo e del cristianesimo, una comunanza che è stata a lungo considerata un punto di contesa, sebbene oggi tale comunanza possa sembrare controintuitiva.
 
 
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