Teatro greco/Sofocle: differenze tra le versioni

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== Caratteri della drammaturgia di Sofocle ==
Le tragedie di Sofocle si caratterizzano per la loro armonia e per il loro equilibrio. Eppure, i suoi drammi sono attraversati da ambiguità e inquietudine. La differenza tra bene e male non viene mai rimarcata esplicitamente e manca completamente una visione provvidenziale della realtà. I suoi personaggi sono lasciati soli a soffrire, spesso senza una ragione. In questo modo il mondo sovrannaturale viene posto fuori dalla vista degli uomini, e viene considerato un insieme di forze inconoscibili che guidano il destino dei mortali. Accanto a questi temi però si affacciano anche quelli che erano oggetto di dibattito nell'Atene periclea, come il rapporto tra la legge della città e la legge della natura, o tra l'individuo e la collettività.
 
L'eroe sofocleo è un individuo isolato che, suo malgrado, è posto da forze sconosciute di fronte al suo dolore. Dotato di grandi qualità morali e intellettuali, l'eroe tragico si staglia sugli altri personaggi, che non riescono e non possono essere al suo stesso livello. Sono figure profonde e dotate di spessore psicologico, capaci di riflettere su se stesse, sulla propria condizione, e di evolversi. Elemento tipico della tragedia sofoclea è infatti la ''metabolé'' (μεταβολή), il momento in cui il protagonista comprende con dolore il proprio destino e l'incapacità di opporviciopporvisi.
 
Sofocle fu però anche un innovatore: introdusse il terzo attore, aumentò il numero dei coreuti da dodici a quindici, migliorò le macchine sceniche e allentò il vincolo tra le opere di una trilogia. Quest'ultima fu un'innovazione particolarmente importante rispetto al teatro eschileo, perché in questo modo ogni tragedia poteva avere una propria autonomia rispetto alle altre. Per quanto riguarda lo stile, invece, pur mantenendo un tono elevato, adottò un linguaggio medio, che raggiungeva vette lirica solamente nei cori.<ref>{{cita libro | autore=Giulio Guidorizzi | titolo=Il mondo letterario greco. L'età classica | città=Torino | editore=Einaudi | anno=2000 | volume=1 | pp=134-136 }}</ref>
 
== Le tragedie ==
Come per Eschilo, anche per Sofocle la tradizione ci ha tramandato solo sette tragedie complete, a fronte degli oltre centotrenta titoli che gli venivano attribuiti: l<nowiki>'</nowiki>''Aiace'', le ''Trachinie'', l<nowiki>'</nowiki>''Antigone'', l<nowiki>'</nowiki>''Edipo Re'', il ''Filottete'', l<nowiki>'</nowiki>''Elettra'' e l<nowiki>'</nowiki>''Edipo a Colono''. Sulla loro cronologia abbia sufficienti informazioni, sebbene non sia possibile assegnare a ciascuna opera una data precisa di composizione.
 
=== ''Aiace'' ===
{{vedi source|Αίας|el}}
[[File:Exekias Suicide d Ajax 01 glare reduced white bg.png|thumb|Il suicidio di Aiace, anfora a figure rosse del V secolo a.C. Château-musée de Boulogne-sur-Mer]]
La più antica tragedia di Sofocle è l<nowiki>'</nowiki>''Aiace'' (Αἴας), risalente forse al 450 a.C. circa.<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | p=333 }}</ref>
 
{{trama libro|testo=Odisseo e Atena raccontano l'antefatto: Aiace si è infuriato perché le armi di Achille sono state date a Odisseo, suo rivale, e ha pensato di vendicarsi degli Achei, ma a causa di un artificio di Atena ha finito per aggredire un gregge, scambiandolo per i suoi nemici. Resosi conto dell'accaduto, Aiace decide di darsi la morte. A nulla valgono le preghiere della moglie Tecmessa e del coro, composto da marinai di Salamina: dopo avere salutato il figlioletto, l'eroe si sposta alla spiaggia, dove si uccide, dopo un lungo monologo, si uccide. Il coro e la moglie ritrovano il cadavere, che Agamennone e Menelao vorrebbero lasciare agli uccelli. Odisseo e Teucro, fratellastro di Aiace, ottengono invece di poter dargli degna sepoltura.}}
 
Nell<nowiki>'</nowiki>''Aiace'' compaiono alcuni temi propri della poetica di Sofocle, come la vulnerabilità dei grandi uomini, la solitudine, la violenza della divinità, impossibilità di sottrarsi al destino di infelicità proprio dell'uomo. La tragedia inoltre appare divisa in due parti dalla morte di Aiace, in quella che forse è una sperimentazionesoluzione dell'autoresperimentale: la seconda parte è occupata da un dibattito in cui Teucro vuole concedere i funerali al fratelli,fratello controllocontro alla volontà dei due Atridi, il cui odio è inarrestabile. La parola finale, di pietà, sarà pronunciata da Odisseo. In tutto questo tempo il cadavere dell'eroe rimane sulla scena, a simboleggiare che la sua sorte non si compie con la morte, e che la sua vita alla fine ha saputo trovare una redenzione e un riscatto presso gli uomini.<ref>{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | pp=201-2012 }}</ref> Aiace ha peccato di ''hybris'' perché per due volte ha oltraggiato la dea Atena, ma il tema della colpa, a differenza di Eschilo, non occupa un posto centrale nella tragedia. Come scrive Lesky, è piuttosto «la tragedia della grande figura umana che nella sua forza smisurata si attira addosso la folgore e riceve il colpo mortale in atteggiamento magnanimo».<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | pp=328-331 }}</ref>
 
=== ''Antigone'' ===
{{vedi source|Ἀντιγόνη|el}}
L'''Antigone'' (Ἀντιγόνη) fu rappresentata molto probabilmente nel 442 a.C.<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | p=332 }}</ref>
 
{{trama libro|testo=La guerra tra Eteocle e Polinice si è conclusa con la morte di entrambi. Il nuovo re Creonte ordina però che a Polinice, in quanto traditorec della patria, non venga data sepoltura, violandoapplicando così una legge dello stato ma violando una delle principali norme religiose greche. Antigone, sorella di Polinice, disubbidisce e per due volte viene sorpresa a gettare terra sul corpo del fratello. Creonte la condanna quindi a morte, ignorando le richieste del figlio Ermone, fidanzato di Antigone. Rinsavisce solo dopo avere ascoltato gli ammonimenti dell'indovino Tiresia, quando ormai è troppo tardi. Antigone si è infatti impiccata nella caverna in cui era stata rinchiusa, mentre Ermone si è ucciso dopo avere maledetto il padre. Anche la regina Euridice, saputa la notizia, si ritira per togliersi la vita. Creonte rimane così solo nel suo dolore.}}
 
LaSecondo tragediauna ècelebre statainterpretazione lettadata comeda Hegel nella sua ''Estetica'',<ref>Georg Hegel, ''Estetica'' II, 2, 1.</ref> l'''Antigone'' porta in scena la contrapposizione tra lo Stato14, incarnato da Creonte, e la famiglia, di cui è portavoce Antigone: i due personaggi si dividono la scena, come due protagonisti. Eppure latra i due c'è una differenza sostanziale. La situazione di Antigone non conosce mutamento, l'eroina rimane identica a se stessa, consapevole e determinata fino alla fine, quando si toglie la vita. Creonte viceversa conosce una trasformazione nel corso del dramma, e la sua scelta iniziale lo porterà alla follia e alla solitudine. Gli dèi puniscono quindi la tracotanza del re che ha osato opporsi a una norma sacra. Eppure, nella loro punizione le divinità hanno colpito anche Antigone, secondo una decisione insondabile che conferisce tensione tragica all'opera. Con la sua determinazione eroica, Antigone ha commesso lo stesso errore di Creonte: ha rifiutato di riconoscere le norme che limitano l'autonomia umana, un comportamento che ha pagato con la morte.<ref>{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | pp=201-202 }}</ref>
 
Nella tragedia emerge anche il tema del potere dello stato, se questo può o meno ignorare norme che non ha promulgato in prima persona, come nel caso di quelle religiose. La fermezza di Creonte si basa sull'idea che lo stato abbia un potere illimitato: in questo consiste la ''hybris'', che viene respinta dagli dèi e che sarà la causa della sua disgrazia. È probabile che la tragedia affrontasse così alcuni temi politici molto sentiti nell'età di Pericle, durante la quale Atene stava per diventare il centro di una politica imperiale che sembrava essere sul punto di eliminare qualsiasi limite. L'uomo non può assoggettare la natura alla propria volontà, e nel suo operato deve sempre avere coscienza che al di sopra di lui ci sono le divinità e le loro norme assolute.<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | pp=338-339 }}</ref>
 
=== ''Trachinie'' ===
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Incerta è la data in cui furono rappresentate le ''Trachinie'' (Τραχίνιαι), anche se probabilmente sono precedenti all'''Edipo Re''.
 
{{trama libro|testo=Deianira, moglie di Eracle, attende a Trachis il ritorno del marito ed esprime la sua angoscia al coro delle donne della città. L'eroe viene preceduto da un gruppo di donne, fatte prigioniere dopo la presa della città di Ecalia. Tra esse c'è Iole, che rivela di essere stata il motivo per cui Eracle ha compiuto l'impresa. Per riconquistare l'affetto del marito, Deianira gli invia un abito intriso di un filtro d'amore fatto con il sangue del centauro Nesso, non sapendo però che era stato contaminato con il sangue dell'Idra, un potente veleno. Ciò che accade dopo è raccontato da Illo, figlio di Eracle: appena il padre ha indossato il vestito è stato colto da atroci dolori, tali da ridurlo in fin di vita. Deianira, disperata, si uccide. Eracle, giunto a Trachis, inizialmente pensa di punire la moglie, ma scoperta la verità si ricorda di una profezia, secondo cui sarebbe morto a causa di un morto. L'eroe dispone quindi che il figlio sposi Iole e chiede di essere deposto sulla pira funebre, sulla quale appiccherà personalmente il fuoco.}}
 
NelleCome l'''Aiace'', anche le ''Trachinie'' hanno una struttura a dittico, in cui ciascuna parte è occupata da un personaggio: la prima da Deianira, preoccupata di avere perso l'amore del marito, la seconda da Eracle morente. Le due figure sono però strettamente unite da un legame fatale.<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | p=341 }}</ref> Sofocle ricorre alla sua ironia, nata dalla drammatica constatazione che l'uomo vive in una realtà irrazionale e che le azioni fatte a fin di bene spesso hanno risultati nefasti. In questo caso, il filtro d'amore di Deianira si rivela un veleno. Eracle alla fine della tragedia riconosce che tutti i vaticini ricevuti collimano, ma questa scoperta non gli serve a cambiare la sua sorte. La sua figura è interpretata come quella dell'eroe che ha sconfitto i mostri e ha dato inizio a una nuova fase per l'umanità, ma che tuttavia non può sottrarsi al destino di morte. Gli uomini non possono opporsi né conoscere il volere degli dèi, ma possono solo vivere senza sapere quali circostanze hanno determinato la loro vita e quali provocheranno la loro rovina.<ref>{{cita libro| autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | pp=204-205 }}</ref>
 
=== ''Edipo Re'' ===
{{vedi source|Οιδίπους Τύραννος|el}}
[[File:Oedipus and the Sphinx of Thebes, Red Figure Kylix, c. 470 BC, from Vulci, attributed to the Oedipus Painter, Vatican Museums (9665213064).jpg|thumb|Edipo e la sfinge, kylix a figure rosse del V secolo a.C. Musei Vaticani, Roma]]
L'''Edipo Re'' (Οἰδίπους τύραννος) è probabilmente anteriore al 425 a.C. Tutta la tragedia ruota attorno al protagonista: tutte le scene, esclusa quella in cui il messaggero annuncia la morte di Polibo e poche altre, sono determinate dalla presenza di Edipo. La centralità della sua figura, come si vedrà, ha un'importanza decisiva per quanto riguarda il contenuto della tragedia.<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | p=342 }}</ref>
L'''Edipo Re'' (Οἰδίπους τύραννος) è probabilmente anteriore al 425 a.C.
 
{{trama libro|testo=La città di Tebe è colpita da una contaminazione, a cui si potrà porre fine solo quando verrà punito l'assassino del re Laio. Il re Edipo, su richiesta del coro, si impegna a trovare il colpevole. Interroga l'indovino Tiresia, che dapprima rifiuta di rispondere alle domande e poi accusa Edipo in persona, che inizialmente crede a una congiura. La moglie Giocasta, già vedova di Laio, ricorda che al vecchio re era stato predetto che sarebbe stato ucciso dal figlio, ma il loro unico nato era stato assassinato subito dopo la nascita. Anche Edipo ricorda che un vaticinio aveva predetto che avrebbe ucciso suo padre. Intanto, un messaggero da Corinto annuncia la morte di Polibo, padre di Edipo, ma informa anche che Edipo era stato adottato. Giocasta, intuita la verità, si suicida. Edipo invece prosegue le indagini e infine viene a sapere di essere il figlio di Laio, da un vecchio servo del re, di essere il figlio di Laio. Per punirsi, Edipo di acceca e lascia la città, mentre Creonte, fratello di Giocasta, viene acclamato nuovo re.}}
 
L'''Edipo Re'' è considerataconsiderato dalla critica moderna come uno dei vertici della tragedia greca classica. Si tratta di quella che viene definita una "tragedia analitica", poiché gli eventi che determineranno la sventura di Edipo sono già avvenuti e il re Edipo è quindi già avvolto dai lacci del destino.<ref>{{cita libro | autore=Albin Lesky | titolo=Storia della letteratura greca | editore=Saggiatore | città=Milano | p=343 }}</ref> Tutto il dramma si svolge come un enigma: da una parte c'è Edipo che indaga sui misteri che lo circondano, dall'altra però è lo stesso Edipo ada essere un mistero che deve essere decifrato. La colpa di Edipo non sono né il parricidio né l'incesto, ma è il suo stesso ingegno a compiere una ''hybris'', nel momento in cui cerca di superare la propria debolezza. Edipo è quindi un simbolo dell'uomo che non può niente contro le forze che trascendono la sua volontà e che gli sono incomprensibili. La catastrofe è inevitabile e l'eroe tragico non può evitarla.<ref>{{cita libro|autore=Dario Del Corno | titolo=Letteratura greca. Dall'età arcaica alla letteratura dell'età imperiale | città=Milano | editore=Principato | anno=1995 | p=207 }}</ref>
 
=== ''Elettra'' ===