Leonard Cohen e la Cabala ebraica/Abnegazione: differenze tra le versioni

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{{Leonard Cohen e la Cabala ebraica}}
{{Immagine grande|Leonard Cohen 21592183-edited.jpg|530px|Leonard Cohen, 27 October 2008}}
 
= Pentimento e abnegazione =
Il desiderio di unirsi alla fonte divina è espresso da Cohen anche in termini di comprensione cabalistica dell'idea tradizionale di ''[[w:Teshuvah|teshuvah]]'' (ebr. תשובה‎, letteralmente "ritorno"), pentimento/espiazione, nella canzone "Coming Back to You" da ''Various Positions''.<ref>Sull'interpretazione cabalistica di ''teshuvah'', si veda Tishby, ''Wisdom of the Zohar'', pp. 1499-1510; Shimon Shokek, ''Kabbalah and the Art of Being'', Londra & New York 2001, pp. 127-147.</ref> È stato sostenuto che si tratta di un ballata d'amore in cui il poeta esprime il suo desiderio di ricongiungersi con la sua amata terrena nonostante le sue trasgressioni.<ref>Nadel, ''Various Positions'', p. 240.</ref> Ribatterei, invece, che il poeta si rivolge a Dio, sebbene non sarebbe irragionevole supporre che ci sia un'allusione anche a una relazione personale; al contrarioanzi, ciò è probabile nella misura in cui l'erotico e lo spirituale si intrecciano nell'immaginazione del poeta, come ho già notato. Il ritorno di cui parla si riferisce alla ''teshuvah'', una svolta di percorso, un ri/torno verso dove non si è mai stati. Questa interpretazione spiega meglio il riferimento al giudizio nella seguente strofa:
{{q|They’re handing down my sentence now,<br/>
and I know what I must do:<br/>
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left their pride on the other side of ''coming''<br/>
''back to you''<ref>''Stranger Music'', p. 339.</ref>}}
Per tornare a Dio bisogna prima cedere al giudizio, una sottomissione che Cohen delinea in un modo che a prima vista può sembrare distintamente non ebraico — camminare in silenzio. Forse qui può essere rilevato un tocco di influenza Zen – ascoltando silenziosamente il vortice della ruota karmica nel tentativo di essere liberato dalla sua rotazione<ref>A questo proposito, è interessante notare che il nome dharma di Cohen è Jikan, che significa "il silenzioso". Sulla retorica del silenzio nella formazione Zen, si veda Dale, ''Philosophical Meditations'', pp. 94-96.</ref> – ma il linguaggio del giudizio, l'emissione della sentenza, indica un contesto ebraico. A rigor di termini, un buddhista Zen non può accettare il discorso del giudizio divino espresso in termini personalistici. Camminare in silenzio esprime in modo figurato l'ideale pietista della contrizione, che è il prerequisito necessario per acconsentire e concordare con la volontà divina. In realtà, l'ultima canzone dell'album è "If It Be Your Will" a cui ho già fatto riferimento. In questo appello meravigliosamente lirico, Cohen esprime la sua volontà incondizionata di essere il ''vaso'' nelle mani di Dio (che non è menzionato esplicitamente ma che è chiaramente affrontato in seconda persona). Se Dio vuole che il cantante taccia, egli silenzierà la sua voce; se, tuttavia, Dio vuole che il cantante canti, allora egli offrirà la sua canzone dalla "collina spezzata", il luogo da cui vengono offerte tutti le lodi a Dio.<ref>''Stranger Music'', p. 343.</ref> Ancora una volta, vediamo che, per il poeta, Dio deve aessere avvicinato dal luogo della fratturazione — questo è il segreto mistico del pentimento: ritornare alla vetta della luce dalla fossa delle tenebre.
 
In ''Book of Mercy'', Cohen afferma direttamente il tradizionale ideale ebraico: "And here and there, among the seventy tongues and the hundred darknesses — something, something shining, men of courage strengthening themselves to kindle the lights of repentance".<ref>''Book of Mercy'', p. 68.</ref>
{{q|Though I scorched away the tears of return in the forced light of victory, your rebuke still comforts me, you signify yourself among the dangers. Saying, ''Use this fear to know me, fix this exile toward my return''.<ref>''Ibid.'', pp. 71-72.</ref>}}
Il rimprovero di Dio ha un ruolo positivo in quanto offre l'opportunità di dimorare nel "low-built shelter of repentance",<ref>''Ibid.'', p. 33.</ref> cioè rifugio costruito dall'essere umiliato nell'amore. L'orgoglio è il più grande ostacolo sul cammino. In termini devastanti, osserva Cohen, "When the heart grins at itself, the world is destroyed. And I am found alone with the husks and the shells. Then the dangerous moment comes: I am too great to ask for help".<ref>''Ibid.'', pp. 65-66.</ref> In buona maniera rabbinica, Cohen parla di presunzione che distrugge il mondo, un decadimento morale che è più devastante della demolizione fisica, una desolazione che lascia uno a vagare tra le rovine, interpretata nella lingua usata dai cabalisti per designare la forza demoniaca, "husks" e "shells". La via del pentimento è attraverso la frantumazione del guscio dell'arroganza, che viene incoraggiato accettando in modo contrito il giudizio di Dio. Una risposta di questo tipo si trova nei testi ebraici, in particolare nelle opere etiche che fanno trapelare l'impatto della dottrina cabalistica. Senza negare la comprensione più convenzionale del pentimento, basata sulla concezione teistica di ricompensa e punizione, i cabalisti hanno offerto una comprensione simbolica che è vicina in temperamento all'idea espressa da Cohen. Pentirsi è ritornare nell'utero, ritornare alla madre, essere restituiti alla "voce, dolce sussurro", ''qol demamah daqqah'' ({{passo biblico2|1Re|19:12}}), il ''mormorio di un vento leggero'' che è l'origine e la destinazione della preghiera, il linguaggio oltre la lingua. Il ritorno inizia con l'umile accettazione della propria sentenza, una conformità facilitata dallo spezzare la superbia, il guscio (''husk'') primario dell'"Altra Parte". Purtroppo, in un mondo spinto dall'egoismo e dall'egocentrismo, gli atti di contrizione saranno fraintesi da coloro che sono invidiosi dei "pochi eletti" che hanno fatto ritorno a Dio.
 
Il ritorno a Dio, quindi, è basato sull'abnegazione della volontà, un tema ben attestato nelle tradizioni religiose ma soprattutto eminente nei trattati mistici devozionali. Nel poema "Claim Me, Blood, If You have a Story", incluso in ''Parasites of Heaven'' (1966), Cohen esprime l'ideale di auto-annientamento in un'immagine che è centrale nella tradizione cabalistica:
{{q|Claim me, blood, if you have a story<br/>
to tell with my Jewish face,<br/>
you are strong and holy still, only<br/>
speak, like the Zohar, of a carved-out place<br/>
into which I must pour out myself like wine,<br/>
an emptiness of history which I must seize<br/>
and occupy, calm and full in this confine,<br/>
becoming clear ‘like good wine on its lees’.<ref>''Selected Poems'', p. 203.</ref>}}
La negazione della volontà è delineata qui come il versare se stessi come vino nello spazio inciso dalla narrazione dettata dal sangue del retaggio ebraico di Cohen. Cohen gioca qui abilmente con immagini di sangue e vino, senza dubbio intese a ricordare la transustanziazione eucaristica del vino pasquale nel sangue di Cristo. Evocando il sangue, forse anche un'allusione all'[[w:Brit milà|alleanza della circoncisione]], Cohen rivendica il suo passato ebraico, cogliendo il "vuoto della storia (''emptiness of history'')", diventando chiaro come il vino che si riversa in un luogo vacante. L'articolazione poetica di questa materia è descritta dal termine ''[[w:Zohar|zohar]]'', lo "splendore", il nome assegnato alla principale antologia della cabala medievale basata sulla promessa apocalittica "gli illuminati risplenderanno come lo splendore del firmamento" ({{passo biblico2|Daniele|12:3}}). Non pretendo di comprendere appieno l'uso di questa immagine in questo contesto, ma sembra che Cohen stia proponendo che il testo cabalistico affermi la nozione di parlare di un luogo che è incavato e in cui verrà versato il sangue dell'sé come vino. Vale a dire, lo Zohar offre al poeta un modello di mistica rinuncia da emulare nella sua composizione poetica.
 
È interessante notare che in una poesia più attuale, "Takanawa Prince Hotel Bar", inclusa in ''Book of Longing'' (2006), Cohen è più esplicito nel suo uso dell'immagine della circoncisione per articolare il sacrificio di sé implicato nell'atto di scrivere poesie:
{{q|Slipping down into the Pure Land<br/>
into the Awakened State of Drunk<br/>
into the furnace blue Heart of the<br/>
one one one true Allah the Beloved<br/>
Companion of Dangerous Moods —<br/>
Slipping down into the 27 Hells of<br/>
my own religion my own sweet<br/>
dark religion of drunk religion<br/>
my bended knee of Poetry my robes<br/>
my bowl my scourge of Poetry<br/>
my final circumcision after<br/>
the circumcision of the flesh<br/>
and the circumcision of the heart<br/>
and the circumcision of the yearning<br/>
to Return to be Redeemed<br/>
to be Washed to be Forgiven Again<br/>
the Final Circumcision the Final<br/>
and Great Circumcision —<br/>
Broken down awhile<br/>
and cowarding<br/>
in the blasting rays<br/>
of Hideous Enlightenment<br/>
but now finally surrendered to the Great<br/>
Resignation of Poetry<br/>
And not the kind of Wise Experience<br/>
or the false kisses of Competitive<br/>
Insight, but my own sweet dark<br/>
religion of poetry my booby prize<br/>
my sandals and my shameful prayer<br/>
my invisible Mexican candle<br/>
my useless oils to clean the house<br/>
and remove my rival’s spell<br/>
on my girlfriend’s memory —<br/>
O Poetry my Final Circumcision <ref>''Book of Longing'', pp. 31-32.</ref>}}
Questa poesia è un collage di simboli delle tradizioni ebraica, cristiana, musulmana e buddista che Cohen ha messo insieme per chiarire il suo marchio di ''reverie'' religiosa. Nel modo giocoso di sottile inversione che è emblematico della sua predilezione spirituale, forse esaltato dalla propensione Zen per l'inversione paradossale, l'esperienza dell'illuminazione è caratterizzata come la Terra Pura, un'immagine derivata da una particolare scuola di buddhismo,<ref>Diversi sono gli studi rappresentativi, nella maggioranza in {{en}}, tra cui: Kenneth K. Tanaka, ''The Dawn of Chinese Pure Land Buddhist Doctrine: Ching-ying Hui-Yüan’s Commentary on the Visualization Sutra'', Albany 1990; Roger J. Corless, ‘Pure Land Piety’, in ''Buddhist Spirituality'', pp. 242-271; ''The Land of Bliss: The Paradise of the Buddha of Measureless Light — Sanskrit and Chinese Versions of the Sukhāvatīvyūha Sutras'', Introduzioni e trad. {{en}} di Luis O. Gōmez, Honolulu 1996; ''A History of Japenese Religion'', pp. 114-129; Mark L. Blum, ''The Origins and Development of Pure Land Buddhism: A Study and Translation of Gyōnen’s Jōdo Hōmon Genrushō'', Oxford 2002.</ref> che viene identificata ulteriormente come uno stato di risveglio dell'ubriachezza — il termine "awakened" è il significato letterale del titolo ''buddha'', che deriva dalla parola ''bodhi'', "risveglio" o "illuminazione". La veglia inebriata è legata, inoltre, al "furnace blue Heart" di Allah, designato in modo significativo come "Companion of Dangerous Moods", e ai ventisette inferni della religione del poeta stesso, un motivo che potrebbe essere stato tolto dallo schema cosmologico delineato nel primo libro di ''[[:en:w:Milton: A Poem in Two Books|Milton]]'' di [[w:William Blake|William Blake]].<ref>{{en}}''The Complete Poetry and Prose of William Blake'', nuova ediz. riveduta e cur. da David V. Erdman, Commentario di [[w:Harold Bloom|Harold Bloom]], Berkeley 1982, p. 110: "The Mundane Shell, is a vast Concave Earth: an immense / Hardend shadow of all things upon our Vegetated Earth / Enlarg’d into dimension & deform’d into indefinite space, / In Twenty-seven Heavens and all their Hells".</ref> Cohen continua descrivendo la sua "dark religion of drunken religion" come il "bended knee of Poetry", un'immagine che combina un gesto di preghiera con l'arte poetica. Come vedremo nella sezione successiva, nell'immaginazione di Cohen c'è un nesso intrinseco tra queste due attività. Ciò che è importante notare qui è che in questo contesto la ''poiesis'' della preghiera è definita come la "final circumcision" che segue la "circumcision of the flesh", la "circumcision of the heart" e la "circumcision of the yearning". Rimanendo fedele alla visione suggerita dai libri biblici di Deuteronomio ({{passo biblico|30:6}}) e Geremia ({{passo biblico|Geremia|4:4}}), Cohen distingue la circoncisione del cuore e la circoncisione della carne, e possiamo anche dire che accorda uno status superiore al prima, ma il suo linguaggio indica chiaramente che non accetta la credenza cristiana (secondo [[w:Paolo di Tarso|Paolo]]) secondo cui la circoncisione del cuore (infine identificata come rito del battesimo) sostituisce la circoncisione della carne ({{passo biblico2|Romani|4:4}}). Oltre alle due circoncisioni enunciate dalla Scrittura, Cohen menziona la circoncisione del desiderio che, possiamo ipotizzare, si riferisce all'ascetico domare la passione carnale.<ref>È importante notare che uno dei razionali principali offerti dai saggi ebrei, compresi i cabalisti, per spiegare la circoncisione della carne era che indeboliva il desiderio sessuale maschile. Il riverbero moderno di questo tema (particolarmente evidente in Freud e nei suoi numerosi interpreti) è il legame che intercorre tra la castrazione e la circoncisione. Cfr. Philip Hofmann, ''Corporeal Cartographies: The Body in the Novels of Leonard Cohen'', Lit Publishing House, 2010.</ref> Oltre quel livello c'è la circoncisione "final" e "great", il "Return to be Redeemed / to be Washed to be Forgiven Again". Possiamo ipotizzare che questa circoncisione finale corrisponda all'atto di pentimento, ''teshuvah'', discusso sopra. Arrendendosi alla "Great Resignation of Poetry", la "own sweet dark religion of poetry" di Cohen, il poeta induce il ''ritorno'', la redenzione dello spirito, purificata dalle acque del perdono, il dar-prima che genera l'offerta della canzone.
 
La pietà dell'abnegazione del sé come prerequisito per la poeticizzazione della preghiera, lo svuotamento del sé per diventare un vaso sacro, è il tema chiave che segna l'indebitamento di Cohen verso il misticismo ebraico, sebbene potenziato dalla meditazione Zen. La prossima canzone che analizzerò, "The Window" da ''Recent Songs'', esprime questa pietà cabalistica in modo stupendo, plasmata da un'interessante mescolanza di simboli ebraici e cristiani, una fusione che è caratteristica dell'orientamento cabalistico nella sua base genealogica. La prima stanza dice:
{{q|Why do you stand by the window<br/>
abandoned to beauty and pride?<br/>
the thorn of the night in your bosom,<br/>
the spear of the age in your side;<br/>
lost in the rages of fragrance,<br/>
lost in the rags of remorse,<br/>
lost in the waves of a sickness<br/>
that loosens the high silver nerves.<ref>''Stranger Music'', p. 299.</ref>}}
 
 
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[[Categoria:Leonard Cohen e la Cabala ebraica|Abnegazione]]