Embricazione del trauma in Hemingway/Calculus calcolato: differenze tra le versioni

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Inoltre, il passaggio del ponte in ARIT fa eco a una presenza narrativa simile alla voce nel racconto di Hemingway del 1938, "Old Man at the Bridge". Sia in ARIT che nel racconto, Hemingway incarna un senso della tormentosa memoria abissale del trauma mentre le figure tentano, o sono costrette, ad attraversare l'ignoto. In "Old Man at the Bridge", Hemingway crea ciò che [https://books.google.co.uk/books?id=9ps69UBMNqcC&pg=PA121&lpg=PA121&dq=William+Braasch+Watson&source=bl&ots=8t5KnXN2jE&sig=ACfU3U0GziYfnc_bOz_n8QqB_W_LhOTN7g&hl=en&sa=X&ved=2ahUKEwjv_pah0vXpAhVRuXEKHdVVA7MQ6AEwBHoECAoQAQ#v=onepage&q=William%20Braasch%20Watson&f=false William Braasch Watson] chiama "un potente dramma la cui risoluzione temiamo anticipatamente, [...] [con] gran parte del suo potere proveniente da un velato pericolo che sentiamo ma mai vediamo del tutto" (Benson, ''Critical Approaches'', 133). Il pericolo velato è correlato alla presenza dell'abiezione nella narrazione. Nella struttura narrativa del racconto, un vecchio è seduto accanto a un ponte dopo che gli è stato detto di affidare il suo lavoro di pastore ad una fattoria di animali a San Carlos. Il narratore osserva: "He looked at me very blankly and tiredly, then said, having to share his worry with some one, ‘the cat will be all right’" (CSS, 58). Il protagonista della storia alla fine convince il vecchio ad attraversare il ponte, ma il vecchio si alza solo per "sit down backwards in the dust" (CSS, 58). Watson osserva un notevole cambiamento di prospettiva nella conclusione della narrazione e afferma: "Dopo paragrafi di dialoghi intimi la storia si sposta improvvisamente verso una prospettiva oggettiva e impersonale. La mancanza di sentimento alla fine e la freddezza con cui il narratore prende la sua decisione nascondono le emozioni e la confusione che possiamo immaginare deve aver provato" (Benson, ''Critical Approaches'', 132). Lo spostamento alla fine della storia mette in evidenza l'effetto dell'abiezione sulla struttura narrativa.
 
Nella sezione di ARIT, Hemingway costruisce una certa obiettività impersonale nei ricordi di Cantwell come risultato del dare voce all'abietto nella narrazione. Nella sezione, Cantwell ricorda il suo tempo trascorso al
ponte durante la PGM affermando: "so there was little movement to the water, and the dead had stayed there a long time" (28). Il senso di obiettività nella struttura narrativa di Hemingway tradisce il pericolo di attraversare il ponte dell'abiezione, letteralmente–in guerra, e metaforicamente–in memoria, sia in ARIT che in "Old Man at the Bridge". In effetti, James Meredith osserva che "attraversare un fiume nel mezzo delle difese nemiche è sempre stata la manovra di combattimento più pericolosa per l'esercito" ("Il Rapido ...", 60). Inoltre, le osservazioni di Meredith si concentrano sulla miriade di allusioni testuali all'attraversamento di ponti che appaiono nel romanzo. Questi momenti che si verificano nella storia offrono un indizio sull'uso e l'aspetto della voce dell'abietto. Come tale nella narrazione, Cantwell attraversa i ponti fisici e mentali. Con questi attraversamenti, Cantwell entra nel territorio pericoloso abietto precedentemente silenziato del suo passato. Entra in una terra colma di difese autonarrate al suo ricordo dei suoi traumi, e quindi la narrazione dà voce all'abietto — una voce del trauma.
 
In ARIT, la creazione da parte di Hemingway di una presenza narrativa tinta di soggettività, oggettività e abiezione trasmette un senso degli effetti persistenti, fisici e mentali, del trauma bellico. Man mano che il fiume del passato si riempie di morti, così anche il paesaggio dei ricordi di Cantwell si riempie delle voci dei morti precedentemente messe a tacere. In retrospettiva egli nota: "the dead had stayed there for a long time, floating and bloating face up and face down regardless of nationality" (28). Di conseguenza, Elaine Scarry sostiene che i corpi feriti in guerra non presentano alcuna rivendicazione di nazionalità o vittoria.<ref>In guerra, come Scarry indica e Hemingway osserva in ARIT e nel suo dispaccio a ''Esquire'' del settembre 1935, "Notes on the Next War: A Serious Topical Letter", non vi sono gradi o categorie differenziati di soldati. Il trauma della guerra disgrega qualsiasi nozione di identificazione stabile. Allo stesso modo, la memoria del trauma disgrega qualsiasi nozione di identità narrativa stabile in relazione alla presentazione della soggettività. Come tale, le osservazioni salienti di Hemingway in "Notes on the Next War" funzionano come manifestazione nella creazione ricordata da Cantwell della figura di Jackson, autista di Cantwell. L'eco delle opinioni di Hemingway su guerra, soldati, traumi e morte che appare nella mente di Cantwell mentre ricorda, come anche la figura di Jackson, illustrano una grande preoccupazione nella narrativa e nel romanzo, del potenziale pericolo e desiderio di ricordare il trauma.</ref> Infatti Scarry afferma che "le ingiurie non hanno alcuna relazione con le questioni controverse; [...] Come nella Seconda Guerra Mondiale non ci sarebbe stato nulla nei tre corpi di un soldato russo ferito, di un ebreo prigioniero in un campo di concentramento, di un civile per le strade di Hiroshima, a differenziare il carattere delle questioni da parte degli Alleati o dell'Asse. Ma le ingiurie avrebbero neppure reso visibili chi aveva vinto e chi aveva perso" (115-116). Successivamente, le opinioni di Scarry si riflettono nella struttura narrativa di ARIT sia nell'osservazione oggettiva dei morti di guerra nel fiume sia nella successiva osservazione soggettiva di Cantwell quando afferma: "He knew how boring any man’s war is to any other man, and he stopped talking about it. No one is interested in it, abstractly, except soldiers and there are not many soldiers" (29).<ref>In effetti, Hemingway affronta oggettivamente il sentimento di questo passaggio precedentemente nella sua saggistica. Hemingway afferma: "...but those who want to go to war, the elite, are killed off in the first months and the rest of the war is fought by men who are enslaved into the bearing of arms and are taught to be more afraid of sure death from their officers if they run than possible death if they stay in the line or attack" (''Byline'', 210). Questi uomini ridotti in schiavitù, secondo l'osservazione di Hemingway che passa dall'oggettivazione riservata dell'élite alla soggettivazione emotiva degli asserviti, non rappresentano gli ideali che danno il via alla guerra né le loro morti serviranno come monumenti per qualche giusta causa. In ARIT, Cantwell riflette e crea questa interpretazione osservando: "There was no sense boring this boy, who, for all his combat infantryman badge, his Purple Heart and the other things he wore, was in no sense a soldier but only a man placed, against his will, in uniform, who had elected to remain in the army for his own ends" (30).</ref> La differenza in questa struttura narrativa del trauma è l'inclusione e il privilegio dell'abietto nella struttura evoluta di ARIT.
 
== La struttura del ricordare il trauma in ARIT ==
Con il progredire della struttura del romanzo, la narrazione incentrata sulla figura di Cantwell si sposta dalla memoria proscopica degli eventi del suo viaggio a Venezia al ricordo palinscopico e alla catalogazione dei grandi e spietati partecipanti alla guerra che conosceva in passato. Nella narrazione, Cantwell viene mostrato che osserva soggettivamente:
{{q|Remember your good friend and remember your dead. Remember plenty things and your best friends again and the finest people you know. Don’t be a bitter nor a stupid. And what has that to do with soldiering as a trade? Cut it out, he told himself.|ARIT, 34}}
In questo passaggio, le intimazioni di Cantwell di "ricordare" contraggono nella narrazione la memoria proscopica e palinscopica. Inoltre, queste intimazioni interrompono anche la struttura e la costruzione della narrazione che coinvolge il senso dell'abiezione. Inoltre, episodi come questa contrazione e interruzione appaiono in altre narrazioni di guerra hemingueiane e trasmettono un pari movimento all'interno della struttura creata della narrazione.
 
Nella struttura del breve racconto di Hemingway (scritto dopo la SGM) "Black Ass at the Crossroads", una storia di battaglia, morte e trauma durante la Seconda Guerra Mondiale, la narrativa di Hemingway contrae la memoria proscopica e palinscopica mentre il protagonista ricorda che giaceva nell'erba che "smelled of true summer" guardando "the big blue flies" e le "butterflies around the edges of the blood on the black-surfaced road" mentre richiama alla memoria una battuta di caccia del Wyoming avvenuta un lontano settembre (CSS, 583). La struttura narrativa di questo racconto, inoltre, è interrotta nella sua presentazione della soggettività e dell'oggettività con parti della storia che sono soggettive: "I watched the road to the west beyond the estaminet while the cleaning up was going on. I never watched the cleaning up unless I had to take part in it myself. Watching the cleaning up is bad for you" (CSS 581) – e poi bruscamente passa all'oggettività – "it was the first man he had killed that day and he was very pleased" (CSS 579). I primi mutamenti di soggettività e oggettività in "Black Ass at Cross Roads" compaiono nella narrativa dei ricordi ma non sono pienamente realizzati nella storia. Questi cambiamenti nella struttura narrativa e nello stile di Hemingway precedono l'evoluzione di soggettività e oggettività in congiunzione con la presenza dell'abiezione operante nella narrazione di ARIT.
 
La narrazione di ARIT si concentra sul movimento fisico esteriore e mentale interiore di Cantwell attraverso il paesaggio e la struttura della storia opera come un evento deambulatorio che coinvolge l'abietto. Questo evento gli offre l'opportunità di iniziare ad accedere ai suoi ricordi abietti precedentemente silenziati dei suoi primi traumi vissuti in guerra. Infatti, [http://www.phil.arts.cuhk.edu.hk/web/tcivp/rudolf-bernet/ Rudolf Bernet] in "The Traumatized Subject" asserisce che "l'evento traumatizzante è quindi lo shock dell'incontro con qualcosa di così strano e inconcepibile da neutralizzare il soggetto [...]". Bernet continua e osserva che "è necessaria la combinazione di un altro secondo evento per estrarre il soggetto dal suo torpore e consentire alla traccia del primo evento di occupare un posto nella storia del soggetto" (162-163). Pertanto, in ARIT, l'idea di Bernet riguardo alla necessità di un evento secondario che agisce come un impulso per l'accesso alla memoria dell'evento traumatizzante iniziale, appare quando la narrazione di Cantwell che embrica la memoria proscopica e palinscopica nella narrazione attraverso l'uso dell'abietto come una voce e una presenza nel romanzo.
 
In un brano in ARIT, Cantwell chiede al suo autista, Jackson, di fermarsi per poter vedere [[w:Torcello|Torcello]], un luogo che esiste sia nella narrativa proscopica sia nella narrativa palinscopica della struttura del romanzo. Nella storia, Cantwell osserva: "This is where you can see how it all happened. But nobody ever looks at it from here" (ARIT, 36). La nozione di retrospezione e soggettività è in prima linea in questa parte della narrativa. Hemingway crea in Cantwell una contrazione di soggettività e oggettività, mentre Cantwell viene osservato nella narrazione – "but he continued to look at it and it was all wonderful to him" (ARIT, 37). Cantwell, espresso in un misto di terza persona onnisciente e stile indiretto libero che incarna un tono di oggettivazione, ricorda il suo tempo durante le battaglie che si svolsero lungo il paesaggio circostante. Ricorda le iniziazioni alla battaglia del nemico e delle sue truppe osservando, "but he never hated them [the enemies]; nor could have any feeling about them [...] he taught his people to shoot, really, which is a rare ability in continental troops, and to be able to look at the enemy when they came" (ARIT, 38).<ref>Il ricordo oggettivo da parte di Cantwell della sua guida soggettiva alle sue truppe si sposta dalla visualizzazione oggettiva e impersonale alla visualizzazione personale e soggettiva della conoscenza e dell'iniziazione che egli ha sperimentato durante le battaglie: "you always had to count and count fast after the bombardment to know how many shooters you would have" (ARIT, 39). L'accuratezza oggettiva e storica dell'osservazione di Cantwell fa eco a ''Doughboys, the Great War, and the Remaking of America'' di Jennifer D. Keene, dove osserva che l'educazione oggettiva dei soldati della Prima Guerra Mondiale differiva notevolmente dall'"educazione sul campo" soggettiva in battaglia. Keene sostiene che l'"educazione sul campo" soggettiva era spesso più sostanziale di qualsiasi cosa i soldati-cittadini ricevessero nei campi di addestramento" (44). Keene afferma anche che l'educazione soggettiva ha più validità "per le truppe successive", in quanto "i veterani del combattimento diventavano la principale fonte di informazioni su come comportarsi in prima linea" (48).</ref> Questa sezione del romanzo usa una presenza di abiezione sia per connettere che separare i punti di vista tradizionali – soggettività e oggettività – nella struttura della narrazione.
 
 
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