Guida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/L’Arco della Carena: differenze tra le versioni

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Altri oggetti notevoli sono l’ammasso soprannominato Pozzo dei Desideri, uno dei più ricchi osservabili con piccoli strumenti, e le brillanti Pleiadi del Sud, molte delle cui componenti sono visibili anche a occhio nudo e si concentrano attorno alla stella θ Carinae.
 
Con un binocolo 20x80 è possibile godere di una visione d’insieme molto appagante: possono essere distintidistinte alcune decine di ammassi più o meno densi o estesi, tutti racchiusi in un’area di cielo di appena 6 o 7 gradi, mentre sullo sfondo la Via Lattea si scinde parzialmente in stelle.
 
Strumenti da 150-200 mm offrono a bassi ingrandimenti un campo letteralmente saturo di stelle, mentre la Nebulosa della Carena mostra diversi dettagli e gli ammassi aperti più compatti si risolvono quasi completamente in decine di stelle.
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La Nebulosa della Carena fa parte del Braccio del Sagittario, il braccio di spirale immediatamente più interno rispetto al nostro; dopo essere passato, dalla nostra prospettiva, davanti al centro galattico, oscurandolo, questo braccio prosegue in direzione del Centauro e della Carena, dove poi gira per passare dall'altra parte della Galassia rispetto a noi. Uno studio del 2008 tuttavia afferma che questo braccio sarebbe solo una grande condensazione di gas e polveri da cui sono nate diverse stelle giovani. Il contesto galattico in cui la nebulosa si trova è pervaso da un gran numero di ammassi aperti e associazioni, molti dei quali si sono formati nella stessa nebulosa. Le sue dimensioni, sia apparenti sia reali, sono superiori a quelle della ben nota Nebulosa di Orione e anche la sua magnitudine è superiore: la Nebulosa di Orione si estende infatti su circa un grado quadrato di volta celeste, con un diametro reale di 24 anni luce; la Nebulosa della Carena occupa invece oltre quattro gradi quadrati e possiede un diametro di ben 260 anni luce. A una distanza di circa 7500 anni luce, ossia quasi 8 volte superiore a quella della Nebulosa di Orione, le sue dimensioni apparenti sono molto superiori rispetto a quest'ultima. La nebulosa è formata per gran parte da idrogeno, mentre l'elio costituisce un quarto della sua massa totale; altri elementi più pesanti sono presenti solo in piccole percentuali. Al suo interno, la quasi totale assenza di globuli di Bok indica che il fenomeno della formazione stellare, a differenza di altre nebulose, sarebbe fermo o poco attivo; questo fenomeno è stato però in passato assai vigoroso, come confermato dalla presenza di un gran numero di stelle giovani di grande massa, come le cosiddette giganti blu. Queste stelle sono anche responsabili dell'intensa radiazione ultravioletta che pervade l'intera nebulosa, che ionizzandone gli atomi diventa essa stessa luminosa.
 
Molte di queste stelle giovani sono riunite in ammassi aperti: nellein suedirezione regionidella centralinebulosa ve ne sarebbero almeno otto, di cui quattro appaiono vicini alle regioni centrali. Fra questi sistemi di stelle massicce vi sono Tr 14, Tr 15 e Tr 16, Cr 228 e Cr 232, più Bochum 10 e Bochum 11; tutti insieme, contengono almeno 64 stelle di classe spettrale O e due stelle di Wolf-Rayet, ossia ciò che resta di un violento fenomeno di formazione stellare avvenuto circa 3 milioni di anni fa. Fra le stelle presenti in quest'area vi sono alcuni esempi di rari astri di classe spettrale O3 di sequenza principale. La regione della nebulosa più studiata è quella centrale, incentrata su un'area di cielo di 0,5 gradi quadrati di cielo contenente le due associazioni Tr 14 e Tr 16, la Nebulosa Buco della Serratura e l'intensa linea scura a forma di "V" che taglia in due parti il complesso nebuloso, linea formata da polveri non illuminate. Studi ottenuti nel lontano infrarosso suggeriscono che la Nebulosa della Carena sia una regione H II molto evoluta, con perdita di polveri e gas neutro dal suo nucleo; inoltre, nella nebulosa non sono presenti gli addensamenti compatti e ad alta densità di stelle circondate da nubi che si osservano in altre regioni H II massicce. Solo alcune aree della nebulosa sono soggette a un intenso fenomeno di formazione stellare. Osservazioni condotte invece su larga scala mostrano che questa nebulosa possiedapossiede una struttura bipolare compressa nella zona centrale ai due lati da polveri e gas freddi; l'asse maggiore è grosso modo perpendicolare al piano galattico. Dai dati di alcuni studi emerge che la nascita di nuove stelle non si sia completamente arrestata con la formazione degli ammassi di stelle giovani e massicce osservati. La parte settentrionale sembra inoltre possedere più siti di formazione stellare rispetto alle aree centrali; infine, i membri dell'associazione di stelle nota come Tr 14 creano un ambiente estremamente instabile per la nube molecolare, che tenderebbe a subire l'influsso del forte vento stellare di queste stelle. Circa mezzo grado a sud della stella η Carinae si trova una regione della nebulosa contenente alcune strutture allungate formate da polveri, la più grande grande delle quali è lunga 82 anni luce e sembra puntare in direzione della stessa η Carinae. Le strutture, dette "Pilastri" a causa della loro forma, hanno la parte più brillante rivolta verso la stella η Carinae e lunghe code dirette nella direzione opposta; la direzione dell'illuminazione e delle strutture in sé suggerisce che la fonte del vento stellare che modella queste nubi e della ionizzazione sia proprio la stessa η Carinae, assieme ad altre stelle supergiganti azzurre membri dell'ammasso Tr 16, la cui radiazione ultravioletta opera una fotolisi sui gas di questa regione. Si ipotizza che queste formazioni possano rappresentare la fase iniziale di una futura ondata di intensa formazione stellare all'interno di questa nebulosa. Sia nel settore settentrionale sia in quello meridionale della nebulosa sono state individuate altre prove che mostrano come la formazione stellare sia realmente in atto, prima fra tutte la presenza di alcuni giovanissimi oggetti HH.
 
Fra gli altri oggetti caratteristici situati all’interno della nube vi è la '''Nebulosa Omuncolo''', una struttura formata dalle varie espulsioni di materia della stella η Carinae; si pensa che la struttura maggiore oggi osservabile si sia originata a seguito dell'ultima grande esplosione della stella, avvenuta nel 1841, quando raggiunse e superò la luminosità di Canopo diventando la seconda stella più brillante del cielo. L'esplosione ha prodotto due lobi polari e un vasto ma debole disco equatoriale, il tutto in allontanamento dalla stella alla velocità di 2,4 milioni di km/h. Non si esclude la possibilità di un riverificarsi in futuro di tali esplosioni.
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Pochi minuti d’arco a ovest appare '''Tr 14''', uno dei gruppi più densi dell’associazione; irrisolvibile con binocoli 10x50, può essere sciolto solo con telescopi da 100 mm a salire con ingrandimenti spinti, a causa della sua compattezza. Si tratta di uno degli ammassi più giovani conosciuti, con un’età compresa fra 300 e 500 mila anni. Il membro più luminoso è HD 93129, un sistema triplo costituito da tre stelle di classe O individuali; un’altra componente molto brillante è anche HD 93128, una stella di sequenza principale O3.5 estremamente calda e giovane.
 
Circa 10’ più a nord si trova il piccolo ma brillante '''Tr 15''', appena distinguibile con un binocolo 10x50 come una breve sequenza di stelle di magnitudine 8 e 9, orientata in senso nord-sud. Telescopi da 80 mm lo risolvono a ortiforti ingrandimenti in 7-8 stelle fino alla magnitudine 12, dominate a sud dalla stella rossa RT Carinae, di magnitudine 8,5.
 
Altri ammassi della regione includono '''Bochum 10''', formato da un piccolo anello di stelle azzurre di magnitudine 9 e 10, al limite per binocoli 10x50 ma ben distinguibile con telescopi da 80 mm a salire, e, sul lato opposto della nebulosa, '''Bochum 11''', formato da un piccolo addensamento di stelle di magnitudine 9 e 10 con altre stelle sparse attorno.
 
Fra gli oggetti visibili nei dintorni e non strettamente legatelegati al centro di Carina OB1 vi sono diversi ammassi facilmente osservabili anche con piccoli strumenti.
 
Fra questi vi è, sul lato nordorientale della nebulosa, il poco conosciuto '''Tr 17'''; situato a metà strada fra η Carinae e il brillante ammasso NGC 3532, può essere notato anche con telescopi da 80 mm, dove appare come una macchia chiara allungata in senso nord-sud su cui brillanto una decina di stelle dalla magnitudine 10 alla 12. Strumenti da 150 mm permettono una totale risoluzione, con una trentina di stelle fino alla magnitudine 13. Stretto fra oggetti molto più appariscenti, Tr 17 è un ammasso poco conosciuto e studiato: spesso è trascurato dagli appassionati, mentre in letteratura si trova poco, se non che si trova alla medesima distanza dell’associazione Carina OB1 (7100 anni luce) e un’età di 50 milioni di anni.
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Presso il bordo nordoccidentale della Nebulosa della Carena si individua l’ammasso '''NGC 3324'''; è visibile anche con un binocolo 10x50, sebbene appaia più simile a una stella doppia con un leggero chiarore sul lato ovest, indice della presenza di stelle deboli non risolvibili. Con telescopi da 80 mm è risolto in una decina di stelle fino alla magnitudine 11 comprese in un diametro di 3 minuti d’arco, mentre 5 minuti d’arco più a sud si trova la stella V370 Carinae, una variabile pulsante di tipo α Cygni con magnitudine media 5,4 e considerata da alcuni anch’essa parte dell’ammasso. Foto ad alta sensibilità mostrano che l’intero ammasso è circondato da una nube che sul lato ovest descrive un semicerchio brillante, denominata '''Gum 31'''. Le stelle più brillanti dell’ammasso sono una coppia fisica di astri entrambi di classe O, cui si aggiunge la già citata V370 Carinae, una supergigante di classe A0. Studi sulla popolazione stellare dell’ammasso hanno fornito un’età sui 2-3 milioni di anni appena; ciò sarebbe anche testimoniato dalla presenza di diverse centinaia di sorgenti infrarosse coincidenti con oggetti stellari giovani, ancora immersi nella nebulosità. La distanza del complesso è stimata sui 7500 anni luce, dunque la medesima della Nebulosa della Carena; a ciò corrisponde un diametro reale della nebulosa Gum 31 di circa 36 anni luce.
 
Circa 25’ a nordovest di questo complessicomplesso si trova il ricco ammasso '''NGC 3293'''; già un binocolo 10x50 rivela con chiarezza le stelle principali, che appaiono molto concentrate. Con un telescopio da 80-100 mm di diametro l'oggetto appare completamente risolto in decine di stelle, ma è solo nelle foto a lunga posa che risulta visibile la tenue nebulosa presente a nord dell'ammasso. Quest'ammasso è formato da una novantina di stelle dalla magnitudine molto simile fra loro e particolarmente compatte; le più brillanti sono di ottava e nona grandezza, mentre diverse decine sono di decima e undicesima magnitudine. La sua distanza è stimata sui 7600 anni luce dal Sole, all'interno del Braccio del Sagittario e in posizione dunque non lontana dal grande complesso di nubi formanti la Nebulosa della Carena; infatti parte delle nubi di questo complesso lambiscono l'ammasso, che le illumina e le eccita diventando così nebulose a emissione. Inoltre l'ammasso stesso sarebbe legato fisicamente agli altri oggetti visibili nell'area, tutti correlati con la grande associazione OB Carina OB1. Ulteriore indizio della sua appartenenza al complesso nebuloso è la sua età, stimata sui 10 milioni di anni appena; NGC 3293 contiene infatti un gran numero di supergiganti blu, più una supergigante rossa. Secondo alcuni studi sembrerebbe che la formazione stellare nella regione della Nebulosa della Carena sia iniziata proprio nel suo settore nordoccidentale, pertanto quest'ammasso potrebbe essere l'esito dei primi fenomeni di formazione che hanno interessato la regione nebulosa; in seguito alla formazione di questo e del vicino ammasso IC 2581, gli episodi di formazione stellare si sarebbero spostati progressivamente verso sudest, fino a raggiungere l'attuale posizione, a sudest della Nebulosa della Carena. Secondo un altro studio datato 2003, la formazione stellare sarebbe comunque ancora attiva nella regione circostante l'ammasso, come testimoniato dalla presenza di alcune stelle di pre-sequenza principale qui scoperte.
 
Oltre un grado a nordovest si osserva il già citato ma meno conosciuto ammasso '''IC 2581''', che appare poco concentrato e fortemente oscurato dalla stella V399 Carinae, una stella di tipo α Cygni di magnitudine 4,6. Con un binocolo 10x50 si possono intravedere 2-3 stelle al limite della visibilità molto vicine alla già citata V399 Carinae, più altre tre più distanziate a ovest; telescopi da 80 mm lo risolvono a forti ingrandimenti in una ventina di stelle poco concentrate sparse su un diametro di 6’, fino alla magnitudine 12. Strumenti più grandi non permettono di individuare ulteriori concentrazioni stellari. Come già accennato, l’ammasso si trova nella medesima regione del precedente, a 7500 anni luce circa, con cui ne condivide l’origine; fra le stelle membri spicca anche la variabile V348 Carinae, anche questa di tipo α Cygni.
 
A breve distanza angolare giace il grande sistema nebuloso di '''Gum 29''', noto anche come '''RCW 49'''; sebbene la nebulosa sia osservabile solo con strumenti di grande diametro, i suoi campi stellari sono alla portata di telescopi da 120-150 mm. Si tratta di un'importante regione HII di notevole estensione, oggetto di studio in quanto contiene al suo interno alcuni ammassi stellari come NGC 3247 e Cr 220, oltre al il giovane e brillantissimo ammasso aperto Westerlund 2, composto da alcune stelle particolarmente calde e luminose, come la stella blu MSP 183, e contenente due brillanti stelle di Wolf-Rayet, WR 20a e WR 20b. Questa grande regione nebulosa si trova sul bordo esterno del Braccio del Sagittario a una distanza di almeno 13.700-15.300 anni luce, sebbene alcune stime la indichino come ancora più distante. Tramite le osservazioni condotte ai raggi X, all'interno di Gum 29 sono state individuate 468 sorgenti, 379 delle quali mostrano delle controparti a più lunghezze d'onda, come nel vicino e medio infrarosso e in alcuni casi anche nella luce visibile; alla grande popolazione di stelle massicce di classe spettrale O e B, aggregate nel ricco e compatto ammasso Westerlund 2, si aggiungono numerose stelle giovani di piccola e media massa, che comprendono una grande popolazione di stelle T Tauri con massa fino a 2,7 masse solari e altri oggetti associati a episodi di formazione stellare ancora in atto. Nell’ammasso Westerlund 2, WR20a è il sistema binario più massivo conosciuto finora, motivo per cui la massa delle componenti è stata oggetto di studio; ciascuna delle due componenti ha una massa equivalente a 82-83 volte quella del Sole. Il sistema si trova, stranamente, all'esterno del centro dell'ammasso; si ipotizza che ne sia stato espulso dalle interazioni dinamiche dopo la sua formazione. Il periodo di rivoluzione del sistema è di 3,6 giorni; la loro orbita è molto stretta, ma le due componenti sono ben staccate. Si prevede che in un milione di anni le loro dimensioni cresceranno a tal punto che i loro corpi entreranno fisicamente in contatto. Si è inoltre scoperto che le due stelle possiedono una gran quantità di azoto, circa 6 volte l'abbondanza di azoto riscontrata nel Sole; questo elemento potrebbe essersi formato negli strati più profondi della stella. WR20b sembrerebbe invece una stella singola, leggermente più debole della componente meno luminosa di WR20a.
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Ancora più a ovest si trova la nebulosa '''NGC 3199''', caratterizzata dalla sua forma ad anello, che circonda la stella di Wolf-Rayet WR 18; questa è una stella molto massiccia, il cui vento stellare ha generato l'involucro gassoso osservabile; il gas della nebulosa non presenta una distribuzione uniforme, e infatti la maggiore densità si rinviene sul suo lato occidentale, che è anche il più luminoso. Verso questo lato la nebulosa sembra mostrare segni di espansione maggiori. La sua distanza è stimata attorno ai 7200 anni luce; altre stime più datate la collocano invece a una distanza maggiore, attorno ai 10.400 anni luce. In aggiunta a ciò essa viene indicata come facente parte della regione di formazione stellare di RCW 50.
 
A ovest di Cr 228 e a circa un grado e mezzo dalle regioni più brillanti della Nebulosa della Carena, si trova il piccolo ammasso '''Cr 223'''; è formato da un gruppetto di una decina di stelle di magnitudine 9 e 10 ed è dunque persino alla portata di un binocolo 20x80, sebbene il suo modesto aspetto e la vicinanza di oggetti ben più luminosi fanno sì che vangavenga trascurato. L’ammasso è interamente risolto anche con strumenti da 80 mm, mentre telescopi di diametro più grande rivelano soltanto le deboli stelle di campo, senza ulteriori concentrazioni da risolvere. Si tratta di un ammasso relativamente giovane, di età inferiore a 100 milioni di anni e stimata in alcuni studi in 36 milioni di anni; la sua distanza è di circa 9200 anni luce ed è dunque nel Braccio del Sagittario, un po’ più distante rispetto alla Nebulosa della Carena.
Ancora più difficile è staccare i due ammassi NGC 2355 e Tr 13, visibili nelle vicinanze ma confondibili coi ricchi campi stellari di fondo.
 
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La quasi totalità di questi ammassi si trovano sul Braccio del Sagittario e dunque sono posti a distanza di diverse migliaia di anni luce; tuttavia, ve n’è uno molto ricco posto in primo piano ed è il famoso '''NGC 3532''' (avente anche sigla '''C91'''), noto anche come '''Pozzo dei Desideri''' per via del brulicare di centinaia di stelline che lo fanno somigliare a un pozzo pieno di monete. Si tratta di un ammasso estremamente denso, visibile a occhio nudo come una macchia luminosa allungata in senso est-ovest poco a nordest della brillante Nebulosa della Carena, anche se la notte non è particolarmente buia, come nelle periferie delle città; già un binocolo 10x50 è in grado di risolverlo in una miriade di piccole stelline, distribuite attorno a due punti ben distinti: quello a ovest, meno ricco e dominato da due stelle di ottava magnitudine, e quello a est, dominato da una stella doppia di settima. A sudest è ben visibile la stella di quarta grandezza x Carinae. Attraverso un telescopio da 80 mm sono osservabili centinaia di stelle fino alla dodicesima magnitudine e l'ammasso appare talmente esteso che in oculari di focale molto corta non si riesce a contenere tutto; gli strumenti più adatti pertanto sono binocoli di media potenza o al più un piccolo telescopio. L'ammasso è composto da oltre 670 stelle, la gran parte delle quali sono bianche, di classe spettrale A, ma non mancano stelle di classe F, ossia di colore giallo. La metallicità delle componenti è simile a quella del Sole. NGC 3532 sarebbe distante dal Sole non più di 1600 anni luce, dunque risulterebbe essere lontano dagli altri oggetti di fondo, molto più remoti e giacenti nel Braccio del Sagittario; la sua magnitudine complessiva è pari a 3,0. Le stime sulla sua età attestano un valore sui 300 milioni di anni, il che lo pone a metà via fra le età di M37, di 200 milioni di anni, e dell’ammasso del Presepe, di 400 milioni di anni; la sua massa complessiva è pari a circa 2000 masse solari ed è particolarmente ricco di stelle di classe spettrale A, ossia di stelle bianche. Sono presenti pure un gran numero di stelle doppie, come era stato indicato anche da John Herschel. Lungo la sua linea di vista non sono presenti dense aree di polvere interstellare, cosicché la sua osservazione e il suo studio risultino piuttosto facili. Studi volti a riconoscere e a determinare la presenza di nane bianche in alcuni ammassi aperti hanno permesso di individuare quattro possibili stelle di questa classe come membri di quest’ammasso.
 
Molti degli ammassi e dei gruppi stellari visibili in questa regione appartengono invece a '''Carina OB2''', una grande e popolosa associazione che si estende sul lato orientale della Nebulosa della Carena, in direzione dei grandi archi nebulosi di RCW 54, a sud del brillante ammasso aperto NGC 3532. A questa grande associazione potrebbero appartenere fino a oltre 470 stelle di classe O, B e A, centrate attorno all'ammasso NGC 3572; secondo alcuni studi, anche i vicini ammassi NGC 3590, Hogg 11 e Tr 18, situati sul bordo meridionale della regione alla stessa distanza daldel precedente, sarebbero fisicamente legati a quest’associazione, mentre probabilmente il vicino Cr 240 costituirebbe un’associazione OB a parte. La distanza media di Carina OB2 è stata indicata in molti studi come pari a 10.100 anni luce, anche se gli studi più recenti tendono a ridurla portandola a 9500 anni luce. Oltre una ventina delle componenti più massicce mostrano segni di una possibile variabilità. Le componenti di grande massa realmente accertate sono 91, cui se ne aggiungono 66 la cui probabilità di appartenenza è molto elevata; fra queste vi sono due supergiganti blu di classe B, HD 96248 e HD 96261, tre stelle di classe O e 15 delle prime sottoclassi della classe B, quasi tutte giganti o subgiganti. L’associazione è circondata da un'enorme cavità del mezzo interstellare, ben evidente nella banda dell’idrogeno neutro (HI); probabilmente la sua origine è da ricercarsi nell’azione combinata del vento stellare delle componenti più massicce dell'associazione, che ha ripulito il mezzo interstellare circostante da ogni traccia di gas, accumulandolo sul bordo della bolla, che risulta in espansione.
 
'''Tr 19''' è l’ammasso più settentrionale della zona, un grado e mezzo a nordest del precedente; tuttavia, sebbene sia spesso riportato nelle carte celesti, è un oggetto estremamente sfuggente a causa della sua bassa concentrazione e perché giace cu un campo stellare molto ricco. Le sue stelle principali sono di magnitudine 12 e 13, ma la maggiore concentrazione si registra per le stelle di magnitudine 14 e 15 dunque risulta solo alla portata di telescopi da almeno 250 mm di diametro o superiori. Pochi studi si sono occupati di quest’ammasso, che sebbene sia piuttosto ricco, resta poco conosciuto; si concorda comunque che si tratti di un oggetto piuttosto vecchio, con un’età stimata sui quasi 4 miliardi di anni o anche di più, e remoto, con una distanza di 8200 anni luce. La sua grande età è testimoniata anche dalla sua posizione a latitudini galattiche relativamente elevate; pertanto non può essere considerato come parte dell’associazione Carina OB2.
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Un altro ammasso di difficile osservazione, ma qui descritto perché sovente riportato nelle carte, è '''NGC 3496'''; le sue componenti più luminose sono soltanto di magnitudine 12 e 13, così con un telescopio da 200 mm appare come un leggero alone appena più luminoso rispetto al chiarore diffuso della Via Lattea, su cui brillano una decina di deboli stelle. È un oggetto molto difficile da staccare dai ricchi campi stellari circostanti, ma piuttosto compatto; analisi fotometriche hanno rivelato che nella sua direzione si osservano due popolazioni stellari distinte: una formata da un piccolo gruppo di stelle di classe A e B8-B9, con un’età non superiore ai 400 milioni di anni, e un gruppo più cospicuo di stelle fra le quali spiccano delle giganti rosse, la cui età è stimata sui 600-900 milioni di anni. La distanza media è indicata sui 3200 anni luce.
 
'''Cr 236''' è un altro blando addensamento, visibile poco meno di un grado a SSW del precedente; può essere notato come un leggero addensamento di stelle di magnitudine 12 e 13, dominatedominato da 5 stelle di magnitudine 9, per cui un telescopio di grande diametro (da 200 mm a salire) unito a bassi ingrandimenti è indispensabile per poterlo notare. Si tratta di un ammasso che, nonostante la sua età di soli 32 milioni di anni luce, si trova in fase di dissoluzione, con le sue componenti che iniziano a disperdersi nei campi stellari circostanti; la sua distanza è stimata sui 6100 anni luce ed è dunque situato nei pressi della Nebulosa della Carena. Nella sua direzione si osserva la variabile cefeide WZ Carinae, la quale però non farebbe parte dell’ammasso, trovandosi ad almeno 14 000 anni luce di distanza.
 
'''NGC 3572''' è più facile, sebbene non appaia particolarmente ricco. Con strumenti da 80 mm è visibile come un piccolo addensamento di stelle azzurre di magnitudine 9 e 10, appena 16’ a WNW della stella V533 Carinae, di tipo α Cygni e magnitudine 4,5; anche con piccoli telescopi l’ammasso appare ben risolto in una quindicina di stelle. Trovandosi alla distanza di 9000 anni luce circa, ricade nella medesima regione dell’associazione Carina OB2, di cui potrebbe fare parte assieme agli ammassi circostanti; le sue stelle più brillanti sono infatti di classe O e B e ionizzano i gas di un vicino sistema nebuloso visibile poco a nord nelle fotografia ad alta sensibilità. Questa nebulosa presenta strutture a “proboscide” tipiche delle regioni di formazione stellare con stelle di grande massa; un bozzolo di gas isolato forma una piccola struttura ad anello visibile nei pressi di una stelle di classe O9/B0: la sua natura è dibattuta e potrebbe trattarsi di un residuo di un globulo molecolare in evaporazione, ossia la naturale evoluzione dei famosi globuli di Bok. In passato era stato anche ipotizzato che si potesse trattare di una nebulosa planetaria, ma la sua distanza compatibile con l’ammasso esclude quest’ipotesi, dato che NGC 3572 ha un’età stimata di circa 10 milioni di anni.