Profili di donne lucane/Pittrici, scultrici e artiste multimediali: differenze tra le versioni

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Dal 2006 al 2009 a Bologna, co-cura la manifestazione annuale Art for Art’s Shake.
Dal 2009 dirige a Potenza il LAP (Laboratorio Permanente di Arte Pubblica), che è un progetto, ideato da Elisa Laraia e curato dall'Associazione Art Factory Basilicata e dall'APS LAP. Esso è nato da un’analisi del contesto geo-culturale lucano, partendo da un dialogo, portato avanti dal 2009 a oggi, con associazioni a tutti i livelli, culturali, di volontariato, di promozione sociale, istituzioni, enti locali e singoli cittadini, per rispondere all’esigenza comunemente espressa dalle Comunità, di vivere lo spazio urbano, come luogo di riflessione sul contemporaneo e di scoperta di nuove soluzioni alle esigenze del quotidiano, attraverso l’interazione tra artista e fruitore.
 
La sua ricerca è tutta incentrata sui temi dell’identità e si concentra sin dal 1999 sull’Arte Pubblica, nell’accezione di arte che si costruisce negli spazi urbani con le Comunità per le Comunità. Nei primi interventi di Public Art predilige la performance e l’installazione per arrivare dal 2005 alla prima produzione dal titolo Private Conversation, opera che la accompagna ancora oggi: video proiezioni su architetture urbane che ne svelano i vissuti interni nell’ottica del trasferimento del privato nel pubblico. Ed è proprio nell’ottica dell’antropologia culturale e della subcategoria più specifica della estetica transculturale, che opera da 20 anni concependo l’arte non come oggetto ma come forma culturale specifica di un determinato contesto, da cui il racconto dell’identità individuale e collettiva. L’identità sospesa tra pubblico e privato, la dialogicità costante tra identità individuale e collettiva, guidano l’artista nella creazione di un messaggio che vuol essere risolutivo dei conflitti, delle criticità della società contemporanea, attraverso un suo confronto costante con il fruitore-attore al quale conferisce la co-autorialità dell’opera.
È dentro questa concettualità di fondo l’opera Laboratorio permanente di Arte Pubblica, progetto che porta avanti dal 2009, nel 2018, selezionato per il premio International Award for Public Art 2018 (IAPA) promosso dall’Institute for Public Art (IPA) di Shanghai. Il Laboratorio permanente di Arte Pubblica ha l’obiettivo di trasformare L’Italia nel più grande laboratorio di arte Pubblica d’Europa. Esso è nato da un’analisi del contesto geo-culturale della regione Basilicata, partendo da un dialogo costante, portato avanti dal 2009 ad oggi, con associazioni a tutti i livelli, culturali, di volontariato, di promozione sociale, istituzioni, enti locali e singoli cittadini, per rispondere all’esigenza comunemente espressa dalle Comunità di vivere lo spazio urbano come luogo di riflessione sul contemporaneo e di scoperta di nuove soluzioni alle esigenze del vivere quotidiano, attraverso l’interazione tra artista e fruitore. Il LAP, nel 2009, ha trasformato la città di Potenza in un inedito spazio espositivo, con 6 postazioni permanenti, dotate di realtà aumentata, delle dimensioni di 5x2,5m distribuite secondo un percorso di fruizione urbana, progettato sui flussi di maggior transito con 70.000 potenziali fruitori al giorno. Nel 2013 ha lanciato il Premio internazionale Public Art Award rivolto a 50.000 utenti nel settore delle arti visive, che ha visto coinvolti, attraverso un social network dedicato, 300 artisti nazionali e internazionali per la creazione di progetti legati al territorio della regione Basilicata, con Spencer Tunick, grande nome dell’arte contemporanea, come Presidente di Giuria.
Gli obiettivi raggiunti dal LAP dal 2009 al 2020 riguardano: l’Alta formazione Universitaria in partenariato con L’UNIBAS dedicata a 20 artisti da tutta Italia e dal mondo, con esperti di livello nazionale; la realizzazione di progetti di Arte Pubblica in Basilicata, “White Hole” di Alessandra Andrini, “Cronaca” di Andrea Nacciarriti, “L’Esposizione del Lenzuolo” di Mariangela Capossela e Liviana Davì, “Sublime Bother” di Marco Rossetti; 100 appuntamenti tra convegni e Urban Lab e Urban Screen dell’opera “Private Conversation” nelle piazze della Basilicata, della Campania e della Puglia, con il coinvolgimento dei comuni di Matera, Potenza, Acerenza, Forenza, Calvello, Lauria, Corleto Perticara, Rivello, Chiaromonte, Calciano, Barile, Rionero in Vulture, Castelgrande, Agromonte Mileo, Latronico, Tito, Picerno, Satriano di Lucania, Pignola, Matarea, Salerno, San Michele Salentino, da cui è scaturito uno storytelling della comunità contemporanea, un’opera che diventa un archivio videografico a servizio delle comunità, il personale contributo dell’artista ai teorizzatori dell’arte pubblica.
Lavora su tre concetti di Spazio: lo Spazio fisico, la storia del luogo; lo Spazio rappresentato, il luogo dove accade l’opera; lo Spazio vissuto: lo spazio sociale, lo spazio dell’esperienza che riguarda la relazione tra le persone e l’opera, la relazione tra l’artista e le persone, le comunità che accolgono l’ opera.
La metodologia di lavoro del LAP, prevede in una prima fase un periodo di residenza dello staff, di cui l’artista è parte e che dirige, nella città coinvolta nel progetto, per ascoltare e raccogliere il racconto della storia della comunità attraverso le voci dei cittadini. Tutta la comunità, tutte le persone che la compongono, sono le protagoniste di questa azione artistica collettiva, atta a produrre materiale di documentazione audiovisivo in chiave etno-antropologica del contesto, che convergerà in un video di sintesi. I Laboratori Urbani si svolgono nelle strade delle città, nelle piazze, nei giardini pubblici, dove le comunità vengono prima coinvolte con questionari, poi in un libero dialogo. Le domande poste ai cittadini, colti nel loro vivere quotidiano, costituiscono la base delle video interviste, ma è l’autenticità delle risposte il fulcro del Laboratorio Urbano, che riprende il filone della mappatura etno-antroplogica caratteristica sia dell'antropologia visuale sia dell’arte pubblica. I cittadini sono coinvolti, con una forte attenzione ai soggetti svantaggiati, per fasce d'età, dai 7 ai 90 anni, in modo che ciascun individuo e ciascuna generazione possano manifestare le proprie potenzialità espressive. I bambini e gli studenti portano la spontaneità delle loro aspettative e dei loro sogni, gli adulti la loro esperienza fatta di mature riflessioni sul mondo, di delusioni, ma anche e non meno di speranze per il futuro, gli anziani e i vecchi la ricchezza della propria memoria personale e storica, basata sulla propria lunga esperienza di vita. Attraverso i Laboratori Urbani queste diverse prospettive si distanziano e/o si fondono, costruendo una dimensione corale della narrazione.
La seconda fase prevede l’Evento di Urban Screen. Al termine dei laboratori urbani, dopo una fase di video editing, le video interviste vengono proiettate su architetture storiche con la tecnica dell’Urban Screen, tecnica che lavora sul concetto del trasferimento del vissuto privato nel pubblico. Le immagini dei volti dei cittadini illuminano le architetture, le voci e i volti della comunità si propagano nello spazio urbano, diventando fruibili dall’intera comunità, ciò nell’ottica di favorire le relazioni all’interno delle stesse comunità attraverso la rilettura della loro storia individuale e comunitaria, in un'ottica di condivisione. L’evento di Urban Screen con un forte impatto emotivo conclude l’esperienza nel luogo in cui è iniziata, ma lo Spettacolo Multimediale che ne scaturisce, in una dimensione itinerante, ha l’obiettivo e le potenzialità di trasferire le esperienze da un luogo all’altro, da un tempo all'altro, evidenziando similitudini e differenze e favorendo lo scambio di tradizioni e di conoscenze tra comunità territorialmente e culturalmente diverse.
L’arte pubblica globale offre una chiave di lettura comportamentale-antropologica della società umana, l’arte pubblica può riempire/colmare i vuoti sociali che sono determinati e che determinano conflitti interni alle comunità.
La ricerca di Elisa Laraia è solida e concreta, l’artista si assume la responsabilità nei confronti della società contemporanea che per lei è il ruolo primo dell’artista. Parliamo di un messaggio, quello che porta avanti, che vuole avere in sé un carattere di specificità e universalità culturale. L’artista crede che, solo riferendosi ad un contesto specifico, si possa arrivare a portare il messaggio a livello universale. Ciò può avvenire saldando la frattura, che in genere caratterizza l’arte, tra artista e fruitore: il fruitore è posto al centro, quando, gli viene attribuita l’autorialità dell’opera, e da fruitore diventa attore e co-autore.
 
==Vittoria Lasala==