Le strutture basilari del pensiero ebraico/Analisi degli esempi storici: differenze tra le versioni

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Maimonide credeva che il modo in cui questa ricostruzione doveva essere realizzata fosse attraverso l'educazione e che fosse fatto in un modo che insegnasse strutture piuttosto che solo dati. In tutte le sue opere questo fu il suo principio guida.
 
Il primo tentativo di Maimonide di offrire una presentazione chiara e lucida del ''corpus'' della legge e del pensiero ebraici fu nella sua prima grande opera, il ''Commentario alla Mishnah''. Il fatto che abbia usato la ''[[w:Mishnah|Mishnah]]'' come base per questo lavoro, impostando così la ''Mishnah'' come testo da studiare da solo, fu anche dovuto alla sua educazione spagnola.<ref>Halbertal, 2014, p. 97.</ref> Maimonide cercò di creare un'opera fondata sul codice del rabbino [[w:Giuda il Principe|Giuda il Principe]] poiché presentava in forma sintetica il nucleo di tutte le aree della [[w:Talmud|Legge Orale]]. Nel ''Commentario'' presentò le opinioni della ''Mishnah'' considerate legge e facilitandola anche con un riassunto dei punti chiave presentati nel Talmud per il novizio, nonché una revisione sufficiente per il dotto studioso talmudico.<ref>Maimonide, {{en}}''MishnaMishnah with Commentary of Rambam'', 1995, VIII Ediz., Mossad HaRav Kook, p. 26.</ref>
 
Forse la maggior parte del suo desiderio di presentare principi e strutture di pensiero, nonché di presentare i dati all'interno di tali strutture sono le sue più note introduzioni lungo tutto il ''Commentario''. L'introduzione principale, così come le introduzioni a vari trattati e capitoli, presentano sistematicamente principi su questioni come le origini, lo sviluppo e il processo della Legge Orale, i principali canoni della fede ebraica, il modo in cui ci relazioniamo all'esegesi biblica rabbinica, il principi alla base della purezza e impurità spirituali, e gli ideali fondamentali riguardo alla nostra crescita e sviluppo morale come esseri umani nella società.<ref>Shelat, 1995, pp. 212-213; Halbertal, pp. 134-163.</ref>
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Tuttavia, anche dopo aver completato il ''Commentario'', Maimonide sentiva che non vi era alcun reale accesso per il mondo ebraico a studiare l'intera Torah in una struttura ordinata. Il deterioramento della conoscenza halakhica e filosofica, nonché una perdita di chiarezza unificata tra gli studiosi era iniziata poco dopo il completamento del Talmud (fino al VII secolo). Di conseguenza, confusione e malintesi stavano prendendo piede nella popolazione generale. Pertanto, egli decise di creare una presentazione completa della Legge Orale e un trattamento completo di ogni comandamento nella Torah insieme ai principi filosofici basilari. Maimonide credette che questo lavoro sarebbe davvero bastato ad insegnare la Torah completa a tutti coloro che l'avrebbero studiata:<ref>Maimonides, ''Mishneh Torah'', Or Vishua Publications, 2009, p. 5.</ref> "Poiché come è vero che Dio vive, sono stato zelante a nome del Signore Dio d'Israele, vedendo che una nazione mancava di un libro vero e completo delle sue leggi e mancava delle opinioni vere e chiare; pertanto io feci quello che ho fatto unicamente per amore di Dio".<ref>Shelat, 401.</ref> Maimonide credeva che la sua ''Mishneh Torah'' avrebbe rettificato il danno della mancanza di studi analitici e delle scarse risorse disponibili per studiare la Torah in modo completo e approfondito.<ref>Maimonide 2009, ''ibid.''</ref>
 
La ''Mishneh Torah'', ovvero "Revisione della Torah" come la chiamava, ancora non ha alternative equivalenti in tutta la letteratura e compendio religioso ebraico. Nessun altra opera tratta in modo esaustivo ogni legge della Torah nei suoi aspetti biblici, rabbinici e sociali insieme alle sue basi filosofiche.
{{q|'''Nella mia opera principale che ho chiamato ''Mishneh Torah''... ho anche elencato tutte le radici religiose e legali... Desideravo che tutto ciò fosse fondato su principi religiosi.'''<ref>Maimonide, ''Igerot (Lettere)'', Mossad HaRav Kook, 1994. Per un ulteriore trattamento delle questioni metafisiche vedere l'[[Le strutture basilari del pensiero ebraico/Appendice II|Appendice II]].</ref>}}
Maimonide organizzò il testo in una conformazione sua propria, separando le leggi in quattordici libri. Intere lezioni vengono scritte da studiosi moderni semplicemente su come Maimonide abbia scelto di classificare e includere varie leggi nel ''corpus''. È un capolavoro di struttura e organizzazione.
 
La diffusione della sua nuova struttura e il pieno trattamento della Torah Orale fu veloce e raggiunse tutte le comunità ebraiche relativamente rapidamente. Fu oltremodo audace il fatto che egli affermasse in modo inequivocabile che "una persona che legge per prima la Legge Scritta e poi questo libro ne ricaverà e conoscerà l'intera Legge Orale, ''senza aver bisogno di dover consultare altri libri''".<ref>Maimonide, ''Mishneh Torah'', Or Vishua Publications, 2009, p. 5.</ref> Mentre il lavoro fu lodato da molti, la sua potente presentazione suscitò anche aspre e dure critiche. Uno dei commenti più entusiasti riguardo allo splendore dell'opera è di [[w:Aaron ben Meshullam ben Jacob of Lunel|Aaron ben Meshullam]], un importante studioso francese contemporaneo di Maimonide, che affermò che la ''Mishneh Torah'' era "l'«arca di Dio»" [che contiene] le tavole dell'alleanza, il [[w:Efod|pettorale del giudizio]] e gli [[w:Urim e Tummim|Urim e Tummim]]".<ref>Citato in Davidson, p. 263, 265.</ref>
 
I critici, tuttavia, furono aspri e taglienti. È prevedibile, tuttavia, che quando certe idee vengono diffuse nella sfera pubblica con obiettivi sicuri per affrontare le fratture dello ''status quo'' sociale, le critiche e persino i tentativi di contrastare gli insegnamenti sono inevitabili. Per questo motivo, un aspetto importante della ricostruzione sociale mediante l'educazione è che i sostenitori e gli educatori devono sentirsi convinti e fermamente autorizzati a farlo. Le critiche all'opera di Maimonide arrivarono sia durante che dopo la sua vita.
 
Tra gli oppositori principali di Maimonide e della sua ''Mishneh Torah'' furono gli studiosi di Baghdad. L'opposizione fu rafforzata dal fatto che lo studente più vicino di Maimonide, Yoseph ben Yehuda, insegnava la Torah del suo maestro ad [[w:Aleppo|Aleppo]], in Siria che, all'epoca, era sotto l'influenza e la guida del [[w:Gaon|Gaon]] babilonese, Shemuel ben Eli, la principale autorità rabbinica e capo della yeshivah. Le parole del Gaon erano essenzialmente accettate come legge dagli ebrei in Siria. A causa di ciò, Yoseph non solo fu denigrato dalla comunità babilonese, ma anche Maimonide e la sua ''Mishneh Torah'' vennero screditati. In una lettera che risponde alla frustrazione del suo studente, Maimonide reagisce alle critiche con chiare dichiarazioni sulle sue aspettative da tale opposizione, pur mantenendo coraggio e forza d'animo:<ref>Maimonide, ''Igerot (Lettere)'', Mossad HaRav Kook, 1994, pp. 126-7.</ref>
{{q|Sapevo che quando avrei composto la ''[Mishneh Torah]'' sarebbe caduta nelle mani di una qualche persona malvagia e invidiosa, che avrebbe denigrato le sue virtù e si sarebbe comportata come se fosse superflua o difettosa. Alcuni sciocchi ignoranti la considererebbero di scarsa utilità. Avrebbe raggiunto alcuni novizi deliranti e confusi che avrebbero lottato [con essa] in diversi punti e non avrebbero compreso la precisione del pensiero che usai nella sua composizione. Avrebbe inoltre raggiunto qualche religioso rigido, delirante e confuso che avrebbe attaccato le basi della fede che contiene. Questi sarebbero la maggioranza. La ''Mishneh Torah'' non è paragonabile alla Torah, che è la vera guida per l'umanità, o le parole dei profeti. Tuttavia solo alcune persone le hanno seguite. L'ignoranza di coloro che non vedono il valore nel mio libro non è maggiore di quelli che non vedono il valore nelle parole di Dio... se uno dovesse passare il tempo a crucciarsi e preoccuparsi di tutte le critiche ignoranti verso una particolare verità... allora tutti i suoi giorni sarebbero, senza dubbio, [pieni] di dolore e rabbia.}}
In effetti, la fiducia di Maimonide nella sua opera è espressa dal suo stesso nome. Spiega nella sua introduzione che intitolò il libro "Mishneh Torah" letteralmente, "reiterazione della Torah", in modo che "si possa prima leggere la Legge Scritta e poi questo libro [e] conoscere da esso tutta la Legge Orale". Come scrive Davidson (p. 198) "È progettata per servire da complemento completo e sufficiente della Legge Scritta".<ref>Davidson, p. 198.</ref>
 
La fiducia che Maimonide aveva nelle sue conoscenze e in effetti nel proprio carattere<ref>Maimonide, ''Igerot (Lettere)'', Mossad HaRav Kook, 1994, pp. 131.</ref> probabilmente era la base della sua tendenza ad affermare le sue vedute e e opinioni in termini schietti e inequivocabili.<ref>Davidson, pp. 44-5; Halbertal, p. 75-6).</ref> Tuttavia, è anche evidente dai suoi scritti che Maimonide non lo faceva in modo sprezzante. Sentiva, citando {{passo biblico2|Ecclesiaste|5:1}} (''Non essere precipitoso con la bocca e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio''), che affrontare qualsiasi questione della Torah era come presentare idee davanti a Dio.
 
A poco a poco si allontanò dall'influenza delle posizioni [[w:Gaon|geoniche]], constatando di essere stato sviato in gioventù dalle loro interpretazioni e affermò invece le proprie idee e interpretazioni della legge. "Dio sa che nella maggior parte dei punti [in cui ho modificato le mie sentenze nella ''Mishneh Torah'' variandole dal ''Commentario alla Mishna''] è solo perché fui fuorviato nel seguire i Geonim, come col ''[[w:Nissim ben Jacob#Opere|Megillat Setarim]]'' di [[w:Nissim ben Jacob|Rabbi Nissim]] e ''Sepher haMitsvot'' di Rabbi Hafetz".<ref>''Igerot'', Shelat, p. 305.</ref> Questa tendenza fu l'ennesima fonte di critiche che gli piombarono addosso dai rabbini delle yeshivah a Baghdad.<ref>Halbertal, p. 93.</ref> Maimonide fu audace per molte ragioni. I Geonim erano riconosciuti come autorità legali monumentali e, da un punto di vista logistico, le parole scritte hanno grande inflenza. "Questa è la grande malattia e malvagità... che tutte le parole trovate nei libri siano fissate nei cuori come verità a prima vista; ciò è particolarmente vero quando provengono da coloro che [ci] hanno preceduto".<ref>Maimonide, ''Igerot (Lettere)'', Mossad HaRav Kook, 1994, p. 112, nota 8.</ref>