Guida alle costellazioni/Il polo sud celeste/Tucano: differenze tra le versioni

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Il '''Tucano''' è un’altraun'altra delle piccole costellazioni meridionali introdotte da Johann Bayer nel 1603; è tuttavia piuttosto famosa perché al suo estremo meridionale si trova la Piccola Nube di Magellano, una piccola galassia irregolare satellite della Via Lattea.
 
==Caratteristiche==
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La più nota è il sistema a quattro stelle di '''β Tucanae'''; con un piccolo binocolo si osservano due stelle di simile magnitudine, con grande separazione. Un 20x80 o un piccolo telescopio consentono di notare che la più settentrionale delle due è in realtà formata da due stelle di luminosità quasi pari separate da 27". Una delle due componenti è poi ulteriormente suddivisibile in due astri, ma per separarli occorrono strumenti più grandi.
 
La '''κ Tucanae''' è una stella di quarta magnitudine composta anch'essa da quattro astri; la primaria presenta ad alcuni primi d'arco di separazione una compagna di settima magnitudine, ben osservabile con un binocolo. Un telescopio di 120mm120 mm di diametro è in grado di risolvere la componente primaria in due astri di quinta e settima grandezza separati da 5".
 
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Fra gli oggetti appartenenti alla Via Lattea spicca il celeberrimo '''''ammasso globulare''''' che porta la sigla '''NGC 104''', anche se è indubbiamente molto meglio noto col nome '''47 Tucanae''', che deriva dalla designazione assegnatagli dal catalogo di stelle e oggetti celesti compilato da Bode nel 1801; porta anche la sigla '''C106'''. 47 Tucanae è già visibile ad occhio nudo: appare come una stella sfocata di quarta grandezza, a poca distanza dalla Piccola Nube di Magellano; trovandosi molto a sud, diventa visibile soltanto a partire dalla fascia tropicale boreale, mentre da località come Sydney, Città del Capo e Rio de Janeiro si presenta circumpolare. Attraverso un binocolo appare come una sorta di bulbo nebuloso biancastro, dai contorni sfumati e molto più luminoso al centro; al telescopio si possono già risolvere alcune delle sue componenti, che sono di magnitudine 13,5. Nonostante sia il secondo ammasso globulare più luminoso del cielo, secondo solo ad Omega Centauri, restò a lungo sconosciuto per gli astronomi dell'emisfero settentrionale, a causa della sua posizione molto meridionale. Per questo motivo fu scoperto solo nel 1751 da Nicolas Louis de Lacaille. 47 Tucanae è un ammasso molto grande: il suo diametro reale è di circa 120 anni luce. Ciò lo rende, in termini di dimensioni assolute, notevolmente più grande di ω Centauri, l'ammasso globulare più luminoso dell'intera volta celeste. Solo la parte centrale, la più luminosa, è visibile ad occhio nudo; se fossimo in grado di vedere anche le parti più deboli, accessibili solo con grandi telescopi, avrebbe una dimensione apparente di 30 minuti d'arco, simile a quella della Luna piena. Il suo nucleo è luminoso e molto denso e all’intero ammasso è assegnata la classe di densità III, che lo rende uno degli ammassi globulari più concentrati. Al suo interno sono conosciute 25 pulsar con velocità di rotazione comprese tra 1 e 8 millisecondi e almeno 21 blue stragglers. Il nucleo è stato anche oggetto di uno studio volto all’individuazione di pianeti, utilizzando il Telescopio Spaziale Hubble per scoprire eventuali diminuzioni di luminosità delle sue stelle causate dal transito di un pianeta; non venne individuato alcun pianeta, neppure nelle stelle dell’alone, contribuendo a rafforzare l’ipotesi secondo cui negli ammassi globulari i pianeti siano molto rari a causa della bassa metallicità di questo genere di sistemi così antichi. 47 Tucanae ha tuttavia anche alcune stelle ricche in metalli, nelle quali è presente un sesto del ferro in più che nel nostro Sole. Secondo uno studio effettuato dall'Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, al centro dell'ammasso sarebbe presente un buco nero di dimensioni intermedie (2200 masse solari), dedotto studiando il moto di rotazione delle stelle, il loro tasso di rotazione e la posizione delle pulsar. Un altro studio effettuato grazie alle osservazioni del telescopio a raggi X Chandra utilizzando lo spettrometro ACIS (Advanced CCD Imaging Spectrometer) installato, ha evidenziato in 47 Tucanae la stella più vicina ad un buco nero mai osservata, una nana bianca orbitante ogni 28 minuti che a causa delle forze mareali perde enormi quantità di materiale. Benché appaia molto vicino alla Piccola Nube di Magellano, 47 Tucanae fa in realtà parte dell’alone della Via Lattea; la sua distanza dal Sistema Solare è stimata sui 13.000 anni luce.
 
Un secondo ammasso globulare piuttosto luminoso è '''NGC 362''', osservabile nelle vicinanze; nonostante sia molto brillante, viene spesso trascurato dagli appassionati in favore del ben più cospicuo 47 Tucanae. Ciò nonostante, resta sempre fra i più luminosi (porta anche la sigla C 104). Sotto un cielo particolarmente buio è visibile anche ad occhio nudo e anche un binocolo 10x50 lo mostra come un oggetto chiaramente non stellare, dai contorni sfrangiati e lattiginoso. Con telescopi da 200mm200 mm di diametro si risolvono le sue componenti più luminose e con grandi strumenti appare come un oggetto veramente notevole, con migliaia di stelle molto concentrate. Si tratta anch’esso di un ammasso molto denso, con classe di concentrazione III, che lo rende molto simile a 47 Tucanae; la sua luminosità inferiore è dovuta unicamente alla sua maggiore distanza, sostanzialmente doppia rispetto al vicino compagno (28.000 anni luce). Le stelle di NGC 362 hanno una metallicità relativamente alta rispetto a quelle di gran parte degli ammassi globulari; questo implica che NGC 362 sia relativamente più giovane degli altri. Presenta anche un notevole numero di stelle binarie e un nucleo particolarmente compatto del diametro di soli 13 anni luce. La sua orbita attorno alla Via Lattea è altamente eccentrica e nel punto più stretto arriva a trovarsi a soli 3260 anni luce dal centro galattico.
 
Fra le '''''galassie''''', spicca in senso assoluto la già citata '''Piccola Nube di Magellano''' ('''NGC 292''', in inglese ''Small Magellanic Cloud'', con sigla '''SMC'''), una delle galassie satelliti della Via Lattea più grandi e vicine. Appare a occhio nudo come un debole batuffolo di luce esteso per circa 3°, ossia circa sei volte il diametro della Luna piena; a uno sguardo casuale sembra quasi un pezzo staccato della Via Lattea e non una vera e propria galassia indipendente. La sua luminosità superficiale molto bassa tuttavia fa sì che sia sostanzialmente impossibile scorgerla da ambienti illuminati come i centri città. Occorre invece un cielo molto buio, possibilmente con la Luna sotto l'orizzonte per poterne apprezzare pienamente le dimensioni. Con un binocolo 10x50 appare come un oggetto nebuloso e a tratti granulare, con sovrapposti alcuni piccolissimi addensamenti stellari; alcuni piccolissimi oggetti di natura differente e più nebulosi sono invece visibili sul lato settentrionale. Con un telescopio da 120mm120 mm diventano evidenti alcune delle componenti stellari della galassia, mentre strumenti da 200mm200 mm rivelano chiaramente gli oggetti nebulosi visibili sul lato nord. Con telescopi di 400mm400 mm di diametro la visione è spettacolare, con numerosissime stelle visibili specialmente nelle zone centrali e attorno alle nebulose, dove hanno luogo fenomeni di formazione stellare e sono quindi presenti stelle di grande massa e brillanti. Il primo esploratore europeo a menzionare la Nube fu il fiorentino Amerigo Vespucci, in una lettera scritta durante i suoi viaggi negli anni 1503 e 1504; egli la apostrofa "Canopo chiaro", assieme alla Grande Nube di Magellano, in contrasto al "Canopo scuro", ossia la Nebulosa Sacco di Carbone, visibile come una toppa scura sulla Via Lattea del sud. Il celebre navigatore Ferdinando Magellano descrisse le due Nubi dettagliatamente attorno al 1519 durante il suo viaggio di circumnavigazione del mondo, portandole così all'attenzione della scienza occidentale. Secondo alcune teorie, la Nube sarebbe stata in principio una galassia di forma paragonabile ad una spirale barrata, in seguito deformata dall'attrazione gravitazionale della Via Lattea; ciò potrebbe essere confermato anche dal fatto che essa non ci appare vista di faccia, ma con una forte angolazione, per cui se potessimo "girarle intorno", si presenterebbe con una forma molto allungata, simile ad un cilindro. La parte più lontana da noi è quella settentrionale, in cui si trovano tra l'altro la gran parte degli oggetti non stellari. La galassia contiene un gran numero di stelle binarie a raggi X, risultato di eventi recenti di formazione stellare generanti stelle di grande massa; la popolazione di stelle giovani e queste stesse binarie sono concentrate principalmente sulla barra. Fra i sistemi binari ne è stato individuato in particolare uno composto da una gigante blu ed una nana bianca. L'evento ha sollevato molti dubbi sulla possibilità reale del sistema perché se si parte dal presupposto che le stelle nascano assieme, la stella da cui origina la nana bianca avrebbe dovuto evolvere più rapidamente della compagna e questo è impossibile; l'ipotesi più accreditata sarebbe quella secondo cui le due stelle abbiano avuto un'origine separata e poi, attraverso effetti gravitazionali, si siano avvicinate a formare il sistema binario. Ulteriori studi condotti sui dati raccolti fanno pensare che questi sistemi siano piuttosto comuni in altre galassie, ma non nella nostra, a causa del diverso contenuto metallico dei gas. L'osservazione di questa e della vicina Grande Nube suggerisce che le Nubi di Magellano subiscano distorsioni mareali a causa dell'interazione con la Via Lattea: una scia composta di idrogeno neutro, nota come Corrente Magellanica, le collega con la Via Lattea e fra di loro, ed entrambe sembrano galassie spirali barrate fortemente disturbate. Comunque gli effetti della loro gravità si fanno sentire anche sulla stessa Via Lattea, come è ben evidenziato dalla distorsione subita dalle parti esterne del disco galattico. La distanza della Piccola Nube di Magellano è stata stabilita attorno ai 197.000 anni luce, risultando quindi la terza galassia più vicina a noi, dopo la Nana Ellittica del Sagittario e la Grande Nube di Magellano. È stato tuttavia ipotizzato da alcuni autori che dietro il nucleo principale della Piccola Nube vi sia una sua porzione separata, situata 30.000 ani luce più in là; questa sezione è stata chiamata “Mini Nube di Magellano” (MMC) e si sarebbe staccata durante un’interazione con la vicina Grande Nube di Magellano. Le due parti si starebbero tuttora allontanando fra loro.
 
Gli oggetti più notevoli appartenenti alla Piccola Nube di Magellano si trovano, come detto, in particolare sul suo lato settentrionale; fra questi, il più esteso è la grande nebulosa '''NGC 346''', di fatto una grande regione H II in cui sono stati attivi recentissimi processi di formazione stellare che hanno condotto alla nascita di stelle di grande massa. Queste stelle sono raggruppate in un ammasso aperto (sempre indicato dalla stessa sigla) e grazie alla loro intensa radiazione ionizzano i gas della nebulosa rendendola luminosa. L’ammasso aperto è facilmente osservabile con un piccolo strumento ed è risolvibile in stelle a forti ingrandimenti: le sue componenti diventano decine se osservate con un telescopio da 250mm250 mm di diametro. Le sue stelle più luminose sono di magnitudine 11 e 12 e sono tutte di classe O e B. La più brillante di queste è anche la più luminosa conosciuta all’interno della Piccola Nube di Magellano ed è nota come H 5980; si tratta di una stella doppia formata da una stella di Wolf-Rayet e da una di classe O, cui forse se ne aggiunge un’altraun'altra di classe B, a sua volta binaria. La primaria di questo complesso sistema ha magnitudine assoluta pari a -11,5, mentre la sua distanza, e quindi dell’intero oggetto in cui è contenuta, è stimata sui 210.000 anni luce.
 
Verso il settore centro-meridionale della Piccola Nube si trova l’ammasso aperto '''NGC 290''', uno dei più massicci ed appariscenti della galassia; venne scoperto già da John Herschel nel 1834 ed è visibile con telescopi da 120mm120 mm di diametro come un piccolo addensamento. Con telescopi da 200mm200 mm e superiori è possibile iniziarne la risoluzione in stelle, le più brillanti delle quali sono di magnitudine 13 e appaiono molto vicine fra loro. L’ammasso è molto massiccio e comprende stelle di sequenza principale come pure giganti rosse, tutte racchiuse entro un diametro reale di circa 65 anni luce; la sua distanza è stimata sui 200.000 anni luce.
 
Molti altri piccoli ammassi aperti e nebulosità sono visibili con telecopi di diametro molto grande, dai 400mm400 mm a salire.
 
Numerosi piccoli ammassi globulari sono visibili nella regione di cielo circostante e in particolare sul lato orientale; uno dei più cospicui si trova però a poco più di mezzo grado a nordest di 47 Tucanae ed è '''NGC 121'''; può essere individuato anche con telescopi da 120mm120 mm e si presenta molto compatto e dalla forma leggermente schiacciata. La sua distanza è stimata sui 199.000 anni luce.
 
Un altro ammasso molto appariscente è '''NGC 419''', situato sul lato est della galassia e di aspetto così denso da essere considerato a volte un ammasso aperto e altre volte un ammasso globulare; tuttavia, la sua popolazione stellare farebbe pensare alla prima ipotesi. Appena visibile anche con strumenti di 100mm100 mm di diametro, dista circa 190.000 anni luce.
 
Tutti questi oggetti sono chiaramente visibili nelle fotografie astronomiche, tant’è vero che questa e la vicina Grande Nube di Magellano sono fra gli oggetti in assoluto più fotografati dell’intero emisfero australe.
 
Le altre galassie visibili nel Tucano sono tutte poco appariscenti e di difficile osservazione. La più luminosa è la '''NGC 7205''', una galassia spirale dai bracci molto spessi visibile con telescopi da almeno 150-200mm200 mm di diametro, la cui distanza è di 80 milioni di anni luce, cui corrisponde un diametro reale di 90.000 anni luce.
 
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