Guida alle costellazioni/Appendice: la strumentazione: differenze tra le versioni
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Conoscere la '''focale di un oculare''' è fondamentale per sapere a quale ingrandimento si sta osservando un oggetto celeste. L’altro elemento da conoscere è invece la '''focale''' (espressa sempre in millimetri) '''del telescopio''' col quale si osserva.
Un oculare da 25mm montato su un telescopio che possiede una lunghezza focale di
Un oculare da
In commercio esiste una notevole gamma di oculari, molti dei quali di pregevole fattura e piuttosto costosi. Si possono avere oculari da
Oculari di corta focale permettono naturalmente di spingere il proprio telescopio fino al limite massimo delle loro capacità, per risolvere stelle doppie particolarmente strette o per scorgere molteplici dettagli della superficie della Luna e dei pianeti. Oculari di lunga focale invece sono molto utili per avere bassi ingrandimenti e poter contenere nel campo visivo oggetti celesti particolarmente estesi, come le Pleiadi o il Presepe. Il limite massimo di un telescopio generalmente corrisponde al numero di ingrandimenti pari al doppio dell’apertura del telescopio stesso, espressa in millimetri: per uno strumento da 114mm di apertura il limite massimo di ingrandimenti utili è pari a 228x, mentre per un Newton da
I telescopi più piccoli accettano solo oculari da 1,25 pollici, piccoli e versatili; tuttavia, gli oculari da 2 pollici garantiscono un campo visivo più ampio e hanno schemi ottici molto più confortevoli. Gli oculari da 2 pollici sono accettati normalmente da telescopi di diametro da
Oltre agli oculari esistono delle lenti particolari, da anteporre all’oculare stesso durante l’osservazione: fra queste sono compresi i moltiplicatori di focale e i riduttori di focale. Un '''moltiplicatore di focale''', come una ''lente di Barlow'', permette di raddoppiare (o triplicare, a seconda delle specifiche) la focale del telescopio su cui si osserva, raddoppiando (o triplicando) di conseguenza il potere d’ingrandimento dell’oculare montato su di esso. Viceversa, un '''riduttore di focale''' dimezza o divide per altri fattori la focale del telescopio, permettendo minori ingrandimenti; i riduttori di focale sono spesso utilizzati nei telescopi in configurazione Schmidt-Cassegrain.
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Il 20x80 è un binocolo di grandi dimensioni che si rivela un ottimo strumento per l’osservazione dei grandi campi stellari della Via Lattea, della Luna e anche di diversi ammassi stellari, specialmente ammassi aperti, che possono essere risolti parzialmente in stelle in molti casi; la grande apertura lo rende un binocolo dalla visione molto luminosa, anche grazie all’ingrandimento di soli 20x. Le galassie visibili non sono molto numerose e in ogni caso appaiono come oggetti nebulosi abbastanza indistinti; tuttavia è possibile individuare quasi tutte le galassie di Messier e anche alcune fra quelle non incluse nel suo catalogo. Le stelle doppie possono essere risolte fino a una risoluzione di circa 10-20”, sebbene in presenza di componenti con magnitudini molto differenti la risoluzione resta difficoltosa. Le grandi dimensioni di questo binocolo rendono necessario un supporto stabile come un treppiede, meglio ancora se di qualità e con possibilità di orientamento libero.
===Rifrattore da
* Magnitudine limite: 11,0
* Risoluzione massima possibile (teorica): 2”
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Si tratta di un rifrattore piuttosto comune e molto economico, dalla forma allungata per via della sua lunga focale, che può dare grandi soddisfazioni sulla Luna ma non permette di osservare bene i pianeti. Il suo rapporto focale molto alto lo rende piuttosto buio con oculari di corta focale, per cui è bene sfruttarlo a ingrandimenti non oltre i 45-50x. Permette una facile osservazione delle stelle doppie con separazione di almeno 20-30”, se la differenza di magnitudine non è elevata, mentre sugli ammassi aperti consente ottime osservazioni, con la risoluzione in stelle di diverse decine di oggetti. Gli ammassi globulari permangono tuttavia irrisolti, sebbene siano in gran parte osservabili. Nebulose planetarie e galassie sono tendenzialmente fuori dalla sua portata, con l’eccezione delle galassie più luminose, fra le quali quelle catalogate dal Messier.
===Rifrattore da
* Magnitudine limite: 11,6
* Risoluzione massima possibile (teorica): 1,8”
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Il rifrattore 80/400 è, fra i piccoli diametri, uno dei migliori strumenti per il profondo cielo: la sua corta focale garantisce una buona luminosità e la possibilità di utilizzare gli oculari più comuni per avere ingrandimenti non troppo spinti, l’ideale per oggetti estesi come gli ammassi aperti e i ricchi campi stellari della Via Lattea. Se la cava anche con le nebulose più brillanti e con diverse decine di galassie, sebbene per osservarne i dettagli occorrano spesso diametri molto più grandi, come pure per risolvere gli ammassi globulari. Sui pianeti tuttavia può non rivelarsi lo strumento ideale, un po’ perché per questi occorrono generalmente forti ingrandimenti, un po’ perché la corta focale tende spesso ad accentuare leggermente l’aberrazione cromatica, fenomeno che sugli oggetti molto luminosi forma un leggero alone rosso da un lato e blu dall’altro lato (a meno che non si scelga un molto più costoso rifrattore apocromatico).
===Rifrattore da
* Magnitudine limite: 11,6
* Risoluzione massima possibile (teorica): 1,8”
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===Rifrattore da
* Magnitudine limite: 11,9
* Risoluzione massima possibile (teorica): 1,5”
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==Strumenti più comuni di medio diametro==
===Riflettore Newton da 114mm / focale
* Magnitudine limite: 12,4
* Risoluzione massima possibile (teorica): 1,1”
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Il riflettore Newton da 114mm è stato per molto tempo il classico “primo strumento importante” per generazioni di appassionati fino agli anni novanta del XX secolo, quando entrarono sul mercato le ottiche cinesi di qualità via via sempre più alta, che portarono a un abbassamento dei prezzi. Quando si parla del 114mm è importante saperlo scegliere: spesso in commercio si trovano dei 114/1000 che sono in realtà dei tubi ottici che hanno al loro interno una lente di Barlow fissata sul cammino ottico, spesso di scarsa qualità, per aumentarne artificiosamente la focale; per distinguere un vero 114/1000 da un 114 con Barlow 2x incorporata è sufficiente conoscere la lunghezza del tubo ottico: se questo misura oltre un metro allora siamo in presenza di un vero 114/1000, mentre se la lunghezza si aggira sui 50 centimetri allora meglio lasciar perdere. Se il tubo ottico misura 50 centimetri, ma le specifiche dichiarate sono 114/500, allora siamo in presenza di un buono strumento, un vero 114/500. Il 114/500 è uno strumento tuttofare: grazie al suo diametro è possibile osservare tutti gli oggetti di Messier e anche diverse decine di oggetti di altri cataloghi; la sua corta focale permette di apprezzare i ricchi campi stellari della Via Lattea, mentre a ingrandimenti spinti è possibile notare qualche dettaglio delle galassie più appariscenti e osservare alcune fra le nebulose planetarie più luminose. Gli ammassi globulari più importanti iniziano ad essere risolti in stelle con facilità sui loro bordi. Grazie all’ottica a specchi, l’aberrazione cromatica è assente; inoltre lo schema ottico Newton è molto economico e pertanto è possibile contenere i costi per investire, eventualmente, di più sulla montatura. Le immagini a forti ingrandimenti dei pianeti e delle stelle doppie potrebbero risentire di una nitidezza minore rispetto ai telescopi rifrattori, che mostrano invece immagini molto nitide e scolpite.
===Rifrattore da
* Magnitudine limite: 12,5
* Risoluzione massima possibile (teorica): 1”
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Il rifrattore 120/600 è un vero gigante fra i rifrattori alla portata degli appassionati: ha un diametro importante e una focale non troppo lunga, che lo rende eccellente un po’ in tutti i campi; rispetto ai riflettori Newton di pari diametro è decisamente più costoso, ma presenta interessanti vantaggi, primo fra tutti la resa particolarmente nitida e scolpita sui pianeti e gli oggetti puntiformi come le stelle; a ingrandimenti eccessivi può risentire dell’aberrazione cromatica, anche se tendenzialmente, specie in visuale, su questi diametri dà meno fastidio. Diverso il discorso per l’astrofotografia, dove sarebbe richiesto un ben più costoso rifrattore apocromatico. Le sue caratteristiche di diametro e di focale lo rendono un ottimo strumento sugli oggetti del profondo cielo e in particolare sugli ammassi stellari, sia aperti che globulari: i primi sono risolvibili con facilità, anche la maggior parte di quelli più densi e raccolti (e quindi più ostici da risolvere), mentre sui globulari la risoluzione è parziale, ma comunque soddisfacente. Sulla Luna è eccezionale e la luminosità è tale che sarebbe già opportuno iniziare a utilizzare dei filtri lunari, come i polarizzatori. Buona la resa sui pianeti, grazie alla sua nitidezza e agli alti ingrandimenti che questo strumento è in grado di reggere. A causa della sua pesantezza, richiede una montatura particolarmente stabile e robusta, e quindi costosa; a maggior ragione se si opta per una montatura motorizzata per l’inseguimento.
===Riflettore Newton da
* Magnitudine limite: 13,0
* Risoluzione massima possibile (teorica): 0,8”
* Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 300x
Strumenti da
==Strumenti più comuni di grande diametro==
===Riflettore Newton da
* Magnitudine limite: 13,6
* Risoluzione massima possibile (teorica): 0,6”
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Il telescopio Newton 200/1200 è la porta d’accesso ai grandi diametri. È uno strumento di grande versatilità e adatto a tutte le esigenze osservative, grazie al suo rapporto focale intermedio, mentre il suo diametro permette di raccogliere molta luce; se poi si acquista in versione Dobson, dunque privo di GoTo e inseguitore motorizzato, si rivela uno strumento dal rapporto prezzo/prestazioni veramente eccezionale. Inoltre, frequentemente questo strumento possiede portaoculari adattabili agli oculari da 2 pollici, che spesso permettono, a parità di lunghezza focale, campi visivi più larghi. Con questo strumento è possibile osservare senza difficoltà tutti gli oggetti descritti in questa guida e anche qualcuno in più: gli ammassi aperti sono tutti ben risolvibili, anche i più difficili, utilizzando oculari di corta focale; gli ammassi globulari più appariscenti si sciolgono in migliaia di stelline, mentre è possibile iniziare a risolvere i bordi di molti fra i globulari più difficili; le nebulose planetarie osservabili sono decine, specialmente con l’ausilio di un filtro OIII, anche se molte di queste non mostrano dettagli di rilievo; con un filtro UHC si possono staccare dal fondo cielo numerose nebulose diffuse, mentre senza filtro si osservano numerose galassie, molte delle quali iniziano a mostrare alcuni dettagli come i bracci più luminosi. Grazie alla focale intermedia, la resa sui pianeti è molto soddisfacente, in particolare su Giove e Saturno e specialmente abbinandoci una buona Barlow 2x. Sulla Luna occorrono bassi ingrandimenti, diversamente diventa difficile riuscire ad avere una visione d’insieme; forti ingrandimenti invece permettono di rivelare numerosissimi dettagli, finanche l’ondulazione dei rilievi sul bordo. Anche sulle stelle doppie la resa è ottima ed è possibile scindere coppie di stelle con separazione ben inferiore a 1 secondo d’arco.
===Riflettore Schmidt-Cassegrain da
* Magnitudine limite: 13,6
* Risoluzione massima possibile (teorica): 0,6”
* Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 400x
Il telescopio SC da
===Riflettore Newton da
* Magnitudine limite: 14,1
* Risoluzione massima possibile (teorica): 0,5”
* Limite ingrandimento teorico sfruttabile: 500x
Il telescopio Newton 250/1200 è un ottimo strumento di diametro molto grande e di focale corta, dunque particolarmente luminoso e ottimo per l’osservazione degli oggetti estesi e i grandi campi stellari della Via Lattea, che appaiono spettacolari. La differenza con un telescopio da
===Oltre i
Telescopi da oltre
Per avere dati su tutte le configurazioni possibili di telescopio, ci si può recare a [https://www.skyandtelescope.com/observing/skyandtelescope-coms-scope-calculator/ questo indirizzo web]: qui è possibile inserire il diametro del telescopio, il suo rapporto focale (attenzione, non la lunghezza ma il rapporto), la focale dell’oculare, il campo apparente dell’oculare, eventuale lente di Barlow o eventuale riduttore di focale. Procedendo col calcolo, il programma individuerà la lunghezza focale del telescopio, l’ingrandimento con l’oculare scelto, l’estrazione oculare, il potere risolutivo teorico e il limite di magnitudine approssimativo con l’oculare scelto sotto un cielo buio e senza Luna.
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