Forze armate mondiali dal secondo dopoguerra al XXI secolo/India-4: differenze tra le versioni

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La dotazione di sistemi d'arma comprende 16 missili URAN, entrati in servizio (in Russia) nel 1997 anche se erano sviluppati da molto tempo. Hanno massa di 603 kg al lancio e in volo di 530 kg (senza booster), lunghezza di 4,44 m al lancio e 3, 75 m in volo, apertura alare di 67 cm con alette ripiegate e 1,24 con ali estese. Essi sono capaci -a seconda del tipo di profilo di volo- di 110-130 km di gittata, velocità di circa 620 kmh minima e 860 kmh massima di crociera, ma nel momento dell'attacco è possibile 'dare gas' raggiungendo i 1100 kmh, con ovvi vantaggi per la sopravvivenza alle difese avversarie, mentre la quota di crociera di 10 m cala ad appena 3-5 a seconda dello stato del mare per complicare la localizzazone da parte delle difese antiaeree. La testata di 145 kg di cui ben 90 di esplosivo, sistemati in lanciatori quadrupli KT 184 pesanti carichi 4,5 t l'uno. Il sensore radar di bordo è l'ARGS 35 da 40 kg, portata 20 km massima, angolo di visione 45 gradi per lato e 20 in verticale, utilizzabile fino a mare forza 6 su scala Beaufort. Forse la gittata massima è influenzata dalla velocità di crociera 'settata'. Se questa è più alta il missile, paradossalmente, avrà una gittata minore, mentre con il motore al minimo avrà una superiore portata, ma sarà più vulnerabile alla caccia nemica e agli spostamenti non previsti della nave (in altri termini: 115 km a 240 ms sono copribili in circa 450 s, 130 a 170 ms sono copribili in circa 700 secondi, una nave a 32 nodi si muove di circa 1 km al minuto). La gittata minima è di 5-7 km, non trascurabile come limite (ma normale per missili di questo tipo) e anche per questo il cannone da 76 è il benvenuto in queste navi. Per il resto il cannone da 76 AK-176 sovietico è stato sostituito dall'obiquo OTO SR, che è prodotto su licenza anche in India. Purtroppo, la 'standardizzazione' procede complice il fatto che a parte l'OTO, nel resto del mondo i cannoni di medio calibro non hanno goduto negli ultimi anni di molto interesse, pur continuando ad essere utilizzati da tutte le marine. Difficile spiegarsene il perché, ma in Russia questo cannone da 76, all'avanguardia negli anni '70 è rimasto senza sviluppi malgrado le sue indubbie potenzialità, mentre i cannoni da 100 e 130 mm di nuova generazione sono troppo pesanti per le 'Tarantul'. Le nuove munizioni, come il DART da 35 km non hanno fatto altro che aumentare questo successo e il divario con le vecchie armi. Come sistemi d'arma restano da citare il lanciatore quadruplo MTU 4US per i moderni missili SA-16/18 come i 9M32M Strela o 9M39 Igla, con 16 armi disponibili in un magazzino nella parte posteriore della sovrastruttura. Sono efficaci fino a 5,2 km e 3,5 km di quota.
 
I sistemi elettronici comprendono l'APARNA, aggiornamento del Garpun russo, con portata di 45 km in modo 'diretto', ma anche con l'importantissima capacità di osservazione 'indiretto' con riflessione nella ionosfera. In tal caso la portata in modo 'attivo' arriva ad almeno 140 km o addirittura 500 km in modo passivo (sentendo cioè l'eco riflesso dei radar avversari). È una capacità importante, che consente di lanciare oltre l'orizzonte i missili anche senza designatori esterni, anche se funziona bene solo in caso di riflessione ideale delle onde radar. Nella sua ultima versione è dotato di sottosistemi digitali. il POZITIV E è invece un sistema convenzionale, da difesa aerea e scoperta in superficie, sull'albero, con capacità di scoprire bersagli di superficie a 50 km e aerei a 100 km, seguendo fino a 5 bersagli di superficie e 5 aerei in simultanea, non sono molti, ma se vi è la versione aggiornata M1 o l'M2 allora i bersagli seguibili arrivano a 40-50. Quanto alle ECM, i razzi TSP 60 possono generare un bersaglio con RCS di 50m250 m2 (come la nave) per 2-10 minuti. Il sistema C3 è l'EMCCA (Electronic Modular Command and Control System) della BEL, con display LCD a colori Barco. I sistemi di tiro sono il radar LYNX, ovvero il Contraves TMX costruito su licenza, che ha sostituito il Bass Tilt. Questo ha reso necessario usare dei convertitori analogici-digitali perché il TMX è un sistema digitale, differentemente dal sistema precedente. Vi è un sistema di designazione che indirizza gli URAN con i dati dell'APARNA, e per utilizzare le torrette (purtroppo rimaste ancora senza un radar specifico, con quello di prua teoricamente utilizzato principalmente per il cannone) vi è anche una colonnina elettro-ottica Kolonka davanti al fumaiolo. L'equipaggio è piuttosto numeroso per la stazza della nave, come ultima notazione relativa a quello che resta un riuscito progetto di 'revamping' di navi di tipo sovietico con elementi occidentali e indiani.
 
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Ma la politica era un peso inscindibile nel sistema militare-industriale sovietico. Mentre Chelomey era fuori dagli intrighi politici, il MIG DB era diventato molto influente e si associò al KB-1 DB, specializzato in sistemi di guerra elettronica; il primo era diretto a Mikoyan, il secondo da Sergei Beria, il figlio del temutissimo capo della polizia segreta Lavrenty Beria; nel '52, lavorando a missili da crociera come già il Chelomey DB, lo mise di fatto fuori dai giochi; ma finalmente Stalin morì e venne alla ribalta il più giovane Khrushov, che inaugurò l'era tecnologica e la 'rivoluzione degli affari militari', puntando molto sulla missilistica. Ora che il figlio del premier (Sergei Khrushov) lavorava all'OKB-52 le cose cominciarono a cambiare e nel '54 il Comitato Centrale incaricò questo ufficio di progettazione di armare di missili la flotta russa (Voyenno Morskoi Flot). Il primo risultato fu il P-5, noto in Occidente come SS-N-3 Shaddock, in servizio dal '59 sulle unità Progetto 644 (Whiskey Twin Cylinder), 651 (Juliett) e 659 (Echo I), essenzialmente per attacchi nucleari. Venne fuori presto anche la versione da difesa costiera S-5 e il migliorato sistema P-5D; simile al Regulus e allo Snark degli americani, ma con velocità supersonica e portata più ridotta, aveva l'importante compito di attaccare il territorio americano da parte dei sottomarini sovietici, e solo in seguito anche di colpire le portaerei nemiche. Sostituì il poco riuscito SS-N-1 Scrubber e integrò i Raduga P-15, -15U, ovvero gli Styx, in servizio dal '58. Poi Chelomey riuscì, oramai da smaliziato politico, a convincere Krushov a inglobare nel suo DB anche i DB Lavochkin e Myasishev; il primo fu importante per realizzare i satelliti Polyot e Proton, e poi i mezzi spaziali ERS; il secondo fu invece usato per i missili balistici UR-100, 200 e 500; lo stabilimento di Fili accrebbe notevolmente le capacità produttive collegate all'OKB-52. Nel frattempo, nel '62, arrivò il P-35 o SS-N-3B, per i Project 58 (Kynda), i primi mezzi realmente 'missilistici' tra le grandi navi sovietiche; e poi i Project 1134 'Kara'; nel '64 arrivò il P-6 per i sottomarini Progetto 675 (Echo II) e 651B (Juliett Mod), armi antinave a guida radar attiva; nel '68 toccò ai missili 4K66 Amethyst ovvero gli SS-N-7 lanciabili da sottomarini Project 670 (Charlie I); nel '72 fu la volta del P-120 o 4K85 Malakit, per la NATO l'SS-N-9 Siren; esso venne usato per gli SSGN Project 670M (Charlie II) e le corvette Project 1234 (Nanuchka); nel '75 venne fuori il 4K80 BAZALT (SS-N-12 Sandbox) per gli SSGN Project 675MK e MKB (Echo II Modernizzati), le portaerei Project 1143 (Kiev) e 1143.4 (Admiral Gorshkov) nonché i Project 1164 (gli incrociatori Slava, ben 16 missili per nave); era il successore dello Shaddock, ma con velocità di circa 2,5 mach e profilo d'attacco a bassa quota; non era che una soluzione ad interim (così come il Malakit, che almeno dai sottomarini, ebbe parecchi problemi di accensione del turbogetto), in attesa del P-700 o 3M45 Granit, per la NATO SS-N-19 Shipwreck, destinato ai Project 949 e 949A (Oscar I e II), Project 1144 (Kirov), e 1144.2 (Kanilin), nonché le portaerei 1143.5 (Kutsnetsov); infine nel 1982 venne fuori il 4K44 Progress, un P-35 migliorato che venne definito dalla NATO come SS-N-3C Shaddock. Ma, sebbene non entrato in servizio, vi fu anche un altro progetto. Esso era il P-750 Meteorit. Un missile con una struttura simile ad un B-70 miniaturizzato: ali a delta ripiegabili, motore con presa d'aria ventrale, come lo Shaddock, ma di tipo più sofisticato, alette canard anteriori. Quest'arma del 1983 venne ignorata in Occidente, ma era un oggetto di straordinaria sofisticazione. Era destinato agli ex-SSBN Project 667M ovvero gli 'Yankee' trasformati in SSGN; ma sebbene sperimentata fino al 1989 a bordo del K-420, quest'arma ipersonica a lunga gittata non ebbe successo. Di fatto gli 'Yankee' ebbero i missili SS-N-21 Sampson e i Tu-95 gli AS-15, entrambi subsonici, ma anche molto meno costosi e pesanti, potendo quindi con il numero, la discrezione e la quota di volo fare bene il loro compito rispetto ai grandi missili supersonici. Questo sembrò segnare la fine della genia, fino a non molti anni fa, quando successe qualcosa di diverso dal passato. Infatti questi grandi missili non sono mai stati esportati e di essi poco si è sempre saputo, ma dove non poterono i servizi segreti, persino negli anni '80 incapaci di penetrare i segreti di queste grandi armi installate sulle navi più potenti della Marina, riusciranno in parte le esigenze di marketing. Ed ecco spuntare una nuova famiglia di missili antinave, forse la prima dell'era post-sovietica.
 
Tra i non molti programmi di successo dell'industria militare indiana vi è un potente missile antinave, adottato da tutte le piattaforme (a parte gli elicotteri), ma che non ha origini propriamente indiane. Si tratta dell'3M55 ONIKS, per la NATO l'SS-N-26, in versione export noto come Yakhont, e adattato dall'industria indiana e russa per le esigenze locali. BRAHMOS è l'abbreviazione di Brahmaputra e Moskova, due famosi fiumi, che di fatto costituiscono una 'mappa' di come il programma è stato portato avanti. Nasce come realizzazione dell'OKB-52, ora NPO Mashinostroyenia. Inizialmente era noto come ONIKS, la sigla del sistema completo era P-800, sviluppato dall'inizio degli anni '90, un po' in concorrenza con la Novator che proponeva il KLUB (SS-N-27) come arma in versioni diverse, qui invece si parlava di un missile da usare per lo stesso scopo, ma con diverse modifiche per adeguarlo ai possibili tipi di piattaforme, sistemi di lancio terrestri, navali, subacquei, aerei, e con una velocità supersonica per tutto il profilo di volo. La configurazione di questo grosso ordigno è infatti quella di un'arma a statoreattore, con presa d'aria nel muso tipo MiG-21, Sea Dart o Talos, ma soprattutto come discendente diretto, sia pure rimpicciolito, del P-700 Granit o SS-N-19, arma nota in maniera incompleta in Occidente fino al 2001, ma in servizio per l'epoca già da 20 anni, sulle classi 'Kirov', 'Oscar' e la portaerei Kutsnetsov. Arma capace di volare per 550 km e armabile con testata da 500 kT, velocità di circa mach 3 e avionica sofisticatissima, era davvero un missile micidiale, inteso soprattutto come arma anti-portaerei. Lo Yakhont ha un diametro di 640 mm per essere lanciabile anche dai tubi da 650 mm dei sottomarini russi, anche se con le alette dispiegate arriva a 1.280 mm di apertura; la lunghezza è di 8,75 m e il peso al lancio arriva a 2,99 t, 3,99 con la capsula SM 315 dal diametro esterno di 73 0mm0 mm (ma allora non sarebbe utilizzabile dai tls da 650 mm) e lunga 8,99 metri, dove il sofisticato missile può essere mantenuto per 3 anni senza controlli, e lanciato verticalmente o con angolo di 15 gradi. La velocità in quota è di mach 2,8 e in questo l'arma è simile al 3M80 Moskit della Raduga, l'SS-N-22, che però ha una fusoliera meno tozza in quanto le prese d'aria sono quattro, sistemate lateralmente al corpo dell'ordigno, che del resto è ancora più grande di questo missile.
 
Lo statoreattore è il PLAMIA (fiamma), con ben 500 kg di cherosene T-6, per una spinta di 39 kN, insomma per un'arma diverse volte più grossa e pesante di un Harpoon o di un OTOMAT, e con un ordine di grandezza in più quanto a spinta e carburante, con un rapporto potenza peso eccezionale di oltre 1 kgs per kg di peso, molto di più dei tipi occidentali. La spiegazione, ovviamente, è che si tratta di un'arma altamente supersonica e quindi con la necessità di molta più potenza installata per raggiungere le prestazioni desiderate. Ovviamente lo statoreattore è ideale per questo scopo, data la sua semplicità ed efficienza a velocità elevatissime, ma pone anche un problema non indifferente, ovvero il raggiungimento della velocità di accensione, perché lo statoreattore non parte mai da zero.Così è installato un booster di adeguate dimensioni e potenza, pesante ben 450 kg, per portarlo in pochi secondi a velocità supersoniche; questo è un passo fondamentale e la propulsione mista razzo-statoreattore è una faccenda delicata; è vero che anche i missili con motori a turbogetto ne hanno bisogno, ma qui il booster è molto più piccolo perché quel che serve è solo di raggiungere una velocità sufficiente per ottenere la portanza e restare in aria quel che basta per non avere problemi di sostentamento, mentre il motore dà la spinta e accelera ulteriormente il missile. Chiaramente un conto è accelerare un'arma da 600 kg a circa 500 kmh, un conto è portare un bestione da quasi 3 t a oltre mach 1. Non solo, ma le prese d'aria dello statoreattore vanno difese da eventuali ingestioni (FOD) e così anche per la primissima parte del volo, nonché ovviamente per il trasporto; il missile è quindi dotato di una copertura anteriore che resta anche dopo il lancio dal tubo contenitore-lanciatore, contribuendo a proteggere il 'naso' dell'arma durante la rottura della parete anteriore del contenitore-lanciatore. Questa capsula per il trasporto e lancio è addirittura presente nella versione aria-superficie, ma stavolta senza, ovviamente, il tubo di lancio.