La prosa ultima di Thomas Bernhard/Scrivere contro la morte: differenze tra le versioni

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Murau vuole cancellare il suo passato, ma mira anche a rimanerne fedele. Quando i narratori bernhardiani qualificano attentamente un'affermazione in contrasto sobrio ma sorprendente con l'iperbole giocosa così spesso impiegata per provocare il lettore, è quasi sempre un segno di sincero e serio intento. Le formulazioni qualificate e attente di Murau sulla sua infanzia a Wolfsegg segnano il confine tra scherno malizioso dei suoi lettori e seria espressione narrativa e analisi: "Zwischen den Blumen in der Orangerie auf der einen, und den Mehlspeisen in der Küche auf der anderen Seite, hatte ich alles in allem eine glückliche Kindheit gehabt."<ref>''Ibid.'', p. 172, rr. 1-4.</ref> Il confronto o "Vergleich", come lo chiama Murau, tra Roma e Wolfsegg non è chiaramente in bianco e nero. È un vero segno della sua contentezza di stare a Roma che conduce questa autodissezione da una posizione di forza: a differenza di Rudolf, scrive di infelicità passata: "Da ich mich im großen und ganzen, vor allem mit der Möglichkeit, in Rom zu leben, als einen durchaus glücklichen Menschen bezeichnen kann, [...] habe ich keinerlei Ursache, fortwährend über Wolfsegg als über eine Katastrophe zu reden."<ref>''Ibid.'', p. 105, rr. 6-11.</ref> La parola importante qui è la congiunzione causale "da": è "perché" egli è una persona felice a Roma che può qualificare i suoi ricordi negativi di Wolfsegg e ispezionarli più attentamente, senza generalizzazioni impetuose. Gli avverbi qualificativi ("im großen und ganzen", "vor allem" "durchaus" e "fortwährend") indicano uno scrittore che modella meticolosamente le parole del suo protagonista al fine di creare segnali per il lettore in quella che altrimenti sarebbe una lunga narrazione che mette alla prova la resistenza alla lettura. La narrazione può essere vista qui non solo per avvertire il lettore (e il protagonista) di non esagerare la dualità tra Roma e Wolfsegg, ma anche di distinguere tra Murau e precedenti protagonisti, nessuno dei quali avrebbe considerato di descriversi come "durchaus glücklich". Il fatto che la felicità di Murau sia connessa alla sua residenza a Roma non è casuale.
 
Roma è, ovviamente, un luogo con connotazioni positive per Murau. Non è il primo personaggio nella letteratura in tedesco a trovare il sud voluttuoso in netto contrasto con il nord più ascetico. L'entusiastico soggetto della settima Elegia romana di Goethe dichiara: "O wie fühl ich in Rom mich così froh!"<ref>Johann Wolfgang von Goethe, ''Werke'', cur. Erich Trunz (Frankfurt: Beck, 1981), I: ''Gedichte und Epen I'', p. 162.</ref> Le descrizioni di Goethe negli ''Epigrammi veneziani'' sono talvolta simili nello spirito a quelle di Onkel Georg con Murau: "Leben und Weben ist hier, aber nicht Ordnung und Zucht".<ref>''Ibid.'', p. 175.</ref> Come il narratore di Bernhard, il visitatore di Goethe è attratto dall'essenzialmente umano ("Menschlichen") nel sud.<ref>''Ibid.'', p. 180.</ref> </ref> Per Murau, Roma è il luogo in cui ha tutti i suoi amici. In tutto ''Auslöschung'', è l'unico posto strettamente associato, nella mente di Murau, alle persone e all'alto valore della vita, come Onkel Georg che gli disse anni fa: "In den mediterranen Ländern ist das Leben hundertmal mehr wert als hier."<ref>Bernhard, ''Auslöschung'', p. 41, rr. 29-30.</ref> Roma fornisce a Murau quel contatto umano che egli tanto desidera; altrettanto importante, egli è consapevole di questo fatto: "Ich interessierte mich auf einmal wieder für alles und jedes [...] Für die Menschen [...] denn in Wahrheit habe ich mich viele Jahre nicht einmal mehr für die Menschen interessiert."<ref>''Ibid.'', p. 203, rr. 25-31.</ref> Le persone e la vita sono strettamente collegate tra loro per Murau, ed è significativo che Roma gli permetta di respirare di nuovo: "Plötzlich habe ich aufgeatmet".<ref>''Ibid.'', r. 16.</ref> La respirazione è qui un simbolo di vita. Bernhard collega una metafora per il ringiovanimento della vita di Murau con un indicatore letterale dell'importanza del processo di vivere, entrambi indicati dal verbo "aufatmen". Le parole che Bernhard impiega per descrivere il risveglio di Murau dopo gli anni bui della pubertà e dell'adolescenza a Wolfsegg sono importanti perché è evidente che a Roma Murau ha riacquistato ciò che aveva una volta: "Ich hatte ganz vergessen, daß es außer der meinigen entsetzlichen auch noch eine andere Welt gibt, die nicht nur entsetzlich ist."<ref>''Ibid.'', p. 206, rr. 1-3.</ref> La parola che dice qui è "vergessen"; Roma lo fa ricordare; gli insegna ciò che già sapeva dalla sua infanzia e da Onkel Georg, ma che aveva dimenticato negli anni successivi.
 
In definitiva, come coi suoi amici, la Roma della narrazione è un'estensione della ricerca personale di Murau, la sua ricerca di autocoscienza. Quando Murau confronta Wolfsegg con Roma e deride la prima perché è così piccola e parrocchiale rispetto alla città cosmopolita, ovviamente non è un confronto tra pari.<ref>''Ibid.'', p. 111.</ref> Ma, ancora una volta, non è questo il punto del confronto; in questo romanzo altamente personale, l'obiettivo è quello di esplorare i sentimenti e i pensieri di Murau, non di valutare l'accuratezza e l'equità delle differenze geografiche e demografiche. Scosso, persino minacciato, dalla sua imminente partenza per Wolfsegg per il funerale, Murau fa un bilancio di quanto abbia progredito nel suo percorso di autorealizzazione e autosviluppo: