Guida alle costellazioni - Regioni celesti scelte/Le Nubi di Magellano: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Annullata la modifica 374707 di 79.32.40.190 (discussione)
Etichetta: Annulla
m Annullate le modifiche di Scavvlo (discussione), riportata alla versione precedente di 79.32.40.190
Etichetta: Rollback
Riga 12:
Le Nubi di Magellano sono due oggetti fra i più caratteristici dei cieli del sud: sebbene restino invisibili dalle aree urbane, appena fuori città iniziano ad apparire assieme alla scia della Via Lattea come se ne fossero due frammenti staccati; sebbene sembrino simili sotto un cielo rurale o nella luce del crepuscolo, osservandole da un cielo molto buio emergono le loro differenze, con la Grande Nube che occupa quasi tre volte la superficie della Piccola Nube.
 
La Grande Nube è anche la più vicina al piano della Via Lattea ed è visibile a sud della brillante stella Canopo; i suoi campi stellari sono parzialmente risolvibili anche con un telescopio di diametro medio-grande, mentre i suoi oggetti più luminosi sono visibili anche con un binocolo 10x50 o persino ada occhio nudo, come la famosa Nebulosa Tarantola, che di fatto è la regione di formazione stellare più massiccia dell’intero Gruppo Locale.
 
La Piccola Nube è più distante e più piccola e si osserva a sud di Achernar; i suoi oggetti sono più piccoli e dunque anche meno appariscenti, ma restano comunque alla portata di molti telescopi di uso comune. Nei suoi dintorni si osservano due brillanti ammassi globulari, uno dei quali è il famoso 47 Tucanae; nessuno di questi è tuttavia legato a questa galassia, essendo orbitanti attorno alla Via Lattea.
Riga 36:
[[File:A youthful cluster.jpg|300px|thumb|left|L’ammasso globulare NGC 1783.]]
[[File:DEM L 106.jpg|300px|thumb|left|Dettaglio ad alta risoluzione della nebulosa NGC 1871, nota anche come DEM L 106.]]
La '''Grande Nube di Magellano''' si estende per circa 11 gradi di volta celeste fra le costellazioni del Dorado e della Mensa; la sua distanza è pari a 163. 000 anni luce e il suo diametro è di circa 14. 000 anni luce. Nelle carte viene indicata spesso con la sigla '''LMC''' (dall’inglese ''Large Magellanic Cloud'') e le è stata anche assegnata la sigla '''PGC 17223'''.
 
La nomenclatura degli oggetti in essa contenuti è stata inizialmente un po’ confusionaria, soprattutto nella distinzione fra ammassi aperti molto compatti e piccoli ammassi globulari; diverse nebulose riportano inoltre più numeri del catalogo NGC in base ai loro addensamenti principali, finché non si è proceduto a unificarle in una nomenclatura standard utilizzata ad hoc per questa galassia, tramite la lettera N del Catalogo di Henize più un numero progressivo.
 
L’oggetto di gran lunga più notevole della galassia è la famosa '''Nebulosa Tarantola''' ('''NGC 2070''' o '''C103'''), la più grande regione di formazione stellare di tutto il Gruppo Locale. Talvolta è indicata anche come '''30 Doradus''', che, come per “47 Tucanae”, deriva dalla designazione assegnatale dal catalogo di Bode nel 1801. Questa nebulosa, di ottava magnitudine apparente, si osserva nella zona nordorientale della Nube. Praticamente impossibile da osservare ada occhio nudo, è individuabile senza difficoltà tramite un semplice binocolo, presentandosi come una macchia tondeggiante dai bordi molto sfumati; le sue ramificazioni luminose appaiono invece con un telescopio da 100mm100 mm, che consente di rilevare anche alcuni addensamenti di stelle e ammassi aperti. La Nebulosa Tarantola ha una magnitudine apparente pari a 8; considerando la sua distanza di 160. 000 anni luce, si tratta di un oggetto estremamente luminoso. Infatti, si tratta della regione di formazione stellare più attiva del Gruppo Locale di galassie; al suo centro, un ammasso estremamente compatto di stelle calde e giovani produce la maggior parte dell'energia che rende visibile la nebulosa. La reale dimensione della Nebulosa Tarantola è di circa 10001 000 anni luce; se fosse posta alla stessa distanza della Nebulosa di Orione (un'altra regione di formazione stellare, visibile ada occhio nudo) sarebbe 60 volte più grande della luna piena. Nelle aree centrali della nebulosa si trova un ricchissimo e compatto ammasso di stelle, noto come R136, il quale è il principale responsabile dell'illuminazione e dell'eccitamento dei gas della nebulosa. Un altro ammasso notevole è Hodge 301.
 
La Nebulosa Tarantola è stata inoltre la sede di una recente esplosione di supernova, la cui luce è giunta a noi nel 1987: si tratta della famosa '''SN 1987a''', che fu anche una delle più studiate data la sua relativa vicinanza e divenne visibile anche ada occhio nudo, con una magnitudine apparente pari a 3,0. La stella progenitrice era nota con la sigla '''Sk -69° 202a''', una variabile S Doradus di magnitudine 12.
 
L'ammasso '''R136''' è formato principalmente da stelle di classe O e contiene molte delle stelle più massicce e luminose conosciute, tra cui R136a1. Nella parte centrale in soli 17 anni luce si trovano 32 stelle di classe O estremamente calde (O2.0-3.5), 40 altre stelle di tipo O e 12 Wolf-Rayet (per lo più di tipo WNH) estremamente luminose. Entro 380 anni luce ci sono altre 325 stelle di tipo O e 19 Wolf-Rayet. Diverse stelle fuggitive sono state associate con R136. Il vento stellare delle componenti dell’ammasso sta formando una grande bolla che si sta facendo spazio nella nebulosa.
Riga 48:
L’ammasso '''Hodge 301''' è invece di età leggermente più avanzata; sin dalla sua formazione, alcune delle stelle più massicce sono esplose come supernovae, comprimendo il gas contenuto nella nube. Ciò contrasta con la situazione osservabile in R136a, che è sufficientemente giovane da non aver ancora subìto esplosioni in supernovae delle sue componenti.
 
Fra i numerosi ammassi aperti visibili nei dintorni, uno dei più appariscenti è '''NGC 2100''', individuabile circa 20’ a sudest del centro più luminoso della Nebulosa Tarantola; può essere intravvistointravisto persino con un binocolo 15x70, o anche con un più piccolo 10x50 se si sa esattamente dove osservare: con questi strumenti tuttavia non è assolutamente risolvibile in stelle, ma appare come una piccola macchia nebbiosa. Telescopi da 100m iniziano ad essere sufficienti per risolvere le prime poche stelle di magnitudine 11, che appaiono molto vicine fra loro e immerse in un chiarore indistinto; una piena risoluzione è possibile solo con telescopi di diametro molto grande e forti ingrandimenti. Si tratta di uno degli ammassi più brillanti dell’intera galassia ed è formato da alcune decine di stelle di grande massa; la sua età è stimata sui 20 milioni di anni e pertanto le sue stelle più massicce sono già esplose come supernovae.
 
A breve distanza si trovano i due ammassi minori '''NGC 2092''' e '''NGC 2108''', che però restano solo alla portata di telescopi di diametro molto grande.
Riga 59:
Distanziandosi di mezzo grado verso sud, i grandi sistemi nebulosi di '''NGC 2074''', '''NGC 2077''' e '''NGC 2078''' sono ben evidenti nelle fotografie e anche, in parte, con telescopi da 200mm a salire; appaiono come dei lembi staccati e deboli della Nebulosa Tarantola e sono ricchi di stelle di magnitudine 11 e 12, che si dispongono a formare una sequenza di blandi ammassi chiaramente identificabili come '''NGC 2081''' e '''NGC 2085'''.
 
La barra è la regione della galassia dove si concentra la maggior parte delle stelle vecchie e di piccola massa; tuttavia, la formazione stellare si è diffusa anche qui, a causa delle intense forze mareali legate all’interazione con la Via Lattea. La testimonianza più importante è data dal brillante ammasso aperto '''NGC 1910''', che è formato da un gran numero di stelle giovani e di grande massa costituenti l’associazione OB LH-41; osservando con attenzione è possibile notarlo anche con un binocolo 10x50 sotto cieli perfettamente bui, con cui appare come una piccola macchia nebbiosa più chiara su cui si possono intravvedereintravedere 1-2 deboli stelle. Telescopi da 80mm80 mm sono sufficienti per identificare con chiarezza le componenti più appariscenti, fra le quali spicca la famosa stella S Doradus, prototipo delle variabili blu luminose, ossia supergiganti in procinto di esplodere come supernovae. Telescopi da 200mm permettono di intuire la natura di ammasso stellare dell’oggetto, ma una risoluzione completa dell’ammasso è possibile solo con telescopi da 300mm almeno. Entro pochi minuti d’arco a sud si possono osservare altri ammassi più deboli, come '''NGC 1903''' e '''NGC 1916'''.
 
Esplorando la barra con un telescopio da 200mm se ne può iniziare una prima blanda risoluzione in stelle; sparsi su tutta la sua lunghezza si individuano diversi piccoli addensamenti simili a macchie nebbiose, coincidenti con altrettanti ammassi aperti di piccole dimensioni e pertanto irrisolvibili.