La prosa ultima di Thomas Bernhard/Conclusione 3: differenze tra le versioni

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L'esposizione di questo capitolo ha dimostrato che attraverso una valutazione letteraria di un insieme coerente di valori personali (calore umano, carattere, amore), amici intimi, il suo progetto letterario e la storia, Franz-Josef Murau impara a convivere con se stesso e le sue circostanze. Si integra socialmente nel suo ambiente di Roma molto prima dell'inizio della narrazione; è Wolfsegg e la sua famiglia che deve affrontare e risolvere. Il telegramma accelera la soluzione definitiva di Murau al "Herkunftskomplex" di Wolfsegg perché lo costringe ad affrontare le sue responsabilità riguardo all'eredità, nel suo ruolo di unico erede: "In dem Wort ''Zweiterbe'' witterte ich meine Chance".<ref>Bernhard, ''Auslöschung'', p. 507, rr. 8-9 [corsivo nell'originale].</ref> Murau non discute questa possibilità o opportunità in nessun altro punto della narrazione. Anche Reger usa la stessa parola per esprimere speranza, e non è un caso che la genesi di ''Alte Meister'' coincida con ''Auslöschung''.
{{q|Wir hassen die Menschen und wollen doch mit ihnen zusammensein, weil wir nur mit den Menschen und unter ihnen eine Chance haben [...] [wir] bilden uns ja auch ein, wir haben nur eine Chance, wenn wir nur mit uns selbst allein sind, aber das ist ein Hirngespinst. Ohne Menschen haben wir nicht die geringste Überlebenschance.<ref>Bernhard, ''Alte Meister'', p. 291.</ref>}}
La qualificazione o la definizione più stretta di "Chance" in "Überlebenschance" è qui importante; è proprio l'opportunità di autoconservazione o sopravvivenza che motiva fondamentalmente Murau. Come il personaggio cagionevole di ''Der Atem'' o ''Die Kälte'', Murau vuole assolutamente vivere. Tuttavia, sin dall'inizio della sua narrativa, sa che i suoi giorni sono contati a causa della cattiva salute (infatti, l'ultima frase del libro – vedi sotto – ci informa tra parentesi che Murau è morto a Roma nel 1983). Ciò significa che lo scopo del progetto non è solo o principalmente la sopravvivenza fisica; è soprattutto la sopravvivenza psicologica ed emotiva, sia che ''rinasca'' a Roma diventando una "persona nuova" o attraverso esperienze rigeneranti, umanizzanti coi suoi amici, o mediante una rivalutazione del passato nazionale nella forma della sua cessione di Wolfsegg.
 
Murau, a differenza di Rudolf, usa il passato per superarne l'influenza liberandosi della sua costante presenza negativa che gli ricorda quanto sia infelice, sotto il giogo di parenti stretti che hanno i loro complessi e fini personali. Ecco perché in passato ha dovuto scappare per raggiungere i suoi stati di estrema felicità o paradiso, come la sua autodifesa nel rifugio della letteratura (''"das Paradies ohne Ende"'')<ref>Bernhard, ''Auslöschung'', p. 34, r. 15 [corsivo nell'originale].</ref> o la sua infanzia idilliaca nelle biblioteche di Wolfsegg solo coi suoi libri e senza gli oneri della vita adulta ("das Paradies [Wolfsegg]").<ref>''Ibid.'', p. 137, rr. 12, 14-15 e 15.</ref>
 
Murau è l'unico protagonista di Bernhard a completare con successo il progetto di "Durcharbeiten" personale iniziato dai narratori autobiografici. Laddove l'obliterazione da parte di Murau degli effetti negativi del passato assume un valore positivo è nella sua vita ormai da adulto, e la connessione viene stabilita ancora una volta da un collegamento verbale ("Paradies"): "Wir waren aus dem Hassler herausgegangen, eine dieser herrlichen römischen Nächte [...] in welchen man tatsächlich an das Paradies glaubt."<ref>''Ibid.'', p. 271, rr. 1-3.</ref> Solo Roma presenta tali possibilità a Murau nella sua vita adulta ("die Erneuerung meiner Existenz"),<ref>''Ibid.'', p. 203, rr. 14-15.</ref> e quando si tratta di decidere sul destino di Wolfsegg, le persone – i suoi amici a Roma, Schermaier e le vittime della guerra – ne determinano la decisione.<ref>''Ibid.'', p. 482.</ref> È vero che Murau si aggrappa alla sua vita in senso fisico ("denn wir wollen ja leben, wenn wir das Leben auch noch so heruntermachen [...] wir klammern uns doch an ihm [dem Leben] fest und wollen es tatsächlich ewig haben"), ma è il completamento del suo progetto che è più importante.<ref>''Ibid.'', p. 621, rr. 10-14.</ref> Considerato in questo modo, il finale, con la sua cessione di Wolfsegg, è per lui decisivo. Sebbene il lettore venga informato che Murau muore, egli ha completato il suo progetto, è tornato nel luogo in cui vuole stare ("und wo ich bleiben werde"), e ha aggiunto alla presunta estinzione o sfacelo (da qui la qualifica "Zerfall" del sottotitolo) del suo passato dando la proprietà di famiglia alla comunità ebraica, proprio quel gruppo di persone brutalmente perseguitate dai nazisti — nazisti che a loro volta avevano beneficiato di Wolfsegg sotto il regime dei suoi genitori.<ref>''Ibid.'', p. 651, r. 5.</ref> Come parte della ricerca di Murau della autocoscienza, autoconservazione e felicità, la fine di ''Auslöschung'' può essere vista come essenzialmente positiva. La morte non è una dichiarazione sul suo fallimento o un simbolo di futilità o l'estinzione ultima della sua vita. Al contrario, il finale afferma la credenza positiva di Murau nell'affrontare il passato suo, della sua famiglia e della sua nazione; sono tutti collegati tra loro e Murau è il primo protagonista di Bernhard che è in grado di vedere questa connessione e di "superarla" con successo nel suo progetto intellettuale.
<!--- parte principale del testo conclusivo da inserire qui --->
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Il più grande successo di Murau è l'autoconservazione in cui i precedenti protagonisti sono rimasti frustrati — nel dominio della loro vita quotidiana. Reger prefigura questo sviluppo quando dice: "die logische Folge wäre immer die totale Verzweiflung ''über alles''. Aber gegen diese totale Verzweiflung über alles wehre ich mich."<ref>Bernhard, ''Alte Meister'', p. 224 [corsivo nell'originale].</ref> Reger si riferisce qui all'azione che contrasta le intuizioni e le conclusioni logiche della mente. L'azione di retroguardia di Murau va oltre perché, a differenza del Reger pensieroso ma frustrato, ha un'esistenza ben bilanciata e confortevole (a Roma). Come egli dice tra sé con aria di sfida quando la sua identità è minacciata in Wolfsegg: "''ich'' habe mich nicht geändert, ''ich'' ändere mich nicht".<ref>Bernhard, Auslöschung, p. 388, rr. 2-3 [corsivo nell'originale].</ref> L'enfatico "ich" in corsivo rimane fermo laddove persino Rudolf e i narratori delle autobiografie disperano. In questa affermazione, Murau prende la sua posizione ultima; la sua nitidezza critica verso il mondo che lo circonda non lo lascia mai, ma egli si sta accettando. A questo proposito, Murau è legato al suo creatore in un modo che è stato spesso trascurato. In un'intervista del 1985, alla domanda se avesse dichiarato guerra a tutta la creazione Bernhard rispose con le parole: "Im Gegenteil, ich höre nicht auf, die Welt zu bewundern, so wie sie ist."<ref>Jean-Louis de Rambures, "Ich bin kein Skandalautor", trad. Monika Natter e Isabelle Pignal, in Dreissinger, ''Von einer Katastrophe'', pp. 119-23 (p. 122). Questa intervista venne pubblicata originalmente su ''Le Monde'', 1 febbraio 1985.</ref> ''Auslöschung'', confermando questa asserzione, fornisce a Murau risposte che nessuno dei suoi predecessori era riuscito a trovare.
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