La prosa ultima di Thomas Bernhard/Conclusione 3: differenze tra le versioni

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[[File:Thomas Bernhard 1970.jpg|center|500px460px|Thomas Bernhard, 1970]]
 
= ''Conclusione'' =
Le ripetute osservazioni negative sulla natura umana, sulle strutture politiche e sociali e sui singoli personaggi hanno impedito alla maggior parte dei commentatori critici di apprezzare il vasto potenziale di felicità evidente nelle narrazioni della prosa ultima di Bernhard. I sensibili perfezionisti della prosa negli anni ’80 sono spesso infelici e perpetuamente contrariati. Ma, come sottolinea l'infelice Wertheimer in ''Der Untergeher'': "unser Unglück ist die Voraussetzung dafür, daß wir auch glücklich sein konnen, nur über den Umweg des Unglücks können wir glücklich sein."<ref>Bernhard, ''Der Untergeher'', p. 93.</ref> Wertheimer non può raggiungere le altezze di saggezza della sua percezione mentale e si uccide. Tuttavia, contrariamente alle opere precedenti, il narratore-protagonista qui non lo fa. Anche Reger arriva alla stessa intuizione di Wertheimer ma sopravvive, anche se non è la persona più felice: "Der denkende Mensch ist von Natur aus ein unglücklicher Mensch [...] Aber selbst dieser unglückliche Mensch kann glücklich sein".<ref>Bernhard, ''Alte Meister'', p. 108.</ref>
 
In ''Auslöschung'', Murau apprende in tenera età l'infinita bellezza e le possibilità insite nella vita: "Die ganze Menschheit ist eine unendliche mit alien Schönheiten und Möglichkeiten, sagte mein Onkel Georg."<ref>Bernhard, ''Auslöschung'', p. 34, rr. 9-11.</ref> Nonostante questi segnali incoraggianti, alcuni critici hanno considerato l'intero progetto di Murau come un fallimento, in particolare Bernhard Sorg. Nella sua monografia, Sorg condanna tutti i protagonisti di Bernhard, incluso Murau, ad eterna infelicità: "Aus dem Gefängnis der Vergangenheit gibt es für Bernhards Protagonisten keinen Ausweg."<ref>Sorg, ''Thomas Bernhard'', p. 124.</ref> Uno o due critici hanno dato credito all'altro lato della medaglia; Schlichtmann usa un nome di cui Bernhard stesso sarebbe stato orgoglioso nel descrivere quest'altro lato di ''Auslöschung'': "ein durch Geist, Menschlichkeit und Streben nach Weiterentwicklung im positiven Sinn geprägtes Gegenbild."<ref>Schlichtmann, p. 136.</ref> Ulrich Horn, nella sua recensione di ''Auslöschung'', individua anche il problema della supervisione in resoconti critici troppo lenti nel rivalutare l'immagine e la reputazione consolidate di Bernhard: "Bernhard wurde oft vorgeworfen, seine Protagonisten seien reine Kopfmenschen, hätten zu viel Verstand und zu wenig Gefül. Diesen Kritikern ist entgangen, daß hinter der Verstandesattitiide eine tiefe Verletzlichkeit und Sensibilität [...] steckte."<ref>Ulrich Horn, "Überleben durch Übertreiben: Ich-Erzähler beschimpft auch sich selbst", ''Kölner-Stadt-Anzeiger'', 8 gennaio 1987.</ref> Questa vulnerabilità e sensibilità possono essere tracciate proficuamente attraverso un'attenta analisi dei testi e, una volta stabilita, getta una luce diversa sull'interpretazione dell'opera: Murau può essere visto come il culmine di uno sviluppo, nella prosa di Bernhard dal 1975, dall'introversione all'impegno con il mondo, includendo in ''Auslöschung'' un impegno positivo con la cultura (le poesie di Maria) e la storia (Wolfsegg e la sua cessione) austriache.
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L'esposizione di questo capitolo ha dimostrato che attraverso una valutazione letteraria di un insieme coerente di valori personali (calore umano, carattere, amore), amici intimi, il suo progetto letterario e la storia, Franz-Josef Murau impara a convivere con se stesso e le sue circostanze. Si integra socialmente nel suo ambiente di Roma molto prima dell'inizio della narrazione; è Wolfsegg e la sua famiglia che deve affrontare e risolvere. Il telegramma accelera la soluzione definitiva di Murau al "Herkunftskomplex" di Wolfsegg perché lo costringe ad affrontare le sue responsabilità riguardo all'eredità, nel suo ruolo di unico erede: "In dem Wort ''Zweiterbe'' witterte ich meine Chance".<ref>Bernhard, ''Auslöschung'', p. 507, rr. 8-9 [corsivo nell'originale].</ref> Murau non discute questa possibilità o opportunità in nessun altro punto della narrazione. Anche Reger usa la stessa parola per esprimere speranza, e non è un caso che la genesi di ''Alte Meister'' coincida con ''Auslöschung''.
{{q|Wir hassen die Menschen und wollen doch mit ihnen zusammensein, weil wir nur mit den Menschen und unter ihnen eine Chance haben [...] [wir] bilden uns ja auch ein, wir haben nur eine Chance, wenn wir nur mit uns selbst allein sind, aber das ist ein Hirngespinst. Ohne Menschen haben wir nicht die geringste Überlebenschance.<ref>Bernhard, ''Alte Meister'', p. 291.</ref>}}
 
 
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