La prosa ultima di Thomas Bernhard/Valori personali: differenze tra le versioni

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Onkel Georg è la marcata eccezione all'interno della famiglia: lo si vede opporsi al concetto di "Arbeit" con "Leben"; è responsabile dello "ganze Entwicklung" di Murau.<ref>''Ibid.'', p. 36, r. 8.</ref> Incarna i concetti di vita, carattere e sviluppo. In omaggio alle sue azioni e al suo carattere, Murau descrive con vigore e sfida come suo zio arruffava le piume dei suoi genitori a Wolfsegg aprendo le finestre per far entrare luce e aria, sostenendo la vita positiva, naturale e rustica del Mediterraneo e attribuendo grande importanza allo sviluppo mentale.<ref>''Ibid.'', pp. 32-48.</ref> Murau lo descrive come: "einen solchen auẞerordentlichen Charakter".<ref>''Ibid.'', p. 77, rr. 21-2.</ref> Ancora una volta, le parole (più specificamente, la parola: "Charakter") che Murau sceglie per descrivere un importante tratto essenzialmente umano, collega la sua descrizione di Onkel Georg alla sua più generale articolazione dei valori umani. Tuttavia, è ciò che la narrazione a questo punto rivela di Murau, e non del defunto Onkel Georg, che è particolarmente rivelatore. Murau sottolinea che la sua famiglia produce individui eccezionali come Georg ogni cento anni circa e che tali persone sono perseguitate, ma questa osservazione è irrilevante per l'interesse narrativo qui più profondo: il legame tra "Charakter" e "Menschen". È attraverso l'apposizione che il narratore collega queste qualità e invita il lettore a fare altrettanto. Il brano, se considerato in questo modo, dal punto di vista delle qualità di Murau, si trasforma da una stanca critica della mediocrità umana austriaca e generale o da una descrizione ripetuta dell'alto calibro di Georg come persona, in un ulteriore contributo ben costruito all'enigma dell'insieme di valori e standard personali di Murau. Affiancando a "und" i termini "Menschen" e "Charakter", Bernhard attira l'attenzione del lettore sul fatto che, sebbene siano senza dubbio complementari, queste due parole non significano lo stesso. Questa è un'apposizione narrativa sottilmente qualificata e il lettore è tenuto sull'attenti. Bernhard prende entrambe le parole da un contesto familiare in cui entrambi possono significare semplicemente "persona", e induce il lettore a valutare attentamente il loro significato. Un effetto significativo di questa rivalutazione del linguaggio comune è quello di avvisare il lettore degli usi futuri di questi termini nella storia.
 
Quando, circa trecentocinquanta pagine dopo, il narratore critica suo cognato, le parole che sceglie sono significative in quanto ricollegano le parole e le idee di conoscenza e carattere discusse in precedenza nella narrazione: "Selbst, wenn er [der Weinflaschenstöpselfabrikant] nicht wüßte, wer Kant ist, wäre es vollkommen gleichgültig, seinen Charakter betreffend."<ref>''Ibid.'', p. 437, rr. 6-8.</ref> Nel caso in cui il lettore sia tentato di pensare che ampliare la propria conoscenza ("Kenntnisse") sia un eufemismo per lo snobismo culturale, lo scrittore-narratore qui corregge il potenziale fraintendimento; è il fatto che suo cognato non ha alcun carattere ("[er] hat keinen Charakter") che conta, non se è a conoscenza delle informazioni rilevanti dietro allusioni intellettuali; infatti, conoscere il riferimento dietro l'allusione non lo qualifica automaticamente d'aver carattere.<ref>''Ibid.'', rr. 9-10.</ref> La narrazione qui diventa un'esperienza più interconnessa e quindi coerente e appagante per il lettore se la precedente critica alla mancanza di autosviluppo viene letta come diretta ai valori che sono trascurati e distrutti dal sistema educativo, non a dettagli specifici riguardo a quel sistema stesso. L'interconnessione di parole e concetti nella storia vede Bernhard, l'artista letterario, a suo massimo agio quando spinge sottilmente e incoraggia il lettore mediante stratagemmi narratori e narrativi come questi piuttosto che da affermazioni dominanti o definizioni inequivocabili.
 
Murau è la figura di prosa più filantropica di Bernhard. I casi di "calore umano" e le discussioni sul "carattere" aiutano il lettore a capire meglio Murau. Uno sviluppo, complementare ma ulteriore a queste due qualità, è la presenza dell'amore, caratterizzata da esempi più frequenti della parola "Liebe". Amore è una parola quasi mai associata alla scrittura bernhardiana. In un'intervista pubblicata nello stesso anno di ''Auslöschung'', Bernhard rispose alla domanda se sentisse il bisogno di essere accettato come scrittore e persona in Austria:
{{q|Der Mensch lechzt von Natur aus nach Liebe, von Anfang an. Nach Zuwendung, Zueignung, die die Welt zu vergeben hat. Wenn einem das entzogen wird, kann man hundertmal sagen, man sei kalt und sehe und höre das nicht. Es trifft einem mit aller Härte.<ref>Asta Scheib, "Von einer Katastrophe in die andere", in Dreissinger, ''Von einer Katastrophe'', pp. 135-53 (p. 143). Questa intervista apparve originalmente su ''Süddeutsche Zeitung'', 17 gennaio 1987.</ref>}}
Come i suoi protagonisti di questo decennio, Bernhard è molto meno riluttante a parlare di amore che in qualsiasi altro momento. Il narratore semi-autobiografico di ''Wittgensteins Neffe'' (1982) contempla la vita senza il suo ''"Lebensmensch[en]"''.<ref>Thomas Bernhard, ''Wittgensteins Neffe: Eine Freundschaft'' (Frankfurt: Suhrkamp, 1982), p. 31 [corsivo nell'originale].</ref> Commenta affettuosamente: "Ohne sie wäre ich überhaupt nicht mehr am Leben [...] Diese für mich in jeder Beziehung vorbildliche, gescheite, mich niemals auch nur einen entscheidenden Augenblick im Stich lassende Frau."<ref>''Ibid.''</ref> Questo brillante riferimento a Hedwig ("Hede") Stavianicek (1894-1984), compagna platonica per tutta la vita di Bernhard fin dall'adolescenza, che incontrò in un convalescenziario di [[w:Sankt Veit im Pongau|Sankt Veit]] nel 1949 mentre si stava riprendendo da tubercolosi polmonare, viene ripreso tre anni dopo in ''Alte Meister'' quando Reger si riferisce alla sua defunta moglie: "Wir wollen gar nicht mehr weiterleben, wenn wir den uns am nächsten stehenden Menschen verloren haben."<ref>Bernhard, ''Alte Meister'', p. 247.</ref> Hede morì nel 1984 dopo una lunga malattia. Bernhard ci rimase molto male per la sua morte e si presume che mai riuscì a superare tale dolore.<ref>Si vedano i commenti di Ingrid Bulau, una vecchia amica dei tempi studenteschi di Bernhard al Salzburger Mozarteum, in: ''Thomas Bernhard: Eine Erinnerung. Interviews zur Person'', cur. Krista Fleischmann (Vienna: Edition S, 1992),</ref> Bernhard fu così attaccato alla Stavianicek che venne persino sepolto nella stessa tomba di lei e di suo marito nel cimitero [[:de:w:Grinzinger Friedhof|Grinzinger Friedhof]] a Vienna.<ref>Per ulteriori particolari sul loro rapporto, si veda: Susanne Kuhn, "Hedwig Stavianicek: Eine Dokumentation. Bilder und Dokumente zur Ausstellung, Ohlsdorf 1996", in ''Thomas Bernhard, Johannes Freumbichler, Hedwig Stavianicek: Bilder Dokumente, Essays'', cur. Manfred Mittermayer, ''Die Rampe - Extra'' [special edition] (Linz: Rudolf Trauner, 1999?) pp 91-110 — Quato articolo fotografico della sorellastra di Bernhard rivela informazioni precedentemente inedite ed presenta un aspetto di Bernhard raramente documentato nella letteratura secondaria. Si veda, per esempio, una lettera inedita dalla Stavianicek, datata 9 febbraio 1971, in occasione del 40<sup>mo</sup> compleanno di Bernhard: "- wie ''[sic]'' kann man einem so «Glückbegabten» Menschen wie du [Thomas] bist, noch mehr Glück wünschen [...] ''Deine'' eigenen Wünsche sind u. ''[sic]'' gehen alle in Erfüllung, so mögen die ''meinigen'' für dich es auch! immer, immer!" (p. 104) [corsivo nell'originale].</ref> Poiché Bernhard stava lavorando su ''Ausloschung''ö in quel momento, non sorprende che l'importanza delle persone – e più specificamente i sentimenti di affetto e amore di Murau – sia un tema centrale in questo lavoro.