La prosa ultima di Thomas Bernhard/Ricezione critica: differenze tra le versioni

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== Recensioni ==
L'introduzione più informativa in merito all'accoglienza critica di ''Auslöschung'' è di [[:de:w:Hans Höller (Germanist)|Hans Höller]], rinomato biografo e ricercatore bernhardiano.<ref>Hans Höller, "Rekonstruktion des Romans im Spektrum der Zeitungsrezensionen", in Höller e Heidelberger-Leonard, pp. 53-69. Höller e Heidelberger-Leonard includono in questo eccellente volume informativo anche ristampe di sei recensioni importanti: ''ibid.'', pp. 70-93. Si veda anche: Dittmar, ''Werkgeschichte'', pp. 305-9; Dittmar fornisce una bibliografia di recensioni pubblicate su giornali e riviste (pp. 469-71) che si sovrappongono ma complementano anche quelle di Höller. Per un resoconto chiaro e ben documentato della critica bernhardiana in America fino al 1988, si veda: Daviau, pp. 243-66. Per la letteratura critica bernhardiana in Italia, si vedano ''[[Thomas Bernhard/Appendice I]]'' e ''[[Thomas Bernhard/Appendice II]]''.</ref> Höller fornisce il proprio commento con estratti selezionati da recensioni. Ciò che emerge da questo sguardo sommario alle recensioni di ''Auslöschung'', il più lungo romanzo di Bernhard, è che i critici hanno trovato difficile concordare su praticamente qualsiasi cosa riguardi la narrativa recensita. Höller commenta: "Das Bild der ''Auslöschung'' erscheint im Spiegel der Zeitungskritik zunächst wie ein Abbild seines Protagonisten Franz-Josef Murau, der sich selber fortwährend widerspricht. Kaum ein dezidierter Satz, dem nicht, in einer anderen Rezension, ebenso dezidiert widersprochen würde."<ref>Höller, "Rekonstruktion des Romans", pp. 53-4.</ref> Poiché il metodo narrativo di Bernhard si basa costantemente su contraddizioni enfatiche, sia i recensori, sia i critici accademici, sono sempre stati in grado di scegliere facilmente parti di un testo al fine di corroborare una particolare argomentazione sull'opera di Bernhard. ''Auslöschung'' non è diverso; in effetti, la sua lunghezza significa che ci sarebbero semplicemente più contraddizioni tra cui scegliere.
 
Ausloschung si rivelò, naturalmente, l'ultima grande opera in prosa di Bernhard.<ref>Il diario-cum-taccuino, ''In der Höhe: Rettungsversuch, Unsinn'' (Salzburg: Residenz, 1989) fu pubblicato nel 1989, ma era stato scritto nel 1959, come indicato nell'ultima pagina del testo (p. 123). Per ulteriori particolari delle recensioni e informazioni bibliografiche, si veda: Dittmar, ''Werkgeschichte'', pp. 338-40 e 477.</ref> Nel 1986, la reputazione di Bernhard come "Nestbeschmutzer" era ormai completa. Controversie come quelle riguardanti Onkel Franz, ''Holzfällen'' e Vranitzky avevano confermato la sua reputazione di piantagrane a tutto tondo e, più specificamente, critico schietto di quasi tutto ciò che era austriaco. ''Auslöschung'' divenne rapidamente il sogno di qualsiasi critico giornalistico. Il ''[[w:Kurier|Kurier]]'' di Vienna riporta: "Thomas Bernhard sorgt wieder für Schlagzeilen."<ref>Si veda: Höller e Heidelberger-Leonard, p. 55.</ref> Helga Schultheiss, nella sua recensione di ''Auslöschung'', esprime la misura in cui i discorsi di Bernhard erano stati familiarizzati, persino istituzionalizzati, riferendosi a lui come "Österreichs schreibender Lieblingsfiesling".<ref>Helga Schultheiss, "Wie überleben? Alles weglachen! Die ''Auslöschung'' von Österreichs Lieblingsfiesling Thomas Bernhard: schon bös!", ''Nürnberger Nachrichten'', 22 novembre 1986. Questa recensione viene ristampata in: Höller e Heidelberger-Leonard, pp. 79-85 (p. 79).</ref> Alcuni mesi dopo queste recensioni, Wendelin Schmidt-Dengler ebbe a scrivere: "Sein Name [Thomas Bernhard] ist immer gut für einen Skandal."<ref>Wendelin Schmidt-Dengler, "Von der unbegründeten Angst, mit Thomas Bernhard verwechselt zu werden", in Schmidt-Dengler e Huber, pp. 7-11 (p. 8).</ref> Sebbene tutti questi noti episodi scandalistici avessero reso Bernhard un nome familiare negli anni ’80 in Austria, deviarono però l'accoglienza delle sue opere via dai testi — anche più di quanto non fosse accaduto in passato. Per la metà degli anni ’80, Bernhard si era guadagnato una notevole reputazione, e i giornalisti letterari tedeschi e austriaci (molti dei quali erano stati attratti dalle sue critiche infuocate) non glielo avrebbero fatto dimenticare.
 
Sebbene il riassunto della ricezione critica fatto da Höller sia diviso in undici brevi sezioni, il principale disaccordo sul testo era se si trattasse di una nuova offerta di Bernhard o di una rielaborazione prevedibile, quasi identica, di temi e stile narrativo precedenti. La maggior parte della critica reputò ''Auslöschung'' come una stanca ripetizione di lavori precedenti. Come scrisse Edwin Hartl: "Neu ist weder die Tendenz noch die Diktion, neu ist der Umfang des Buches".<ref>Edwin Hartl, "Bernhards Konzept", ''Die Furche'', 10 ottobre 1986.</ref> Anche Schultheiss non vede alcun reale sviluppo nell'approccio dello scrittore dalla prima prosa: "Thomas Bernhard ist um kein Gramm weniger giftig-gallig und bitter denn je."<ref>Schultheiss, "Wie überleben?"</ref> I suoi sentimenti riecheggiano in gran parte i commenti dannosi di Eberhard Falcke nella sua recensione su ''Der Spiegel'': "Der neue Bernhard ist nicht im mindesten neu."<ref>Eberhard Falcke, "Abschreiben: Eine Auflehnung", ''Der Spiegel'', 3 novembre 1986, pp. 256-60. Questo articolo è ristampato in: Höller e Heidelberger-Leonard, pp. 70-4 (p. 70).</ref> Si riferisce in modo peggiorativo a "dieser Bernhardschen sogenannten Neuerscheinung", ed è infuriato per l'audace "Wiederholungsinfamie" dell'autore.<ref>''Ibid.''</ref> La recensione sarcastica di Werner Thuswaldner, che conclude che Bernhard è un esibizionista e snob ("die Suche nach Exklusivität, nach Angeberei"), afferma che il libro suggerisce "[eine] Wiederbegegnung mit altbekannten Motiven [und] erweckt den Eindruck, als hätte man das alles schon einmal gelesen."<ref>WernerThuswaldner, "Möchtegern-Weltmann aus der Provinz", ''Salzburger Nachrichten'', 15 novembre 1986.</ref> Tutte queste recensioni presumono che ''Auslöschung'' non rappresenti solo il lavoro di uno scrittore interessato a scrivere lo stesso libro più volte, ma che si crogiola nella disperazione e nella negatività contenute nella sua narrazione: si basano su una visione stereotipata di Bernhard. Schachtsiek arriva addirittura a riassumere il libro come una "Verzweiflungsorgie".<ref>N. Schachtsiek, "Im Malstrom des Hasses", ''Kölnische Rundschau'', 19 novembre 1986.</ref> Heinz Schafroth rimane intorpidito e accecato da ciò che percepisce come l'uniformità dell'iperbole bernhardiana ("In Bernhards Superlativsprache und totalitärem Stil wird alles eingeebnet und plattgewalzt"), e la sua altisonante affermazione che ''Auslöschung'' è "Bernhards weitere Inszenierung des Untergangs des Abendlandes" individua inavvertitamente la fonte dei molti abbattimenti critici del testo.<ref>Heinz F. Schafroth, "Hauptwerk — oder doch nicht", ''Frankfurter Rundschau'', 4 ottobre 1986.</ref> Se inteso principalmente come un attacco alla moralità occidentale o addirittura come critica sociale generale, ''Auslöschung'' sarebbe davvero un testo ripetitivo e difettoso che esprime un pessimismo culturale che è troppo ampio per essere persuasivo ed è comunque vecchio cappello. Gli intensi conflitti psichici di Murau e le preferenze personali profondamente radicate non si prestano a specifici impegni storici e politici nella narrazione. Queste recensioni dell'opera attribuiscono alla lunga narrativa di Bernhard gli stessi tratti di nichilismo e impenetrabilità presenti nelle prime opere. non hanno capito niente. Non riescono a spiegare gli sviluppi più umani, meno intransigenti e più calmi dopo l'autobiografia, come quelli già osservati in ''Beton'' — riconoscibili attraverso un'analisi attenta e paziente degli schemi narrativi.