La prosa ultima di Thomas Bernhard/Musica e letteratura: differenze tra le versioni

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Mentre Rudolf continua ad ammazzare il tempo prima della sua partenza per Palma, contemplando la sua mortalità e denigrando praticamente ogni aspetto dell'Austria, la sua attenzione si rivolge all'autoillusione negli uomini: i malati odiano ammettere di essere malati e, in definitiva, gli anziani non riescono ad affrontare la loro vecchiaia. In un altro tipico cambio di focalizzazione narrativa, Rudolf aggiunge improvvisamente: "Jeder will leben, keiner tot sein, alles andere ist Lüge". <ref>''Ibid.'', p. 151.</ref> Questa affermazione di verità fondamentale, sebbene soggettiva, stabilisce qui un punto di riferimento nella narrazione: per quanto le persone si possano illudere nelle proprie azioni, è importante per Rudolf mantenere una prospettiva sulle motivazioni ultime. Il desiderio universale di vita è un dato di fatto per quanto riguarda Rudolf. Questa è una dichiarazione importante; in larga misura, sovverte il potenziale nichilismo esistenziale attribuito al testo ponendo l'accento sulla vita. Egli continua a riflettere su come le persone non guardino indietro onestamente alle proprie vite quando sono più anziane, preferendo l'autoillusione alla verità. Avendo già affermato la massima desiderabilità della vita, Rudolf specifica come tale vita potrebbe essere, in un'altra affermazione generale che colpisce per la sua aspra espressione di speranza di potenziale felicità: "Es müßte nur glückliche Menschen geben, alle Voraussetzungen dazu sind da, aber es gibt nur unglückliche." <ref>''Ibid.''</ref> L'affermazione che non vi è nulla che ostacola la felicità umana, collegata all'affermazione di due frasi prima che tutti vogliono vivere, evidenzia ulteriormente ''Beton'' dal resto della maggiore produzione prosastica di Bernhard prima del 1982 per le sue preoccupazioni centrate sull'uomo e la sua inequivocabile affermazione sul potenziale della felicità umana. Questa dichiarazione sulla possibile realtà è rapidamente seguita da una sequenza critica di brevi frasi che descrivono la realtà effettiva:
{{q|So lange wir jung sind und uns nichts weh tut, glauben wir nicht nur an das ewige Leben, wir haben es. Dann der Bruch, dann der Zusammenbruch, dann die Lamentation darüber und das Ende. Es ist immer dasselbe. [...] Ich lasse mir von jedem, der es will, in die Karten schaun. Im Augenblick denke ich so. In ''diesem'' Augenblick. Die Frage ist eigentlich nur, wie wir möglichst schmerzfrei den Winter überstehen. Und das noch viel grausame Frühjahr. Und den Sommer haben wir immer gehaßt. Der Herbst bringt uns dann wieder um alles.<ref>''Ibid.'' [corsivo nell'originale].</ref>}}
Rudolf qui è certamente preciso nel dire che i suoi pensieri sono validi per il momento e solo per questo momento perché solo poche pagine prima di ciò, come già visto, aveva affermato come normalmente non rivelasse la sua vera identità alle persone; ora invece dice che è felice che chiunque sappia chi egli sia veramente, "gli guardi in mano" per così dire. L'uso della variante austriaca "schaun" aggiunge alla sincerità appassionata di questa affermazione; non c'è distanza formale. Come nelle autobiografie, le varianti lessicali e grammaticali austriache segnalano un'espressione profondamente personale. La vulnerabilità del pensiero precedente si è dissolta per un momento; la sua fiducia in ciò che sta dicendo qui fa sembrare il brano quasi una sfida per tutti i venuti: il protagonista, che solo poche pagine prima non ha osato rivelare il suo vero Io per non essere frainteso, è ora felice di aprirsi al lettore presentando le sue opinioni e affermando che non ha nulla da nascondere. Questo passo convalida una visione soggettiva della vita: quando sono giovani e lontani dalla morte e dal dolore, le persone non possono immaginarsi di morire; immaginano di essere immortali e poiché pensano di essere immortali, non c'è nulla che faccia dire il contrario; <ref> Il commento sulla giovinezza immortale potrebbe anche essere una battuta con se stesso, come Bernhard rivela a Fleischmann nel 1981 a Majorca (mentre stava scrivendo ''Beton''). Racconta come, quando aveva sei o sette anni, il suo miglior amico, Fackler Gusti, morì di appendicite. Poiché sentiva di non avere un padre naturale, a differenza del suo amico, il giovane Thomas pensava anche di non avere organi come l'appendice - che Fackler Gusti invece aveva - e che quindi non poteva morire: "Ich glaub’ ich war Jahrzehnte alt, bis ich draufgekommen bin, ich hab’ auch Organe, an denen Mann sterben kann. Also ''der'' Gedanke war der, keinen Vater und keine Organe und überhaupt nichts an mir, was sterblich ist. Ich glaub’, das war eine Hauptvoraussetzung, jahrelang [...] bis [...] fünfzehn, sechzehn." Fleischmann, ''Thomas Bernhard – Eine Begegnung'', p. 51 [corsivo nell'originale].</ref> con l'età avanzata e la malattia arriva un processo di collasso, quindi dolore per questo collasso e poi morte. Le percezioni della vita, secondo la narrazione qui, dipendono dalla situazione individuale. Poiché un individuo non può trascendere le proprie percezioni, può dimenticare qualsiasi punto di vista oggettivo. Ciò su cui Rudolf può fare affidamento, tuttavia, sono i suoi sensi: ciò che ha visto, sentito e percepito, di volta in volta, le costanti nelle esperienze di vita delle persone ("Es ist immer dasselbe"). Un anno dopo l'altro, le stagioni passano prevedibilmente; la questione è accertare come sopravvivere al dolore, poiché il dolore è reale; viene costantemente con il passaggio ciclico delle stagioni, il passare del tempo. Il ciclo del dolore sembra infrangibile. A differenza della precedente affermazione sulla scrittura, in cui l'inflessibile "so ist es" indicava finalità, qui ci sono segni di speranza, sebbene da una fonte inaspettata.