La prosa ultima di Thomas Bernhard/Bernhard e l'autobiografia: differenze tra le versioni

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Nel metodo di trattamento di Freud, mirato a consentire al soggetto di venire a patti con ricordi traumatici attraverso l'analisi ("in der analytischen Kur"), ricordare il passato inizialmente ha la funzione di annullare l'oblio che segna la relazione del paziente con il proprio passato; in breve, il trattamento affronta l'amnesia del paziente che è il risultato della repressione.<ref>''Ibid.'', p. 208.</ref> Essendo incoraggiato a ricordare il passato, il paziente "ripete" ciò che è accaduto nella sua vita. Nel saggio di Freud, la precisa affidabilità degli eventi narrati è meno importante della natura della narrazione del paziente: è ciò che il paziente rivela inconsapevolmente ('zeigt') durante le sue confessioni, piuttosto che qualsiasi autoanalisi cosciente, che facilita un miglioramento.<ref>''Ibid.'', p. 210.</ref> Freud si riferisce a questo processo come "die therapeutische Arbeit".<ref>''Ibid.'', p. 211.</ref> Se il paziente si sente in qualche modo infelice del proprio passato, allora attraverso il processo terapeutico il paziente si appropria o interiorizza i cattivi ricordi ("Krankheit", come li chiama Freud) che altrimenti lo rendono così infelice: "Die Krankheit selbst darf ihm [dem Patienten] nichts Verächtliches mehr sein, vielmehr ein würdiger Gegner werden, ein Stück seines Wesens [...] aus dem es Wertvolles für sein späteres Leben zu holen gilt."<ref>''Ibid.'', p. 212.</ref> La prospettiva futura di rendere buona qualcosa dell'infelicità passata deve essere lasciata al paziente: "Man muß dem Kranken die Zeit lassen, sich in den ihm nun bekannten Widerstand zu vertiefen, ihn ''durchzuarbeiten'', ihn zu überwinden."<ref>''Ibid.'', p. 215 [corsivo nell'originale].</ref> Il risultato finale di questo processo terapeutico tripartito è quello di far sentire il paziente meglio non solo riguardo al passato ma anche al futuro: in breve, è un trattamento che offre speranza al paziente.
 
Ci sono distinti parallelismi tra l'esposizione di Freud e la pentalogia: il narratore bernhardiano tenta di annullare l'oblio; egli ricorda, ripetendo così (nella terminologia di Freud) il suo passato; come il paziente di Freud, egli "mostra" ("andeuten" nel caso di ''Die Ursache'') il suo passato piuttosto che cercare di analizzarlo direttamente; nello scrivere le sue passate esperienze e riflettendoci sopra da una prospettiva successiva, egli può essere visto perseguire qualcosa di simile al "lavoro terapeutico" di Freud; cosa ancora più importante, facendo scrivere al suo narratore i suoi pensieri nella pentalogia e affrontando il passato, Bernhard si confronta con la sua amarezza e infelicità, essendo così in grado di passare alla prosa marcatamente più ottimista che segue la pubblicazione dell’ultimo volume autobiografico, ''Ein Kind''.
 
 
== Autocoscienza ==
In una ''precis'' critica sul contesto delle autobiografie della ''Neue Subjektivität'' in Germania negli anni ’70, Andrew Plowman scrive:
{{q|Gli anni ’60 [...] segnarono la fine del dopoguerra nella Repubblica Federale, la sua agenda politica stabilita dalla ricostruzione e dall'integrazione nell'Occidente; e inaugurarono un nuovo programma definito dai problemi della società postindustriale (come l'ascesa di un’''intellighenzia'' di massa e una perdita di fiducia nella crescita economica). Questa nuova agenda [...] contribuì a una trasformazione del discorso politico in cui una politica tradizionale basata sulla classe cedette il posto a una politica pluralistica fondata sull'esperienza personale ed esemplificata dai movimenti femminili e alternativi degli anni ’70.<ref>194 Plowman, p. 14.</ref>}}
 
Ciò che Plowman qui definisce "politica pluralistica fondata sull'esperienza personale" produsse una serie di autobiografie soggettive negli anni ’70 nella Germania Occidentale, basate sia sullo stato mentale interiore dell'autore sia sui fatti esterni della sua vita. In Austria, tuttavia, l'impulso politico fu meno marcato, ma l'effetto non fu dissimile: negli anni ’70 furono prodotte opere autobiografiche soggettive dai suoi più importanti scrittori, come [[w:Peter Handke|Peter Handke]], [[w:Elfriede Jelinek|Elfriede Jelinek]] e [[Thomas Bernhard]]. Allyson Fiddler fa giustamente riferimento all’"atmosfera generalmente apolitica e piuttosto stagnante della sua produzione artistica [dell'Austria postbellica]".<ref>Allyson Fiddler, ''Rewriting Reality: An Introduction to Elfriede Jelinek'' (Oxford: Berg, 1994), p. 18. Per utili collegamenti tra le autobiografie di Bernhard e altri scritti austriaci (postbellici), si veda: Ludewig, pp .43-6 e 299-328.</ref> Fiddler allude a una duplice risposta letteraria all'indomani della seconda guerra mondiale: da un lato, un ritorno alla tradizione letteraria austriaca e, dall'altro, una tendenza "ad ancorare la cultura austriaca all'interno di una solida identità nazionale", guardando all'estero per l'ispirazione.<ref>''Ibid.'', p. 17.</ref> Spiega il pregiudizio apolitico dell'Austria in materia letteraria mediante la "neutralità forzata che l'Austria dovette accettare quando firmò la [[:de:w:Staatsvertrag|Staatsvertrag]] del 1955".<ref>''Ibid.'', p. 18. Per un succinto riassunto dell'autobiografia di Bernhard nel contesto della scena letteraria degli anni ’70, si veda: Strutz, pp. 179-80.</ref>
 
Mentre a prima vista Bernhard sembrerebbe far parte della tendenza della scrittura soggettiva delineata sopra, Bernhard non si adatta comodamente a nessuna delle categorie proposte da Plowman o Fiddler. Come scrittore, seguì il suo percorso e non fu mai attaccato a nessuno dei gruppi letterari austriaci come il Grazer Gruppe, il Wiener Gruppe o il Konkretisten. [[w:H. C. Artmann|H. C. Artmann]] conferma l'indipendenza di Bernhard: "Die literarische Szene in Wien Damals [in den Fiinfziger Jahren] dreigeteilt: Die Gruppe um Hans Weigel, wir – Ossi Wiener, Konrad Bayer, Gerhard Rühm, Ernst Jandl und ich – und schließlich er, Thomas Bernhard. Absolut unabhängig."<ref>Dreissinger, ''Thomas Bernhard: Portraits'', p. 39.</ref> Sebbene alcuni critici, come Höller, videro Bernhard come un opportunista desideroso di trarre vantaggio dalla tendenza letteraria degli anni ’70 con la sua enfasi su resoconti personali, soggettivi e autobiografici, allo stesso modo c'erano ragioni personali alla base del progetto autobiografico di Bernhard.
 
Nessun serio lavoro autobiografico può essere intrapreso senza comprendere se stessi e il proprio passato, senza conoscenza di sé — autocoscienza, per esser psicanaliticamente precisi. Uno dei migliori indizi bernhardiani sull'impulso alla guida del proprio progetto autobiografico può essere ricondotto a un'intervista dopo la pubblicazione di ''Ein Kind'' in cui egli chiarì che la pentalogia era il risultato di un processo profondamente personale di bilancio:
{{q|Tatsache ist, daß ich in einem gewissen Moment meines Lebens Neugier auf meine Kindheit verspürte. Ich sagte mir: "Ich habe nicht mehr so lange zu leben. Wieso nicht versuchen, mein Leben bis zum Alter von neunzehn aufzuschreiben? Nicht so, wie es in Wirklichkeit war – Objektivität gibt es nicht – sondern so, wie ich es heute sehe."<ref>Thomas Bernhard, "Ich behaupte nicht, mil der Welt gehe es schlechter", ''FAZ'', 24 febbraio 1983.</ref>}}
In questa affermazione, non a caso formulata dopo che l'intero progetto era concluso, Bernhard esprime curiosità per la sua vita passata sotto forma di un desiderio di tracciare un percorso verso le sue circostanze attuali, ed è questo impulso che guida la sua ricerca di conoscenza di sé. Il prodotto di questo impulso sono le narrazioni autobiografiche. Questa spiegazione personale corrisponde a uno degli scopi fondamentali dell'autobiografia, secondo [[:en:w:John Sturrock (writer)|John Sturrock]]: "L'autobiografia porta alla consapevolezza qualunque processo inconscio accettato dall'autobiografo che lo abbia portato alle sue condizioni attuali".<ref>John Sturrock, ''The Language of Autobiography: Studies in the First Person Singular'' (Cambridge University Press, 1993), p. 6.</ref> Non vi era alcuna direzione ovvia per lo sviluppo della produzione prosastica di Bernhard fino al 1975, a meno che egli non si fosse allontanato dalle intense descrizioni psicologiche dei crolli mentali vissuti da individui ossessivi. Nel suo saggio sull'autobiografia, Sturrock conclude che (ciò che egli definisce) una "svolta" o "un riorientamento drammatico della vita narrata" sta al centro dell'impulso per cui lo scrittore scava nel suo passato.<ref>''Ibid.'', p. 289.</ref> Metaforicamente e letteralmente, questa svolta nella pentalogia è meglio espressa dalla svolta "in die entgegengesetzte Richtung" dell'adolescente in ''Der Keller'' la cui vita cambia incommensurabilmente a causa della sua decisione di trovare un lavoro invece di continuare la sua istruzione a scuola.<ref>Si veda: Bernhard, ''Der Keller'', pp. 7-9.</ref>
 
La ricerca dell'autocoscienza nella pentalogia può essere utilmente suddivisa in tre sezioni: ricostruzione, ordinamento e auto-miglioramento.
 
=== Ricostruzione ===
È evidente dai passaggi in cui Bernhard discute gli scopi del suo progetto che, sebbene egli si riferisca al compito autobiografico di volta in volta nella narrazione, non si preoccupa di spiegare in dettaglio ciò che lo ha spinto a scrivere le reminiscenze della sua giovinezza. Nello spiegare le difficoltà legate alla stesura del suo racconto, il narratore descrive indirettamente il processo di ricostruzione che è qui la fase iniziale del lavoro autobiografico:
{{q|[...] die Schwierigkeit ist, [...] die Empfindung von damals und das Denken von heute zu Notizen und Andeutungen zu machen, die den Tatsachen von damals, meiner Erfahrung als Zogling damals entsprechen, wenn auch wahrscheinlich nicht gerecht werden, jedenfalls will ich den Versuch machen.<ref>Bernhard, ''Die Ursache'', p. 106.</ref>}}
Questa spiegazione è evidentemente segnata dall'imprecisione: il narratore vuole sapere come fondere o trasformare ("machen") le esperienze di un tempo nella loro espressione scritta odierna; vuole che il suo resoconto scritto corrisponda ("entsprechen") o che renda giustizia ("gerecht werden") al passato. Non è chiaro il significato o l'importo di questi termini e non viene tentata alcuna definizione. Se si crede che la reputazione di Bernhard sia quella di uno scrittore che afferma ad ogni punto che la lingua non è in grado di trasmettere o catturare la realtà che sperimentiamo, allora il narratore qui sarebbe predestinato al fallimento. La vaghezza della terminologia è supportata dalla qualifica ("wahrscheinlich", "jedenfalls") che indica un'incertezza narrativa ancora maggiore. Tuttavia il presunto obiettivo di Bernhard qui non è di reinventare le sue idee sulla lingua o di abbellire il suo passato per nascondere specifici scheletri nell'armadio. Il motivo per cui egli vuole fare il tentativo ("Versuch") di ricreare il passato diventa più chiaro più avanti nel libro.
 
Verso la fine di una filippica contro i metodi della società nell'educare le persone, in ''Die Ursache'', il narratore bernhardiano affronta nuovamente il tema dello scopo alla base delle sue reminiscenze. Il suo uso della parola "Ursache", mentre discute del mondo moderno, provoca la digressione pertinente sul suo atteggiamento verso il passato. Descrive le difficoltà personali che incontra nel tornare a Salisburgo vent'anni dopo le esperienze che sta raccontando. Può affronatare facilmente al pensiero di tornare indietro, ma una volta che è lì, la città ha improvvisamente un effetto deprimente ("deprimierend") su di lui; lo opprime ("schwer auf den Kopf drückend").<ref>''Ibid.'', p. 144.</ref> Come nel precedente tentativo ("Versuch") di riconciliare le azioni passate con la sua prospettiva presente, non è, tuttavia, il passato che il narratore sta cercando di negare o cancellare; l'azione decisiva (enfatizzata nel testo e incarnata nel titolo) sta nel capire (o ricostruire) come è arrivato dove si trova: "auch noch nach zwanzig Jahren, ''frage ich mich nach der Ursache'' dieses Geistes- oder Gefühlszustands."<ref>''Ibid.'', p. 143 [corsivo nell'originale].</ref> Tuttavia, pensieri e parole sono inutili ("wirkungslos") di fronte ai sentimenti: qui, la realtà deprimente di Salisburgo.<ref>''Ibid.'', p. 145.</ref> Le persone sono le stesse, i loro modi e le loro abitudini ripugnanti non sono cambiati e non cambieranno. La necessità di porre la domanda sul passato, su come è diventato chi è — un passo fondamentale verso la conoscenza di sé deriva dal desiderio di lasciarsi alle spalle il dolore di Salisburgo. Questo desiderio ha una visione o un'aspettativa intrinsecamente ottimistica ad esso collegata: "Ich bin nicht mehr gezwungen dazu und gehe doch immer wieder (in Wirklichkeit und in Gedanken) und oft ohne zu wissen, warum, in Erwartung."<ref>''Ibid.'', p. 143.</ref> L'analisi del passato (la ricerca dell'autocoscienza) libera il narratore dalle catene della depressione causate dal ritorno a Salisburgo e crea aspettative ("Erwartung") o speranza per il futuro. Il fatto che la popolazione di Salisburgo non sia cambiata qui è irrilevante; è il suo stato d'animo e i suoi sentimenti ("Geistesund Gefühlszustand") che contano per lui e che governano la sua felicità. Per quanto spiacevole questo processo mentale possa essere, è comunque una componente necessaria per farlo sentire meglio riguardo all'effetto del ritorno a Salisburgo. Questo processo è quindi un mezzo pratico per un fine personale, radicato nella sua vita al di fuori della sfera letteraria dell'esperienza, piuttosto che un esercizio puramente mimetico, intellettuale, artistico o creativo.
 
 
 
=== OrdineOrdinamento ===
 
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