La prosa ultima di Thomas Bernhard/Bernhard e l'autobiografia: differenze tra le versioni

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La letteratura critica sulle opere autobiografiche non è riuscita a spiegare con precisione perché Bernhard abbia scelto di raccontare della sua prima infanzia proprio verso il 1975. La metà degli anni ’70 fu senza dubbio un momento significativo nello sviluppo personale e letterario di Bernhard. Dopo i gravi problemi di salute e le pesanti difficoltà familiari legate alla sua adolescenza, si era fatto una vita comoda e finanziariamente indipendente: si era sistemato nella sua grande casa (la "Vierkanthof" a Obernathal vicino a Ohlsdorf, la maggior parte dei cui interni egli aveva accuratamente progettato), da cui si recava regolarmente a Vienna per lunghi periodi con Hedwig Stavianicek, la sua compagna di tutta la vita; aveva stabilito la sua reputazione letteraria sin dal 1975 (avendo vinto premi prestigiosi come "[[:de:w:Liste der Staatspreise der Republik_%C3%96sterreich#Literatur|Österreichischen Staatspreis]]" nel 1968 e "[[w:Premio Georg Büchner|Georg-Büchner-Preis]]" nel 1970), e la sua salute si era stabilizzata abbastanza, almeno in superficie, tanto da lasciarlo libero per la maggior parte del tempo da ospedali e case di cura.<ref>Per un'introduzione eccellente (incluse molte fotografie rivelatrici) alle tre proprietà di Bernhard (le altre due: "Krucka" am Grasberg e un isolato casolare a Ottnang), si veda: Wieland e Erika Schmied, ''Thomas Bernhards Häuser'' (Salzburg: Residenz, 1995). La Vierkanthof è ora aperta al pubblico. Si veda: ''Das Bernhardhaus'', cur. dal fratellastro Peter Fabjan (Neumarkt: Neumarkter Druckereigesellschaft m.b.H.).</ref> Tuttavia, Bernhard non era un uomo che godeva di buona salute: Peter Fabjan (n. 1938), suo fratellastro e medico personale per tutta la vita, chiarisce in un'intervista del 1989, dopo la morte di Bernhard, che lo scrittore era malato cronicamente ed aveva trascorso gli ultimi dieci anni circa della sua vita in completa incertezza sulla sua salute: "Er hat nie gewußt, leb’ ich nächstes Jahr noch oder halt’ ich noch ein Jahr durch, halt’ ich noch zwei Jahre durch."<ref>Fleischmann, ''Thomas Bernhard — Eine Erinnerung'', p. 161. Fabjan fornisce un riassunto succinto delle malattie di Bernhard e dei suoi ultimi giorni (''ibid.'', pp. 160-1 e p. 164).</ref> La pleurite di Bernhard negli anni ’50 lo portò ripetutamente a stretto contatto con la morte, ma come sostiene Hans Höller, questa minaccia non fu, come si presume comunemente, diminuita negli anni ’70 e la sua malattia rimase in agguato: "Seit der zweiten Hälfte der siebziger Jahre war sich Thomas Bernhard bewußt, daß er verloren ist."<ref>Höller, ''Thomas Bernhard'', p. 129.</ref> Fabjan riferisce di come Bernhard si preoccupasse di nascondere la sua sofferenza al pubblico e che ci fossero momenti in cui difficilmente poteva respirare durante questo periodo di "Martyrium" dalla fine degli anni ’70 fino alla sua morte nel 1989.<ref>Karl Woisetschlager, "Thomas Bernhard — eine Erbschaft: Nachfragen in Gmunden, Obernathal, Weinberg", in Dreissinger, ''Thomas Bernhard: Portraits'', pp. 312-19 (p. 313). Questo articolo fu pubblicato originalmente in: ''Die Presse'', 24 giugno 1989. Woisetschlager fornisce un resoconto informativo sulla salute cagionevole di Bernhard, specialmente nei tardi anni ’70s e ’80.</ref> La consapevolezza di Bernhard che egli era un uomo i cui giorni erano contati contribuisce alla descrizione personale e, soprattutto, immediata della malattia e della morte prevalente in tutte e cinque le narrazioni, in particolare ''Der Atem'' e ''Die Kälte''. La sua malattia (terminale) inoltre rese naturale per lui voler guardare indietro e valutare la sua vita fino a quel punto.
 
Due motivi per scrivere sul passato in un formato letterario sono proposti nel primo volume della pentalogia: uno, per ricordare alla gente le realtà esterne (qui, le condizioni di guerra a Salisburgo), che così tanti sembrano aver dimenticato;<ref>Bernhard, ''Die Ursache'', p. 48.</ref> e due, per il narratore in qualche modo rendere giustizia ("gerecht werden") alle sue esperienze passate.<ref>''Ibid.'', p. 106.</ref> Il primo motivo è autoesplicativo. Nel secondo motivo, tuttavia, risiede una potenziale illuminazione degli obiettivi profondamente personali alla base degli sforzi autobiografici di Bernhard.
 
Un quadro più chiaro di come Bernhard modelli un senso di speranza attraverso il progetto autobiografico emerge se una prospettiva psicoanalitica viene selettivamente presa in considerazione dai testi. In [[w:psicoanalisi|psicoanalisi]], il paziente ricorda il passato per superarlo affrontandolo. Inoltre, i ricordi del paziente sono presentati sotto forma di una narrazione. Nel saggio "Erinnern, Wiederholen und Durcharbeiten" (1914), [[w:Sigmund Freud|Freud]] descrive un processo attraverso il quale un paziente può confrontarsi con il suo passato infelice ricordandolo e poi affrontandolo; questo processo può essere paragonato al modo in cui Bernhard è attivamente alle prese con il suo passato nella pentalogia.<ref>Sigmund Freud, ''Studienausgabe'', cur. Alexander Mitscherlich, Angela Richards, e James Strachey (Frankfurt: Fischer, 1969-75), Erganzungsband: ''Schriften zur Behandlungstechnik'', cur. Use Grubrich-Simitis (1975), pp. 205-15.</ref> Naturalmente, il narratore bernhardiano non è sul divano dell'analista e non è lo scopo di questa interpretazione critica dipingerlo come un caso di studio psicologico clinicamente disturbato, ma le osservazioni di Freud non riguardano solo l'isteria o il disturbo psicopatologico cronico; sono rilevanti per qualsiasi individuo con ricordi infelici che cerca di affrontarli più avanti nella sua vita.
 
Nel metodo di trattamento di Freud, mirato a consentire al soggetto di venire a patti con ricordi traumatici attraverso l'analisi ("in der analytischen Kur"), ricordare il passato inizialmente ha la funzione di annullare l'oblio che segna la relazione del paziente con il proprio passato; in breve, il trattamento affronta l'amnesia del paziente che è il risultato della repressione.<ref>''Ibid.'', p. 208.</ref> Essendo incoraggiato a ricordare il passato, il paziente "ripete" ciò che è accaduto nella sua vita. Nel saggio di Freud, la precisa affidabilità degli eventi narrati è meno importante della natura della narrazione del paziente: è ciò che il paziente rivela inconsapevolmente ('zeigt') durante le sue confessioni, piuttosto che qualsiasi autoanalisi cosciente, che facilita un miglioramento.<ref>''Ibid.'', p. 210.</ref> Freud si riferisce a questo processo come "die therapeutische Arbeit".<ref>''Ibid.'', p. 211.</ref> Se il paziente si sente in qualche modo infelice del proprio passato, allora attraverso il processo terapeutico il paziente si appropria o interiorizza i cattivi ricordi ("Krankheit", come li chiama Freud) che altrimenti lo rendono così infelice: "Die Krankheit selbst darf ihm [dem Patienten] nichts Verächtliches mehr sein, vielmehr ein würdiger Gegner werden, ein Stück seines Wesens [...] aus dem es Wertvolles für sein späteres Leben zu holen gilt."<ref>''Ibid.'', p. 212.</ref> La prospettiva futura di rendere buona qualcosa dell'infelicità passata deve essere lasciata al paziente: "Man muß dem Kranken die Zeit lassen, sich in den ihm nun bekannten Widerstand zu vertiefen, ihn ''durchzuarbeiten'', ihn zu überwinden."<ref>''Ibid.'', p. 215 [corsivo nell'originale].</ref> Il risultato finale di questo processo terapeutico tripartito è quello di far sentire il paziente meglio non solo riguardo al passato ma anche al futuro: in breve, è un trattamento che offre speranza al paziente.