Storia della filosofia/Paolo di Tarso: differenze tra le versioni
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Il pensiero paolino rappresenta, dal punto di vista cronologico e anche per l'importanza rivestita nella tradizione successiva, la prima forma di teologia cristiana. Le sue lettere sono state composte
Il punto centrale del pensiero teologico di Paolo, il quale si inserisce nella tradizione ebraica farisaica, è il Cristo morto e risorto
Nelle sue lettere queste intuizioni non sono strutturate in maniera organica
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Dagli Atti degli apostoli, la nostra principale fonte di informazioni sulla sua vita insieme alle sue lettere, sappiamo che Paolo nacque a Tarso, in Cilicia, probabilmente nei primi anni del I secolo d.C., con il nome di Saul. I suoi genitori erano entrambi ebrei, apparteneva alla tribù di Beniamino ed era di osservanza farisaica. Gli Atti lo vogliono allievo di Gamaliele, un maestro particolarmente famoso a Gerusalemme, e riportano la notizia che fosse un fabbricatore di tende. Non è invece verificabile la notizia secondo cui sarebbe stato un cittadino romano dalla nascita (e quindi lo sarebbe stato anche il padre).<ref>{{cita libro | autore=Edmondo Lupieri | titolo=Fra Gerusalemme e Roma | curatore1=Giovanni Filoramo | curatore2=Daniele Menozzi | opera=Storia del cristianesimo | volume=1 | editore=Laterza | città=Roma-Bari | anno=1997 | p=99 }}</ref>
Gesù, che Paolo indica comunemente con gli epiteti "Christos" (cioè Messia), usato come nome proprio, e "Kyrios" (Signore)<ref>''[http://books.google.it/books?id=goq0VWw9rGIC&pg=PA521&lpg=PA521&dq=Kyrios+DANIIL&source=bl&ots=D1E4hV4M3W&sig=rQwR6hAeIx7zsb9-8LFPDG7AR_0&hl=en&ei=SdzdTMKNNIORswbesaj6Cw&sa=X&oi=book_result&ct=result&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false Mercer dictionary of the Bible]'', Watson E. Mills, Roger Aubrey Bullard 1998 ISBN 0-86554-373-9 pag. 520-525</ref>, rappresenta il centro e fondamento del pensiero paolino. Il rapporto Gesù-Paolo può essere esaminato sotto tre punti di vista: tra le due persone fisiche, tra il messaggio di Paolo e il messaggio di Gesù, tra il messaggio di Paolo e Gesù.▼
Stando alla testimonianza che egli stesso fornisce nella lettera ai Galati, fu uno zelante fariseo e un persecutore dei primi cristiani, finché non ricevette la vocazione sulla via per Damasco: la tradizione vuole che fu accecato da una luce e sbalzato da cavallo, dopodiché udì una voce che lo chiamava, e che identificò con quella di Gesù. Da quel momento in poi, forse dal 32, iniziò un'intensa attività di predicazione, a cui si dedicava in forza del fatto di essere stato chiamato direttamente da Cristo. Dopo un periodo trascorso in Arabia, raggiunse Gerusalemme, forse nel 34-35, dove incontrò Pietro e Giacomo detto il "fratello del Signore". Viaggiò poi in Siria e Cilicia, quindi tornò a Gerusalemme con Tito e Barnaba, insieme ai quali compì un viaggio a Cipro nel sud dell'Asia minore. In seguito a uno scontro tra Pietro e Barnaba ad Antiochia, dal 49-50 Paolo svolse autonomamente la propria attività missionaria, viaggiando in Siria, in Asia minore e a Corinto, dove fondò una comunità cristiana. Da qui andò forse a Efesto, dove rimase tra il 52 e il 55, quindi tornò a Gerusalemme, dove fu arrestato nel 58. Fu portato dapprima a Cesarea, poi raggiunse Roma nel 60 circa. Non è chiaro se da lì si sia poi spostato nella penisola iberica, come intendeva fase, per poi tornare a Roma. La tradizione vuole che subì il martirio durante la persecuzione di Nerone, nel 64, e che morì per decollazione, essendosi dichiarato cittadino romano.<ref>{{cita libro | autore1=Claudio Moreschini | autore2=Enrico Morelli | titolo=Manuale di letteratura cristiana antica greca e latina | editore=Morcelliana | città=Brescia | anno=1999 | pp=16-17 }}</ref>
Circa il rapporto fisico tra Gesù e Paolo, nei vangeli canonici non compare mai Paolo, e sia dalle sue lettere che dagli Atti non pare che abbia conosciuto personalmente Gesù durante la sua predicazione in Palestina attorno all'anno 30 (probabilmente 28-30, vedi Data di morte di Gesù), nonostante Paolo vivesse in quel periodo a Gerusalemme. Il legame Gesù-Paolo è dunque principalmente un legame teologico, basato sulla fede nel risorto che, secondo la descrizione di Atti, incontrò sulla via di Damasco mentre andava a cercare i seguaci di Gesù, e li,ebbe la visione che lo portò ad essere cristiano.▼
Le lettere di Paolo sono i più antichi documenti scritti cristiani. Il Nuovo Testamento ne raccoglie tredici, sette delle quali sono ritenute autentiche: Romani, 1 e 2 Corinzi, Galati, 1 Tessalonicesi, Filippesi, Filemone. Le altre epistole, se non sono state scritte direttamente da Paolo, molto probabilmente furono composte in un ambiente a lui molto vicino, o comunque incorporano in parte testi genuinamente paolini. La data di stesura è compresa tra la fine degli anni quaranta e il 54 circa. Ogni lettera è inviata a una comunità o a un singolo destinatario, e affronta particolari questioni. Non si tratta quindi di un corpus organizzato di opere teologiche, ma di testi occasionali, scritti per rispondere a determinate domande. Unica eccezione è la lettera ai Romani, la più lunga, indirizzata a una comunità occidentale già particolarmente importante per la cristianità delle origini.<ref>{{cita libro | autore=Edmondo Lupieri | titolo=Fra Gerusalemme e Roma | curatore1=Giovanni Filoramo | curatore2=Daniele Menozzi | opera=Storia del cristianesimo | volume=1 | editore=Laterza | città=Roma-Bari | anno=1997 | pp=99-101 }}</ref>
== Gesù e Paolo ==
▲Gesù, che Paolo indica comunemente con gli epiteti
▲Circa il rapporto fisico tra Gesù e Paolo, nei vangeli canonici Paolo non
Circa il rapporto tra il messaggio diffuso da Paolo durante la sua predicazione e nelle lettere e il messaggio predicato da Gesù, questo non è di immediata comprensione. Le lettere paoline non riportano esplicitamente episodi (come nascita, vita, morte, miracoli) o detti o parabole relativi a Gesù, a parte sporadiche eccezioni (come la descrizione dell'istituzione dell'Eucaristia in {{passo biblico|1Cor11,23-26}}) o alcuni sporadici riecheggiamenti, impliciti o espliciti.<ref>Vedi {{passo biblico|1Cor7,10-11}} = {{passo biblico|Mt5,32}} pp; {{passo biblico|1Cor9,14}} = {{passo biblico|Mt10,10}} pp; {{passo biblico|1Ts4,15-17}} = {{passo biblico|Mt24,30-31}} pp; {{passo biblico|1Ts5,1-7}} = {{passo biblico|Mt24,23;24,42-51}} pp; {{passo biblico|Rm14,14}} = {{passo biblico|Mt15,11}} pp; {{passo biblico|Rm12,14-21}} = passim; {{passo biblico|1Cor4,11-13}} = passim, et.al. (voce "Gesù, detti di" in ''Dizionario di Paolo'').</ref> Anche il Regno di Dio, vero oggetto della predicazione di Gesù, compare in Paolo solo alcune volte e in forma di poco più che accenni.<ref>{{passo biblico|Rm14,17; 1Ts2,12; Gal5,21; 1Cor4,20;6,9}}.</ref> Questa mancanza nelle lettere di citazioni gesuane viene vista dai biblisti moderni non come una discontinuità storica tra i due messaggi ("Paolo non predicò né la vita né il messaggio di Gesù, il Regno di Dio"),<ref>Così alcuni studiosi del passato: H.H. Wendt; M. Goguel; M. Brückner; P. Wernle; F.C. Baur; W. Wrede, R. Bultmann.</ref> ma come dovuta alla mancanza di una inutile ripetizione di un messaggio che era comunque predicato (
Il terzo aspetto, quello tra il messaggio di Paolo e Gesù, è quello più significativo. È innegabile che vi sia una certa continuità tra vita e messaggio di Gesù e pensiero di Paolo, ma il vero fulcro fondamentale del messaggio paolino è rappresentato dalla risurrezione di Gesù, aspetto che non poteva essere esplicitamente presente nella sua predicazione itinerante palestinese. Attorno a Gesù risorto si collocano le principali intuizioni teologiche dell'apostolo.
== Cristologia paolina ==
[[File:Roma San Paolo fuori le mura BW 2.JPG|thumb|left|Statua di Paolo di fronte alla basilica di san Paolo fuori le mura a Roma]]
Come gli altri autori neotestamentari Paolo considera Gesù come il Cristo, cioè il Messia atteso dalla tradizione ebraica, ma non lo considera un semplice uomo in quanto gli attribuisce, oltre alla natura umana, anche quella divina. In questo il
L'unico passo chiaro ed esplicito relativo alla divinità di Gesù è {{passo biblico|Tt2,13}}, che lo definisce "grande Dio e salvatore". Nelle altre accezioni in cui Paolo usa il termine "Dio" è riferibile a Dio Padre, talvolta esplicitamente distinto da Gesù.
▲Come gli altri autori neotestamentari Paolo considera Gesù come il Cristo, cioè il Messia atteso dalla tradizione ebraica, ma non lo considera un semplice uomo in quanto gli attribuisce, oltre alla natura umana, anche quella divina. In questo il Cristianesimo si colloca in netto contrasto con la tradizione ebraica (secondo le descrizioni dei vangeli, il motivo ufficiale della condanna a morte di Gesù fu proprio la sua pretesa di essersi equiparato a Dio, vedi Processo di Gesù). I passi paolini che attribuiscono a Gesù la natura divina lo fanno in maniera esplicita, implicita, o gli attribuiscono caratteristiche proprie della natura divina o di uguaglianza a Dio.
La natura divina viene implicitamente attribuita a Gesù nell'inno cristologico di Filippesi ({{passo biblico|Fl|2,6}}), dove viene detto essente "in forma divina" (ἐν μορφῇ Θεοῦ) e "essere uguale a Dio (Padre)" (εἶναι ἴσα Θεῷ). Nell'inno cristologico di Colossesi ({{passo biblico|Col|1,15}}) viene detto "immagine del Dio invisibile" (εἰκὼν τοῦ Θεοῦ τοῦ ἀοράτου), e così anche in {{passo biblico|2Cor4,4}}.
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In altri passi vengono attribuite a Gesù caratteristiche proprie della natura divina, incompatibili con la natura umana, come la preesistenza e l'essere artefice della creazione ({{passo biblico|Col1,15-17; 1Cor8,6}}). Entrambe queste caratteristiche venivano, nella tradizione ebraica precristiana, attribuite alla Sapienza (teologia)|Sapienza di Dio.<ref>Vedi in particolare {{passo biblico|Pr8,22-31;Sir24,9;Sap7,21.26;8,3;9,9}}.</ref> Paolo, oltre ad attribuirle a Gesù, lo definisce esplicitamente come Sapienza in {{passo biblico|1Cor1,24.30}}.
Lo Spirito Santo riveste nel pensiero di Paolo un ruolo fondamentale circa la vita e l'organizzazione della Chiesa
Con Adamo inizia il regno della colpa e della morte, con lui l'umanità intera si allontana da Dio e la legge di Mosè non riesce, con i suoi precetti,
== Antropologia ==
Al pari di tutte le altre cose l'uomo è stato creato tramite Gesù Cristo, ed era caratterizzato da una bontà originaria. Tuttavia in seguito al peccato originale di Adamo e ai successivi peccati degli uomini la condizione della natura umana è sostanzialmente negativa: "Non c'è nessun giusto, neppure uno" ({{passo biblico|Rm3,10}}, vedi anche {{passo biblico|Rm 2,7-10.14; 3,10-12.23; 5; 6,17.20; 8,19-23; Ef4,18; Col1,21}}). Questa componente negativa è però bilanciata, nel pensiero di Paolo, dalla possibilità di salvezza nell'adesione a Cristo (giustificazione, vedi dopo).▼
▲Tuttavia in seguito al peccato originale di Adamo e ai successivi peccati degli uomini la condizione della natura umana è sostanzialmente negativa: "Non c'è nessun giusto, neppure uno" ({{passo biblico|Rm3,10}}, vedi anche {{passo biblico|Rm 2,7-10.14; 3,10-12.23; 5; 6,17.20; 8,19-23; Ef4,18; Col1,21}}). Questa componente negativa è però bilanciata, nel pensiero di Paolo, dalla possibilità di salvezza nell'adesione a Cristo (giustificazione, vedi dopo).
Una parte della tradizione cristiana successiva ha enfatizzato il pessimismo antropologico paolino: in particolare Agostino definisce l'umanità come una "massa dannata", ripreso poi da Lutero e dalla tradizione protestante.
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== Soteriologia ==
[[File:Agnus Dei Zurbarán.jpg|thumb|''Agnus Dei'', di Francisco de Zurbarán, 1635-40. Museo del Prado, Madrid]]
La soteriologia paolina (cioè il discorso teologico relativo alla salvezza)
Anche l'attribuzione del valore salvifico alla crocifissione non è il ''proprium'' teologico paolino: la Lettera agli Ebrei interpreta la morte in croce di Gesù con categorie proprie della tradizione ebraica, considerando Gesù vittima (agnello di Dio) e sacerdote, il cui sacrificio volontario è il compimento e superamento dei riti sacrificali tipici della religiosità dell'Antico Testamento necessari per riconciliare gli uomini peccatori con Dio.
Il punto di discontinuità di Paolo e del cristianesimo con l'ebraismo, oltre al riconoscimento della divinità di Gesù, è l'importanza fondamentale che la sua risurrezione riveste per i singoli credenti, tanto da costituire il centro della fede cristiana: "Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede" ({{passo biblico|1Cor15,14}}). Il motivo di questa importanza sta nel fatto che il credente, in maniera misteriosa
Grazie alla risurrezione di Cristo il pensiero di Paolo esce dal pessimismo antropologico che lo caratterizza
== Giustificazione e grazia ==
Il concetto teologico-soteriologico che fa da tramite tra la risurrezione di Cristo e la vita dei credenti in lui è la giustificazione (δικαίωσις
La grazia (χάρις
Connesso ai temi della grazia e della giustificazione è quello della predestinazione. Dio ha concesso la grazia e la giustificazione a coloro che ha predestinato alla salvezza: "Quelli che egli [Dio] da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli" ({{passo biblico|Rm8,29}}). Questa predestinazione di alcuni va considerata, in maniera complementare, con la volontà di Dio di una salvezza universale: "[Dio] vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità" ({{passo biblico|1Tim 2,4}}).
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== Fede e opere ==
Il rapporto tra fede e opere in Paolo va
Durante la sua predicazione rivolta principalmente ai pagani greco-romani, Paolo mise al centro del suo annuncio la morte e la risurrezione di Gesù, trascurando di fatto la lunga precettistica ebraica (''in primis'' la circoncisione) che era estranea dalla tradizione religiosa pagana. Facendo questo si attirò le critiche dei giudeo-cristiani. La situazione fu formalmente risolta durante il Concilio di Gerusalemme (circa 48-49), nel quale fu stabilito che i nuovi convertiti non dovessero osservare i precetti ebraici, neanche la circoncisione, ma solo astenersi "dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia" ({{passo biblico|At15,28-29}}). La soluzione però fu tutt'altro che pacifica e diversi
La concettualizzazione teorica paolina del problema è presente principalmente nella ''lettera ai Galati'' e ai ''Romani''. Alle "opere della Legge" (cioè l'attualizzazione esteriore dei riti e precetti ebraici) Paolo contrappone la fede (cioè l'adesione interiore a Gesù Cristo morto e risorto), assegnando valore soteriologico prevalentemente a questa.
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== Morale ==
[[File:Martyrdom of St Paul mosaic - Cathedral of Monreale - Italy 2015.JPG|thumb|Martirio di san Paolo. Cattedrale di Monreale]]
Alla condotta morale Paolo dedica gli ultimi capitoli di alcune delle sue lettere (cosiddette sezioni "parenetiche", cioè esortative), mentre le parti iniziali si concentrano sui concetti dogmatici
Il fondamento della morale sociale paolina è l'uguaglianza degli esseri umani in Cristo Gesù, che ha creato e redento tutti indistintamente: "Non c'è più giudeo né greco; non c'è più schiavo né libero; non c'è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù" ({{passo biblico|Gal3,28}}). Questa uguaglianza, presente già nel messaggio di Gesù, rappresenta una notevole discontinuità con la tradizione religiosa e sociale sia ebraica che pagana. Paolo riprende da Gesù anche il nucleo centrale della morale: l'agape (αγάπη), solitamente tradotto con "carità" ma che ha un significato semantico più ampio della semplice elemosina che il termine italiano solitamente indica ({{passo biblico|Rm13,8-10}} e soprattutto il celebre "Inno alla carità" di {{passo biblico|1Cor|13}}.
Dal punto di vista pratico, Paolo (come Gesù) non fu un rivoluzionario, cioè non propose l'abolizione delle strutture ingiuste della società. Non predicò direttamente l'abolizione della guerra, né della schiavitù ({{passo biblico|Ef6,5;Col3,22-25}}), né la ribellione contro governi iniqui ({{passo biblico|Rm13,1-3}}), né l'emancipazione delle categorie socialmente svantaggiate (donne {{passo biblico|Ef5,24;Col3,18-19}}, figli {{passo biblico|Ef6,1}}, poveri). Tuttavia alcuni passi delle sue lettere portano il cristiano a rigettare di fatto l'ingiustizia nelle relazioni sociali: Paolo predicò l'amore per i nemici ({{passo biblico|Rm12,20}}), un trattamento giusto ed umano nei confronti degli schiavi ({{passo biblico|Ef6,9;Col4,1;Fm15-16}}), il dovere dei mariti di amare le mogli come loro stessi ({{passo biblico|Ef5,28}}) e di non essere severi coi figli ({{passo biblico|Ef6,4}}), il dovere di aiutare i poveri (tema centrale della cosiddetta "colletta dei santi" ricorrente in alcune sue lettere).
Circa la condotta sessuale, Paolo si trova in continuità con gli insegnamenti della tradizione ebraica e di Gesù, esaltando il valore del matrimonio e condannando i comportamenti sessuali extraconiugali. Diversamente dalla predicazione di Gesù, rivolta a Ebrei saldamente radicati nella Legge ebraica, il tema delle condanne sessuali è particolarmente presente nelle lettere paoline, in quanto nel mondo greco-romano in cui sono inserite le sue comunità erano comuni varie forme di licenza sessuale. Ricorrente è la condanna della ''porneia'', che indica genericamente ogni tipo di relazione sessuale extraconiugale o contro natura, variamente tradotta con "prostituzione", "fornicazione", "impurità", "adulterio". Anche l'omosessualità è espressamente condannata da Paolo ({{passo biblico|Rm1,26-27;1Cor6,9-10;1Tim1,9-10}}).
Un elemento presente nel pensiero paolino, che non poteva trovarsi nella tradizione ebraica e nell'insegnamento di Gesù, è quello dell'accostamento della relazione moglie-marito a quella Cristo-Chiesa ({{passo biblico|Ef5,31-32;2Cor11,2}}). Diversamente dalla Legge ebraica, che ammetteva il ripudio della moglie da parte del marito, e seguendo Gesù, Paolo considera il matrimonio indissolubile da ambo le parti ({{passo biblico|1Cor7,10}}). Fa però eccezione il cosiddetto "privilegio paolino", il divorzio nel caso di un coniuge non credente ({{passo biblico|1Cor7,15}}), assente nell'insegnamento di Gesù e accolto dalla successiva tradizione cristiana.
Diversamente dalla tradizione ebraica (a eccezione degli esseni) Paolo, come Gesù, ammette la superiorità del celibato: sposarsi è bene, non sposarsi è meglio ({{passo biblico|1Cor7}}). Questa preferenza è stata accolta dalla successiva tradizione cristiana
== Escatologia ==
Circa l'escatologia, cioè "il discorso sulle cose ultime", Paolo si inserisce nella tradizione ebraica propria anche di Gesù. Alla fine dei tempi ci sarà il "giorno del Signore Gesù" (giorno del giudizio), in seguito al quale cesserà il male
== Note ==
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[[Categoria:Storia della filosofia|Paolo]]
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