La prosa ultima di Thomas Bernhard/Introduzione: differenze tra le versioni

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== Metodo ==
Nel 1975, Bernhard decise di fare il punto della sua vita sotto forma di una lunga autobiografia della sua infanzia e adolescenza; il progetto durò sette anni (1975-1982). La pentalogia risultante [''Die Ursache'' (1975), ''Der Keller'' (1976), ''Der Atem'' (1978), ''Die Kälte'' (1981) ed ''Ein Kind'' (1982)] aiuta a delimitare due periodi distinti nella produzione letteraria di Bernhard: il primo (1963-75) consiste dei primi anni della sua prolifica carriera di scrittore, durante la quale Bernhard si affermò come una voce letteraria austriaca di spicco i cui paesaggi narrativi erano segnati dall'isolamento umano, dal dolore e dalla morte; nel secondo (1975-89), troviamo uno scrittore più calmo, meno disposto a concentrarsi sui suoi problemi e più intento a trovare un modo di vivere felicemente con se stesso e gli altri. Tale felicità si riflette nelle narrative in prosa di questo periodo successivo (in particolare, la pentalogia, ''Beton'' e ''Auslöschung''). Laddove le opere precedenti erano difficili da seguire, queste narrazioni successive mostrano uno stile di prosa più limpido e preoccupazioni più centrate sull'uomo e più ottimistiche.
 
In un frammento del 1969, pubblicato nel decimo anniversario della morte di Bernhard, [[w:Ingeborg Bachmann|Ingeborg Bachmann]] lodò l'intensità prepotente delle opere in prosa di Bernhard sostenendo che leggerle dalla prima all'ultima pagina per lei un compito troppo arduo; fa riferimento a: "Seiten [in ''Prosa'' (1967), ''Verstörung'' (1967) e ''Watten'' (1969)], die so peinigend zu lesen sind, daß ich nicht beschwören möchte, alle gelesen zu haben, auch nicht imstande bin, alle zu lesen".<ref>Ingeborg Bachmann, "Gläserne Ruhe im Umgang mil einer zerbröckelnden Welt", ''Die Zeit'', 11 febbraio 1999. Questo frammento inedito, che risale al 1969, fu ricostruito dalle carte postume della Bachmann da Monika Albrecht e Dirk Gottsche.</ref> Bachmann sceglie di evidenziare l'alto ''pedigree'' letterario di Bernhard: "die großte Schönheit, Genauigkeit, Art, Tiefe und Wahrheit".<ref>''Ibid.''</ref> Secondo lei, Bernhard è uno scrittore dello scrittore. Come Bachmann, Stephen Dowden ritiene che il vero valore delle narrazioni di Bernhard risieda nelle loro qualità letterarie: "[Scrittori di tesi e articoli accademici su Bernhard spesso] forzano un sistema di pensiero estraneo su uno ''scrittore creativo'' altamente individuale e idiosincratico".<ref>Dowden, p.xiii [corsivo nell'originale].</ref>
 
Le critiche di Dowden in merito al materiale secondario esistente su Bernhard sono riprese da un altro eminente studioso di Bernhard: nel 1994 ad un simposio su Bernhard a Londra, Wendelin Schmidt-Dengler fece una dichiarazione audace. Parlando cinque anni dopo la morte di Bernhard, espresse il desiderio che i critici mettessero da parte le questioni periferiche e iniziassero a concentrarsi sulla lettura e l'interpretazione delle narrazioni.<ref>Il documento di Schmidt-Dengler, originalmente intitolato 'Zurück zu den Texten: ein Versuch Thomas Bernhard neu zu lesen", appare tra i documenti della conferenza tre anni dopo con un titolo differente e più specifico: Wendelin Schmidt-Dengler, "Zurück zum Text: Vorschläge für die Lektüre von Thomas Bernhards ''Frost''", in ''Thomas Bernhard: Beiträge zur Fiktion der Postmoderne. Londoner Symposion'', Publications of the Institute of Germanic Studies, University of London, 69, cur. Wendelin Schmidt-Dengler, Adrian Stevens, e Fred Wagner (Frankfurt: Peter Lang, 1997), pp.201-20.</ref> È un segno di quanto le critiche letterarie su Bernhard si fossero allontanate dall'analisi dei testi che Schmidt-Dengler sentì il bisogno di dare un simile consiglio; dopo tutto, la lettura attenta del testo di uno scrittore è un prerequisito fondamentale o, almeno, un punto di partenza per il suo trattamento critico. I critici di Bernhard, continua a sostenere Schmidt-Dengler, si basano su speculazioni sulla sua vita e lavori in assenza di accurati documenti personali e biografici:
 
{{q|Trotz der Flut von literaturwissenschaftlichen Texten kann von einer Bernhard-Philologie im strengen Sinne nicht gesprochen werden; dazu verfügen wir über zu wenig Unterlagen. Die Materialgrundlagen sind wenig abgesichert; die Entstehungsgeschichte der meisten Werke liegt völlig im Dunkel, und man wird lange auf Spekulationen angewiesen bleiben.<ref>Schmidt-Dengler, "Zurück zum Text', pp.202-3. Per un resoconto esaustivo degli articoli recenti e informazioni su sul carteggio postumo di Bernhard e la decisione di Peter Fabjan (suo fratellastro) di aprire gli archivi contro le ultime volontà di Bernhard espresse nel suo testamento, si veda: "Testament und Stiftung – Thomas Bernhard". ''Fachdienst Germanistik 6 (1998), 2-3.</ref>}}