La prosa ultima di Thomas Bernhard/Introduzione: differenze tra le versioni

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Non sorprende che le irriverenti, a volte maliziose, invettive di Bernhard contro lo stato austriaco lo abbiano trasformato in una sorta di ''enfant terrible'' tra alcuni intellettuali austriaci. Bernhard manipolò sottilmente la sua posizione esteriore nei confronti del suo paese natale: le sue dichiarazioni provocatorie sulla parte tenuta dall'Austria durante la seconda guerra mondiale (in opere come ''Auslöschung'' [1986] e ''Heldenplatz'' [1988]) significarono che egli occupasse un'impareggiabile posizione morale sulla colpa della guerra, certamente per quanto riguardava la maggior parte dei critici e dei commentatori al di fuori dell'Austria. Per il mondo esterno, Bernhard era un nichilista cupo e difficile; per molti austriaci, tuttavia, era anche un fastidioso piantagrane. In una lettera a [[:de:w:Claus Peymann|Claus Peymann]], il direttore del [[w:Burgtheater|Burgtheater]], in occasione delle prove per ''[[:en:w:Heldenplatz (play)|Heldenplatz]]'', un membro del pubblico fece un confronto diretto tra Bernhard e Hitler, suggerendo seriamente che Bernhard venisse mandato in un manicomio per un trattamento correttivo.<ref>Burgtheater, ''Heldenplatz'', p. 124.</ref> Tuttavia, la fama di Bernhard e i molti riconoscimenti (tra cui il Premio Btichner e una ''nomination'' per il Premio Nobel) fecero sì che le autorità austriache spesso chiudessero un occhio sulle sue polemiche per sfruttare il suo alto profilo all'estero: nello stesso articolo che denunciava ''[[w:Heldenplatz|Heldenplatz]]'' come "grobe Beleidigung des österreichischen Volkes", [[w:Kurt Waldheim|Kurt Waldheim]], l'allora presidente federale, venne citato che descriveva Bernhard come "diesen großen Dichter".<ref>''Ibid.'', p.34. Per l'articolo originale, si veda: Kotanko Kittner, "Waldheim: In der Burg kein Platz für Heldenplatz", ''Kurier'', 11 ottobre 1988.</ref> Inoltre, lo stato austriaco dal quale si allontanò così spietatamente nel suo testamento (nessuna sua opera doveva essere pubblicata, nessuna opera teatrale eseguita in Austria dopo la sua morte) ora sovvenziona il mantenimento del suo lascito letterario nell'ordine di oltre centomila euro ogni anno.<ref>Per ulteriori dettagli, si veda: Sigrid Loffler, "Wiederganger und Kultfigur", ''Die Zeit'', 11 febbraio 1999 (ma in vecchi scellini).</ref> Fu la combinazione del desiderio di Bernhard di scioccare il pubblico (in racconti orribili, in cui l'inevitabilità della morte portava a un esilio doloroso, ermetico e autoimposto [''Gelo''] o in cui i genitori si suicidavano lasciando i loro figli bloccati in una casa vuota [''Amras'']) e il suo astuto senso commerciale che lo resero una sorta di artista delle lettere e celebrità, o "Kunstfigur" (Schmidt-Dengler). Bernhard gestì sempre la sua carriera letteraria con molta attenzione, spesso usando i suoi editori come una cortina fumogena protettiva e oscurante, come in molte controversie pubbliche (come l'affare Onkel Franz o la confisca di ''Holzfällen''), durante i quali il suo editore tedesco (Siegfried Unseld di Suhrkamp) o austriaco (Wolfgang Schaffler di Residenz Verlag) erano sempre al suo fianco in interviste e incontri ufficiali.<ref>L'affare Onkel Franz è discusso nel Capitolo 1; la controversia di ''Holzfällen'' con Gerhard Lampersberg, ex-amico e mecenate di Bernhard, è spiegata all'inizio del Capitolo 3.</ref>
 
Fuori dall'Austria, dove le animosità locali, politiche e personali erano comunque meno immediate, i critici si concentrarono maggiormente sugli aspetti esistenziali e letterari della produzione di Bernhard.<ref>Ciò è particolarmente vero per il mondo anglofono; si veda, per esempio, il compendio delle recensioni nordamericane e inglesi fino al 1988, in: Donald G. Daviau, "The Reception of Thomas Bernhard in the United States", ''Modern Austrian Literature'', 21 (1988), 3/4, 243-66.</ref> Una prima recensione dei romanzi fatta da D.A. Craig riconosce l'aspetto sociale della prosa bernhardiana: "[Nei romanzi di Bernhard degli anni ’60] l'Austria è in uno stato finale di decadenza e la gente di quel paese è vittima di tale decadimento."<ref>D.A. Craig, "The Novels of Thomas Bernhard: A Report", ''German Life and Letters'', 25 (1971-2), 343-53.</ref> Tuttavia, Craig riserva il suo plauso critico al modo in cui Bernhard scrive:
{{q|The primary attraction of Bernhard is no doubt his individual and compulsive style, the extraordinary gift he has, like Kleist, of capturing the reader in the first phrases and taking him through, almost breathless, to the end of the work. [...] One feels confronted by a long pent-up confession to which one feels the obligation to give complete attention.<ref>''Ibid.'',p. 348.</ref>}}
Nei tre capitoli principali di questo studio, discuterò alcuni dei metodi che Bernhard utilizza per ottenere la "completa attenzione" del lettore. Molti resoconti giornalistici e accademici sulla prosa di Bernhard non danno un'idea della qualità della sua prosa. Mentre spero di dare un resoconto critico e accademico delle narrazioni in prosa qui in discussione, intendo anche trasmettere un senso di come Bernhard conferisca alla sua prosa una dimensione creativa e letteraria.