La prosa ultima di Thomas Bernhard/Introduzione: differenze tra le versioni

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Stephen Dowden, nella sua monografia ben bilanciata ed estremamente utile, traccia un legame importante tra le esplosioni pubbliche di Bernhard e il suo acume commerciale:
{{q|[Bernhard] is also a commercially successful writer, since 1965 a mainstay of West Germany's prestigious Suhrkamp publishing house. Bernhard’s ''popular'' reputation probably rests on his aggressive personal style; he liked to antagonize the prominent and the powerful. His popularity also stems in part from the exotically repulsive things he chose to write about: disease, isolation, madness, and death.<ref>Dowden, p.2 [corsivo nell'originale].</ref>}}
La "popolarità" di Dowden potrebbe essere definita più esattamente come la famigerata capacità di Bernhard di suscitare risposte polarizzate da critici letterari, giornalisti e persino membri del pubblico austriaco.<ref>L'ultimo grande atto di provocazione di Bernhard fu la sua opera teatrale ''Heldenplatz'' (1988). Il furore pubblico si riversò sui giornali. Per una selezione delle reazioni, tra cui il famigerato ''Neue Kronen Zeitung'', si veda: Burgtheater [s.a.], ''Heldenplatz: Eine Dokumentation'' (Vienna: Burgtheater, 1989), p.251.</ref> Bernhard non fu affatto solo popolare; fu messo alla gogna dai membri della stampa e dalle sezioni dell'Establishment letterario, molti dei quali aveva denigrato in dichiarazioni pubbliche, come discorsi, lettere ai giornali e trasmissioni televisive e radiofoniche. Queste ostilità servivano solo a far conoscere Bernhard sempre di più agli occhi del pubblico e avevano l'effetto di far risaltare la sua reputazione letteraria. Molti dei primi resoconti critici di Bernhard affermano che egli fosse sì uno scrittore importante e prominente, ma quasi niente viene fornito dei suoi testi quale testimonianza a supporto di tali affermazioni.
 
Non sorprende che le irriverenti, a volte maliziose, invettive di Bernhard contro lo stato austriaco lo abbiano trasformato in una sorta di ''enfant terrible'' tra alcuni intellettuali austriaci. Bernhard manipolò sottilmente la sua posizione esteriore nei confronti del suo paese natale: le sue dichiarazioni provocatorie sulla parte tenuta dall'Austria durante la seconda guerra mondiale (in opere come ''Auslöschung'' [1986] e ''Heldenplatz'' [1988]) significarono che egli occupasse un'impareggiabile posizione morale sulla colpa della guerra, certamente per quanto riguardava la maggior parte dei critici e dei commentatori al di fuori dell'Austria. Per il mondo esterno, Bernhard era un nichilista cupo e difficile; per molti austriaci, tuttavia, era anche un fastidioso piantagrane. In una lettera a [[:de:w:Claus Peymann|Claus Peymann]], il direttore del [[w:Burgtheater|Burgtheater]], in occasione delle prove per ''[[:en:w:Heldenplatz (play)|Heldenplatz]]'', un membro del pubblico fece un confronto diretto tra Bernhard e Hitler, suggerendo seriamente che Bernhard venisse mandato in un manicomio per un trattamento correttivo.<ref>Burgtheater, ''Heldenplatz'', p. 124.</ref> Tuttavia, la fama di Bernhard e i molti riconoscimenti (tra cui il Premio Btichner e una ''nomination'' per il Premio Nobel) fecero sì che le autorità austriache spesso chiudessero un occhio sulle sue polemiche per sfruttare il suo alto profilo all'estero: nello stesso articolo che denunciava ''[[w:Heldenplatz|Heldenplatz]]'' come "grobe Beleidigung des österreichischen Volkes", [[w:Kurt Waldheim|Kurt Waldheim]], l'allora presidente federale, venne citato che descriveva Bernhard come "diesen großen Dichter".<ref>''Ibid.'', p.34. Per l'articolo originale, si veda: Kotanko Kittner, "Waldheim: In der Burg kein Platz für Heldenplatz", ''Kurier'', 11 ottobre 1988.</ref> Inoltre, lo stato austriaco dal quale si allontanò così spietatamente nel suo testamento (nessuna sua opera doveva essere pubblicata, nessuna opera teatrale eseguita in Austria dopo la sua morte) ora sovvenziona il mantenimento del suo lascito letterario nell'ordine di oltre centomila euro ogni anno.<ref>Per ulteriori dettagli, si veda: Sigrid Loffler, "Wiederganger und Kultfigur", ''Die Zeit'', 11 febbraio 1999 (ma in vecchi scellini).</ref> Fu la combinazione del desiderio di Bernhard di scioccare il pubblico (in racconti orribili, in cui l'inevitabilità della morte portava a un esilio doloroso, ermetico e autoimposto [''Gelo''] o in cui i genitori si suicidavano lasciando i loro figli bloccati in una casa vuota [''Amras'']) e il suo astuto senso commerciale che lo resero una sorta di artista delle lettere e celebrità, o "Kunstfigur" (Schmidt-Dengler). Bernhard gestì sempre la sua carriera letteraria con molta attenzione, spesso usando i suoi editori come una cortina fumogena protettiva e oscurante, come in molte controversie pubbliche (come l'affare Onkel Franz o la confisca di ''Holzfällen''), durante i quali il suo editore tedesco (Siegfried Unseld di Suhrkamp) o austriaco (Wolfgang Schaffler di Residenz Verlag) erano sempre al suo fianco in interviste e incontri ufficiali.<ref>L'affare Onkel Franz è discusso nel Capitolo 1; la controversia di ''Holzfällen'' con Gerhard Lampersberg, ex-amico e mecenate di Bernhard, è spiegata all'inizio del Capitolo 3.</ref>
 
 
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[[Categoria:La prosa ultima di Thomas Bernhard|Introduzione]]