Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Austria: differenze tra le versioni

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Tabori e Sichrovsky speravano di attivare una nuova inchiesta sul passato incoraggiando un incontro tra i figli dei persecutori e i perseguitati. Entrambi furono vittime di un'eredità comune, intrappolati in schemi autodistruttivi a causa di un passato che era rimasto una ferita imputridita. Jeaneatte Malkin sostiene che Bernhard avesse basato Josef in ''Heldenplatz'' sullo scrittore austriaco [[w:Jean Améry|Jean Améry]].<ref>Jeanette R. Malkin, "In Praise of Resentment: Thomas Bernhard, Jews, Heldenplatz", documento presentato a Glasgow, alla ''The Shoah and Performance Conference'', Glasgow University, 1994.</ref> Nei suoi scritti, Améry si rifiutò di perdonare il popolo tedesco e si sviluppò un dibattito letterario tra lui e [[w:Primo Levi|Primo Levi]]. Levi sollecitò una comprensione del prossimo, in particolare nei confronti dei tedeschi. Améry sosteneva, tuttavia, che non potevano esserci comprensione o perdono. Nel 1978 Améry tornò nella sua nativa Salisburgo, dove prese in affitto una stanza e si impiccò.<ref>Primo Levi stesso pare si sia suicidato, gettandosi dalle scale del suo appartamento nel 1987. Cfr. ''[http://www.treccani.it/enciclopedia/primo-levi Primo Levi]'', in ''Treccani.it – Enciclopedie on line'', Istituto dell'Enciclopedia Italiana.</ref> ''Heldenplatz'' indica la natura autodistruttiva del ricordo.
 
Tabori e Bernhard erano interessati a scavare nel passato per sanare le ferite. Il successo di questo processo risiedeva nello stabilire una relazione più realistica tra ebrei e tedeschi, non basata sul filosemitismo o sulla colpa. Né Tabori né Bernhard presentano sul palco ebrei idealizzati. L'autocratico e talvolta tirannico Josef Schuster e il lascivo Shlomo Herzl trovano la loro controparte nel Ricco Ebreo di Fassbinder. Tutti e tre gli scrittori cercarono rappresentazioni teatrali che non fossero né monodimensionali né politicamente corrette, ma che avessero la loro verità negli strati complessi e contrastanti della realtà. Come tali, tutti e tre si destreggiarono su una linea molto sottile e delicata, tra rappresentazione progressista e antisemitacondanna storica.<ref>Ruby Cohen, "Ruby Cohen in Berlin", in ''Plays International'' (luglio 1990), pp. 30-1. In tutti i suoi romanzi, Bernhard si dimostra comunque un convinto filosemita: cfr. per es. ''[[Thomas Bernhard/Estinzione|Estinzione]]''.</ref>
 
== Note ==