Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Austria: differenze tra le versioni

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== Introduzione ==
Alla fine degli anni ’80, con l'imminente cinquantesimo anniversario dell'[[w:Anschluss|Anschluss]], i drammi sulla guerra e l'Olocausto abbondavano. Il presidente [[w:Kurt Waldheim|Kurt Waldheim]], ex segretario generale delle Nazioni Unite, il 1° gennaio 1988 tenne un discorso prima dell'anniversario affermando che il razzismo aveva trovato terreno fertile in Austria durante la guerra. Si astenne dall'enfatizzare l'aspetto ebraico ed esortò: "Teniamoci lontani dalla xenofobia e dall'intolleranza."<ref>''The Times'' (2 gennaio 1988), p. 22.</ref> Entro febbraio, tuttavia, dopo l'exposé su ''Der Spiegel'' del coinvolgimento di Waldheim in interrogatori, torture e trasporto di oltre 4.000 persone dai Balcani, il passato dimenticato dell'Austria riaffiorò con gran costernazione degli stessi austriaci.<ref>''The Times'' (1 febbraio 1988), p. 1.</ref> Le arti riflettevano l'attualità del momento ma, a parte [[Thomas Bernhard]], la maggior parte degli scrittori che esaminavano l'Olocausto non erano austriaci e gli austriaci non erano interessati al passato nazionalsocialista del loro paese.
 
Un mix di nazionalità costituiva l'ambiente artistico di Vienna negli anni ’80. Più che mai, ci fu un sostanziale scambio di artisti tra Germania e Austria, illustrato dalla nomina del regista tedesco Claus Peyman al Burgtheater. Il Burgtheater, a tutti gli effetti, è il teatro nazionale austriaco. Inoltre, Vienna, centro pre-bellico dell'intrattenimento ebraico, vide artisti ebrei ancora una volta dominare i suoi palcoscenici con l'arrivo di George Tabori e Peter Sichrovsky. Diventa quindi difficile delineare le identità e i confini nazionali in Austria alla fine degli anni ’80, specialmente quando viene preso in considerazione [[Thomas Bernhard]], lo scrittore che non fece alcuna distinzione tra le due ''[[w:Heimat|Heimat]]'' tedesche. Altri, come George Tabori, negarono di avere un'identità nazionale: "Io non ho nessun paese d'origine. Non mi piace quella parola."<ref>Peter V. Becker, ''Tabori'', regia di Michael Bauer, Goethe Institute Videos, 1990.</ref>
 
 
== ''Mein Kampf'' ==
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== ''ConclusionConclusione'' ==
 
 
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[[Categoria:Interpretazione e scrittura dell'Olocausto|Austria]]