Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Germania Federale: differenze tra le versioni

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Tabori crede che la fonte di una facezia si trovi sempre in una catastrofe. Egli usa tattiche shock, clownerie grottesche e ironia disgustosa per dare una nuova prospettiva all'Olocausto e creare una risposta emotiva. Per lui (come per Yehuda Amichai in ''Campane e treni''), la memoria è possibile solo quando i sensi sono coinvolti. Pertanto la sceneggiatura si concentra sulla fame dei detenuti, la loro dissentaria, bisogni sessuali, senso del gusto e dell'olfatto. Gli uomini sono rappresentati, nella parole di un personaggio, come "budelli viscerali collegati da due buchi". Tale concentrazione sul corpo è inoltre inteso ad imbarazzare il pubblico di spettatori. Solo il disagio può provocare catarsi, sostiene Tabori, riecheggiando Walser e Sperr, ed esorta i praticanti di teatro di seguire l'esempio dei greci — creando un rituale mediante il quale una società può ricordarsi eventi dolorosi ed ottenere un'espiazione spirituale.
''Die Kannibalen'' fu il primo dramma sul palco tedesco ad essere ambientato esclusivamente in un campo di concentramento. L'opera si svolge nella "stanza bianca". Gli attori entrano e scelgono i rispettivi costumi da un mucchio di abiti sul retro del palcoscenico e poi si vestono davanti agli spettatori. Come in ''Hitler: un film dalla Germania'', si sottolinea la trealità. La storia viene rappresentata da attori che rappresentano i figli dei sopravvissuti e tali figli interpretano le azioni dei padri nelle baracche di Auschwitz. Ad intervalli regolari i "figli" escono dalla loro parte e si rivolgono al pubblico parlando dei propri padri. Gli attori interpretano personaggi e oggetti aggiuntivi nella storia, tra cui Dio e le docce di Auschwitz. Il distanziamento permette il chiarimento delle questioni morali. Il problema principale è quale prezzo sia moralmente accettabile pagare per la sopravvivenza fisica. Il cuore del dramma si trova nel personaggio di "Zio", basato sul padre di Tabori, che sostiene che il cannibalismo è moralmente inaccettabile. Comportarsi da animali, afferma Zio, significa acconsentire ai nazisti e pone le vittime sullo stesso livello degli oppressori: "Ma se, Dio non voglia, voi diventaste come loro, allora è giunto il momento di impiccarvi".<ref>George Tabori, {{en}} ''The Cannibals'', in Skloot, ''Theatre of the Holocaust'', p. 204.</ref> D'altra parte, Glatz, camerata di Zio, asserisce che "Date le circostanze l'unica cosa morale è continuare a respirare."<ref>''Ibid.'', p. 244.</ref> L'autore non dà una chiara indicazione su ciò che sia giusto o sbagliato, ma solo il dilemma. Zio stesso non è un campione di virtù. Mangia il pane di Puffi morto, ucciso nella mischia proprio per ottenerne un pezzo. Rappresentando ebrei, zingari e altri prigionieri nelle baracche in tale maniera ambigua, Tabori non cade nella trappola di un'errata correttezza politica. Ebreo egli stesso, Tabori ha il diritto di essere politicamente controverso, mentre molti scrittori tedeschi sentivano di non poterlo essere. Il fattore più importante nella rappresentazione dei detenuti è che non sono vittime oggettivate. Alla fine, nei confini del loro mondo, i prigionieri si assumono responsabilità. Avendo rifiutato i brandelli di carne stufata di Puffi, si confrontano con un altro scherzo del destino: SS Schreckinger, avendo scoperto il macabro pasto, costringe i prigionieri ada un' altro dilemma: mangiate Puffi o andate alle canmere a gas. Tutti eccetto due rifiutano e sono gasati. Tabori non condanna del tutto i due che accettano di mangiare il cadavere. Uno di loro aveva al tempo solo dodici anni.
 
Il dilemma morale evidenzia il tema centrale del dramma: dopo la morte di Dio, la morte di tutte le morali. Come dice Zio, "Se Dio è morto, tutto è permesso". Un nuovo codice di comportamento etico deve essere stabilito dopo la morte della moralità basata sul dogma religioso. Il dramma è essenzialmente ebreo-esistenzialista. L'uomo non può più guardare verso Dio. Come il personaggio "Dio" dice a Zio, che sta spocchiosamente rifiutando di mangiare un boccone di Puffi: "Scommetto cinque a uno che tu ti unirai al pasto e, peggio ancora, ne chiederai una seconda porzione."<ref>''Ibid.'', p. 217.</ref> La responsabilità ora deve cadere sull'Uomo. La questione è: come reagirà il genere umano di fronte a tale responsabilità? Tabori spera che il genere umano sia sufficientemente maturo di sopportare tale fardello. L'affermazione di SS Schreckinger, "C'è un Führer nel buco di culo del migliore di noi" è ripudiata dal rifiuto della maggioranza collettiva di procedere col pasto.<ref>''Ibid.'', p. 262. Conflittuale nello stile e ''noir'' nel suo uso della commedia, ''Die Kannibalen'' fu solo la prima opera teatrale di Tabori che tratta dell'Olocausto. Dall'inizio degli anni ’70 in poi egli continuò a lavorare in Germania e Austria. Il suo dramma radiofonico e teatrale del 1973, meno crudele, ''Mutters Courage'' (= Madre Coraggio, ovvero: Il coraggio di mia madre), basato sul suo romanzo precedente dallo stesso titolo, racconta la vera storia di come sua madre, Else, fosse sfuggita alla deportazione ad Auschwitz. Una coproduzione tedesco/britannica fu filmata nel 1987. Tuttavia, ironia, crudezza e sempre più farsa, diventarono le sue armi preferite negli anni ’80 e ’90 con ''[[:de:w:Mein Kampf (Drama)|Mein Kampf]]'' (1987) e ''Weisman und Rotgesicht'' (= Uomo Rosso e Faccia Bianca) nel 1990.</ref>