Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Germania Federale: differenze tra le versioni

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George Tabori nacque a Budapest nel 1914. Suo padre, Cornelius, morì ad Auschwitz ma sua madre, Elsa, sfuggì alla deportazione. Tabori, che aveva imparato lo yiddish di Brooklyn e l'inglese del Texas da un cugino americano quando aveva quindici anni, si era trasferito a Londra nel 1936. Nei dieci anni successivi lavorò come corrispondente per la [[w:BBC|BBC]] in Bulgaria, Turchia, Gerusalemme, Cairo e Londra. Nel 1947 andò a Hollywood dove lavorò come sceneggiatore per [[w:Metro-Goldwyn-Mayer|MGM]] e [[w:Warner Bros.|Warner Bros.]], vincendo un ''[[w:British Academy Film Awards|British Academy Award]]'' come miglior sceneggiatore per il film di [[w:Alfred Hitchcock|Hitchcock]] del 1952, ''[[w:Io confesso (film)|Io confesso]]''. Fu a Hollywood che conobbe Bertolt Brecht, e i due diventarono grandi amici. Tabori tradusse in inglese molte delle opere teatrali e poesie di Brecht. L'ungherese ammise che Brecht fu la sua più grande influenza, come anche un altro scrittore che aveva vissuto una vita di esilio: [[w:Samuel Beckett|Samuel Beckett]].
 
Nel 1967 Tabori scrisse ''Die Kannibalen (I cannibali)''. Sottotitolato, "La favola straordinaria di una grande cena raccontata dai figli di coloro che parteciparono alla festa e dai due sopravvissuti grazie ai quali si conoscono i fatti", il dramma è ambientato ad Auschwitz e racconta la storia di come un gruppo di detenuti affamati discutono se debbano mangiare il cadavere del loro compagno morto, Puffi Pinkus. Tabori e il suo collega, Martin Fried, diressero la prima mondiale de ''[https://www.encyclopedia.com/arts/encyclopedias-almanacs-transcripts-and-maps/cannibals The Cannibals]'' a New York nel 1968, dove fu accolto sfavorevolmente. Nel 1969 misero in scena l'opera teatrale allo Schiller Theater di Berlino Ovest. La risposta fu alquanto diversa. Tabori venne lodato come un drammaturgo di genio e il suo lavoro ricevette molti riconoscimenti.
 
L'influenza del teatro dialettico di Brecht e la filosofia esistenzialista dell'assurdo e Beckett collocano ''Die Kannibalen'' all'apice di un approccio avviato da Martin Walser e Martin Sperr. In particolare, ''Die Kannibalen'' condivide molte affinità con ''Der Swarze Swan (Il cigno nero)'' di Walser. Ad esempio, il protagonista di Walser, Rudi, fingendo di essere pazzo, cerca di scoprire la verità mettendo in scena un dramma coi detenuti di un manicomio. Come tale, ''Der Swarze Swan'', come ''Die Kannibalen'', ha un altro punto di influenza: il "[[w:Teatro della crudeltà|Teatro della Crudeltà]]" di [[w:Antonin Artaud|Artaud]]. Entrambi i drammi, per esempio, sono strutturati sulle stesse basi drammaturgiche di ''[[w:Marat/Sade|Marat/Sade]]'' di Peter Weiss: follia, sadismo e detenuti impazziti che recitano scene e canzoni. Una versione cinematografica della produzione del 1969 di ''Die Kannibalen'' riporta tutto ciò vividamente. Le condizioni fisiche dei prigionieri sono continuamente stressate dal loro sbavare, ululare e masturbarsi. In questo modo, Tabori riesce a trasmettere qualcosa della follia di Auschwitz, dove la vita sfidava la logica e la morte era arbitraria.
 
Tabori crede che la fonte di una facezia si trovi sempre in una catastrofe. Egli usa tattiche shock, clownerie grottesche e ironia disgustosa per dare una nuova prospettiva all'Olocausto e creare una risposta emotiva. Per lui (come per Yehuda Amichai in ''Campane e treni''), la memoria è possibile solo quando i sensi sono coinvolti. Pertanto la sceneggiatura si concentra sulla fame dei detenuti, la loro dissentaria, bisogni sessuali, senso del gusto e dell'olfatto. Gli uomini sono rappresentati, nella parole di un personaggio, come "budelli viscerali collegati da due buchi". Tale concentrazione sul corpo è inoltre inteso ad imbarazzare il pubblico di spettatori. Solo il disagio può provocare catarsi, sostiene Tabori, riecheggiando Walser e Sperr, ed esorta i praticanti di teatro di seguire l'esempio dei greci — creando un rituale mediante il quale una società può ricordarsi eventi dolorosi ed ottenere un'espiazione spirituale.
 
''Die Kannibalen'' fu il primo dramma sul palco tedesco ad essere ambientato esclusivamente in un campo di concentramento. L'opera si svolge nella "stanza bianca". Gli attori entrano e scelgono i rispettivi costumi da un mucchio di abiti sul retro del palcoscenico e poi si vestono davanti agli spettatori. Come in ''Hitler: un film dalla Germania'', si sottolinea la trealità. La storia viene rappresentata da attori che rappresentano i figli dei sopravvissuti e tali figli interpretano le azioni dei padri nelle baracche di Auschwitz. Ad intervalli regolari i "figli" escono dalla loro parte e si rivolgono al pubblico parlando dei propri padri. Gli attori interpretano personaggi e oggetti aggiuntivi nella storia, tra cui Dio e le docce di Auschwitz. Il distanziamento permette il chiarimento delle questioni morali. Il problema principale è quale prezzo sia moralmente accettabile pagare per la sopravvivenza fisica. Il cuore del dramma si trova nel personaggio di "Zio", basato sul padre di Tabori, che sostiene che il cannibalismo è moralmente inaccettabile. Comportarsi da animali, afferma Zio, significa acconsentire ai nazisti e pone le vittime sullo stesso livello degli oppressori: "Ma se, Dio non voglia, voi diventaste come loro, allora è giunto il momento di impiccarvi".<ref>George Tabori, {{en}} ''The Cannibals'', in Skloot, ''Theatre of the Holocaust'', p. 204.</ref> D'altra parte, Glatz, camerata di Zio, asserisce che "Date le circostanze l'unica cosa morale è continuare a respirare."<ref>''Ibid.'', p. 244.</ref> L'autore non dà una chiara indicazione su ciò che sia giusto o sbagliato, ma solo il dilemma. Zio stesso non è un campione di virtù. Mangia il pane di Puffi morto, ucciso nella mischia proprio per ottenerne un pezzo. Rappresentando ebrei, zingari e altri prigionieri nelle baracche in tale maniera ambigua, Tabori non cade nella trappola di un'errata correttezza politica. Ebreo egli stesso, Tabori ha il diritto di essere politicamente controverso, mentre molti scrittori tedeschi sentivano di non poterlo essere. Il fattore più importante nella rappresentazione dei detenuti è che non sono vittime oggettivate. Alla fine, nei confini del loro mondo, i prigionieri si assumono responsabilità. Avendo rifiutato i brandelli di carne stufata di Puffi, si confrontano con un altro scherzo del destino: SS Schreckinger, avendo scoperto il macabro pasto, costringe i prigionieri ad un'altro dilemma: mangiate Puffi o andate alle canmere a gas. Tutti eccetto due rifiutano e sono gasati. Tabori non condanna del tutto i due che accettano di mangiare il cadavere. Uno di loro aveva al tempo solo dodici anni.
 
Il dilemma morale evidenzia il tema centrale del dramma: dopo la morte di Dio, la morte di tutte le morali. Come dice Zio, "Se Dio è morto, tutto è permesso". Un nuovo codice di comportamento etico deve essere stabilito dopo la morte della moralità basata sul dogma religioso. Il dramma è essenzialmente ebreo-esistenzialista. L'uomo non può più guardare verso Dio. Come di personaggio "Dio" dice a Zio, che ipocritamente rifiuta di mangiare un boccone di Puffi: "Scommetto cinque a uyno che tu ti unirai al pasto e, peggio ancora, ne chiederai una seconda porzione."<ref>''Ibid.'', p. 217.</ref> La responsabilità ora deve cadere sull'Uomo. La questione è: come reagirà il genere umano di fronte a tale responsabilità? Tabori spera che il genere umano sia sufficientemente maturo di sopportare tale fardello. L'affermazione di SS Schreckinger, "C'è un Führer nel buco di culo del migliore di noi" è ripudiata dal rifiuto della maggioranza collettiva di procedere col pasto.<ref>''Ibid.'', p. 262. Conflittuale nello stile e ''noir'' nel suo uso della commedia, ''Die Kannibalen'' fu solo la prima opera teatrale di Tabori che tratta dell'Olocausto. Dall'inizio degli anni ’70 egli continuò a lavorare in Germania e Austria. Il suo dramma radiofonico e teatrale del 1973, meno crudele, ''My Mother's Courage'', basato sul suo romanzo precedente dallo stesso titolo, racconta la vera storia di come sua madre, Else, fosse sfuggita alla deportazione ad Auschwitz. Una coproduzione tedesco britannica fu filmata nel 1987. Tuttavia, ironia, crudezza e sempre più farsa, diventarono le sue armi preferite negli anni ’80 e ’90 con ''Mein Kampf'' (1987) e ''Weissman und Rotgeschichte'' (= Uomo Rosso e Faccia Bianca) nel 1990.</ref>
 
=== Thomas Bernhard ===