Interpretazione e scrittura dell'Olocausto/Repubblica Federale: differenze tra le versioni

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Weiss scelse di scrivere il dramma come documentario:
{{q|Questo lavoro non può contenere altro che i fatti come furono espressi a parole nel corso del processo.<ref>Peter Weiss, ''The Investigation'', trad. {{en}} Alexander Cross, Calder & Boyars, 1966, p. 10.</ref>}}
[[File:Die Ermittlung Staatstheater Nuernberg 2009.jpg|right|250px|thumb|''L’istruttoria'': Teatro Norimberga, giugno 2009, regia: Kathrin Mädler]]
Per il rigoroso documentarista, la narrativa è una bugia perché manipola la "verità" storica. D'altra parte, uno storico drammatico come Hochhuth afferma che la narrativa può essere l'unico modo per accertare la verità. Come Schiller, Hochhuth crede che sia necessario creare una bugia (una fabbricazione) per rivelare una verità più grande, ma Weiss, come i suoi colleghi del ''Gruppo 47'', diffidava della scrittura narrativa perché la macchina della propaganda nazista aveva sfornato una narrativa fittizia dopo l'altra con conseguenze mostruose. Lo stile ''Kahlschlag'' cercava soprattutto fatti, fatti sopra ogni altra cosa. Ed era attraverso "fatti" che questi scrittori speravano di raggiungere la "verità" e di mettere in guardia il mondo.<ref>La richiesta di "fatti" divenne ancora più estrema con l'istituzione del ''Gruppo 61'' da parte di Max von der Grün che richiedeva che l'arte fosse impegnata socialmente poiché si riteneva che il ''Gruppo 47'' fosse diventato troppo rimosso dalla vita quotidiana e dalle persone comuni.</ref> Pur evitando il riferimento politico diretto, il ''Gruppo 47'' e il suo successore ''Gruppo 61'', miravano a realizzare cambiamenti sociali. Così faceva l'altra influenza confessata da Weiss, Bertolt Brecht. Nonostante le differenze di stile (documenti invece di satira/farsa/finzione) Weiss come Brecht identifica il razzismo come una caratteristica inevitabile della società capitalista. Inoltre, sia Brecht che Weiss usavano l'ironia per creare una reazione intellettuale nel loro pubblico.
 
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{{q|Io non mi identifico più con gli ebrei di quanto non faccia con il popolo del Vietnam o con i neri in Sudafrica... Mi identifico semplicemente con gli oppressi del mondo... ''L’istruttoria'' riguarda l'estremo abuso di potere che aliena le persone dalle loro stesse azioni... Del resto, data una disposizione diversa, gli ebrei avrebbero potuto essere dalla parte dei nazisti. Anche loro avrebbero potuto essere gli sterminatori. ''L’istruttoria'' è un problema umano universale.<ref>Sidra Dekoven Ezrahi, ''By Words Alone'', p. 39.</ref>}}
I campi di concentramento e le persecuzioni non sarebbero mai potuti accadere in una società comunista, sostiene Weiss. I critici hanno contestato questo assunto indicando i gulag di Stalin e l'uso dei campi di concentramento nazisti sul suolo sovietico per l'incarcerazione di prigionieri politici.<ref>Ian Burma, "Buchenwald" in ''Granta: Krauts!'', Vol. 42 (inverno 1992), Granta Publications Ltd/Penguin, pp. 65-75; p. 71-2. Buchenwald, fuori Weimar, fu utilizzato come campo di prigionia fino agli anni ’50 come descrisse l'ex-detenuto Robert Zeiler. Imprigionato dai nazisti come ebreo e poi dai sovietici come spia nel 1945, Zeiler trascorse un totale di cinque anni a Buchenwald sotto due diversi regimi.</ref> Tuttavia Weiss sta parlando del marxismo come concetto e non in pratica. E nel suo "10 Arbeitspunkte eines Autors in der geteilten Welt" (trad. ingl. "The Necessary Decision. 10 Working Theses of an Author in the Divided World", pubbl. in ''Chalk Circle'', vol. 1, 1/1966, 3-7) si allinea più esplicitamente all'ideologia leninista.<ref>Demetz, ''After the Fires'', p. 48: L'articolo fu dapprima pubblicato su un giornale svedese l'1 settembre 1965 e poi tradotto in molte lingue. In questo articolo, Weiss collega tra loro eventi del Terzo Mondo, Auschwitz e lo sfruttamento capitalista.</ref>
 
Se uno deve guardare solo alle dichiarazioni fatte da Weiss su ''L’istruttoria'', si presumerebbe che ponga l'accusa dei campi specificamente sul capitalismo. Sebbene intendesse che la commedia fosse un'interpretazione comunista della storia recente, la materia è molto più complessa. Gli argomenti critici vengono incentrati sulla rappresentazione (o annullamento) "marxista" dell'ebreo e sull'universalizzazione delle atrocità all'interno di un quadro storico generale, in modo che gli aspetti specifici vengano sussunti. La parola "ebreo" non appare una sola volta nella sceneggiatura di Weiss. D'altro canto, i prigionieri politici (comunisti) sono enfatizzati. Come sottolinea [[:de:w:James E. Young|James E. Young]], Weiss non usa né la parola ''Juden'' (ebreo) e neanche ''Opfer'' (vittima) ma ''Vergolten'' — un termine legale che significa "coloro che sono perseguitati".<ref>Young, ''Writing and Re-writing the Holocaust'', p. 72.</ref> Weiss cambiò tutti i riferimenti agli "ebrei" negli scritti di Naumann con ''Vergolten'' o in terza persona anonima. Testimonianze originali di ebrei, comunisti e altri gruppi si mescolano, si giustappongono e si intrecciano. I confini sono sfocati con il risultato che sembra che la maggior parte dei prigionieri fossero politici e che furono loro a subire le peggiori torture. Questa erosione della storia è rafforzata dalla rimozione dell'emozione e dell'identità individuale dal dramma. I testimoni sono tubi che parlano senza nome:
{{q|Le esperienze e gli scontri personali devono essere ammorbiditi nell'anonimato. Ciò significa che i testimoni nel dramma perdono il loro nome e diventano poco più che megafoni.<ref>Weiss, ''The Investigation'', p. 10.</ref>}}
Gli imputati invece mantengono i loro nomi, come spiega Weiss:
{{q|I portatori di questi nomi non dovrebbero essere accusati ancora una volta in questo dramma. All'autore essi hanno prestato i loro nomi che, all'interno del dramma, esistono come simboli di un sistema che ha implicato nella sua colpa molti altri che non sono mai comparsi in tribunale.<ref>Dekoven Ezrahi, ''By Words Alone'', p. 36.</ref>}}
Gli imputati sono al centro del dramma. Questo perché il dramma è un'indagine intellettuale delle azioni e delle decisioni dei perpetratóri. Ecco perché l'emozione doveva essere rimossa. L'opera teatrale è scritta come un oratorio, da recitare, non da interpretare. Naumann registra che le sessioni quotidiane del tribunale erano estremamente emotive. Ma Weiss sentiva che questa emozione doveva essere espurgata in modo che il suo pubblico potesse valutare criticamente come era nato il sistema che creaò i campi di sterminio. Per Bernd Naumann, d'altra parte, le vittime sono state al centro dell'evento, come notò dopo che il primo testimone venne alla barra:
{{q|E con il suo recital arriva la sensazione che questo segni il vero inizio del Processo di Auschwitz.<ref>Nauman, ''Auschwitz'', p. 84.</ref>}}
[[File:Die Ermittlung Staatstheater Nuernberg 2009.jpg|right|250px|thumb|''L’istruttoria'': Teatro Norimberga, giugno 2009, regia: Kathrin Mädler]]
Ciononostante, Weiss non si concentra sugli accusati per ribadire la loro colpa ancora una volta. Né rimuove l'individualità delle vittime per sminuire la loro sofferenza. In ''Meine Ortschaft'' (ingl. ''My Place'', 1965) Weiss racconta una visita che fece ad Auschwitz in un linguaggio più descrittivo e fantasioso rispetto a ''L’istruttoria''.<ref>Weiss, ''Meine Ortschaft'' ("My Place" in: ''German Writing Today'', Penguin, 1967, 20–28.), Suhrkamp, 1965.</ref> Immagina singole vittime, i loro pianti individuali e le loro sofferenze individuali. Ne ''L’istruttoria'', egli sostiene che è impossibile dare voce alle vittime a causa della grandezza inimmaginabile del massacro. Nominare una manciata di vittime ridurrebbe solo la scala. Lo stato senza nome delle vittime, d'altra parte, rafforza l'enormità della carneficina. Ma per dare un volto umano a questo travolgente massacro, Weiss si concentra su una vittima, Lillie Tofler, la cui storia attraversa il dramma.
 
''L’istruttoria'', scritta in undici canti, è strutturata sulla ''[[w:Divina Commedia|Divina Commedia]]'' di [[w:Dante Alighieri|Dante]]. Nell’[[w:Inferno (Divina Commedia)|Inferno]], il poeta cerca di salvare una vita, quella di Beatrice. Ne ''L’istruttoria'', Weiss chiede al suo pubblico di considerare cosa sarebbe successo se avessero cercato, come Dante, di salvare solo una vita ciascuno. La storia di Lillie Tofler è dove si trova il centro emotivo del dramma. Come con ''Anne Frank'' di Schabel, non vediamo mai Lillie; la sua assenza è enfatizzata per migliorare la sua tragica scomparsa e l'incapacità del pubblico di salvarla. La chiave del dramma sta nella dichiarazione del Testimone 3 riguardo al Doctor Flage:
{{q|Il medico del campo Flage mi mostrò che era ancora possibile pensare a una vita tra le migliaia, che sarebbe stato possibile influenzare il macchinario se ce ne fossero stati abbastanza del suo genere.<ref>Weiss, ''The Investigation'', p. 84.</ref>}}
 
 
 
== Walser e Sperr ==
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<references/></div>
 
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